Capitolo 3.

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Un paio di giorni prima, in accademia, si era tanto parlato dello stalking e le varie pene. Avevo appreso che lo stalking era una serie di comportamenti ripetitivi di tipo persecutorio, realizzati dal soggetto persecutore nei confronti della sua vittima. Comportamenti che possono essere il semplice pedinare e/o osservare la vittima, ai quali spesso vengono aggiunti vari tipi di minaccia, molestia, atti lesivi continui e tanti altri atti che inducono nella persona che le subisce un disagio psichico e fisico e un ragionevole senso di timore. Le pene possono essere di pochi mesi, o pochi anni, a seconda della gravità, fino a raggiungere anche i quattro anni. Ma ho imparato anche che se il persecutore è stato precedentemente legato in modo affettivo alla vittima, quale possa essere ex coniuge o semplice ex fidanzato/a, la pena aumenta.
Ecco, io quel giorno stavo rischiando le manette come non mai.

Era ormai diventata un abitudine quella di osservarla da lontano, o anche da vicino, ma lo facevo solo per un paio d'ore al massimo. Quella domenica mattina invece avevo iniziato già alle 7 del mattino. L'avevo vista appena sveglia, scendere la fine delle scale per arrivare in salotto, immersa dentro al suo pigiama azzurro che era tanto buffo insieme ai calzettoni bianchi con i pois verde scuro. Poi l'avevo osservata mentre risaliva, perdendomi la sua colazione per colpa delle tendine che mi impedivano la vista dentro la cucina, e poi l'avevo vista uscire. Ho abbandonato l'auto per seguirla sulla pista ciclo-pedonale, fino a raggiungere il parco, dove mi sono dato al jogging in jeans per due ore. La faccia dei passanti che mi notavano urlava: "Quello è matto!". Come dargli torto. Chi è che va a correre con un paio di jeans stretti? Solo il sottoscritto. Fortuna che quella mattina avevo accantonato l'idea di indossare una camicia, finendo per scegliere una semplice maglia che ora era ornata da enormi chiazze di sudore sotto le ascelle, e la stoffa sulla schiena e sul petto era diventata molto più scura del colore originale.

Ritornammo davanti casa sua, ed io, sempre con cautela, ritornai dentro la mia auto. Avviai l'aria condizionata e mi sparai il conduttore dritto sulla faccia. Era primavera e le temperature non erano poi così esagerate, circa 20 gradi, ma dentro ne avevo un centinaio in quel momento. Appena cominciai a riprendermi staccai subito l'aria, pregando che l'indomani non mi sarei svegliato con un malanno, e tornai ad osservare quelle mura che contenevano la mia ragazza, o ex qualsivoglia.

Dopo una buona mezz'ora la vidi uscire ancora una volta, ed ero pronto a seguirla nuovamente, ma sbiancai vedendo la madre alle sue spalle. Se mi beccava ero fritto, quella donna mi odiava senza un vero e proprio motivo. Diamine, avevo solo fatto l'amore con sua figlia minorenne, nulla di grave. Certo, rischiavo le manette anche per questo, ed ero senza dubbio l'aspirante poliziotto peggiore di sempre, ma quella donna esagerava terribilmente.

Le vidi andare verso l'auto della madre, entrarvi e partire. Le seguii, per curiosità. Cercai di stare un paio di macchine indietro per non farmi scoprire da quella lì, e quando si immerse nel traffico le stetti dietro: non avrebbe potuto dire nulla ad una coincidenza avvenuta su strada.

Sentii l'orribile suono della riserva che si stava esaurendo, e quando abbassai lo sguardo notai il rosso che mi salutava lampeggiando, ricordandomi che sarei rimasto a piedi di lì a poco. Entrai a razzo dentro al primo rifornimento che si trovava di passaggio, dove fortunatamente trovai una pompa libera. Feci rifornimento e con estrema velocità mi immersi in strada finendo quasi per strisciare contro la portiere di una vecchia utilitaria con al voltante un anziano. Sperando di non avergli causato un infarto cominciai a fare sorpassi azzardati e correre fino a raggiungere l'incrocio, che era bloccato dal semaforo rosso. Imprecai, sapendo di averla ormai persa in quel maledetto incrocio che dava vita a tre smistamenti diversi. Diedi un colpo sul volante, finendo per far scattare involontariamente il clacson, e vidi la luce quando mi accorsi che la prima macchina della fila era quella interessata.

«Ti devono fare santo a te.» mi rivolsi al semaforo. Poi mi diedi dell'idiota da solo.

Al verde azionai la freccia a destra e continuai con il pedinamento. Non mi sarei meravigliato se al mio ritorno a casa avessi trovato una pattuglia ad aspettarmi, o una multa sarebbe arrivata nei giorni seguenti. Ero proprio un cadetto modello.

Mi accorsi di essere  nel parcheggio di un supermercato, a quando le vidi entrare dentro con un carrello della spesa le imitai, sempre con addebita distanza.

Iniziai a buttare dentro un paio di cose, mentre di sbieco continuavo ad osservare quella bellissima ragazza.

«Emily, perché non inizi a fare la file al banco salumi? Io ti raggiungo subito.» Sentii la madre parlare. Lei, da brava ragazza, obbedì.

Feci per seguirla, ma quella mi fermò.

«Hey tu!»

Rallentai, fermandomi e prendendo una confezione a caso di non so cosa dallo scaffale e mettendola dentro.

«Signora, che piacere rivederla.» misi su il sorriso più falso di sempre. Non la digerivo affatto.

«Ci stai seguendo?» andò dritta al dunque guardandomi male.

«Io? Ma le pare che sono così idiota da mettere la mia vita a rischio?» Sì.

«Allora cosa fai qui?»

«La spesa, no?!» le mostrai un foglietto che avevo preso a caso dalla macchina, fingendo fosse una lista. «Sa, mia madre non può più farlo.»

Annuì, ma non sembrò molto convinta. «Ricorda.» disse prima di allontanarsi.

Deglutii.

Afferrai una bottiglietta d'acqua dallo scaffale e la bevvi quasi completamente, per poi lasciarla andare dentro al carrello. Continuai a girovagare per quell'edificio, senza però prendere nient'altro, e diedi un'occhiata al foglietto che avevo ancora tra le mani. C'erano scritti degli appunti che non mi servivano più, poi dietro c'era: "Sei un idiota, ma ti voglio bene lo stesso. Val x". Messaggi che ogni tanto mia sorella mi lasciava appuntati qua e là.

Beccai Emily e sua madre alla cassa dopo diverso tempo, e quando le vidi uscire lasciai il carrello in un angolo a caso e andai via senza comprare nulla. Buttai un sospiro di sollievo solo quando mi resi conto di essere sulla strada di casa. Per quel giorno avevo esagerato abbastanza.

Quegli occhi verdi come la speranzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora