27 - kayn (non corretto)

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- Capitolo da correggere (la mia beta si è persa all'Ikea, per questo è giustificata)

Io vorrei odiarla.

Vorrei odiarla con tutte le mie forze, ma non ci riesco. Il mio unico impulso in questo momento è andare dal damerino ingessato e riempirlo di botte. Avrei voluto non girarmi, avrei voluto non vedere lui che la baciava e lei che rispondeva al bacio.

Se potessi cancellerei quell'insana idea che mi è passata per la mente, quella di girarmi per cercare lei. Pensavo, onestamente, si fosse avvicinata a qualche gatto. Lei e la sua passione incosciente per i felini.

Ho visto come tratta Pasty, ho visto che attenzioni gli rivolge. Ho visto come guardava Alice, come si è comportata poi. L'ha trattata come un'adulta, un po' impacciata, ma l'ha trattata con rispetto e affetto.

«Kayn, stai bene?». Mi volto e trovo Holly sull'uscio della stanza di Alice, mi guarda con il volto contratto in una smorfia di preoccupazione. È da quando siamo rincasati che sono chiuso nel mio mutismo assoluto, che rimugino su cosa ho sbagliato: pensavo di averle fatto capire – facendole vivere piccoli attimi di quotidianità con me ed Alice – che io non l'avrei mai plasmata per farla diventare un'altra persona, che con noi poteva essere se stessa, vivere ed essere amata.

Con il damerino è triste, lo si vede nei suoi occhi ogni volta che torna da una serata con lui: quel maledettissimo figlio di puttana è un "risucchiatore" di vitalità e felicità e sono pronto a scommetterci tutta la mia dignità che non la ama.

Una persona che ti ama lotta per te, non accetta di condividerti con un altro. E io ho subito in silenzio, perché la vedevo tormentata. Siamo sinceri: chi sono io per lei alla fine?

Nessuno.

«Kayn?» mi richiama Holly. Sbatto le palpebre e la metto a fuoco, si sta avvicinando e quando è a pochi passi da me mi poggia una mano sulla spalla.

Mi sono seduto accanto al letto di Alice, a leggerle la sua storia preferita: Alice in the Wonderland.

«Papà, sei triste?» mi ha chiesto in procinto di addormentarsi, tra uno sbadiglio e l'altro.

«No tesoro, solo un po' stanco...» ho provato a mentirle, ma i bambini riescono a percepire quando un adulto mente. È una loro dote innata.

«Sei triste perché hai litigato con Rei?» mi ha domandato ignorando la mia spiegazione, al che ho annuito e lei si è alzata dal suo lettino protendendosi verso di me per abbracciarmi. «Papà, ti svelo un segreto»

«Quale?»

«Lo sapevi che le stelle ci sono anche di giorno?» mi ha domandato prendendomi in contropiede. Ho scosso il capo e lei ha sorriso con gli occhietti stanchi per il sonno: «Spiano i desideri delle persone per farglieli sognare la notte, quindi non essere triste se hai litigato con Rei: la sognerai questa notte papà» e io non potevo ribattere ad una teoria così pura e sincera. Ho semplicemente annuito e l'ho messa a dormire, poi l'ho guardata chiudere gli occhi e riposare tranquillamente.

«Sto bene» rispondo accennando un sorriso a mia sorella.

«Sicuro? Ho sentito papà che raccontava alla mamma cosa è successo davanti casa tua. Vuoi parlarne?» domanda accovacciandosi accanto a me.

Che ribaltamento impressionante dei ruoli: un tempo ero io che dovevo costringere a forza Holly per farmi dire cos'aveva, ora è lei che si preoccupa per me. La mia sorellina...

Le arruffo i capelli sospirando e mi alzo: «Andiamo in giardino, qui rischiamo di svegliare Alice»

***

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