Il silenzio sembrava non avere più né un inizio né una fine, continuando ad aggirarsi nel campo da un'eternità. Un tempo infinito che diede modo a tutti i presenti di pensare e realizzare ciò che era velocemente successo. Solo poche ore prima l'unico pensiero di Athena Wood era quello di non perdere un altro dei ragazzi che le facevano compagnia sulla Terra, mentre in quel momento non poteva fare a meno di pensare che una bambina aveva appena confessato di essere un'assassina. Sull'Arca la parola veniva attribuita con disprezzo e odio al cancelliere così tanto frequentemente che ormai aveva iniziato a perdere il suo significato, rimanendo una parola buttata al vento come tante altre. Nessuno di loro aveva mai provato neanche a pensare come sarebbe stato vivere con il rimorso di aver ucciso qualcuno, tantomeno avevano mai provato sulla loro pelle il senso di colpa per aver privato un loro simile della possibilità di continuare a vivere. Forse l'unica che sapeva cosa ciò potesse significare era proprio Athena Wood. Nonostante si continuasse a ripetere che quella di uccidere Atom fosse stata una scelta dettata soprattutto dall'empatia provata verso il ragazzo morente, la mora non poteva fare a meno di essere ormai profondamente segnata da una cicatrice che non potrà mai essere dimenticata. Il pensiero di aver salvato Bellamy Blake da questo rimorso però era l'unica cosa che le faceva credere che valesse la pena convivere con quel peso sullo stomaco che ormai stava riuscendo quasi a ignorare. La sua prima vittima non poteva comunque non averla segnata profondamente e irrevocabilmente. L'unica parola che ancora significava qualcosa fra quei ragazzi era forse morte. La maggior parte di loro sapeva cosa implicasse questa parola, cosa volesse dire perdere qualcuno a cui si era particolarmente affezionati. A nessun di loro risultava facile affrontare il dolore e superare il vuoto interiore portato dalla perdita di qualche caro. Essendo sull'Arca il cancelliere a giudicare qualsiasi crimine e a sentenziare di conseguenza le numerose esecuzioni, non erano da biasimare i giovani che sfogavano la loro rabbia e il loro dolore su Wells, il figlio del cancelliere all'epoca dei fatti, proprio perché non c'era nessun altro con cui avrebbero potuto prendersela. Il padre di John Murphy venne, proprio come il figlio, catturato in flagrante durante un furto e per questo venne giustiziato. Non risultò difficile a nessuno credere quindi che fosse stato lo stesso John Murphy a vendicarsi per suo padre sul figlio del suo uccisore, dati soprattutto i precedenti episodi dettati dalla rabbia. Ognuno di loro però aveva un motivo per mettere le mani sul figlio del cancelliere e nessuno poteva dire di non aver desiderato almeno una volta di infilare un coltello nella giugulare di Wells Jaha, ma nessuno avrebbe mai immaginato che a riuscirci realmente fosse proprio la piccola e falsamente innocente Charlotte. Dopo la confessione il tempo sembrò fermarsi in modo da permettere a tutti di assimilare le parole e renderle realtà. Punire John per un crimine da lui non commesso, nonostante le sue grida supplicanti e la disperazione dipinta sul suo viso, fu mille volte più facile rispetto a infliggere una punizione a Charlotte; nessuno di loro avrebbe permesso a una folla inferocita di scagliarsi su una bambina, nonostante il tremendo crimine da lei stessa commesso e confessato. Forse fu proprio questo a spingere Bellamy Blake a stringere il braccio della bambina subito dopo la sua confessione per portarla velocemente all'interno della tenda arancione dalla quale era uscito non molto tempo prima, seguito a ruota da Athena Wood, Clarke Griffin e Finn Collins, che fino a quel momento si era tenuto a buona distanza dal centro dell'azione."Porta fuori la ragazza, Bellamy." le urla di John Murphy erano perfettamente udibili dall'interno della tenda e Charlotte non sembrava riuscire a smettere di piangere rumorosamente, nonostante ciò i suoi occhi erano puntati assieme a quelli delle altre persone presenti sul corpo di Athena Wood, la quale stava nervosamente camminando avanti e indietro davanti al tavolo in legno alla ricerca di un piano d'azione. Era completamente sicura di non poter riuscire a fermare la rabbia della massa al di là della stoffa arancione per una seconda volta, dato che molti erano già rimasti delusi dalla decisione di salvare John Murphy poco prima. Le sue mani si alzarono sotto lo sguardo dei presenti, stringendo meccanicamente entrambi i lati della sua testa in un gesto di disperazione. Chiudendo gli occhi, cercò di ignorare i singhiozzi della bambina, che non le stavano consentendo di concentrarsi per ragionare nel migliore dei modi. Sospirando e passandosi la lingua sul labbro inferiore, Athena riaprì le palpebre per posare i suoi occhi azzurri su Charlotte e, nonostante tutto ciò che stava succedendo, il suo cuore non poté fare a meno di venire scaldato alla vista che le si presentò di fronte. Rimase sinceramente sorpresa nel vedere Bellamy Blake piegato sulle proprie ginocchia in modo da essere all'altezza giusta per trattenere Charlotte fra le sue braccia muscolose e lasciare che piangesse tranquillamente sulla sua spalla, non preoccupandosi minimamente delle lacrime che gli bagnavano inevitabilmente la maglietta nera. Non si sarebbe mai aspettata di assistere ad una scena del genere, soprattutto aggiungendo che Bellamy stava cercando di confortarla con parole dolci. Forse perfino Charlotte si rese conto che neanche Bellamy stesso credeva alle frasi rassicuranti che stava pronunciando, ma tutto quello non poté che essere comunque qualcosa di estremamente inaspettato.
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Kingdom ⇋ Bellamy Blake
Fanfic"Non provocare la mia furia e non mettere alla prova il mio potere." Basata su The 100. #1 in the100 #2 in alternative #4 in future ©2017