Capitolo 6
HARRY’S POV
Sono le tre e mezzo di mattina e io sono a dir poco distrutto. Quegli incapaci hanno perso il nostro lavoro e abbiamo dovuto registrare velocemente tutto. Menomale che sono a casa. Apro la porta dell’ingresso e noto che le luci sono accese. Sorrido perché so che si sarà dimenticata di spegnerle. È sempre con la testa fra le nuvole. Di più ora che è mamma. A volte la sento parlare con i bambini e la vedo sorridere dolcemente quando li guarda. Non c’è visione più bella di quando la sera li mette a dormire nelle loro culle e gli augura la buonanotte con un bacio sulla fronte.
Poso sul tavolo le varie scartoffie e vado di sopra. Non vedo l’ora di andare a letto. Mi avvicino alla camera ma vedo la porta chiusa. Perché ha chiuso la porta della camera da letto? Tuttavia vado a controllare prima i miei bambini. Sorrido e mi dirigo verso la cameretta quando non li vedo nella culla. Forse si saranno addormentati tutti e tre nel letto matrimoniale. Sorrido ancora a questo pensiero e vado in camera da letto. Cerco di aprirla ma è chiusa a chiave.
-Lù- busso delicatamente alla porta per non svegliare i bambini.
-Harry!- la sento urlare e vedo la maniglia abbassarsi e alzarsi velocemente.
-Harry i bambini! I bambini!- la sua voce spezzata mi fa andare il cuore a mille.
-Lù che cosa è successo? Dove sono i bambini?- urlo preso dal panico.
-Apri la porta Harry, ti prego. Apri questa porta.- urla e penso che sta piangendo. Ma cosa cazzo è successo? Dove sono i gemelli?
-Non trovo la fottuta chiave- avverto il suo dolore e il suo pianto. Così decido di sfondare la porta.
-Lù, spostati che sfondo.- un solo calcio mi è bastato per aprire la porta. I bambini non sono sul eltto a dormire con la mamma come avevo pensato. Lei è distrutta dal pianto e appena vede che è libera scappa via e va verso la camera dei gemelli.
-Bambini- urla e io la seguo.
-Dove sono? Dove sono?- si mette le mani nei capelli e scappa via. Fa che tutto questo è un incubo. Ma cosa sta succedendo?
-Darcy! Louis!- urla per la casa ma poi ritorniamo al punto di partenza.
-Dimmi cosa sta succedendo, Lù- la prendo per le braccia cercando di fermarla e di calmarla.
-Io stavo in camera a vedere un film. Quando mi sono svegliata li ho sentiti piangere ma non potevo andare da loro perché la porta era stata chiusa a chiave. Qualcuno li ha presi ,Harry. dobbiamo trovarli. Dobbiamo sbrigarci- dice asciugandosi le lacrime con la voce che le trema.
-Chiamo la polizia.- mi sembra l’unica cosa giusta da fare. Velocemente indossa delle scarpe e usciamo di casa vagando per le strade di Londra. Ma dove sono? Chi è che li ha portati via da noi? Lù sembra essere impazzita. Qualcuno l’ha rinchiusa in camera? chi è stato? Dannazione. Questi pensieri mi stanno uccidendo. Un senso di rabbia sta crescendo in me man mano che cammino.
Prendo il cellulare e chiamo la polizia. Almeno loro potranno fare qualcosa di più efficiente. Ritorniamo a casa per l’arrivo della polizia. Lù spiega ciò che è successo e tutto questo mi sembra…ridicolo. Non possono aver preso i miei figli. Perché? Poi una lampadina si accende. Prendo il telefono e chiamo Guido. Dopo due chiamate finalmente risponde.
-Siete voi, non è vero? Brutti figli di puttana! Dove sono i miei figli?- urlo ma cerco di non farmi sentire da Lù.
-Ma cosa stai dicendo? Perché chiami a quest’ora?- mi risponde assonnato.
-Dove sono i miei figli.- scandisco bene le parole.
-Ma di che stai parlando? Quali figli?-
-Non fare lo stronzo e ditemi dove li avete portati.- insisto.