Quel che posso fare

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« Ti avevo avvertita di non farlo... »
Mi ammonì severamente Emma, dopo aver atteso che mi riprendessi. Be'... come darle torto, in fondo avevo davvero fatto qualcosa che avrebbe potuto mettere a repentaglio la mia stessa vita senza tra l'altro ottenere risultati soddisfacenti. Intanto anche gli altri erano entrati non avendo sentito altri rumori sospetti.
« Lo so, mi dispiace. »
Mi scusai sinceramente, ero veramente dispiaciuta di averla fatta preoccupare ancora una volta. Non ero stata lucida, non avevo pensato come si deve ed avevo rischiato di buttare al vento tutti i miei sforzi. D'altra parte non solo ero mortificata per aver fatto preoccupare tutti, ero anche in ansia per ciò che era successo. Non ho avuto il coraggio di raccontarlo agli altri, ho avuto timore che mi avrebbero abbandonata. In fondo, quella reazione da parte dello specchio doveva essere un presagio tutt'altro che buono. Avevo riflettuto sul fatto che potesse essere stato un malfunzionamento, ma decisamente quest'ipotesi non mi tranquillizzava.

Qualcuno bussò alla porta.
« Sono io, il nuovo rappresentante. Ho rilevato un'elevata e anomala fonte di energia e maledizione. Potreste aprirmi in modo che io mi assicuri che sia tutto a posto? »
Chiese inaspettatamente gentilmente la persona oltre la porta.
Fu questione di pochi secondi. Ci guardammo tutti e poi guardammo lo specchio. Dovevamo nasconderlo, e in fretta. Dan assunse uno sguardo cupo e Jen mostrò un'espressione alquanto turbata.
« Ok, io lo distraggo mentre voi teletrasportate lo specchio... »
Affermò l'ex rappresentante, avendo intuito che Dan e Jennifer non erano in grado di mantenere i nervi saldi. In realtà anche lui aveva un conto in sospeso con quella persona, ma era conosciuto per la sua calma e pazienza. Certo, aveva minacciato e torturato la ragazza che amava, ma era sicuro di riuscire a reggere almeno per il momento la situazione.
Fu così che non appena aprì la porta e vide il sorriso tirato di quel tizio che tanto odiava, fece un respiro profondo e gli diede un pugno in faccia.
No. Non era riuscito a reggere la situazione.

Aveva ripensato a quanto dovesse aver sofferto Jennifer, a quanto aveva sofferto lui stesso a causa di quella persona viscida, a tutto quello che aveva dovuto passare e al tempo che aveva sprecato ad odiare una ragazza innocente che aveva solo cercato di proteggere lui e suo figlio.

Osservò un attimo il nuovo rappresentante, che si era improvvisamente ritrovato seduto a terra con la schiena sulla parete del corridoio.
« Ok, posso capirlo. Immagino che Jen ti abbia rivelato tutto, no? »
Domandò rimettendosi in piedi, tirando fuori dal taschino un fazzoletto per asciugarsi il sangue fuoriuscito dal naso.
« Non osare nominarla. »
Erano rare le volte nelle quali l'ex rappresentante perdeva la calma, ma quelle poche volte che accadeva, decisamente era meglio stargli lontano.
L'altro sorrise beffardo.
« Però a lei piaceva nominarmi. Urlare il mio nome quando la torturavo... "Ti prego, basta!" oppure "smettila non ce la faccio più..." »
Il nuovo rappresentante sembrava divertito più che mai, mentre l'altro non riuscì a fare a meno di digrignare i denti. Stavolta il suo pugno non gli avrebbe fatto male, no, l'avrebbe ucciso.
Alzò ancora una volta il braccio, ma Jen lo raggiunse, bloccandolo.
« Non è mai successo nulla di tutto questo! Smettila, lo sta facendo per farti commettere un crimine terribile e buttarti nei sotterranei! Ti prego ascoltami! »
Esclamò la ragazza, ancora una volta con le lacrime agli occhi. L'ex rappresentante si bloccò improvvisamente, ma non riuscì a controllare comunque la sua rabbia.
« Come potevo urlare il suo nome se nemmeno so qual è?! Per voi rappresentanti è una debolezza, no? Persino tu hai fatto fatica a rivelarmi il tuo, figurati se questo maledetto mi avrebbe detto il suo. Il codardo qui davanti è solo un vigliacco, non ha avuto il coraggio di torturarmi lui stesso, stava solo a guardare. Aveva ordinato ad un demone, femmina per giunta, di torturarmi. »
Spiegò stringendo a sé il pugno del ragazzo, sperando di riuscire a calmarlo.
Un piano perfetto. Il nuovo rappresentante era stato aggredito dal vecchio, senza alcun apparente motivo, a causa di ciò l'ex rappresentante sarebbe stato buttato per sempre nei sotterranei. In più poteva anche inventarsi che l'ex rappresentante l'aveva aggredito per riprendersi il titolo o per finire nei sotterranei in modo tale da stare insieme al figlio.
Se anche fosse venuta a galla la storia della tortura non vi erano prove, e in ogni caso il nuovo rappresentante non le aveva torto nemmeno un capello.
« L'angioletto qui ha ragione. Io comunque ero solo venuto per fare un controllo e guarda un po' come mi hai ridotto. Ragazzino, ringrazia che ti perdono per il colpo di prima. Chiedo perdono per le menzogne di prima, ma volevo vedere fino a che punto l'amassi. »
Disse aggiustandosi i vestiti.
« Allora? Posso entrare a controllare? »
Chiese infine, anche se in realtà aprì la porta prima di ricevere una risposta.
Quando l'aprì tutto ciò che trovò di anomalo fummo noi che controllavamo dalla finestra cosa stesse succedendo prima.

Non so se tornerò da teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora