«Signori e signori, benvenuti a bordo del volo 747JBC diretto al Louis Armstrong New Orleans International Airport. Il volo durerà dodici ore circa...» bla bla bla bla.
Perché diavolo sono qui!? Chi diavolo me lo sta facendo fare? Come cazzo si resiste dodici fottute ore su un aereo, eh!? Ingoio l'aria a vuoto e cerco di calmarmi. Mentalmente canticchio per la miliardesima volta quello stupido jingle della pubblicità sulle gomme da masticare e mi focalizzo sul piccolo schermo LCD che incastrano nello schienale della sedia di fronte a me. Business Class. Si presume che queste poltrone comode, questo comfort e la possibilità di ingozzarsi di schifezze per dodici ore siano abbastanza allettanti per chi A) è claustrofobico, B) è terrorizzato dai voli aerei. Non è che soffra di vertigini o altro, anzi; se proprio vogliamo essere onesti amo le altezze e sfidare me stessa facendo paracadutismo o bungee jumping, ma non so né come né perché sono letteralmente terrorizzata dagli aerei.
Sono arrivata in Irlanda con un traghetto! Ho guidato fino al molo e ho preso il traghetto, col cavolo che mi facevo un'ora di aereo o quel che l'è! Voglio dire, perché essere così masochisti e buttarsi nella folle avventura di dover prendere uno di questi aggeggi volanti? Sono delle maledette gabbie di ferro soffocanti, chiuse, piccole...
Sento il battito cardiaco accelerare e un rivolo di sudore mi percorre la spina dorsale. Ingoio a vuoto l'aria mentre l'aereo si muove con un lievissimo sobbalzo facendomi aumentare la presa sui braccioli del sedile. Ma perché non potevo darmi malata? O dire veramente che mia nonna è morta?! Che poi se lo sapesse che uso la sua morte come scusa mi prenderebbe a manganellate, ma orecchio non sente cuore non duole(?).
«Rei, tutto bene? Sei... gialla» mormora Ethan al mio fianco mentre si allaccia le cinture di sicurezza e il velivolo si muove sulla pista. No, non posso farcela. Adesso mi slaccio la cintura, scavalco il giapponesino seduto alla mia sinistra, rompo quel cazzo di finestrino e mi butto. Mi butto mannaggia a me! Preferisco rompermi un gomito, ma stare chiusa qui per dodici ore... oddio, sto per vomitare. Mi fischiano le orecchie.
«Una f-fa-favola» borbotto a fatica e la poca calma che ero riuscita a racimolare svanisce nel nulla.
«Non sembra... Anzi, direi che sei nelle stesse condizioni di chi sta per avere un forte attacco di panico» commenta sporgendosi verso di me. oh beh, grazie! Guarda, se non c'eri tu a dirmi che sto per entrare in crisi mistica non me ne sarei mai accorta!
«Rei» mi chiama nuovamente e l'aereo inizia a prendere velocità e un basso rantolo misto a un versetto di orrore mi sfugge. «S-Sono claustrofobica» sussurro deglutendo sonoramente. Sento la fronte madida di sudore e immagini apocalittiche mi affollano la mente: noi nell'Atlantico a migliaia di metri sotto al livello del mare; l'aereo che si schianta contro la statua della libertà; l'aereo che finisce il carburante... Insomma, tutto può capitare!
«E sono anche aerofobica...» riesco a concludere conficcando ancor di più le unghie nella pelle del sedile. Ethan mi fissa ancora per qualche istante con sguardo impassibile; inspira profondamente e scuote il capo visibilmente seccato: «E di grazia quando avevi intenzione di dirmelo? Lo sai che sono dodici ore di volo».
Alle volte mi chiedo perché gli uomini debbano proprio usare il tono di voce. Quel tono dannatamente fastidioso che implica una nota di retorica e superiorità, come a darci (a noi donne) delle idiote patentate. E giuro che l'istinto di tirare un cazzotto sul bel visino che si ritrova il mio capo è molto forte in questo momento.
L'aereo fa un altro sobbalzo e sento la schiena premersi contro il sedile nell'esatto istante in cui il velivolo inizia il decollo. Senza pensarci due volte afferro di scatto la mano di Ethan e inizio mentalmente a pregare qualcuno o qualcosa.

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Choose You?
Chick-LitUn avvocato specializzato in economia e un agente di polizia del distretto di Dublino. Uno rigido, severo e consumato dalla monotonia del suo lavoro; l'altro sfuggente e con un mistero alle spalle che gli impedisce di avere una relazione. Uno è il s...