Avevo perso il conto dei giorni passati, settimane? Mesi? Addirittura anni da quelle parole?
Forse solo poche ore o forse mille anni, ma per me il tempo sembrava essersi fermato.
Continuavo a rimescolare i pensieri nella mia testa, forse sperando di riuscire a creare nuove risposte mentre in realtà creavo solo domande. Le poche informazioni, le poche certezze non aiutavano, anzi se ne stavano lì ad osservarmi beffarde coscienti del mio problema da risolvere. Le risposte invece sembravano essere sempre più lontane, irraggiungibili, inafferrabili.
Una domanda continuava a spuntar fuori fra tutte le altre, una domanda tortuosa piena di spine ed armi a doppio taglio.
Ero davvero diventata un mostro?
Avevo davvero fatto soffrire tutti coloro che mi conoscevano? Era questo che ero diventata?
Jennifer era riuscita finalmente a svegliarmi dal mio sogno di essere una brava persona, una brava sorella, un bravo capo. Jennifer era riuscita a farmi crollare tutto addosso con una semplice frase, una di quelle che si ripetono nella mente infinite volte e ogni volta fanno sempre più male.
Sembravo una di quelle che hanno abbandonato la loro vita alla mercé del destino, ero ferma, immobile immersa completamente nei miei pensieri con lo sguardo perso nel vuoto del nulla.
Le persone passavano di fronte a me ma mi sembravano tutte uguali, tutte perse, perché ero io quella persa.
Avevo voltato le spalle a chiunque avesse cercato di aiutarmi, alla speranza ed in un certo senso anche a Jack. Quella domanda di qualche giorno fa a cui avevo risposto tanto facilmente, ora aveva tutt'altro significato.
Ora aveva tutt'altra risposta per me.
Jack non sarebbe stato fiero di me, Jack mi avrebbe chiesto di cambiare, Jack mi avrebbe chiesto di cercarlo.
Ed io avevo ignorato tutto ciò.
Mi ero autoconvinta di essere migliorata, di aver fatto tutto ciò che andava fatto e invece avevo preso tutt'altra strada.
Eppure non avevo le forze per alzarmi, muovermi e correre dagli altri, avevo solo la forza di non finire nell'eterno sonno.
Solo la voce che mi aveva risvegliato dal mio "sogno" poteva risvegliarmi da quello stato, ma per qualche ragione non si era ancora fatta viva.
Emma era già passata un paio di volte, cercando di parlarmi ma fu tutto vano. Persino il rappresentante aveva cercato di spronarmi ma non c'era stato nulla da fare.
Io avevo bisogno di Jennifer.
Ma non sembrava essere intenzionata a tornare da me.
Avevo esagerato con lei, avevo esagerato con tutti, non mi riconoscevo più.
Ero solo un ammasso di tristezza che sfrutta la cattiveria come uno sfogo.
« Wow unicorno. Non credevo che le mie parole ti avessero ridotta in questo stato »
Affermò una voce alle mie spalle.
Nessuno mi aveva mai chiamato unicorno, nessuno tranne Jennifer.
La ragazza si avvicinò ponendosi di fronte a me.
Poggiò un dito sul mio braccio ormai diventato esile e provocò una leggera pressione.
« Scherzi? Sei pelle ed ossa! »
Esclamò prendendo le mie braccia con le mani sollevandole per poi lasciarle ricadere sul bracciolo della poltrona.
« Quante volte ancora dovrò dirti di... Ah lasciamo perdere! Mentre tu giochi a fare la bambola depressa di ceramica già rotta, Jack là fuori sta probabilmente sperando che tu faccia qualcosa o ancora meglio starà buttando giù il Luogo per poterti rivedere! E tu invece resti qui a fare la passiva, a lasciarti scivolare il mondo addosso permettendo a tutto e tutti di scavalcarti! Non te lo ripeterò un'altra volta... Tu! Alzati! Forza! »
Mi urlò contro ma per quanto provassi a muovermi, a reagire, a fare qualcosa, non ci riuscii.
Credevo che lei sarebbe riuscita a risvegliarmi, eppure...
