Capitolo 23. Fine

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Passai una bruttissima e lunga settimana. Avevo deciso di lasciarle i suoi spazi, di non opprimerla, di non seguirla, non cercarla come avevo fatto in passato, con la speranza che lei tornasse. E così, quando meno me lo aspettavo lei era tornata.

Il ronzio della vibrazione insieme alla suoneria distolsero la mia concentrazione dal programma di motori che stavo seguendo attentamente alla tv.

Lessi più volte il nome del chiamante prima di rendermi conto che fosse proprio il suo.

«Emily. Dio mio. Dimmi che stai bene. Dimmi perché mi hai ignorato. Emily mi manchi.» Parlai così in fretta che a stento capii quello che era appena uscito dalla mia bocca. Ero agitato, parecchio.

«Joey, ho bisogno di vederti.» disse solamente. Sembrava quasi infelice, tutto il contrario di come mi sentivo io.

«Sono a casa, arrivo subito da te. Sei a casa vero?» continuai a parlare a raffica. Volevo solo vederla, non mi importava se era per qualcosa di positivo o di negativo, volevo solo vederla. Ovviamente speravo in bene, ma il suo tono di voce mi confondeva.

«Fai veloce.» disse solamente prima di chiudere la chiamata.

Indossai le scarpe ad una velocità supersonica, e non pensai neanche di guardarmi allo specchio, né di lavare la faccia ancora ricoperta dalle occhiaie causate dal mancato sonno. Con tanto di capelli arruffati scesi le scale saltando anche qualche gradino e mi precipitai fuori, verso la macchina. Verso la mia ragione di vita.

«Emily ma...» non mi fece finire.

«Non potevo aspettare tanto.» spiegò. La guardavo con confusione. Era lì, poggiata sulla fiancata della mia auto, e sorrideva. Un sussulto si vece vivo all'interno della mia gabbia toracica.

«Tu devi spiegarmi tutto, ma proprio tutto.» mi avvicinai a lei.

«Ho avuto paura.» ammise. Ed io non capii cosa volesse dire. Ero intontito: avevo fatto il mio primo turno di notte; non dormivo da due giorni; lei era lì.

«Di cosa?»

«Ho avuto paura di provare un sentimento così forte di punto in bianco.» in un decimo di secondo le sue guance furono solcate da un paio di lacrime.

«Non piangere, mi si stringe il cuore.» passai le dita sulle sue guance togliendo le lacrime che erano scese. Odiavo vederla piangere.

«Joey io...» prese un grosso respiro, mentre invece io, per qualche strana ragione, lo persi. «Joey ho riavuto tutti i ricordi, ricordo tutto di noi.»

E lì non persi tempo ad abbracciarla.

«E' una cosa bellissima. Sono davvero felice per questo.» Il problema era che io sorridevo e lei continuava a versare lacrime. «Ma non vedo quale sia il problema, perché continui a piangere?» domandai. Volevo capire cosa avesse. Poi pensai che magari si era resa conto di non provare nulla per me e pensai un po' a come uscirne senza farla sentire peggio.

«Perché mi dispiace.»

«Guarda che se non provi ciò che provo io per te non è un problema, me ne farò una ragione Emily.» anche se in realtà sapevo bene che non ci sarei mai riuscito.

«No, no. Non è questo.» mi guardò «Mi dispiace che tu abbia sofferto per me, mi dispiace di tutto quello che hai dovuto passare per me. Io non avrei mai voluto smettere di amarti in questi tre anni. Non avrei mai voluto smettere perché è la cosa più bella che mi sia mai capitata.» la osservavo attentamente negli occhi, cercando tra quel verde, segnato da qualche sfumatura di nocciola, un ultimo briciolo di speranza. «E credimi se ti dico che voglio recuperare il tempo perso.»

«Significa che...» lasciai la frase in sospeso in mancanza di parole.

«Significa che ti amo e voglio stare con te, oggi e per sempre.»

Ed ecco che il cuore mi esplose completamente.

«Non potevi dirmi cosa migliore. Ti amo e passerò il resto dei miei giorni con te.» ed in un attimo la sollevai da terra e la baciai. Il bacio che desideravo darle da ormai troppo tempo. Non era come uno dei pochi baci che c'eravamo scambiati in quei mesi, non era stupido e banale. Era il bacio più bello di sempre, quello voluto, quello desiderato, quello mancato, quello che vorresti non finisse mai, e quello che ti da la certezza che ormai nulla più può separarvi.

Non mi importava più di aver aspettato giorni, mesi e anni, mi importava solo di averla nuovamente con me, e questa volta per sempre.

Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è arreso. (Nelson Mandela)

Sì, mi sentivo vincitore, avevo vinto la mia battaglia, avevo realizzato il mio sogno.

~Fine~

Quegli occhi verdi come la speranzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora