Capitolo 10

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CLARKE

Lexa dormiva beatamente, ignara del fatto che Clarke la stesse osservando ormai da ore.
Si era svegliata a causa di un incubo e l'altra non se ne era accorta, probabilmente perché non aveva gridato, ma semplicemente aperto gli occhi.
Le accarezzò il braccio con cui la stava stringendo a lei senza rendersene nemmeno conto.
Quando le aveva rivelato di averla odiata, si era sentita ferita, ma vederla piangere e dispiacersi le aveva fatto capire quanto Lexa si sentisse ferita per quei pensieri.
Le sfiorò le labbra rosse, forse desiderando che si svegliasse perché la mora fece una smorfia prima di aprire gli occhi << Clarke... >> le mugugno nascondendosi contro il suo petto e la fece ridere quel comportamento infantile << Dobbiamo andare a lavoro >> le accarezzò i capelli << Siamo entrambi amministratori, quindi possiamo anche saltarlo per oggi >> le disse sempre nascosta e lo sguardo della bionda venne attirato dal tatuaggio sulla nuca di Lexa, toccandolo più volte con il dito, ripetendo quel gesto fino ad attirare il suo sguardo << Clarke... >> aveva il volto assonato e la voce stanca << Mi annoio >> le rivelò spostandole indietro i capelli << Ti annoi sempre se non hai una matita in mano >> sospirò mettendosi dritta e prendendo gli occhiali che aveva sul comodino << Che programmi hai oggi? >> le chiese tornando a stendersi con la testa sulle sue gambe mentre Clarke si appoggiava allo schienale << Dovrei essere io a chiedertelo visto che ho comunque Raven ad occuparsi dell'azienda >> Lexa chiuse un attimo gli occhi << Allora possiamo rimanere a dormire... >> Clarke rise colpendola dolcemente poi ad un braccio << O forse possiamo andare a fare una corsa >> << Da quando in qua ti piace il jogging? >> le chiese sorpresa mettendosi dritta << Non essere così sorpresa lo sempre praticato >> << Sì, ma prima ti costringeva tuo padre, ma volerlo fare te? Mi stupisci >> rise nuovamente << Forse e dico forse, sono cresciuta? >> scosse la testa alzandosi in piedi e dirigendosi al suo armadio.
Sapeva che la stava guardando e solo per quello ritardo qualche secondo, prima di indossare il suo intimo e rubarle una tuta << Che fai non vieni? >> le chiedeva mentre si allacciava le scarpe da ginnastica << Dammi cinque minuti >> le fece uscendo anche lei dal letto e incamminandosi verso l'armadio.
Sembrava che i ruoli si fossero scambiati, perché adesso era lei quella ammaliata dalla sua bellezza e raccolse tutta la sua forza di volontà per non gettarla di nuovo sul letto disfatto << Ti aspetto di sotto >> l'avvisò e Lexa annuì mentre si vestiva.
Stava prendendo una bottiglietta d'acqua quando sentì suonare al campanello << Potresti? >> le fece Lexa e Clarke andò ad aprire << Ah...Costia, c'è Lexa? >> chiese Anya entrando nell'appartamento << Eccomi, si può sapere che vuoi? >> Lexa stava raccogliendo i capelli in una coda mentre scendeva le scale << Mi chiedi cosa voglio? Dove diavolo hai il telefono? >> Anya sembrava piuttosto arrabbiata e l'accigliarsi dell'amica la fece innervosire ancora di più << Lincoln ha dovuto chiamare me, perché tu non rispondevi, ma che diavolo stavi facendo? >> Clarke abbassò leggermente lo sguardo quando Lexa lo alzò verso di lei << Dio mio...non posso farti anche da madre >> Anya sospirò passandosi una mano trai capelli e porgendo un biglietto a Lexa << Lincoln insieme al reparto sicurezza ha trovato un messaggio diretto alla Natblida >> Clarke si accigliò quando vide l'accigliarsi dell'amata.
Vuoi giovare con me?
Rabbrividì nel leggere il contenuto del biglietto << Che diavolo significa? >> chiese Lexa << Chiama Aiden >> ribatté Clarke porgendole il proprio telefono << Perché? >> << Chiamalo >>.

