21. Another life

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(Vi invito a mettere "Un'altra vita- Fabrizio Moro" quando leggete questo capitolo. Buona lettura!!)

Chapter 21

Quell'aria mattutina che, come i vecchi tempi era solita entrare dalla finestra in vetro la cui tenda ondeggiava da destra verso sinistra, divideva la mia camera dal mondo esterno e mi faceva pensare ancor prima d'aprire i miei occhi d'essere realmente a casa.

Sistemo meglio il mio cuscino voltandomi verso Zayn, il quale con gli occhi socchiusi non fa altro che abbassare ed innalzare il suo petto. Con fare cauto e non troppo impaziente mi avvicino verso il suo viso, e aspirando il profumo della sua pelle mi sporgo sino a lasciargli un bacio sulla testa.
Poi, in fretta e furia mi alzo prendendo qualcosa da indossare, ed evitando di fare rumore mi richiudo la porta alle spalle pronta per scendere giù.

Era giunto quel momento susseguito da domande che sorgevano spontanee: ero pronta? Pronta a rivedere Meredith? Cinque anni senza suoi contatti diretti, ero pronta ad incontrare quelle meravigliose pupille?

Mi è arrivata la voce sulla sua vita, ne  ha passate tante, momenti brutti che l'hanno portata a chiudersi in sè stessa. La paura di non essere apprezzata da lei mi stronca in due pezzi.

Scendo passo dopo passo quelle immense scale fin quando non vedo l'allegra famigliola racchiusa ed intenta a fare colazione attorno ad un tavolo.
La mia vista cattura zia Natalie ed Edward, il suo compagno, entrambi mi abbozzano un sorriso ricco d'una dolcezza estrema che non posso fare a meno di ricambiare.
Una ragazza sta seduta mostrando ai miei occhi le sue spalle. Si volta, solo allora constato sia Meredith, mi guarda come impassibile, i suoi occhi sono sprezzanti e privi della lucentezza di quell'azzurro portante.
Resto scioccata guardandola da capo a piedi. I suoi capelli d'un biondo naturale ed estremamente fine e delicato adesso sono svaniti, quella chioma portante è dipinta d'un  rosso acceso, le sue palpebre sono contornate da un forte trucco ed il suo sguardo sembra iniettato di dolore, tristezza e odio.
Non mi viene piuttosto facile riconoscerla, mi viene pure strano da credere che una bambina di soli quattordici anni possa essersi trasformata in modo tale da fare un cambiamento radicale.

"Ciao"

Faccio un passo avanti verso di lei, la ragazza seduta continua a guardami masticando la chewing-gum in modo irritante. Mi guarda nuovamente da capo a piedi e poi, con un fare altamente snob,  si limita a fare un cenno con la testa. Resto sconcertata e delusa ma cerco di non mostrarlo, ed infine  prendo posto accanto a zia Natalie.

Le lancette dell'orologio a pendolo lasciano trasparire un ticchettio ed è proprio in quell'attimo che io inizio a sorseggiare il mio caffè e prendo un toast con della marmellata alla ciliegia.
Odio aver visto e continuare a vedere mia sorella in questo stato. Non posso capacitarmi di questo cambiamento improvviso.
Il tempo passa, e mentre lei è intenta a smanettatare il suo cellulare, uno scricchiolio prevale in casa.

Siamo tutti intenti a spostare lo sguardo verso le lunghe scale; Zayn appare con un paio di boxer ed una giacca aperta che lascia intravedere la moltitudine di tatuaggi che ricoprono il suo petto. Con fare assonnato scende le scale, i suoi occhi sono quasi socchiusi, d'un tratto retrocede e li strabuzza d'impatto fissando la ragazza dinnanzi a lui.
Il silenzio incombe nella stanza, il mio sguardo si dirige dagli occhi di Zayn a quelli di Meredith.
La rossa si volta a guardarlo e l'espressione del moro  sembra quasi incredula, se ne sta in piedi e mi guarda, alternando stavolta lui lo sguardo fra me e lei.

"Meredith..."

"Zayn..."

Si alza in piedi e cammina verso di lui, incontrando i suoi occhi. Gli gira attorno scontrando appositamente il suo petto con quello scoperto del mio ragazzo.

"Sei..."

Imbambolato si prostra alla sua altezza balbettando per le parole che fanno fatica ad uscire dalla sua bocca. Che mi venisse un colpo ma questa scena non l'ho nemmeno sognata in uno dei miei peggiori incubi.

"Sono?"

Apre la sua bocca avvicinando  un dito alle sue labbra. Natalie mi guarda sconcertata dal comportamento della nipote.
Le mie unghie picchiettano sul tavolo tendendo a provocare un rumore altrettanto fastidioso ed uniforme allo scorrere del tempo, i miei occhi sono rossi e dal mio naso è come se fuoriuscisse del fumo. Sono infuriata.

"Cambiata."

A questa sua affermazione mi alzo in piedi strisciando la sedia. Lo sguardo dei presenti è su di me, serro i pugni ed avvicinandomi passo dopo passo ai due noto la mia mascella essersi contratta.

"Cosa vuoi mettere in evidenza comportandoti da sgualdrina?  Vedi come ti sei ridotta? Ci provi con il mio ragazzo. Se mi avessero detto che in futuro saresti diventa così non ci avrei creduto mai. Quanti anni hai? Cresci un po' dio mio. La vita a lungo andare ti riserverà cose brutte cara Meredith. Io... Non ti riconosco più, cazzo."

La guardo dritta negli occhi, quegli occhi sprezzanti ed intimidatori. Una smorfia di disgusto compare sul mio viso, faccio per andare via non prima d'aver lasciato un'occhiata del tutto superficiale a Zayn.

"Cosa cazzo nei sai tu della mia vita! Te ne sei andata, mi hai lasciata sola e non sei più tornata. Cresci un po' tu e fatti la tua di vita invece di provare a correggere la mia."

Urla con tutto il fiato possibile lasciando i suoi occhi inumidirsi, restante immobile mi volto verso di lei avvicinandomi sino ad incontrare la sua anima raffigurata nei suoi occhi.

" Non mi faccio dare lezioni di vita da una persona come te. La mia vita l'ho fatta cara Meredith, e tu sai che sin dalla tua età mi prendevo cura di te ed ero già matura al punto giusto  da comprendere cose che tu, ora come ora, non saresti nemmeno in grado di leggere."

Stavolta è lei che, in modo sprezzante e iniettato di crudeltà, mi guarda fissa negli occhi.

"Sto andando a prendere una boccata d'aria."

Rompo quel contatto di sguardi e prevengo mia zia Natalie con un segno della mano, la quale si era alzata in piedi  per parlare di tutto ciò.
Cammino verso l'ingresso ed afferrando il mio cappotto lungo, apro la porta mentre un'ondata di vento immediata mi sfiora la candida pelle.
Prendo posto nel portico e stringo le mie braccia. Guardo l'orizzonte lasciando che i miei pensieri, ancora una volta, pervadano il mio essere.
Passa il tempo, passano i minuti, passano quei secondi che formano il tempo. La vita è fatta dal tempo, passa, si ferma, va troppo veloce. È come il predatore e la preda. Il tempo è la preda, la vita è il predatore. Il predatore rincorre la preda ed è proprio così che va la vita: la vita rincorre il tempo che va, passa, senza fermarsi. Quindi la causa di tutto ciò che va a rotoli è il tempo. Ed è quando tu sei giunta in un momento della tua vita difficile e magari complesso che adotti la filosofia del 's'è fatto tardi molto presto.' Perché pensandoci è così, chiudi gli occhi per un periodo di tempo e quando li riapri ti ritrovi a convivere in un'altra dimensione, con luoghi diversi, persone diverse, legami e comportamenti diversi.

E proprio così in dolce compagnia dell'ingannevole ed insospettabile vento che chiudo gli occhi e metto off tutto il mondo pensando che Moro ha ragione: si, ci vorrebbe un'altra vita!

Ci vorrebbe un'altra vita

per comprendere ogni cosa

prima che sia già passata fra le mani

per difenderti domani

dall'ipocrisia del mondo e dai giudizi

dall'ingenuità che il tempo

ha trasformato in vizi.

Kiss me, you fool 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora