14. Ariel?

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Chapter 14

Avete presente quando si dice che il lavoro ci chiama? Quando di prima mattina si dovrebbe essere attivi e non divulgarsi troppo con i pensieri e tutte queste cose? Be' io no.
La mia sveglia non faceva altro che saltellare a destra e a sinistra producendo quel fastidioso suono associabile più comunemente ad un rumore.
Con un paio di occhiaie sotto gli occhi mi alzo in piedi preparandomi svogliatamente. Non sono pronta per subire lo sguardo di Lawrence e di tutti i miei colleghi. Si dice che Manhattan sia grande, be io sono d'accordo.
Ma nonostante la sua grandezza i fatti stupiscono, le parole girano e gli sguardi trafiggono.

Con nonchalance mi avvio verso quello che potrei comunemente caratterizzare come una cabina armadio: la mia? Il caos, colma di vestiti alla rinfusa. Dio, uno di questi giorni dovrò proprio mettermi sotto e pulire.
Afferro le prime cose pulite che adocchio e coprendo le grandi borse sotto ai miei occhi con del fondotinta lego i capelli in una coda alta, afferro l'occorrente per il lavoro e vado via da casa mia.
Il venticello è sempre presente, e non c'è da meravigliarsi dato che siamo in pieno dicembre. Il natale è alle porte ed io sono molto felice perché è una delle festività che mi sta più a cuore. Il calore, l'affetto... racchiuso in una sola cosa.

Camminando a passo lesto all'angolo del marciapiede prendo la via più veloce che passa da casa di Louis ed Harry. Solitamente non c'è mai nessuno in questa via perciò una Lamborghini nera  coglie la mia attenzione, inutile negare che la mia curiosità mi portò ad abbassare lo sguardo e individuare di chi si trattasse.
Un ciuffo biondo cattura la mia attenzione, quel ciuffo biondo. Istintivamente i miei pensieri si catapultarono nel passato. Alexander, il ragazzo della festa di Halloween. Mi guarda da capo a piedi mordendosi il labbro, fisso il suo gesto e con non so quale coraggio e quale voglia mi avvicino.

"Ciao" Picchietto sul finestrino della macchina, si scambia una parola con ragazzo di pelle scura seduto al suo fianco e poi mandandomi uno sguardo malizioso ammicca un sorriso.

"Bambola! Mi sei familiare." Assume un cipiglio cerando di ricordare dove e quando mi ha visto.

"Ad Halloween! Ero con Lawrence." A quel nome serro i denti e cerco di mantenere la calma senza far trasparire alcuna emozione.

"Oh ecco!"

"Posso sapere cosa ci fai qui?" Domando di getto guardando il mio orologio e constatando sia più tardi del previsto.

Assume uno sguardo dubbioso, presumo si chieda il perché di questa mia domanda. Con fare tentennante e poco convincente gratta leggermente la sua barbetta e poi si accinge a guardarmi negli occhi e a sussurrare.

"Zayn"

Annuisco sistemando la mia borsa in spalla, solo dopo i miei occhi si spalancano più del previsto formulando il significato di quel nome.

Zayn? Cosa c'entra Zayn? Come lo conosce? Ma soprattutto, perché lo cerca?

"Zayn?" Ripeto inconsciamente cercando di non destare troppo la preoccupazione che è in me.

"Esatto bambola! Per caso lo hai visto? Perché dalla tua espressione sembra che tu lo conosca. Comunque abbiamo delle faccende da sbrigare"

Resto immobile analizzando nella mia mente la situazione creatasi e collegando i vari punti cercando  di trarre delle conclusioni giuste e non troppo affrettate.

Kiss me, you fool 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora