Richard Trager

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Mi svegliai seduta su una sedia, con i polsi e le gambe legate.

Davanti a me c'era Trager di spalle, intento a far qualcosa con le sue forbici e strane punture contenenti non so che tipi di liquidi. 

Sussultai appena lo vidi, e lui mi sentì, voltandosi verso di me.

“Dormito bene?” disse in tono sarcastico.

Non risposi, cercando di trattenere le lacrime.

“Davvero sei stata così ingenua da pensare che quel fanatico di matrimoni tenesse a te?” chiese avvicinandosi lentamente.

Eddie…

Ciò che aveva fatto era orribile.

Avevo voglia di scoppiare in lacrime, e urlargli tutto il mio odio per lui.

Ma non potevo, perché non c'era.

Eravamo solo io e Trager, e Dio solo sa cosa volesse farmi.

Abbassai il capo.

“Povera sognatrice” disse avvicinandosi nuovamente verso di me “non hai ancora capito che i pazzi riservano sempre cattive sorprese?” sentii il suo fiato sul collo “non sai mai cosa uno psicotico sta pensando o provando realmente

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“Povera sognatrice” disse avvicinandosi nuovamente verso di me “non hai ancora capito che i pazzi riservano sempre cattive sorprese?” sentii il suo fiato sul collo “non sai mai cosa uno psicotico sta pensando o provando realmente. Sempre se tu non urti la loro pazienza.” disse poi avvicinandosi nuovamente verso il tavolo.

Tremai appena impugnò un enorme paio di forbici, avvicinandosi a me.

“Perchè?” chiesi in preda alle lacrime.

“Dolcezza, se è successo tutto questo casino è solo per colpa tua, della tua inarrestabile curiosità! Ah, maledetto quel giorno in cui Blaire ti assunse a lavorare qui dentro.”

Esitò un attimo, forse pensava a quale potesse essere la giusta tortura alla quale sottopormi.

Poi parlò di nuovo.

“Comunque, tutte le ragazze impiccione devono essere punite, e io non ho intenzione di risparmiarti, né tanto meno qualcuno verrà a salvarti. So che Gluskin non me lo perdonerà, ma insomma, è stato stupido da parte sua affidarti a me." disse mentre posizionava meglio il mio indice tra le forbici.

Il cuore iniziò a battermi a mille.

Pensai al dolore che avrei provato, alle urla che avrei scacciato, invano.

Perché era vero, nessuno sarebbe venuto a salvarmi.

Ma forse, mi sbagliavo.

Un secondo prima che tagliasse il mio indice, infatti, sentimmo degli spari, che misero Trager in allerta.

“Chi osa disturbare questo momento?” disse tra se e se uscendo dalla porta, lasciandomi sola.

A quella scena, sorrisi vittoriosa.
“Che ingenuo.” pensai.

Outlast: we will be beautiful, darling. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora