Quando l'amore scotta...

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« Emma, io vado. »
Dissi a mia sorella per avvertirla. Non potevo assolutamente perdere qualcun altro che ritenevo importante nella mia vita e il pensiero di soffocare ancora nel dolore mi annebbiava la mente. Non pensavo più lucidamente, non mi ero minimamente curata del fatto che, se mi fossi dissolta anch'io in quella scura e densa nebbia avrei fatto piangere qualcuno. Qualcuno come Emma e chissà, forse Dan. Per non parlare di come l'avrebbe presa Jack e di quanto avrebbe sofferto. Ma potevo sopportare la morte, inutile oltretutto, di una mia importantissima amica? Potevo ancora rialzarmi dopo un perdita del genere? Probabilmente no, ma in ogni caso Emma mi aveva trattenuta per un braccio e non accennava a lasciarmi andare.
« Ehi lasciami! Devo... »
Mi bloccai appena vidi delle lacrime scendere dal suo viso. la avevo fatta piangere? Mi strinse ancora più forte il braccio e abbassò leggermente il capo.
« Giuro che se muori anche tu, non ti perdono. »
Affermò glaciale. Poi mi lasciò lentamente andare. Sorrisi leggermente, fra il malinconico e l'ironico.
« Dimentichi che siamo già morte. » Risposi allontanandomi leggermente da lei. A quel punto mia sorella sembrò indispettirsi.
« Non per questo puoi ritenerti immortale, non puoi sprecare così questa "seconda possibilità" che ti è stata donata. Ricorda che se "muori" qui non avrai più un posto in cui stare, semplicemente cesserai di esistere. »

E quelle parole forti e difficili da accettare mi riportarono alla realtà, mi ricordarono del fatto che rimanevo pur sempre una creatura debole e umile, incapace di fare cose spettacolari o miracoli. Mi ricordarono che non ero un'eroina o una dea, capaci di stravolgere situazioni altrimenti impossibili da capovolgere. Ero sempre e comunque una specie di umana con qualche potere principalmente inutile in quella situazione. Sapevo che avrei perso tutto, la "vita", gli amici, le persone più importanti, davvero tutto se non fossi tornata incolume da quella trappola mortale, ma come potevo restare immobile? Sapevo che non ce l'avrei fatta, che non sapevo fare miracoli, eppure ci stavo sperando. Stavo sperando di poter fare un piccolo miracolo mentre correvo verso quella coltre di nebbia.
« Ehi, Emma! Ti prometto che tornerò sana e salva! Forse non proprio sana ma salva si! »

Esclamai senza voltarmi, correndo il più veloce possibile, focalizzando la mia concentrazione sui possibili modi per salvare Jen, il rappresentante e me stessa. Non appena entrati all'interno di quella specie di nuvola scura, notai subito che l'aria si era fatta irrespirabile per me. La vista era offuscata ed i miei occhi avevano iniziato a lacrimare copiosamente.
Cercai di guardarmi intorno alla ricerca dei due che cercavo ma non riuscii ad individuare nessuno. Poi d'un tratto vidi una figura umana scura che ne reggeva un'altra e due strane lunghe sporgenze che fuoriuscivano dalla prima. Cercai di aguzzare la vista, ma tutto ciò che riuscii a fare fu tossire per via del veleno.
Sentii una voce, il suono risultava ovattato ma riuscii comunque a riconoscere la voce di Jen.
« Michela che ci fai qui?! »
Non riuscii a rispondere poiché non appena accennai ad aprire la bocca il gas scuro mi istruì le vie respiratorie impedendomi di produrre alcun suono. Poi all'improvviso sentii il rumore di un forte spostamento d'aria e vidi un angelo nero avvicinarsi velocemente a me, successivamente mi prese con un braccio e in poco tempo fummo all'esterno della nebbia.
Non appena poggiai i piedi a terra caddi in ginocchio per i danni fisici riportati, ma anche per la sorpresa. Alzai a fatica lo sguardo sull'angelo nero chi si trovava di fronte a me, incredula.
Non volevo crederci. Non potevo assolutamente crederci. Jen non poteva essere un angelo nero, no, lei mi aveva detto di essere una dannata proprio come me. Allora perché ora era di fronte a me, più alta di prima con un lungo vestito scuro e un paio di enormi ali nere che incutevano timore solo a guardarle? Perché ora i suoi occhi erano diventati totalmente neri? Quegli occhi, quegli stessi occhi, mi osservavano dall'alto timorosi. Sembravano annaspare nell'acqua di un fiume gelido, alla ricerca di un appiglio, qualcosa, qualunque cosa alla quale aggrapparsi. Non avevo mai visto quello sguardo in lei.
« Jen, sei... Tu non è vero? »
Le domandai con un filo di voce, che per giunta tremava. Per un attimo sperai non fosse lei. Guardai dietro di Jen e vidi che anche Emma pareva molto scossa, la osservava anche lei in cerca di risposte.
« ...Posso spiegarti. L'ho fatto per te perc- »
La interruppi subito. Non volevo stupide scuse. Volevo solo sentire che in realtà non era lei, che c'era stato un malinteso, qualunque cosa ma non che lei mi avesse mentito.
« L'hai fatto per me?! »
Domandai. Improvvisamente il mio tono di voce si era fatto più potente.
« Per me?! »
Ripetei alzandomi.
« No. Non esistono le bugie "buone", tu mi hai mentito. Mi hai mentito per tutto questo tempo senza neanche pensarci due volte! Sei un angelo nero! Tu sei questo e per tutto il tempo che abbiamo passato insieme ti sei spacciata per una di noi. Tu... Tu- »
Stavolta fu lei ad interrompermi.
« Ti prego lascia che ti spieghi come stanno le cose... »
Sembrava supplicarmi, ma in quel momento non riuscivo a restare lucida e a ragionare bene. Volevo solo svegliarmi da un brutto incubo.
« Neanche per sogno. Qual è il tuo vero obbiettivo, eh?! Volevi tenderci una trappola cosicché i tuoi amichetti ci uccidessero? No. Non voglio nemmeno pensarci... »
Il mio tono era improvvisamente divenuto malinconico e triste. Lo sguardo di Jen si indurì improvvisamente.
« Andiamo stai buttando all'aria tutta la nostra amicizia per questo! Ti sei forse dimenticata che stavi per morire là dentro?! Tu sei entrata per salvarmi, hai rischiato la vita per questo! Ed io ti ho salvata. Si. L'ho fatto. L'ho fatto perché siamo amiche e nonostante io sapessi che sarebbe successo tutto questo casino ho chiaramente preferito salvarti! Se fossi stata una traditrice o quello che sbraiti tu, ti avrei lasciata a morire là, no?! Se vuoi, non credermi. Se vuoi non ascoltarmi neanche. Però io l'ho fatto davvero per te. Rispondimi. Se io mi fossi presentata a te quel fatidico giorno, in veste di angelo nero, tu poi alla fine mi avresti ascoltata come hai fatto? Rispondi sinceramente! »
Improvvisamente fu lei ad alzare di parecchio il tono di voce. Rimasi in silenzio per un po'. Probabilmente non l'avrei fatto. Probabilmente lei aveva ragione. Tuttavia aveva comunque mentito.
« Ma, in ogni caso mi hai mentito... »
Risposi incerta sul da farsi, aveva ragione ma la avevo anch'io.
Jen scosse il capo.
« Prometto che non succederà ancora, anzi se vuoi chiedermi qualcosa in più su di me, fai pure. »
In quel momento mi vennero in mente circa un centinaio di cose che avrei voluto sapere su di lei, ma ce n'era una in particolare che mi premeva più di tutte. Fin da subito non comprendevo appieno cosa fosse successo fra lei ed il rappresentante ed era sempre stato un punto interrogativo per me.
Annuii col capo.
« Si. C'è una domanda a cui voglio che tu risponda, ed in modo chiaro e sincero. Cos'è successo fra te ed il rappresentante? »
Le chiesi dando uno sguardo al ragazzo che aveva poggiato da poco al suolo. Ragazzo? Perché mai ora il rappresentante aveva un aspetto totalmente diverso?
Jen accennò a rispondere alla mia prima domanda ma la bloccai subito. Mi lanciò un occhiata interrogativa, ma quando finalmente capì si voltò verso il rappresentante. Sospirò appena, poi rispose.
« Oh, capisco... Be' questo è il suo reale aspetto. In realtà abbiamo la stessa età più o meno... Immagino che capirai il motivo del suo falso aspetto. »
Spiegò brevemente lasciandomi il tempo di capire e di ribattere. Si, non era difficile da immaginare, tuttavia non vi era alcun bisogno di trasformarsi in quel modo...
« Si, ho capito. Ha mutato il suo aspetto in qualcuno di più anziano per poter risultare più autoritario e di maggior esperienza. Ma ora rispondi alla domanda di prima. »
Risposi osservando ancora per qualche secondo il rappresentante, ancora non cosciente per via del veleno.
« Inizierò col dirti che... »
Jen attirò nuovamente la mia attenzione.
« Lui non è un demone o qualcosa del genere. È un dannato come tutti noi ed in passato, un passato lontano, è stato scelto per rappresentare l'innominabile. Eravamo amici fin dal principio, c'era un'armonia molto bella fra noi, fin da subito. Dicevano che eravamo arrivati qui insieme, addirittura nello stesso momento. Inizialmente ero anch'io una dannata ma un angelo nero mi donò il suo potere, si potrebbe dire che mi maledì, poiché era geloso di me. Così divenni quella che sono ora, ma nonostante tutto lui mi accettò ugualmente. Mi ricorderò sempre quando quel giorno mi disse... "Sei diventata una creatura magnifica senza perdere la tua anima ancora più bella" »
In quel momento sentii tutta la tristezza che aveva da sempre cercato di nascondere. Improvvisamente capii tutta la sua sofferenza ed il motivo di essa. D'altronde non ero l'unica ad aver avuto delle brutte esperienze, non ero l'unica con delle ferite. E non riesco ad immaginare la sensazione che si possa provare a dover sopportare l'odio della persona che si ama. Dover scontrare i propri occhi colmi d'amore con due pieni d'astio, doveva essere qualcosa che ti distrugge dentro.
« Successivamente iniziammo a provare qualcosa di più profondo l'uno per l'altra, lui era una persona buona ma... Aspirava al titolo di rappresentante per poter aiutare segretamente i dannati e non farli più sentire abbandonati da tutti. Il posto di colui che avrebbe dovuto guidarci era vuoto da tempo immemore, il posto del rappresentante opposto a quello dell'innominabile. Nessuno sa cosa sia successo, è un mistero per tutti, in ogni caso era quindi impossibile occupare il ruolo di chi ci avrebbe dovuto aiutare. Poi arrivò la chiamata, era stato scelto come rappresentante per via della sua mente geniale e dei patti stretti con altre persone. Inizialmente esitai, ma accettai in seguito la sua decisione e lo appoggiai nella sua scelta di accettare. Pian piano il nostro legame divenne sempre più forte e all'innominabile sembrava non importare. Un giorno però, successe qualcosa di miracoloso. Rimasi incinta. »
La notizia mi stupì parecchio, rimasi quasi scioccata, però non capivo molte cose. In realtà le domande si stavano solo intensificando. Più lei cercava di spiegare e più io non capivo. Mi sentivo talmente stupida. D'altronde lei non aveva ancora finito il suo racconto, magari avrebbe trovato il modo di colmare le mie lacune, senza che io ponessi domande.
Poi nella mia mente si formò un quesito ancora più importante degli altri.
Come? Come potevano due anime generare un bambino?
« Fu una sorpresa per entrambi ma ben presto capimmo una cosa molto importante: quel bambino non avrebbe potuto avere un corpo. Normalmente dalla materializzazione delle nostre anime non si sarebbe dovuta generare una nuova anima ma in qualche inspiegabile modo è successo. Tuttavia una semplice anima non sarebbe mai potuta "vivere" qui, avrebbe avuto bisogno di un corpo. Fu allora che conobbi per la prima volta il tizio che sta per diventare il... nuovo rappresentante. Arrivò così, di punto in bianco con un corpo di bambino fra le braccia e un sorrisetto stampato in faccia. "Ecco qua! Immagino che questo vi serva!", Si presentò così, senza nemmeno dirci mai il suo nome. Ci disse che era un regalo, che nostro figlio un giorno avrebbe fatto grandi cose, poi sparì.
Dopo circa due anni, ormai avevamo perso ogni speranza, ma inaspettatamente il corpo del bambino si animò. »

Non so se tornerò da teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora