10 - Rei (non corretto)

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Il secondo giorno di convention qui a New Orleans sta procedendo abbastanza bene. Credo. Beh, la gente parlotta, annuisce, stringe mani a destra e a sinistra, mentre la sottoscritta tenta inconfutabilmente di rimanere nascosta dietro a questo ficus il più allungo possibile.

Merda.

Doppia e tripla merda con tanto di mosca svolazzante attorno!

Perché mai una giovane, brillante e intraprendente ragazza come me dovrebbe rimanere nascosta dietro a questa pianta? Semplicemente perché a qualche metro di da me, proprio là, vicino a quei tre signori anziani e fasciati nei loro completi eleganti, Ethan Huges parla animatamente con loro esponendo loro i servizi dello studio e qui, qui, nasce spontaneo chiedersi dove sia il problema.

Semplice: continua a cercarmi tra la folla con lo sguardo.

Cazzo.

Non avrei mai dovuto baciarlo ieri sera! Posso attribuire la colpa di tutto ciò ai quasi due litri di birra ingurgitati durante la serata? No eh? Maledizione.

Un lieve ronzio accompagnato da un insistente vibrazione mi coglie di sorpresa e sussulto scuotendo le fronde del mio nascondiglio, tanto che qualche testa si gira chiedendosi quale strana e mistica corrente d'aria l'abbia mosso. Cerco in fretta e furia il cellulare della tasca dei pantaloni dal taglio classico e lo estraggo quasi a fatica. Sul display troneggia il sorriso a trentadue denti del mio migliore amico e rispondo cercando di mantenere un tono di voce basso in modo tale da confondermi con il brusio della gente.

«Omar!»

«Rei! Si può sapere dove sei finita? Sono due giorni che provo a chiamarti ma non rispondi. Ieri sera ero tentato di chiamare Scotland Yard e dichiarare guerra all'Irlanda a causa tua» prorompe l'economista di Wall Street e dal tono di voce direi che è anche parecchio incazzato.

«Scusami, è che ieri sera sono uscita dall'albergo senza cellulare o altro e sono rientrata abbastanza tardi» farfuglio quasi bisbigliando. «Ma la linea è disturbata per caso? Cos'è questo fruscio che sento in sottofondo? Sei in una foresta?» chiede Omar-orecchie-lunghe.

«No idiota, sono nascosta dietro ad un ficus!» squittisco e due signori che passavano da lì si girano verso la rigogliosa pianta. «Jhon, hai sentito anche tu oppure ho immaginato io che quel ficus squittisse»

«Forse dovresti andare a farti controllare un'altra volta l'apparecchio acustico Carl» borbotta l'uomo baffuto scuotendo la testa.

«Ma mi è costato quattromila dollari» sbotta la povera vittima di allucinazioni uditive allontanandosi da me. intanto, dall'altra parte della linea, Omar ridacchia divertito: «E di grazia perché sei nascosta dietro ad un ficus? Ma aspetta, hai detto albergo? Non sei a Dublino?» ma quante domande fai cristo santo!?

«No, sono ad una stupida convention sul mercato globale e il suo andamento nel 2017. Il mio capo pensava fosse una roba super importante per accaparrarsi nuovi clienti» e ci sta anche riuscendo constato scostandomi una ciocca ribelle dal viso. Ethan sta stringendo la mano ai tre tizi che mi ricordano vagamente i condor dei Looney Tones, e si ficca in mano due biglietti da visita. Due clienti assicurati.

«Aspetta, la convention si chiama GIMI 2017?» domanda incredulo. «Qualcosa del genere» farfuglio incassando la testa tra le spalle per evitare che Ethan, ora che gira nuovamente a zonzo per la sala, mi becchi. G.I.M.I., per quanto sia stupido come acronimo e mi ricordi tanto la marca di qualche barretta al cioccolato, sta per Global and International Market of Industries. Diciamo che GIMI suona decisamente più friendly dato che di amichevole nell'economia ci trovo proprio ben poco.

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