Avrei voluto dirle tutto, che avevo cambiato idea, su di lei, su di me, sul viaggio, su tutto! Ma non ci riuscivo e basta.
« Ok, ho capito »
Affermò ed io pregai che non mi abbandonasse.
Afferrò nuovamente le mie braccia, ma con molta più forza ed in un attimo mi tirò verso di lei facendomi sollevare dalla poltrona per poi lasciarmi.
Sentii le mie gambe tremare pronte a cedere e farmi cadere a terra.
Dondolai leggermente per un po' rischiando più volte di cadere e farmi molto male.
« Ma sei matta?! »
Esclamai. Buffo, conoscevo già la risposta, ed era un ovvio "si". Ma è proprio per questo che è riuscita ad alzarmi, lei non ha avuto paura di farmi male.
« Mi sembra che tu sia in piedi, illesa fra l'altro »
Constatò incrociando le braccia.
Mi guardai le gambe ormai sicure e capii che finalmente avevo nuovamente preso il controllo del mio corpo.
Ora basta aspettare.
Dovessi morire un'altra volta, io tornerò da Jack.
« Jen, andiamo! »
Le ordinai amichevolmente andando a passo spedito verso la camera di Emma.
Arrivata a destinazione, spalancai la porta come una furia e guardai Emma dritta negli occhi.
« Andiamo a riprenderci Jack »
Affermai con sguardo duro pronta a tutto.
Jen aveva maledettamente ragione, probabilmente Jack aveva già rivoltato tutto cercando di tornare da me ed io invece ero rimasta a crogiolarmi nel dolore, ma quel periodo era volto al termine.
Michela Alibianche non si sarebbe più arresa, non si sarebbe più fermata.
Emma si alzò, praticamente sconvolta, ma per evitare che io anche solo provassi a cambiar idea, mi seguì in silenzio.
Basta subire, avrei lottato con tutte le forze per tornare da lui.
Emma fece il solito rituale di fronte alla porta del rappresentante e questo aprì senza troppi indugi.
« Emma, Michela »
Iniziò a salutarci ma non appena poggiò lo sguardo su Jennifer, il suo sguardo si indurì ed un lampo d'ira passo per i suoi occhi.
« Che diamine ci fate qui, cosa volete?! »
Tuonò osservandoci una ad una, soffermandosi su Jen.
« Vedo che non mi hai dimenticato »
Rispose la ragazza stringendo i pugni.
Si erano già incontrati o peggio si conoscevano o peggio ancora si odiavano...
« Non farti più vedere, Jenna »
Sibilò nervosamente per poi farla sparire in una nuvola di fumo nero misto a polvere grigiastra.
Quel nome smosse qualcosa in me e mi sembrava sempre più di aver visto quella ragazza ancora prima della scomparsa di Jack. Ma soprattutto perché la chiamava Jenna e non Jen o Jennifer?
« Ascoltami, noi veniamo in pace, non so che trascorsi tu abbia con Jen ma noi non c'entriamo. Ci serve di accedere al Luogo »
Affermò Emma tentando di calmare le acque, il suo obbiettivo e quello di tutte noi non era certo quello di far arrabbiare il rappresentante.
L'uomo fece una piccola smorfia di dissenso.
« Al Luogo?! Ma capisci cosa mi stai chiedendo? »
Domandò retorico l'uomo che sembrava irremovibile, sbatté con forza un pugno sulla scrivania.
« Andiamo so che puoi farlo! »
Esclamò Emma poggiando i palmi sulla superficie legnosa chinandosi leggermente in avanti per guardarlo dritto negli occhi.
« Se io ti dessi una mano, l'Innominabile mi darebbe in pasto ai senzanome! »
Urlò scattando in piedi mostrando quanto fosse serio ma mia sorella non si mosse neppure di un centimetro.
I senzanome... Non sapevo cosa fossero ma non era il momento di chiederlo.
« Sicuro non ci sia modo? »
Domandò Emma con l'ultimo barlume di speranza, forse sapendo o sospettando che in realtà lui sapesse qualcosa.
« Non ho il permesso »
Concluse l'uomo risedendosi comodamente sulla sua poltrona facendoci segno di andar via.
