Up in the air

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-Jonny?-

-J-

-Prepara la Ferrari. Devo arrivare prima di lei-

-Dove?-

Il Joker sorrise -Nella sua umile dimora...-



Dopo un pericoloso viaggio in metro passato di fianco al controllore, Harleen finalmente arrivò nel suo condominio, non senza aver pagato un costosissimo taxi notturno.
Salì in ascensore ed entrò in casa sua bagnata fradicia, con le lacrime che minacciavano di scendere. Fuori, il fragore dei tuoni si infrangeva in ruggiti rabbiosi e mandava bagliori sul suo viso, pallido e stremato. Il tempo, almeno, si confaceva perfettamente al suo umore.
I tremori e la paura di morire, infatti, non l'avevano ancora abbandonata, basti pensare che il proiettile sparato da Joker l'aveva quasi colpita di striscio, ma era soprattutto la cocente delusione d'amore ad averle creato una voragine incolmabile nel petto.
La mia puttana, aveva detto schiettamente il clown, senza alcuna remora. Se lei voleva stare con lui e tentare l'ardua impresa di amarlo, quello sarebbe stato il suo ruolo, oltretutto condiviso con altre donne... Joker era stato cristallino.
Ma lei gli aveva detto di no, malgrado il desiderio bruciante di amarlo e stare con lui. Perché per lui era disposta a rinunciare a tutto, al suo lavoro, alla famiglia e perfino alla sua vita, ma non alla sua dignità e al rispetto reciproco, elemento fondante di ogni rapporto di coppia. Se poi, di sua spontanea e incorrotta volontà, avesse deciso di abbassarsi a qualsiasi pratica amorosa per farlo felice, quello era un altro discorso, perché comunque l'avrebbe scelto lei, o meglio, loro due, insieme.

Ma la parola "insieme" Joker evidentemente non la comprendeva. E questo bastava per rendere un ipotetico futuro con lui impossibile.

Harleen si disfò la coda e si ravvivò senza cura i capelli umidi, si tolse le scarpe e andò nel bagno. Accese la luce e si guardò svogliatamente allo specchio, ma come lo fece, vide alle sue spalle il riflesso di un uomo vestito di viola...

-Sorpresa!-

La ragazza urlò e si girò di scatto, indietreggiando fino a sbattere contro il lavandino. Joker era proprio dietro di lei, nel suo bagno, senza camicia di forza, senza uomini alle spalle e con l'impugnatura zigrinata di una revolver che sbucava dalla fondina dei pantaloni, neri e aderenti.

-Felice di rivedermi, baby?- iniziò lui, facendole un sorriso torbido -Ho pensato: lei non vuole venire da me? Bene, sarò io a venire da lei!- poi si guardò intorno -In fondo non è male qui, potrei anche abituarmi- disse, afferrando una boccetta di profumo e fermandosi a guardarla.

Harleen non riusciva a parlare, la paura la stava paralizzando. Indietreggiò fino a finire con le spalle al muro, mentre Joker continuava a guardarsi intorno.

-Certo, non è la mia deluxe suite, però...-

-Cosa...- cercò di sussurrargli -Che cosa...-

-Ah, credo che alla nonnina del terzo piano sia venuto un infarto- esclamò Joker, continuando a guardare le sue cose -E dire che avevo bussato solo per chiederle in che piano abitasse la dottoressa Quinzel... Le persone sono sempre così schive con me- fece un'espressione triste ma si coprì subito la bocca con la mano destra, quella che aveva un sorriso smagliante tatuato sul dorso...

Harleen notò che la sua piastra per i capelli era ancora sul mobiletto del bagno, a portata di mano. Era spenta, però poteva comunque tirargliela contro e tentare la fuga... Ma poi? No, sarebbe stata la mossa più stupida del mondo. Anche Joker le sorrise, come se avesse intuito i suoi pensieri.

-No, lascia perdere, la piega l'ho già fatta prima di uscire... Ma dimmi, ti piaccio così?- le domandò, sistemandosi il suo iconico blazer viola a due code -Mi sono messo tutto elegante per te-

The Role ReversalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora