Quando sto a casa mi sembra di vivere davvero. I miei genitori sono magnifici, il poco tempo che stanno quì lo dedicano tutto a me. Queste settimane stanno trascorrendo troppo in fretta ed io non voglio rimanere sola a casa. Trascorriamo i pomeriggi a fare shopping, a girare per la città. Sebbene dovrei riprendere a studiare non mi va di farlo adesso: voglio godermi tutto quello che mi rende felice e quindi anche i miei genitori.
Dopo quella brutta giornata conclusasi con l'incontro di quei due ragazzacci, mi sono ripromessa di non ritrovarmi più con l'umore a terra. Abbiamo solo una vita e va vissuta fino infondo. E' questo che il mondo non capisce, cerca di far regnare maggiormente la rabbia, la depressione, non accorgendosi delle meraviglie di cui si è circondati. Anche il sorriso di un bambino, un abbraccio di un amico, un bacio di un genitore... Per molti questi segni sono del tutto banali, a volte anche vergognosi, ma basta poco per aprire il cuore, anche quello più duro... serve solo dare più importanza anche alle cose più semplici.
Conitnuo a recarmi, quasi tutti i giorni, all'ospedale per far divertire i pazienti, ma soprattutto per far visita al mio Leo. Oggi sta meglio, sembra essersi ripreso.
<< Guarda cosa ti ho portato! >> Esclamo non appena mi corre incontro per salutarmi. Gli mostro lo spara-bolle e il superliquidator.
<< Katie!! Sono bellissimi! Grazie! >> Mi abbraccia.
<< Andiamo a provarli, che dici? Fuori c'è il sole... Potremmo divertirci un po'. >> Propongo.
<< Certo che mi va! Oggi sono solo in stanza, mio nonno non è venuto. >> Dice con un filo di tristezza. So benissimo quanto Leo sia legato al nonno, poiché i suoi genitori non li ha mai conosciuti. Il signor Antonio mi raccontò come morirono in un incidente d'auto quando lui era ancora un neonato. Da allora è stato lui a prendersi cura di Leo. Che grand'uomo...
<< Sicuramente avrà avuto da fare. >> Rispondo, anche se in realtà mi sento anche io preoccupata. Perché non è in ospedale con Leo, come ogni giorno?
<< Dai, andiamo in terrazza! >> Mi prende la mano e mi tira.
Leo saltella mentre io sparo le bolle di sapone, cercando di acchiapparle e scoppiarle tutte e ride... di una risata così diabolica che trascina anche me. Poi continuammo a giocare con il superliquidator, ritrovandomi con tutti i vestiti bagnati, ma il sole stava per tramontare e iniziai a sentire freddo.
<< Leo, si è fatto tardi, scendiamo giù in camera, tuo nonno ti starà cercando e prima che la dottoressa se la prende con me. E poi... mi hai bagnata tutta, inizio a sentire un po' di freddo. >>
Leo continuava a ridere. << Sei proprio una schiappa a scappare, riuscivo sempre a beccarti con la mia pistola d'acqua. >>
<< Hai proprio ragione, tu sei un cecchino! >> Rispondo, accarezzandoli i pochi capelli in testa...
Rientrando in camera la trovammo ancora vuota: del signor Antonio nessuna traccia... Sarà successo sicuramente qualcosa, ma la mia preoccupazione non doveva essere trasmessa al piccolo.
<< Leo... Io devo andare. La dottoressa mi ha appena informata che tuo nonno sta per arrivare. Noi ci vediamo domani, ok? >> Il bambino annuisce.
<< katie... ti voglio bene! >> Esclama all'improvviso.
Sono questi i momenti di cui parlavo prima: sono questi i momenti che aprono il cuore o, per i sensibili come me, fanno giungere le lacrime agli occhi. I bambini non sanno cosa sia la cattiveria, la rabbia o il rancore... quando ti dicono "Ti voglio bene" è davvero detto senza falsità.
Sono le 18:00 e prima di rientrare a casa voglio capire perché il signor Antonio non è all'ospedale da Leo. Così decido di passare da casa sua. La sua dimora risiede vicino ad una palestra di Muay Thai, uno sport così violento da disgustarmi. Purtroppo, come ho già detto, questo paese ha i luoghi tutti vicini tra loro e la maggior parte di noi ci conosciamo tutti.
Arrivata davanti l'uscio di casa sua noto la porta aperta. << Signor Antonio? E' in casa? Posso entrare...? >> Esito, camminando lentamente all'ingresso. I mobili non sono in ordine, i tappeti a terra sono tutti storti e arricciati, le credenze aperte...
<< Ti conviene andare via da qua! >> Oddio! Una voce mi fa sussultare. Mi volto e vedo lui... Atwood. Tutti i nodi vengono al pettine!
<< Che cosa ci fai qua dentro? Dov'è il signor Antonio? >> Chiedo spaventata e allarmata. Ho paura.
<< Ti ho detto di andartene!! >> Urla inclinandosi in avanti, come se avesse dolori.
<< Non me ne vado di qua se prima non... >> Non completo la frase che...
<< ...Katie... >> Sento nominare con un filo di voce. Passo verso la camera da letto e lo vedo... Il nonno del piccolo Leo accasciato al suolo, sanguinante. Vederlo in quello stato mi fa male, inizio ad urlare.
<< Aiuto!! Qualcuno mi aiuti!!! >> Atwood si avvicina a me velocemente e mi tappa la bocca con la mano.
<< Zitta, cazzo! Stai zitta!! >>
Non ce la faccio più, Antonio giace a terra ed io non resisto... inizio a piangere e a sbraitare contro quel maledetto ragazzo. << Che cosa gli hai fatto?? Io ti denuncio!! >>
Atwood accende la tv ad alto volume per coprire le mie urla, sembra allarmato e continua ad evitarmi. Mi avvicino a lui e lo colpisco nel suo punto debole: le costole.
<< Ahi!! >> Si piega in due dal dolore, ma poi si rialza e mi prende da dietro tenendomi le mani ferme. << Stai calma! Aggiusteremo tutto!! >>
Continuo a piangere urlando, cercando di sciogliermi dal suo pseudo-abbraccio. Sono a pezzi... non riesco più a reagire. Penso ad Antonio, a Leo solo in ospedale, a questo maledetto ragazzo...
<< ...il ni-ni-pote ha... tu-more... >> Dico singhiozzando << ...ha so-lo lui... >> Continuo e lui rallenta la presa nelle mie mani << Salvalo ti prego... Fa qual-co-sa! >> Lo supplico, accasciandomi a terra, piangendo così tanto da farmi male la testa.
Atwood soccorre immediatamente Antonio ferito all'addome, va alla ricerca di qualcora finché non si toglie la sua fasciatura e l'avvolge attorno alla pancia di lui.
<< Deve andare in ospedale! Non resisterà a lungo, la ferita è troppo profonda. >> Mi dice.
Non riesco a ragionare, mi viene da vomitare, mi gira la testa e mi sdraio, non sentendo più la sua voce.
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Ecco a voi l'azione tanto temuta... Il signor Antonio ferito e Katie che trova Landon dentro quella casa.
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Ho vissuto davvero
RomanceLandon è un campione di Muay Thai, scontroso col mondo, costretto a badare alla sua sorellina Flam, di otto anni, succube di disastri familiari. Katie è una ragazza generosa, molto estroversa, fa animazione all'ospedale per i bambini malati, molto l...