LEXA


<< Chiamalo >> glielo stava ordinando, il che le sembrò piuttosto strano, ma non osò disobbedire oltre.
Digitò il numero del fratello e attesero qualche secondo prima che rispondesse << Pronto? >> rilasciò un sospiro di sollievo << Stai bene Aiden? >> << Sì, Lexa sto bene, ma hai idea di che ore sono? >> la sua voce era ancora impastata dal sonno << Lo so scus... >> Clarke le strappò il cellulare dalle mani << Non uscire per nessuna ragione, mi hai sentito? E sopratutto stai vicino alle tue guardie del corpo >> << Chi diavolo sei? >> la vide passarsi una mano trai capelli << Sto cercando di salvarti la vita, quindi per favore ascoltami >> c'era supplica nella sua voce e tristezza.
Non poteva essere...
<< D'accordo, non lascerò l'appartamento né le guardie del corpo >> le ripassò il cellulare << Sei sicuro di stare bene? >> chiese Lexa lanciando una lunga occhiata a Clarke << Sì, ma che diavolo hai combinato stavolta? >> << Niente Aiden, non è colpa mia ogni volta sai? Resta in casa, ti manderò altre guardie >> lo sentì imprecare prima di chiudere il contatto.
Anya e Lexa rimasero per un lungo momento ad osservare Clarke che camminava avanti e indietro << Non avremmo dovuto...non avremmo dovuto... >> continuava a ripetere << Puoi dirmi che cosa sta succedendo? >> la vide deglutire a fatica << Sono loro Lexa, sono loro, ma io sono stata attenta come... >> << Magari non stanno prendendo di mira te? >> chiese Anya togliendosi la sciarpa e il capotto << Infatti non stanno prendendo di mira me, ma Lexa...devi stare attenta ok? Io andrò a parlare con i miei genitori e.. >> << Se lo farai scomparirai di nuovo, non è vero? >> la vide crollare sul pavimento e si preoccupò per lei << Io non so cosa fare... >> cominciò a piangere senza freno e Lexa sentì il cuore chiudersi in una morsa << Ti faranno del male? >> si ritrovò a chiederle << Non mi importa di...me Lexa, se davvero sono loro, quella in pericolo sei tu e tuo fratello >> il fiato di Clarke cominciava a farsi breve << Anya non è che potresti... >> le indicò il cassetto dove teneva i sacchetti di carta per la spesa << Non ha senso, gli attacchi dell'azienda ci sono da molto prima che io e te ci incontrassimo >> la informò porgendole la busta e costringendola a respirarvi dentro << E Aiden è al sicuro, quindi... >> << H-hai ragione non possono essere loro...non.. >> stava tremando come una foglia, ma era per paura o per altro?
Che cosa le avevano fatto?
Chi erano?
<< Però non possiamo lasciare tutto in mano alle probabilità >> fece ad un tratto Anya ricevendo un occhiata dall'amica << H-ha ragione >> Clarke si alzò in piedi aiutata dall'altra << Vi volete dare tutte e due una calmata? >> Lexa la costrinse a sedersi prima di tornare a parlare << Non sappiamo se sono veramente loro e poi vi devo ricordare che la Natblida è un'azienda di sicurezza e spionaggio? Se davvero vogliono attaccarmi non hanno idea a contro chi stanno andando >> prese il telefono di casa e digitò il proprio numero d'ufficio << Pronto Margaret, fai attuare da Lincoln la Polis >> la donna annuì come al solito senza chiederle la motivazione << La Polis? >> le chiese Clarke una volta finita la conversazione << Sì, non posso parlartene nel dettaglio, ma diciamo che la Natblida è intoccabile. Quindi adesso ci diamo tutti una calmata e andiamo a fare colazione, ok? >> Clarke si accigliò imitata immediatamente dall'altra << Ragazze pensate che sia il primo biglietto che ricevo? Ho la scrivania piena >> mentì nascondendo la paura che l'attanagliava << Come?! >> esclamò la bionda << Non me ne hai mai parlato! >> rafforzò Anya << Come non detto, faremmo colazione qui. Clarke cosa vuoi mangiare? >> la ragazza la guardò sconvolta indicando con gli occhi Anya << Ah...tranquilla, Anya era con me quando l'ho scoperto >> << Cosa? Allora perché mi hai chiamato Costia? >> l'amica sospirò sedendosi sul divano << Perché c'erano le guardie e avrei voluto che Lexa non te ne parlasse. Era meglio fingere di essere all'oscuro come tutti, ma quella lì non riesce a stare zitta... >> vi era riuscita.
Almeno per un po' Clarke avrebbe smesso di pensarvi o almeno vi sperava.
Prese il caffé con la mano ancora tremante e cominciò a prepararlo, lanciando appena uno sguardo alla bionda che parlava con l'amica.
Non ebbe paura quando lesse il biglietto, ma la reazione di Clarke l'aveva sconvolta.
E se l'avessero portata via di nuovo?
Scosse la testa mentre disponeva i vari dolci sui piatti.
Non poteva permetterlo, non poteva << Hai bisogno di una mano? >> sussultò quando le venne vicino Anya << No, stai con Clarke >> << Pensi che sia stupida? Lascia fare a me e vai a sederti accanto a lei >> ribatté quella prendendole dalla mano la scatola di biscotti.
Lexa si arrese ed affiancò Clarke sul divano << Sei sicura di stare bene? >> le chiese una volta seduta << Sì, Lexa...anche se.. >> la colpì alla fronte con le dita << Smettila di preoccuparti inutilmente, non sono loro... >> annuì, ma era palese che continuasse a pensarvi << Aiden sarà al sicuro in meno di dieci minuti e io non uscirò di casa per un'intera settimana, ok? >> << Non la stai prendendo seriamente >> Lexa sospirò abbandonandosi contro il divano << Forse perché non c'è niente di cui preoccuparsi? >> Clarke scosse la testa ripetutamente, aprendo un poco il colletto della tuta << Forse, ma stai attenta ti prego >> anche se stava cercando di nasconderle le sue mani tremavano ancora, così Lexa le prese portandole alle labbra e depositandovi un piccolo bacio << D'accordo >> l'attirò a se per abbracciarla, sapendo che Clarke ne aveva bisogno e infatti si strinse a lei << Promettimelo >> le sussurrò << Te lo prometto >>.
Era terrorizzata come non aveva mai visto nessuno ed era stato solamente un biglietto a farla reagire così.
Quanto in realtà quell'esperienza l'aveva ferita?

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