13 - Kayn (non corretto)

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Pasty insegue il batuffolo di lana che gli lancio e quasi va a schiantarsi contro uno dei piedi del tavolino in soggiorno. Appena lo agguanta con entrambe le zampette si mette ad addentarlo ed emettere bassi miagolii di quella che credo sia felicità.

«Bene, io sono pronta»

Mi volto e trovo Holly accanto al corridoio, intenta a sistemarsi la giacca di pelle ma, quando alza lo sguardo per incrociare il mio, inarca un sopracciglio beffarda e scuote la testa sottolineando per l'ennesima volta il suo disappunto. «Sei veramente ottuso e cocciuto come un mulo Kayn, non so più come ripetertelo che dovresti farti una vita»

«Holly» la ammonisco duro mentre mi alzo dal divano e la accompagno calorosamente verso la porta. È da quando è venuta a trovarmi oggi pomeriggio che non fa altro che sgridarmi e la cosa inizia ad infastidirmi: dal momento in cui ha incontrato Rei sul pianerottolo continua a ripetermi quanto sia carina e di provarci con lei.

«Ti rendi conto che è una gnocca galattica? Sei sicuro di non aver perso qualche grado di vista? In quel caso possiamo andare dal signor Wood. L'altro giorno ho visto che ha scontato i suoi occhiali del sessanta per cento» ha affermato indicando con un cenno del capo la parete della cucina, ossia quella che divide il mio appartamento dal soggiorno di Rei.

«Sul serio fratellone, non capisco proprio perché questo tuo atteggiamento poco incline alle relazioni» mormora scrivendo alla velocità della luce qualcosa sul suo cellulare. Mia sorella, di cinque anni più piccola, non è una persona normale. E non lo dico perché essendo io il più grande abbia qualche strano conflitto con lei o altro, sia mai... Se proprio vogliamo essere sinceri lei è la seconda donna più importante sulla faccia della Terra per me.

Se le capitasse qualcosa potrei ammazzare con le mie stesse mani il responsabile....

«Dimentichi Alice» le ricordo questo piccolo dettaglio sbadigliando sonoramente. Il turno di pattuglia ieri notte è stato un delirio, soprattutto perché non riuscivo a restare concentrato. E come avrei potuto dopo la cena assai particolare tenuta con la mia vicina?

Se non fosse stato per Pasty probabilmente mi sarei dato malato o avrei detto ai miei colleghi che avrei fatto il doppio turno il giorno dopo.

«Alice capirebbe benissimo secondo me. Non è né stupida né ingenua ed è ora che volti pagina... per te stesso e per lei» ribatte Holly trafiggendomi con i suoi occhi color ghiaccio. Non mi permette nemmeno di ribattere che afferra con convinzione la maniglia della porta e la spalanca. «Detto questo fratellone, io vado ad ubriacarmi come una spugna e tu» prosegue additandomi il petto, «Tu vedi di andare dalla vicina gnocca e di invitarla fuori» conclude girando sui tacchi per poi sparire giù, lungo le scale.

Resto impalato sull'uscio a fissare la sua coda di cavallo corvina che sparisce lungo la rampa e scuoto il capo divertito. Io e Holly ci conosciamo da quando avevo sedici anni. Quando suo padre mi trovò in un vicolo di Birgham che tentavo di scassinare un'auto mi afferrò per le orecchie trascinandomi di peso alla centrale di polizia, dove rimasi seduto alla sua scrivania per tutta la notte.

Richard Price, il capo di polizia dell'undicesimo distretto di Dublino, mi osservò attentamente con i suoi occhi celesti e rigidi, mi fece qualche domanda sulla mia provenienza e quella dei miei genitori e, non so ancora né come né perché, mi lasciò andare.

Esattamente. Non mi arrestò, non mi spedì in un centro di recupero per delinquenti o in un carcere minorile dato che ero stato colto bellamente in flagrante. Pensai di averla fatta franca quella notte e tornai nella casa abusiva in cui vivevo con gli altri ragazzi di strada.

Poche settimane dopo, quando passeggiavo in Belclare View avvolto dai miei logori stracci e con soli pochi soldi in tasca, rincrociai il suo sguardo mentre faceva il giro dell'isolato a bordo della sua autovettura. «Ragazzo» mi fermò. Ricordo che lo fissai con occhi carichi di curiosità e astio. Non sapevo cosa volesse da me e l'unica cosa che avevo imparato amaramente sulla mia pelle era quella di non fidarsi di nessuno.

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