Capitolo 14

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-Ci vediamo alle 10 di stasera, nel retro del negozio.- si sposta da davanti la mia visuale e vedo finalmente la nuova me. I miei capelli castano chiaro ricadono lungo tutta la mia schiena con un acconciatura scalata. Le punte sono appena, appena arricciate. Non pensavo potessero starmi veramente così bene. Mi avvicino di più allo specchio spostandomi lentamente una ciocca che mi è ricaduta sul viso mentre mi sporgevo per guardarmi meglio. Mi volto guardando la parrucchiera. -Alle 10 nel retro.- ripeto. Raggiungo Nina e ci sbrighiamo a pagare. Abbiamo fatto veramente tanto oggi per il mio cambiamento impensato ed è ora di andare a rilassarsi. Arriviamo a casa stremate e sono ormai le 5 passate. Carlos ha fatto tardi perché qualche demente ha avuto un incidente perché non ha rispettato uno stop e c'è voluta più di mezz'ora per liberare la strada. Le buste dei miei nuovi vestiti sono tutto messe a terra vicino all'ingresso, Carlos non è tipo che sistema le cose. Le prendo, aggiungendo quelle che abbiamo comprato aspettando Carlos e salgo le scale. Accendo la luce mettendoci un bel pò di fatica. È che la mia pigrizia è prevalsa su ciò che una persona normale farebbe ovvero salire poche buste per volto e lasciando un pezzo di mano libero per accendere la luce. Finalmente trovo l'interruttore, ma faccio cadere tutte le buste a terra inciampandoci sopra urlando. -Stai bene tesoro?- grida Nina dal piano di sotto. -Sisi sto bene.- scoppio a ridere e mi copro la faccia per essermi resa conto quanta stupidità ho in corpo. Mi sollevo abbassandosi la maglietta troppo aderente. Nina è molto più magra di me e ha molte meno curve perciò i suoi vestiti diciamo mi stanno un tantino attillati. Quando alzo la testa mi viene un sussulto dallo spavento.
-David!- corro ad abbracciarlo. Lo stringo forte a me, le mie braccia strette al suo collo. -Oh mio dio come stai? Perché non mi hai chiamato questa settimana!?- faccio un piccolo sospiro -Pensavo non volessi sapere più di me.- abbasso lo sguardo stacco le mie braccia dal suo collo.
-Perché dovrei non interessarmi a te? E poi che hai fatto ai capelli?- gli passa una scintilla negli occhi.
-Non ti piacciono?-  ci sono rimasta delusa dal suo tono, pensavo che almeno a lui che è il mio migliore amico gli piacessero nonostante fossero, diciamo un pò, diversi.
-Sono stupendi!- un'altra scintilla. È così bello avere un amico vicino di nuovo, mi sentivo veramente sola e questo cambiamento mi ha stremato. -Ti lascio una settimana e trovo un'altra ragazza al tuo posto?- scherza. Gli do un piccolo schiaffetto sulla spalla e torno a raccogliere le cose che mi erano cadute a terra. -Ho comprato un sacco di cose nuove che amo stranamente.- devo essere sincera non pensavo che questo stile potesse starmi bene, ma da quando compro cose nuove inizio veramente ad apprezzarlo. -Sta mattina hanno appeso i volantini del ballo di primavera.- dice sorridendo. Si avvicina allungando le mani per darmi un aiuto con le buste. Sfioro la sua mano e faccio un passo indietro.

Corpi distesi a terra. Sanguinanti. Senza vita. Il cielo è color tramonto e le nuvole diventano sempre più nere. Eleonor è inginocchiata a terra. Mangia qualcosa. Raphael. Il suo cuore! Nell'altra mano ha un oggetto.

-Cassie?- David mi appoggia una mano sulla spalla guardandomi preoccupato e poi raccoglie le buste che mi sono cadute. -Stai bene?-
-Si grazie, sono solo un pò stanca.- gli accenno un sorriso. Questo incubo ad occhi aperti diventa sempre più frequente, devo saperne di più.
-Quindi se ti invito nel tuo pub preferito non vieni vero?- mi fa il broncio e gli occhi dolci. Che è bello!
-Non stasera scusa. Ho preso impegni con i miei genitori.- mento. Devo andare da quella donna mulatta, lei sa qualcosa che io non so. David fa una faccia sorpresa poi capisco è perché ho chiamato per la prima volta Nina e Carlos i miei genitori.
-Non ti scandalizzare. Sto cercando di cambiare.- scoppio a ridere e lui dopo di me.
-Speriamo che io non faccia parte di questo cambiamento.- mi fa un occhiolino, mi prende da dietro il collo tirandomi verso di lui e inizia a sfregarmi la testa spettinandomi tutti i capelli. Passiamo un'ora ordinando tutti i miei vestiti e facendo la classifica di quelli vecchi che voglio tenere e quelli che voglio dare via. David scende a prendere da bere e io decido di guardare il telefono se c'è qualche novità. Trovo un messaggio di un numero con l'anonimo: ricordati, alle 10. È la donna mulatta. Solo lei lo sa che dobbiamo incontrarci. Poso velocemente il telefono quando David entra in stanza che mi guarda leggermente storto. -Allora, tua... Nina, ha detto che non avete niente da fare perciò vieni con me- merda! -Non mi dire no!- mi passa un bicchiere con della Coca-Cola e del ghiaccio. Gli accenno un sorrisetto -Allora esci, devo cambiarmi.- Sono le 8 non ci arriverò mai in tempo, il pub e la parrucchiera sono dalla parte opposta della città. Chiudo David fuori dalla porta con la chiave. È ora di usare il piano B. Mi cambio velocemente. Mi do una rinfrescata e mi metto dei jeans chiari con abbinati una maglietta bianca con le spalline e la pancia un pò scoperta e delle converse all-star tutte nere, almeno qualcosa di nero me la posso concedere. Apro la finestra lentamente senza fare rumore e mi aggrappo al legno con l'edera per scendere. Scendo velocemente e inizio a correre verso il bosco dopo aver scavalcato la recinzione di legno.

DAVID:
Cassie ci sta mettendo troppo tempo decido di bussare, nessuna risposta, spingo con un pò di forza la porta, aprendola. Lei non c'è e la finestra è aperta. Corro verso la finestra. Ha scavalcato la recinzione e ora corre verso il bosco. Perché? Perché scappare da me? Le è successo qualcosa che non vuole dirmi. Devo parlare con Loren.

CASSIE:
Mentre corro provo a mandare un messaggio al numero in anonimo, ma senza fine. Devo avvisarla che ci vado prima. Corro per un bel pezzo di strada. David è un vampiro mi troverà. Arrivo al vicolo che porta dietro il negozio. Rallento il passo, ho il fiatone. Cammino finché trovo due gambe distese a terra, è una donna, ha le scarpe con il tacco. Corro a soccorrerla. Mi metto in ginocchio, è distesa a pancia in giù, la giro con delicatezza. È la donna mulatta!

-Non l'avrai!- grida lei.
-Stalle lontana! È mia!- un bagliore di luce che parte da un uomo con una lunga tunica nera colpisce la donna mulatta che cerca di respingerlo con un bagliore di luce blu. -Vattene- gli rigrida lei. Il bagliore di luce diventa più forte e la colpisce facendola stramazzare a terra. L'uomo alza la testa. RYAN.

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