« Ascoltami! Dovessi andare contro tutte le leggi possibili che esistano e non, io tornerò da Jack, che sia chiaro! »
Esclamai sostituendo mia sorella che sembrava voler parlare ancora.
C'era una linea sottile fra la calma e la passività ed io lo sapevo fin troppo bene.
Gli occhi dell'uomo mi scrutarono intensamente cercando in me qualcosa che mi facesse vacillare ma a quanto pare non ci riuscì perché distolse lo sguardo. Le pagliuzze rosse che contornavano le sue iridi sembravano ora molto più intense.
« Io non posso aiutarvi, ma potreste parlare con Elena »
Sospirò poggiando sulla superficie della scrivania la penna che stava rigirando nervosamente fra le dita poco fa.
« Elena? »
Ripetei volgendo lo sguardo ad Emma nella speranza che lei ne sapesse qualcosa in più di me. Cercai il suo sguardo ma evidentemente era perso nel vuoto.
« È la dannata rinchiusa qui dentro da più tempo di tutti »
Spiegò brevemente cercando freneticamente in uno dei tanti archivi alle sue spalle, ammassi di fogli antichi e non, che racchiudevano tutte le informazioni conosciute sui dannati.
Sfogliò un paio di cartelle cercando l'iniziale del suo cognome: Sanguegelido.
Tutti i cognomi dei dannati avevano un senso ed un significato, solitamente quelli formati da parole come "ali", "puro" e "bianco" erano figli di umani e angeli mentre quelli formati da parole più macabre come "sangue", "nero" e "oscuro" erano i figli di umani e demoni.
Appena trovò la cartella la tirò fuori sfilandola agevolmente dimostrando di aver fatto quel lavoro parecchie volte. La lasciò ricadere sulla scrivania provocando un tonfo sordo e un ondata di polvere.
La carta ingiallita e strappata in vari punti sembrava quella delle mappe dei tesori, piena di pieghe e strappi.
Persino l'inchiostro emanava un sentore di antico così come la calligrafia tondeggiante.
Il rappresentante la aprì con attenzione tirando fuori i vari fogli.
Dopo averne sfogliati alcuni trovò ciò che stava cercando e poggiò la piantina sulla superficie legnosa.
« Parti dalla stanza 8, poi gira a sinistra e prendi il secondo corridoio, la terza porta è quella della sua stanza »
Indicò con l'indice tutto il percorso fino ad arrivare alla stanza della donna e si soffermò su di essa.
« Ok che vuoi in cambio? »
Domandai incrociando le braccia, sospirando già pronta a sentire una risposta indecente che mi sarebbe costata non poco.
« Nulla. Sei la sorella di Emma ed io le devo molto, un patto è un patto »
Rispose richiudendo le carte per poi riporle dentro l'archivio che chiuse con una chiave speciale.
Non volevo sapere che patto avesse fatto con Emma e probabilmente non glielo avrei mai chiesto, ma dentro di me speravo un giorno di scoprirlo.
« Grazie »
Concluse Emma portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, per lei era un gesto di nervosismo o il più delle volte significava che aveva qualcosa da nascondere. Se solo non avessimo avuto un obbiettivo ben preciso, la avrei tartassata di domande fino a scoprire la verità, ma non c'era tempo.
Io ed Emma salutammo il rappresentante con un piccolo segno col capo e uscimmo dalla stanza in silenzio.
Una volta fuori ci dirigemmo verso la stanza numero otto in cui avevo avuto poche occasioni di entrare. Non avevo un motivo per entrare in una stanzetta praticamente vuota che anche percorrendo la strada in modo diverso rimaneva abbastanza insignificante. Seguimmo le indicazioni del rappresente finché non ci imbattemmo in Jen.
« Che fate non mi aspettate? »
Domandò falsamente irritata.
« Dai seguici, stiamo andando da Elena per chiederle delle informazioni »
Risposi rincominciando a camminare a passo svelto fino ad arrivare alla porta della stanza di Elena.
« Tu nasconditi, non si sa mai e se non torniamo entro una certa ora, chiama qualcuno o vieni a cercarci »
Sussurrai a Jennifer per evitare spiacevoli evenienze, sebbene Emma si fidasse del rappresentante, a me non convinceva affatto.
