17 - Rei (non corretto)

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Una settimana prima del compleanno

«Riuscirò mai a portarti fuori a cena Signorina Roberts?» la voce di Ethan mi giunge improvvisa, come il sussurro di una dolce fragranza che ti solletica il naso. Alzo lo sguardo per ritrovarmi incatenata a due smeraldi verdi che mi osservano intensamente, mentre le labbra di Ethan si incurvano nel solito sorriso che ho imparato riserva solo alla sottoscritta.

«Ethan» lo saluto lanciando uno sguardo alle sue spalle per controllare se Missy ci sta ascoltando o meno, ma la sua postazione è vuota. «L'ho mandata a cercarmi dei fascicoli risalenti al 1999. Credo ci metterà un po' prima di ritornare» mi informa il mio capo rispondendo alla mia domanda tacita.

«Sei incredibile» lo riprendo, ma non riesco a reprimere un sorriso che sboccia sul mio viso. «Sul serio Rei, sono tre settimane che ti rincorro per una cena. Una sola» e mentre proferisce queste parole mette su la faccia di un povero cucciolo di foca abbandonato sulle lastre di ghiaccio del Polo Nord.

Oh merda, è la stessa tattica che ha alternato alle carezze e ai baci quando mi ha convinta ad andare a riposarmi a casa sua. «Ethan... avevamo detto che questa ...cosa... non è una relazione» gli ricordo e, in tutta risposta, lui abbassa il capo sulle mani che ha incrociato sul rialzamento della mia postazione e inclina di lato il capo: «Lo ricordo, ma ho saggiamente deciso di ignorare questa tua richiesta la notte in cui il tuo "amico" mi ha liquidato al cellulare dicendomi che eri sbronza» mormora mortalmente serio.

«Non mi piace l'idea di te alle tre del mattino con un uomo di cui non so nulla»

«Ti ho detto che è un poliziotto. Se non è sicuro lui, allora l'umanità deve segregarsi in casa e non uscire più fuori il sabato sera» ribatto ridacchiando e una dolce sensazione di calore prende a diffondersi nel petto: mi ero dimenticata di quanto possa essere bello avere qualcuno che si preoccupa per te, che ti scrive per sapere come stai e il giorno dopo ti chiama per chiederti se hai bisogno di qualcosa.

Da quella sera – o mattina – io e Ethan abbiamo preso più spesso a scriverci. E non cose prettamente legate al lavoro, ma anche un semplice "Che fai?" Alle nove di sera. È bello...

«Forse mi sarebbe semplicemente piaciuto essere al posto del tuo amico poliziotto allora» dice ricomponendosi e aggira la mia postazione per piazzarsi accanto a me. Mi afferra una mano e con una grazia incredibile mi invita ad alzarmi: «Mi piacerebbe uscire, mangiare, ridere, ballare e respirare con te. Ti vedo solo ed esclusivamente qui dentro e siamo sempre occupati. Vieni a cena con me Rei» mormora abbracciandomi e le mie difese, per quanto impenetrabili negli ultimi anni, iniziano a riempirsi di crepe a suon di carezze e attenzioni.

Da parte di due uomini che sembra si stiano contendendo il premio con la medesima tenacia e forza. Ciò mi spaventa a morte, ma allo stesso tempo mi incuriosisce. Cerco di stare attenta ai miei atteggiamenti quando sono con ognuno de due, ma sono talmente differenti che persino io sono differente quando sono con loro.

Ethan è un'alba quieta e meravigliosa, dai colori tenui come i pastelli che usavo quando ero piccolina. Quei colori neutri e delicati che non smetteresti mai di guardare. È come un balsamo o l'abbraccio caldo e sicuro di due braccia forti che ti stringono durante una tempesta notturna. Con lui il perenne senso di iperattività che mi caratterizza da sempre si quieta un po', dandomi la possibilità di tranquillizzarmi.

Kayn, d'altra parte, è un uragano. è un'onda che si scaglia violentemente contro gli scogli; una corsa stremante e togli fiato lungo qualche sentiero fitto di vegetazione.

Come si fa a scegliere? Cosa si dovrebbe scegliere?

«Esci con me stasera Rei» ripete Ethan interrompendo il flusso dei miei pensieri. Mi mordo l'interno guancia e scruto i suoi occhi alla ricerca di qualcosa da dire, ma una vocina abbastanza insistente continua a ripetermi di dirgli di sì.

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