Purple Lamborghini

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Quando Harleen tornò a casa sulla sua Chevrolet, aveva ancora la testa persa nei meandri dell'Arkham Asylum, precisamente nella cella n. 237.

Quella faccia matta e grottescamente bella tamburellava le sue meningi come un tamburo. Per distrarsi accese la radio, ma purtroppo c'era il telegiornale. Questo annunciava a suon di tromba che il famigerato Capitan Boomerang era stato arrestato nei pressi del Kentucky e condannato alla pena complessiva di ben tre ergastoli e sessanta cinque anni.

-Sono innocente!- smaniava follemente contro i giornalisti -Non stato io! Io e Pinky e non abbiamo fatto niente di male! Sono innocenteeee!!!!-

Harleen spense la radio e scosse la testa. Se non fosse stata nella città più oscura e pericolosa degli Stati Uniti, avrebbe anche parcheggiato e fatto volentieri una passeggiata chiarificatrice. Ma uscire di sera a Gotham City senza neanche una pistola equivaleva a suicidarsi, soprattutto per una ragazza sola e attraente come era lei.

Andò quindi direttamente a casa, ma appena svoltò l'angolo, notò una lussuosa Lamborghini viola parcheggiata proprio accanto al suo posto auto, nel vialetto riservato al suo condominio. La guardò incredula, possibile che i signori Rivera, di rispettivamente 72 e 79 anni, avessero cambiato auto?

Guardò gli interni dal finestrino oscurato: la pelle dei sedili sembrava bianca e ricamata, sul cruscotto c'era in bella vista un display sottilissimo e un paio di manette pelose erano agganciate al cambio.

-Dottoressa Quinzel?-

La ragazza si voltò subito, talmente in fretta da farsi quasi male al collo. Davanti a lei un imponente uomo di colore le accennò un sorriso.

-È lei la dottoressa Marleen Frances Quinzel?-

-Harleen- precisò con un fil di voce, terrorizzata.

-Ci siamo capiti. Questi sono per lei- le disse, dandole un girasole fresco e un bigliettino -Buona serata-

-Ah, grazie ma... Scusi, lei chi è?-

Ma il tizio non rispose.

Lo guardò fare dietro front ed entrare nella Lamborghini come se niente fosse, ma invece di sedersi dalla parte del volante, si sedette nel posto del passeggero.

-Entra in casa, bellezza- le disse l'uomo, sporgendosi dal finestrino -Non è saggio per te restare così esposta-

"Chi c'è con lui?" pensò agghiacciata, mentre una terribile consapevolezza le inondò il cervello.

Subito prese a sentirsi osservata. Si guardò intorno, ma il buio imperante le impediva di aguzzare la vista. Possibile che...?

La ragazza fece una corsa fino alla porta, armeggiando disperatamente dentro la borsa per cercare le chiavi di casa. Il panico iniziò ad assalirla nuovamente, proprio come qualche ora prima, quando il Joker l'aveva letteralmente uccisa con lo sguardo. Finalmente trovò le chiavi ed entrò, si catapultò in ascensore e spinse il bottone del quarto piano.

"Ragiona, Harleen" si disse, tenendo stretto il girasole da una parte e il biglietto dall'altra "Non può essere qui. Va tutto bene. Sarà un ammiratore... Magari una delle guardie armate, sì?"

No.

Sapeva chi era. Eccome se lo sapeva, e ora l'istinto le diceva che era in casa sua ad aspettarla.

Ma il guaio non stava tanto in quello, ma nel fatto che costei si sentiva più elettrizzata che spaventata all'idea di saperlo vicino. Davvero un guaio grosso e molto stupido.

Finalmente uscì dall'ascensore e, sempre col cuore in gola e quei due regali inaspettati tra le dita, entrò nel suo appartamento.

Accese subito la luce e si guardò intorno, ma tutto sembrava normale. Andò in camera da letto, tutto era in ordine e perfettamente a posto come l'aveva lasciato la mattina prima di partire. Stessa cosa valeva per la cucina, il bagno e il salotto. Non c'erano stanze a soqquadro, cassetti ribaltati o tende divelte... Niente di niente.

The Role ReversalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora