Inganno

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« Ecco. È questo il piano dei senzanome »
Indicò Emma col dito un punto preciso sulla cartina sgualcita di quel luogo. Era pressoché affidabile ma a causa della regola illusoria della casa, (quella secondo cui il luogo dei dannati appare alle persone in diversi modi: per ognuno dipendendo da l'ultima abitazione in cui si è vissuto) solo i piani inferiori erano uguali per tutti, mentre per il piano terra bisognava rivolgersi per forza al rappresentante. Per fortuna non avevamo avuto bisogno di quell'uomo e grazie alle conoscenze di Emma avevamo individuato subito la prossima meta.
« Ok, il piano è semplice. Tu, Michela, entrerai nella stanza e prenderai il frammento, mentre noi staremo in guardia per evitare che tu venga ingannata da quei mostri. Se non tornerai entro mezz'ora verremo subito a cercarti, ma cerca di non metterci nei guai, ti prego »
Spiegò poi, ripiegando accuratamente la cartina, mi riservò un'occhiata preoccupata per poi alzarsi. Gli altri la imitarono, mettendosi in piedi anch'essi.
« E vedi di non combinare guai »
Mi ammonì scherzosamente Jen, dandomi un leggero colpo al braccio. Tutti si incamminarono tranne me, che restai per un attimo ferma ad osservarli.
« Non ti deluderò, promesso »
Sorrisi leggermente per poi seguire gli altri.
La porta dei senzanome non era molto diversa dalle altre, se non avessimo avuto Emma come guida, sicuramente ci saremmo persi finendo così per aprire la porta sbagliata.
Mia sorella afferrò la chiave e aprì senza troppa esitazione.
La stanza si presentava molto, troppo semplice. Se fossi stata in circostanze diverse l'avrei definita tranquilla e rassicurante, ma in quel momento riuscivo solo a definirla inquietante.
Somigliava alle stanze immaginarie dei film o a quelle dei manicomi, completamente bianca e priva di mobilio se non per il piccolo e sobrio piedistallo dello stesso colore della stanza, su cui fluttuava un piccolo frammento di Diamante nero, sicuramente quello che cercavo.
La stanza sembrava essere illuminata di luce propria con tutto quel bianco finché la porta alle mie spalle non si richiuse di botto.
Una goccia di una sostanza nera, simile all'inchiostro, finì proprio sul mio naso, costringendomi a guardare in altro. Il soffitto si stava colorando lentamente di nero, facendo scivolare il liquido lungo tutte le pareti, su cui erano apparsi segni viola simili a fulmini che pulsavano ritmicamente. Si sentirono risate, urla di dolore, versi di paura e di gioia, un miscuglio davvero singolare ed inquietante. Dalla sostanza che ancora scivolava lentamente, fuoriuscì un secondo liquido, trasparente e denso, quasi viscido. Sembrava acqua ma la densità eccessiva indicava che non vi era alcuna discendenza. Era una sostanza a sé, qualcosa che non avevo mai visto fino a quel momento. Scivolò lentamente con movimenti tali che mi parve avesse una vita propria. Una piccola parte del liquido avanzò verso di me, fino a circondarmi. Lentamente mi assalì, impedendomi ogni movimento nonostante continuassi a dimenarmi senza sosta. Un po' di quella roba arrivò persino a tapparmi la bocca e la forza era simile a quella di una mano.
Di fronte a me il resto della sostanza si divise in parti uguali, muovendosi sinuosamente fino ad agglomerarsi in vari punti.
Lentamente proprio in quei luoghi si crearono delle creature trasparenti simili a persone, ma completamente anonime. Il volto era liscio, senza né occhi, né naso, né bocca, ma si presentava come una regolare superficie. Di capelli neanche l'ombra e il loro corpo era così poco definito che non era possibile capire nemmeno se si trattasse di donne o uomini. Si avvicinarono lentamente, mentre cercavo con tutte le forze di liberarmi dalla presa della sostanza.
Di colpo tutti si fermarono tranne uno, che si avvicinò ancora di più a me, fino ad avere solo pochi centimetri di distanza. Allungò una mano verso la mia fronte e ci poggiò un dito.
Improvvisamente sentii le forze mancare e caddi in un sonno profondo.

Quando mi risvegliai riconobbi subito il soggiorno che solitamente usavo, ma non ricordavo praticamente nulla. Era come se una parte della mia vita fosse stata completamente cancellata dalla mia memoria ed era una sensazione frustrante.
Non avevo una memoria precisa, ma era tutto sbiadito, non sapevo nemmeno quale fosse l'ultima cosa che ricordassi. Sapevo le cose principali, eppure mancava qualcosa di importante.
Il mio nome, la mia età, il fatto che fossi una dannata... ricordavo persino i miei conoscenti.
Emma, mia sorella, Jack il mio ragazzo, Melody la mia amica, ricordavo persino la vicenda di Annabeth. Eppure mancava qualcosa. Qualcosa che mi aveva sicuramente stravolta.

Non so se tornerò da teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora