Sentii la pelle a contatto con una superficie fredda, liscia ed estremamente dura, pietra.
Aprii gli occhi con fatica cercando di mettere a fuoco la vista ma sembrava tutto inutile, la testa pulsava e appena tentavo di sollevarla il dolore mi costringeva a rimetterla giù.
Sbattei più volte le palpebre per distinguere meglio ciò che vedevo e finalmente la vista sembrò meno sfocata e più limpida. Capii dalla pietra scura e levigata su cui ero sdraiata, che mi trovavo in una specie di grotta o più probabilmente in un seminterrato. Poggiai debolmente le mani al pavimento e cercando di farmi forza provai nuovamente ad alzarmi ma riuscii solo a sollevarmi abbastanza da rimanere seduta. La stanza non era molto grande, era squadrata e spoglia e l'unica fonte di luce proveniva da alcune torce accese poste sistematicamente per poter avere più luce possibile.
Tirai un sospiro di sollievo vedendo Emma affianco a me, sdraiata, probabilmente anche lei ancora addormentata. La scossi un po' per cercare di svegliarla ma lei mugugnò di essersi svegliata già da prima.
« Emma alzati, dove siamo? »
Le domandai sperando che lei sapesse la risposta o almeno un pizzico di verità. Era tutto confuso, tutto sfocato, era come se i miei ricordi fossero stati cancellati eppure avevo qualche sprazzo di memoria offuscata.
Elena che urla qualcosa, la mia paura e le orecchie che fischiano prima che svenissi, ricordavo solo questo e lo ricordavo male. Emma finalmente si alzò cercando di sistemarsi anche se i suoi capelli chiari non erano più sistemati in una crocchia ma assomigliavano più ad una matassa, e vedendo lei non volli sapere come fossi ridotta io.
« Miky non lo so... »
Iniziò scuotendo la testa tentando di stirare con le mani il vestito color acqua marina che si era sgualcito durante il tempo del sonno.
Il suo sguardo seguì le pareti alla ricerca di qualcosa.
« Lì c'è una porta! »
Esclamò indicando un punto preciso della parete in cui vi era una porta di legno rossiccio molto rustica e poco elaborata. Appena la vidi iniziai a correre verso di essa ma ad un certo punto balzai all'indietro cadendo a terra all'indietro. Mi misi a sedere con la schiena dolorante dal colpo subito e portai le mani alle mie caviglie dove avevo sentito uno strattone. Due cilindri di ferro molto robusto e scuro le racchiudevano in una morsa impossibile da neutralizzare, se non con una chiave. Il metallo era legato a delle grosse catene che finivano fuse e cementate alla parete.
« Siamo legate »
Constatò Emma tentando inutilmente di liberare le caviglie strattonando le catene e cercando di rompere il ferro.
Osservai le mie e provai con uno dei fasci di luce grigiastri ma non servì a nulla perché probabilmente le catene erano immuni a quel tipo di cose.
Improvvisamente il pavimento tremò facendoci nuovamente cadere a terra, provocando un rombo di pietre che venivano spostate, ed effettivamente era proprio così.
Le pareti laterali si stavano muovendo l'una verso l'altra proprio come nei film horror e avanzavano senza sosta provocando un chiasso non indifferente.
« Emma?! »
La chiamai in attesa di qualche piano, io ero troppo impanicata per pensare o muovermi. La vidi osservarmi sollevando un sopracciglio.
« Andiamo sei il capo dei demoni, devi avere qualcosa di simile ad un passepartout! »
Esclamò ovvia rimanendo seduta al suo posto giocherellando con una pietra trovata lì vicino, era troppo tranquilla e probabilmente aveva già affrontato situazioni del genere ma io no.
« Ok si, devo averlo appeso al col... »
Mi bloccai non appena realizzai toccandomi il collo che il ciondolo con la chiave era sparito nel nulla.
Lanciai un'occhiata terrorizzata ad Emma che però mi indicò proprio ciò che stavo cercando, più in là.
Intanto le pareti continuavano ad avvicinarsi e la disintegrazione continuava ad essere sempre più vicina. Camminai verso la chiave per prenderla ma a pochi passi da essa, sentii qualcosa strattonarmi nuovamente, le catene erano troppo corte.
Le pareti si avvicinavano.
Cercavo di allungarmi per riuscire a prenderla ed Emma cercava finalmente di aiutarmi.
Intanto le pareti continuavano a scorrere inesorabili.
Cercai di utilizzare i miei poteri ma ne uscirono solo poche scintille per via delle catene.
Intanto poco più di quattro metri ci separavano dalla parete.
Rischiai quasi di rompermi un braccio tentando di arrivare a quella maledetta chiave ma ogni sforzo sembrava vano. Una volta stremata mi accasciai a terra senza più un briciolo di forza e sospirai arrendendomi al destino.
Le pareti ora erano a circa tre metri da noi.
Guardai Emma negli occhi e notai in lei la mia stessa paura con la sola differenza che lei riusciva a nasconderla meglio.
Le pareti erano ormai divenute abbastanza vicine da iniziare a schiacciare le nostre speranze.
Improvvisamente sentimmo delle urla distinguendo la voce di Elena.
« No! Devo salvarle! »
Urlò Jen che pareva essere sempre più vicina, come le pareti.
« Tu non salverai proprio nessuno! »
Urlò di rimando Elena mentre probabilmente scendeva delle scale.
« E invece si »
Le fece il verso mentre entrava da un'altra porta nascosta che si richiuse non appena entrò.
« DANNAZIONE »
Sbraitò la donna allontanandosi dalla stanza.
Jennifer vide le pareti a poco più di un metro da noi e seguendo il nostro sguardo vide prima la porta e poi la chiave. Corse a perdifiato fino alla chiave e la raccolse per poi aprire la porta facendoci segno di entrare. Le indicai le catene mentre il muro iniziava a sfiorarci, spalancò gli occhi e ci liberò il più velocemente possibile. Corremmo piene di adrenalina verso la porta mentre il muro aveva iniziato a schiacciarci e richiudemmo la porta appena in tempo. Solo dopo essere in salvo mi accorsi di aver trattenuto il fiato e il mio corpo ormai bisogno di ossigeno prese un profondo respiro.
Vidi Jen o Jennifer o Jenna, tentare di regolarizzare il proprio respiro ed Emma sconvolta.
« Belle le avventure, no? »
Domandai ironica buttandomi a sedere per terra scivolando lungo la parete.
« Nessuno di voi ha notato il contenuto di questa stanza? »
Domandò Jen guardandosi intorno soffermandosi particolarmente su alcuni libri e fogli ingialliti pieni di schemi e quelli che sembravano essere scarabocchi.
« Ehi unicorno avvicinati »
Mi invitò la ragazza fermandosi di fronte al tavolo pieno di carta.
Le lanciai un'occhiataccia per il nomignolo ma lei mi ignorò apertamente. Mi alzai lentamente ed andai verso di lei chiedendole il motivo della sua richiesta di attenzione.
« Osserva, non sembra quasi che... »
Iniziò lei sussurrando ogni parola come se Elena potesse sentirci. La bloccai con un gesto studiando gli schemi e le scritte prendendo in mano alcuni fogli.
« Che chiunque fosse qui stava cercando proprio come noi un modo per accedere al Luogo »
Conclusi la sua frase spalancando gli occhi per la sorpresa, scrutando ogni piccolo dettaglio di ognuno di quei fogli tentando disperatamente di decifrarli.
« Hai una borsa? »
Domandò Jennifer sollevando alcuni fogli pieni di scarabocchi, non sapevo quanti di essi fossero realmente utili.
« Certo, una certa persona se ne portava sempre una dietro... »
Sospirai malinconicamente trovando da qualche parte la forza di rievocare certi ricordi tanto dolorosi quanto lontani. Presi la borsa di stoffa ruvida e nera e la riempii con tutti i libri, i fogli e gli schemi che sembrassero essere attinenti al nostro obbiettivo.
Appena richiusa la borsa che ora pesava come non mai, si formò una nuvola di fumo rossastro che celava l'inquietante figura di Elena. La presenza di un conto in sospeso riempiva i suoi occhi rendendoli rossi e carichi d'ira. Non sembrava la stessa persona di prima eppure era proprio lei, lì, di fronte a noi pronta a sferzarci un colpo senza precedenti e concludere la sua tanto desiderata vendetta una volta per tutte.
Tentai di usare i miei poteri ma sembravano come bloccati e notai la stessa identica cosa in Emma e Jen, probabilmente le catene avevano un effetto che si prolungava nel tempo anche dopo essersene liberati.
Lei non sembrava avere gli stessi problemi e fra le mani aveva già una sfera luminosa pronta ad essere scagliata contro di noi. Iniziai a sudare freddo mentre cercavo di trovare una qualsiasi via di fuga, sarebbe andato bene anche un pozzo.
« Pensavate davvero di cavarvela in questo modo? »
Domandò sarcastica con un accento sadico ed un sorriso macchiato di odio sul viso. Jen cercò di fermarla ricevendo solo un potente calcio che la mandò a terra. Cercai un punto debole nei suoi occhi luminosi ma non ve ne era traccia, probabilmente qualsiasi punto debole era stato nascosto dalla rabbia ed il rancore sotto macerie di dolore. Elena alzò il braccio lentamente, ben cosciente di poter fare il tutto con calma, di assaporare ogni secondo della sua vendetta, di quella che dopo qualche giorno non sarebbe stata altro che un amaro ricordo da dimenticare, un aggiunta alle cose sbagliate. Pronta a lanciare il suo colpo, fu travolta da un'onda di energia completamente oscura e nera tanto da fare invidia al più scuro degli inchiostri. Il colpo era talmente forte che la donna sfondò il muro col proprio corpo per poi ricadere inerme a terra.
Dall'altro varco creato dall'onda quando era stata lanciata entrò dentro la stanza un uomo. Inizialmente per via della polvere non lo riconobbi ma appena il pulviscolo si posò a terra capii che la figura era proprio del rappresentante. Ci aveva davvero aiutato? O meglio, salvato la vita?
Il rappresentante si avvicinò a Jen con passi cauti e lenti e le porse una mano per aiutarla ad alzarsi, che lei accettò ma senza troppa confidenza.
« In onore dei vecchi tempi »
Disse solo dopo aver aiutato Jen e poi scomparve così come era arrivato, svanì in una nuvola di fumo denso e nero. Jen aveva lo sguardo perso nel vuoto, probabilmente stava pensando e ripensando a quella frase come se fosse qualcosa di incomprensibile.
Eppure Jen sapeva il motivo di quella frase. Le era però ignoto il motivo per cui l'avesse detta e quello per cui l'aveva salvata, o forse conosceva anche questo.
Quello che per me ormai era certo, era che Jen ed il rappresentante si conoscevano già da prima e non in circostanze occasionali come patti o altro, no, loro si conoscevano per altri motivi. C'era tensione tra loro, ma anche un rapporto, che fosse di amicizia, odio, fiducia o altro non lo sapevo ma ero praticamente sicura che di qualsiasi rapporto si trattasse, è stato tranciato da qualcosa.
Mentre facevamo ritorno alla stanza dove ci riunivamo, pensai che quello fosse il momento opportuno per domandare a Jen quale fosse la sua reale età.
« Jen posso far... »
Iniziai a farle la domanda ma un urlo mi bloccò immediatamente. Ci lanciammo tutt'e tre uno sguardo d'intesa e iniziammo a correre verso la fonte dell'urlo.
Incredibilmente arrivammo proprio di fronte alla stanza di Elena, evidentemente non eravamo le uniche prigioniere. Entrammo senza esitare troppo e scendemmo le scale che portavano al luogo dove prima eravamo rinchiuse. Ci guardammo intorno una volta entrati ma non c'era anima viva e le pareti erano tornate al loro posto iniziale. Sentimmo ancora una volta una richiesta di aiuto e capimmo che proveniva dalla parete laterale che non presentava porte, almeno apparentemente. Corremmo verso la parete tastando ogni pietra e finalmente ne trovammo alcune segnate da strani simboli.
Dopo qualche minuto di riflessione finalmente trovai un'idea e poggiai a terra la borsa per poter cercare le mappe. Mi abbassai al livello della borsa e tirai fuori un foglio dopo l'altro scartandoli uno per uno creando una pila di carta al fianco della borsa finché non trovai finalmente ciò che stavo cercando.
Nel foglio vi era una scritta.
L'acqua che annegherà chi ha commesso il grand errore,
Il fuoco che brucerà le loro carni mentre urleranno di dolore,
La terra in cui verranno sotterrate mentre saranno avvolte dal terrore,
Ed infine l'aria che spazzerà via le loro anime con fervore.Osservai i segni ed ognuno di questi sembrava coincidere con i quattro elementi di cui parlava il testo.
Toccai in ordine i segni a partire dall'acqua, ma appena lo sfiorai la terra tremò e un ondata d'acqua invase lo spazio. In preda al panico toccai anche il segno del fuoco ma servì solo a far uscire lingue di fuoco dal soffitto, erano sicuramente fiamme magiche. Toccai la terra e grosse zolle di terra compatta iniziarono a piovere dal soffitto mancandoci per poco, andai verso il vento ma Emma premette un pulsante che prima non avevo notato.
« Non vorrai farci ammazzare... »
Disse mentre l'acqua si ritirava, il fuoco si spegneva e le zolle di terra scomparivano magicamente.
Si spostò vicino al mio posto e tocco prima il fuoco e poi l'acqua.
« L'acqua spegne il fuoco e... »
Iniziò per poi toccare la terra e l'aria.
« L'aria spazza via la terra »
Concluse staccandosi dal muro a cui si era poggiata e la porta segreta si sollevò mostrandoci una bambina bionda e dagli occhi azzurri, incatenata.
Spalancai gli occhi riconoscendola quasi subito non credendo ai miei occhi. In quegli ultimi tempi non avevo avuto troppo tempo per le amicizie e in effetti non mi ero mai chiesta dove fosse finita.
« Melody! »Angolo autrice
Eh già stiamo un po' rispolverando i vecchi personaggi, semplicemente per il gusto di dare finalmente importanza a questi o di chiudere la loro storia. Melody, Jenna e leggermente anche Annabeth non sono stati dei personaggi troppo approfonditi e della loro storia ne abbiamo avuto solo un assaggio.
Sinceramente? Non so cosa ci farò con loro (tranne che per Jen) e per il momento non so come chiudere definitivamente la loro storia (almeno quella di Melody) quindi semplicemente si vedrà più avanti cosa combinerà il mio cervello😆
Perché il mio cervello è capace di graandi cose, o di fare pessime cose... dipende da come gli gira😂
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Non so se tornerò da te
ParanormalMichela, dalla sua morte, ma soprattutto dalla scomparsa di Jack, non è più la stessa. Ora, è diventata una persona aggressiva, triste e con un vuoto incolmabile dentro. Da quando ha abbandonato definitivamente la così detta superficie, è diventata...