Bussai timidamente mentre Jen andò a nascondersi, notando quanto fosse massiccio il legno chiaro dalle venature scure, della porta. Sentii dei passi, segno che avrei presto conosciuto la tanto famosa dannata rinchiusa da più tempo.
Mi aspettavo un'anziana signora che a malapena si reggeva in piedi con l'aiuto di un logoro bastone, lunghi capelli bianchi un tempo setosi diventati ispidi e incolori, rughe profonde ed evidenti, testimoni degli anni e occhi stanchi che hanno perso la loro luce col passare del tempo.
Invece aprì una donna di circa trentacinque anni con lunghi capelli corvini che scendevano morbidi e ondulati lungo la schiena arrivando a poco più di metà di essa, occhi color nocciola con una certa allegria ma anche segnati da qualcos'altro, qualcosa che la distruggeva al suo interno e che io avevo probabilmente riconosciuto per esperienza, lineamenti marcati ma non abbastanza da toglierle la grazia del viso e labbra sottili mantenendo comunque un certo spessore.
Ci regalò un sorriso incerto e ci fece accomodare senza proferir parola.
« Buongiorno Elena, vorrei chiederti un favore »
Esordì Emma per spezzare il silenzio che si era venuto a creare per la mia diffidenza verso quella donna che sembrava non essere troppo affidabile nonostante l'aspetto.
Elena aveva versato del buon vino in tre bicchieri di vetro per poi porgerne due a noi e tenersene uno.
La donna annuì per far cenno ad Emma di continuare tirando un'altro di quei sorrisi che mi lasciavano perplessa per poi bagnarsi le labbra col vino.
« Noi avremmo bisogno di istruzioni su come accedere al Luogo e speravamo tu potessi dirci qualcosa avendo molta più esperienza di noi e... »
Iniziò mia sorella anche lei diventata incerta ma Elena la bloccò con un cenno della mano bevendo un altro piccolo sorso del liquido rosso per poi poggiare il bicchiere sul tavolo.
« Vedi, Emma... »
Si bloccò un attimo per alzarsi lentamente dalla poltrona di pelle nera.
« C'è solo un problema... »
Continuò stringendo i pugni mentre il suo sorriso diveniva una smorfia di rabbia.
« Michela ha ucciso, anzi peggio... Eliminato la mia cara sorellastra e dato che non vedo i miei genitori da anni ormai, lei era tutto ciò che mi rimaneva... »
Esclamò con un tono che cresceva sempre di più e sembrava che bramasse sempre più vendetta ad ogni parola.
Rimasi in silenzio, ferma, immobile con le unghie conficcate nella poltrona tanto che avrei potuto romperla. Sapevo che c'era qualcosa che non andava in quella donna, qualcosa che non mi convinceva. Emma dal canto suo fissava prima la donna e poi me in cerca di risposte.
« Michela ha eliminato Annabeth! »
Urlò scaricando tutta la rabbia accumulata mentre parlava, prese il bicchiere e lo scaraventò al muro rompendolo in mille pezzi.
I suoi occhi ormai erano diventati di un tremendo rosso luminoso e un fumo grigiastro le avvolgeva il corpo, con un urlo sprigionò una potenza mai vista prima e qualsiasi cosa ci fosse nella stanza, volò sbattendo nel muro.
Sia io che Emma fui scaraventata violentemente al muro, sbattendo la testa e perdemmo conoscenza rimanendo alla totale mercé della donna.Angolo autrice
Eccolo il tanto atteso capitolo pubblicato prima per sbaglio!
Finalmente un po' di azione e lotta🎉
Vedremo come se la caveranno Michela ed Emma con questo nuovo personaggio un po' funesto.
Eee niente Annabeth riesce a rompere le scatole anche da "distrutta" a quanto pare...Vi prego ditemi voi come finire i discorsi io non ce la posso fare😂😭
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Non so se tornerò da te
ParanormalMichela, dalla sua morte, ma soprattutto dalla scomparsa di Jack, non è più la stessa. Ora, è diventata una persona aggressiva, triste e con un vuoto incolmabile dentro. Da quando ha abbandonato definitivamente la così detta superficie, è diventata...