Vorrei che una cosa sia chiara riguardo a questa leggenda. Nessuno nasce buono, proprio come nessuno nasce cattivo. È un concetto che vi aiuterà a capire meglio ogni singola persona all'interno di questo racconto. Le loro azioni determinano chi in realtà diventeranno, ma partono tutti dallo stesso punto centrale. Se spostarsi verso la bontà o la cattiveria, dipenderà solo da loro. E vorrei anche che sappiate che non solo le loro scelte apparivano ai loro occhi sempre estremamente limitate, ma che ognuno di loro credeva fermamente nello star facendo la cosa giusta per il bene comune.
Athena Wood si era sempre ritenuta una persona di buon cuore. Per quanto volesse continuare a essere ciò che ai suoi occhi pareva essere una brava persona, il suo soggiorno sulla Terra la stava portando a distinguere sempre meno la linea netta fra bontà e cattiveria. La sua mente continuava a ripeterle che nel momento in cui si trattasse di una decisione fra vita o morte, qualsiasi scelta da lei fatta sarebbe stata giustificata, indipendentemente da quanto l'azione che la succedesse fosse grave. Continuava a ripetersi che quando non si sente sulle proprie spalle il peso di una vita umana è molto più facile scegliere di compiere buone azioni. Trovandosi scaraventata in un mondo che non le apparteneva e cercando in tutti i modi possibili di fare qualsiasi cosa per mantenere la sicurezza di ognuno dei suoi compagni, era convinta che chiunque sarebbe riuscito lentamente a trasformarsi in una persona che non sarebbe mai voluta diventare. La sua mente non riusciva ancora a comprendere come tutto ciò che avesse mai sognato si stesse tramutando velocemente in uno dei suoi peggiori incubi. Era sicura che un giorno sarebbe riuscita a scorgere quanto tutte le orribili situazioni che stavano vivendo fossero solamente un ironico scherzo del destino. Era ancora convinta di essere una persona di buon cuore? Non direi proprio. La sua mente si oscurava ogni momento sempre di più, sfocando maggiormente la visione inizialmente nitida della linea fra bene e male, rendendo quest'ultima sempre più sottile. Sapeva in cuor suo che un giorno questo distacco sarebbe scomparso, sentiva nel profondo che questo stava già iniziando lentamente a dissolversi come se non fosse mai stato presente. Era consapevole che un giorno non sarebbe più stata in grado di ragionare nel nome del bene e questa realizzazione fu sicuramente la cosa che la spaventò maggiormente, intaccando irreparabilmente un ulteriore lembo nascosto della sua anima grigiastra. La convinzione che un giorno, per quanto lontano o vicino potesse essere, non avrebbe più provato alcun senso di colpa nell'infliggere sofferenze ad altri esseri umani se da questo fosse dipeso un esito positivo; la sua più grande paura. Quel giorno però non era ancora arrivato."Basta Bellamy, non dirà nulla," le azioni del coetaneo si interruppero immediatamente nel sentire la forte stretta delle dita di Athena sulla carne del suo polso destro. Le urla rabbiose della giovane si espansero lungo tutta la navicella, infondendo una nuova sensazione di paura sia in Raven che Octavia. La mano di Athena stretta attorno al polso di Bellamy liberò la presa solo per abbassarsi leggermente verso le dita del ragazzo, afferrando la cinghia rossa che ancora gli fasciava il pugno, facendola cadere sul pavimento con un rumore metallico. Gli occhi di Bellamy, che fino a quel momento avevano cercato in tutti i modi di non posarsi sul volto della ragazza al suo fianco, cedettero finalmente alla tentazione, incrociando lo sguardo furioso della coetanea. Non era la prima volta che quello stesso sguardo veniva rivolto al giovane uomo e, proprio come era successo tutte le altre volte prima di quella, Bellamy si limitò a deglutire aspettando qualsiasi cosa la ragazza avesse in serbo per lui. Si stupì leggermente quando gli occhi ghiacciati di Athena si spostarono dal suo volto per viaggiare su quello del loro prigioniero. Quando il suo sguardo seguì quello della dottoressa, trovò un sorriso di vittoria perfettamente disegnato sul volto distrutto dell'uomo più grande di fronte a loro, che mostrava con orgoglio il bianco dei denti ormai macchiato di rosso vivo, ulteriore segno che ciò che aveva detto poco prima Athena era effettivamente la verità. Il loro prigioniero capiva alla perfezione ogni singola parola che usciva dalle loro bocche. Li studiava tutti con attento divertimento, come se le situazioni fossero rivolte e lui fosse uno scienziato in osservazione di animali selvaggi. Come se loro fossero il suo piccolo esperimento. "ed è troppo tardi ormai." gli occhi di Athena viaggiarono nuovamente per la stanza fino a fermarsi sul volto arrossato di Raven Reyes, piombata da pochi secondi all'interno dell'ultimo livello della navicella, la notizia sullo stato di Finn Collins ancora fresca sulle labbra tremanti. Athena, come il resto di tutti loro, non era assolutamente a conoscenza di quale fosse stato il veleno in cui la lama che aveva trafitto il fianco di Finn era stata immersa, ma a giudicare da quanto poco tempo fosse passato dai primi sintomi al cessato respiro, oramai non avrebbero potuto più fare altro per aiutare il loro compagno. Di tutta quella terrorizzante situazione, però, ciò che spaventò maggiormente Athena era il fatto di non essere riuscita a salvare un'altra persona per quanto ardentemente ci avesse provato. Si era accorta solo in quel momento che non le importava minimamente della vita di Finn. Tutto ciò a cui la sua mente riusciva a pensare era il fallimento di un'impresa e quella fu la prima volta in cui odiò veramente se stessa con tutto il suo cuore. Non poteva farne a meno e lo detestava.
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Kingdom ⇋ Bellamy Blake
Fanfiction"Non provocare la mia furia e non mettere alla prova il mio potere." Basata su The 100. #1 in the100 #2 in alternative #4 in future ©2017