ELEVEN|Falling in love

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Nonostante cercasse di evitare che i suoi pensieri tormentassero le poche ore di sonno che le erano concesse, quando si ritrovava distesa all'interno della sua tenda Athena non poteva fare a meno che riflettere sui motivi che la spingessero a comportarsi come stava facendo. Non riusciva a trovare una buona ragione per continuare a offrire il suo aiuto in tutti i modi possibili, ma ciò non riusciva a impedirle di farlo. Si era illusa per fin troppo tempo che le sue conoscenze mediche fossero la ragione per cui in quel momento si trovasse sulla Terra, ma non poteva nascondere la verità a se stessa. Si era resa conto che l'unico motivo che l'aveva spinta ad accettare di salire su quella navicella era che semplicemente non avesse niente da perdere. Si era messa in gioco perché credeva di non farcela. Il pensiero di essere finita al comando di quel campo ancora non riusciva a rendersi credibile nella mente della ragazza, ma non poteva negare di provare uno strano sentimento di fierezza ogni volta che il ricordo della persona che era sull'Arca le balenava in testa. Un brivido le attraversava sempre la schiena quando pensava alla forte figura di riferimento che era diventata per i ragazzi che condividevano la sua terra; si rendeva anche conto che fra tutti loro forse lei era l'unica persona abbastanza forte da porter sopportare il peso di tanta responsabilità.
Quando si decise ad aprire gli occhi, ormai sveglia da fin troppo tempo, ancora i raggi del sole non avrebbero riscaldato il campo per ore. Decisa a non perdere neanche un minuto in più stando distesa a lasciare che la sua mente vagasse per strade che non voleva intraprendere, si alzò lentamente dalla sua posizione supina con l'intento di infilarsi i pesanti anfibi ai piedi. Con le dita della mano destra strette attorno al legno duro del suo arco, Athena uscì discretamente dalla sua tenda, notando la totale desolazione del campo. Le fiamme del fuoco si erano affievolite da tempo, non avendo nessuno disposto ad aggiungere altra legna al falò. Avvolta dal buio della notte, Athena si ritrovò in poco tempo appena fuori dalle mura che avevano costruito attorno al campo a scoccare frecce contro il tronco di un albero, cercando di provocare meno rumore possibile in modo da non disturbare il sonno di nessuno dei Cento. Aveva appena recuperato l'ennesima freccia dalla corteccia quando il suono secco di un ramoscello spezzato sotto al peso di qualcuno le arrivò alle orecchie. Prima ancora di rendersene conto, stava tendendo l'arco verso la figura nascosta dall'ombra.

"Ah, sei tu." riconoscendo all'istante la silhouette del giovane uomo che l'aveva raggiunta, l'arco che stringeva si abbassò immediatamente. La figura si avvicinò ancora di più, esponendo la pelle olivastra del suo viso al chiarore della luna alta sopra di loro.

"Vedi di non esagerare con l'entusiasmo," una leggera traccia di delusione si fece strada nel tono sarcastico del ragazzo, il quale continuò ad avvicinarsi ad Athena fino a mettersi a sedere sul tappeto di foglie cadute poco lontano da lei. Le labbra del ragazzo si aprirono a formare uno sbadiglio e la sua mano destra si alzò sul suo viso con l'intento di stropicciarsi un occhio. "non sai cosa darei per un caffè. Cosa tormenta le notti della regina?" ancora con una voce fin troppo assonnata, un sorrisetto si formò sulle labbra del ragazzo e i suoi occhi si fermarono sul viso di Athena prima di indicarle con lo sguardo il posto libero accanto a lui.

"Pensieri, riflessioni," gli occhi della ragazza vagarono a lungo sulle foglie cadute accanto al corpo di Bellamy prima di avvicinarsi alla sua figura e accomodarsi al suo fianco. Le sue gambe si incrociarono di fronte a lei prima di posarci sopra il legno duro del suo arco, cercando di trovare una posizione comoda. Il suo sguardo si fermò curioso sulla minuscola pietra ben levigata che Bellamy aveva estratto dalla sua tasca prima di allungarsi per recuperare alcuni rami dal terreno. "non mi aspetto che tu comprenda di che cosa stia parlando."

"Molto divertente, veramente, peccato che mi sia scordato di ridere," nonostante le sue parole, un leggero sorriso non poté non formarsi sul viso di Bellamy al suono del sarcasmo del tono della ragazza al suo fianco. Con un'esperienza che Athena non credeva possibile, Bellamy iniziò a intrecciare i rami con dei filamenti verdi di corteccia, estremamente flessibili e malleabili. "vuoi parlarne?" Athena si accorse di star fissando i movimenti veloci delle sue dita solamente quando le parole del ragazzo raggiunsero le sue orecchie, facendole distogliere velocemente lo sguardo.

Kingdom ⇋ Bellamy BlakeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora