Le fiamme bruciando, sembravano creare nuovi colori e sfumature, come i momenti della vita.
Danzavano sfiorandosi, fatte l'una per l'altra perché solo fra loro non si potevano far del male toccandosi.
Erano imponenti, sembravano indistruttibili, ma poi bastava una secchiata d'acqua per sopprimerle o un qualsiasi comando di chi le avesse create.
L'amore è fragile, due persone che si amano sono fragili.
Perché? Semplice.
Si amano a tal punto da sacrificare ogni cosa, compresi se stessi, per l'altro, ma la verità è che quando uno dei due scompare, l'altro crolla.Chiusi la mani in un pugno ed il fuoco si spense immediatamente come ordinato.
Quel giorno non facevo altro che fissare le tende bianchicce che tempo fa mi avevano terrorizzato.
Era da un po' di tempo che non entravo nella mia vecchia stanza.
Quella da cui tutto era cominciato, e spesso mi chiedevo cosa sarebbe successo se non fossi tornata lì, o se non fossi scappata dalla finestra o se direttamente non mi fossi mai trasferita lì.
Ora dalla finestra si poteva solo vedere il nero più profondo.
Non c'era un panorama o qualcosa da vedere, nemmeno un cielo cupo o la libertà anche solo da osservare.
C'era il vuoto, il nulla, l'assenza di ogni cosa.
Giusto per ricordarti che sei nell'oltretomba e non tornerai mai più indietro alla tua vita.
« Miky, dobbiamo parlare »
Affermò Emma, affacciata alla porta che sbadatamente avevo lasciato socchiusa. Trasalii leggermente risvegliandomi dal torpore in cui ero, persa nei miei pensieri.
« Entra »
Acconsentii fissando un punto indefinito della parete bianca crepata in vari punti, una delle crepe diramandosi sembrava quasi formare un cuore, che cruda ironia.
« Stavo pensando... E se ci fosse davvero un modo per accedere al Luogo? »
Domandò speranzosa in attesa di una risposta che non arrivò, non ero intenzionata a rispondere ad una domanda tanto stupida. Non c'era, e se anche ci fosse stato, non avrei accettato altre avventure, già le altre erano state troppo dolorose.
« Dai Michela! Non puoi rinchiuderti in te stessa »
Cercò di spronarmi, invano. Volevo bene ad Emma, ma ero troppo chiusa in me stessa per dimostrarglielo o anche solo accennarglielo. Non mi avrebbe convinto a ricominciare con i progetti e le avventure, mai.
« Emma, smettila. Davvero »
Le ordinai lanciandole un'occhiata di ghiaccio, non volevo ferirla, ma non volevo nemmeno riaprire quell'argomento così doloroso, non ero pronta ad una cosa simile, il dolore doveva essere evitato il più possibile. Le ferite non si devono toccare finché non guariscono e la mia era inguaribile.
« Jack non te lo permetterebbe! »
Urlò Emma allargando le braccia, delusa forse dal mio comportamento. Perché lo aveva nominato? Sapeva quanto facesse male sentire anche solo il suo nome, pensare a lui, vederlo in sogno, ricordare la sua voce, tutto faceva maledettamente male.
« Non osare nominarlo! »
Urlai a mia volta. Solo sentire quel nome mi lacerava nel profondo del cuore e mi provocava una serie di terribili sensazioni che si impadronivano di me.
« Allora lo vedi che hai ancora la grinta? »
Chiese retorica abbassando il tono, allora era solo una stupida prova. Emma era sempre stata una testarda e non mi avrebbe mai mollato a marcire da sola in una marea di ricordi andati ormai da tempo.
« L'ultima volta che ho progettato dei piani, l'ultima volta che ho avuto delle ambizioni, ho perso il mio unico amore, nonché mio angelo custode. Ora devo perdere anche te per lanciarmi in un'avventura senza alcuna sicurezza? »
Domandai alzandomi dalla poltrona rossa in cui mi ero rifugiata, troppo debole per lottare, ma troppo orgogliosa per lasciar perdere. Non avrei perso altre persone care, non lo avrei mai permesso. Se fossi rimasta totalmente sola, sarei impazzita e chissà cosa mi sarebbe successo.
« Sono già morta! Cosa vuoi che possa succedermi?! »
Esclamò mia sorella, come se fosse facile parlare della morte.
Come se la morte non fosse nulla di importante, nulla di cui preoccuparsi, nulla di doloroso. La morte è solo la morte infondo, è ciò che scaturisce da essa che fa male.
« Emma, esci, ti prego »
Mormorai voltandomi dall'altra parte.
Quando notai che non era intenzionata ad andare via, la feci sparire in una nuvola di fumo.
« Non c'è speranza, non c'è mai stata »
Sussurrai al vuoto mentre delle goccioline amare scendevano silenziose sulla mia pelle su cui giacevano i solchi invisibili delle troppe lacrime. Tornai a rannichiarmi sulla poltrona rosso scuro per piangere in pace e perdermi in me stessa.
« Tu! Alzati! Forza! »
Esclamò una ragazza di fronte alla porta ancora una volta lasciata aperta. Ma nessuno si decideva a chiuderla?
« Parli con me? »
Domandai leggermente irritata, tentando invano di asciugare le lacrime. Come si permetteva di parlarmi così? Chi era lei per trattarmi in quel modo? Di certo me ne sarei sbarazzata presto.
« No, con l'unicorno dietro di te »
Rispose sarcastica incrociando le braccia e roteando gli occhi.
Mi alzai con rabbia e andai a passo spedito verso di lei finché non le fui davanti.
Lei mi guardò dall'alto in basso inarcando un sopracciglio.
« Che credi di farmi paura? »
Chiese sfidandomi con lo sguardo spavaldo di chi non ha intenzione di sottostare alle regole né ai cliché.
« Rispetta i tuoi superiori! »
Le ordinai lanciandole l'occhiata più truce che potessi fare nonostante i miei occhi fossero arrossati per il pianto e cerchiati da profonde e scure occhiaie. Credo che il mio viso in quel momento potesse definirsi quasi comico.
« Ma chi tu? Saresti mia superiore? »
Domandò ironica indicandomi col dito, per poi scoppiare in una risata priva di calore. Quella ragazza non aveva un minimo di rispetto.
« Si se non lo avessi ancora capito, e fuori di qui! »
Urlai indicandole l'uscita sapendo di non poterla sopportare ancora a lungo. Non avevo voglia in quel momento di punirla. Avevo solo voglia di piangere, o forse nemmeno quella.
« Senti unicorno rosa che piange, due occhi li ho, quindi so perfettamente dov'è l'uscita, ma non me ne andrò »
Affermò risoluta la ragazza sciogliendo le braccia per farle tornare lungo i fianchi e stringere i pugni.
« Io non stavo piangendo! E soprattutto sta attenta perché posso condannarti per l'eternità! »
La minacciai nonostante non avessi le forze per combattere contro una testa calda come quella. Dovevo solo sperare che si spaventasse e scappasse via, anche se non sembrava disposta a farlo.
« Lo sono già! »
Sussurrò con amarezza. Notai una luce incomprensibile passarle per gli occhi. Rabbia?
« Sei una dannata? »
Domandai ammorbidendo ogni mio tratto e il tono di voce. Se fosse stata un demone l'avrei uccisa in poco tempo, ma una dannata...
« Tu che dici? »
Chiese a sua volta, ironica. Fece diventare i suoi occhi rossi e luminosi per qualche secondo, nonostante questo sembrò costarle molto sforzo. In realtà i suoi occhi sembravano diventare completamente neri.
Mi ricordava qualcuno già visto di sfuggita precedentemente, ma non avevo voglia né di controllare che fosse una dannata chiedendole un'ulteriore conferma né di sforzarmi di ricordare chi fosse.
Sospirai spostandomi per farla entrare nella stanza, avremmo parlato di cosa voleva e poi sarei potuta starmene un po' in pace.
Lei mi lanciò un'occhiataccia, poi diede un rapido sguardo alla stanza.
« Chi ti ha detto che voglio entrare? Io volevo solo parlarti »
Affermò rimanendo ferma sul suo posto fissandomi.
« Di cosa? »
Domandai curiosa tralasciando il suo tono acido. Continuare a rimproverarla e a minacciarla non mi avrebbe portato da nessuna parte, anzi si, all'essere solo con meno forze di prima.
« Ho saputo che vuoi accedere al Luogo »
Rispose chinando la testa da un lato lasciando che i capelli corvini scendessero insieme, quella ragazza era molto espressiva.
« E chi te lo ha detto? »
Le domandai sospettosa. Prima di tutto, io non ero sicura di volerci andare e secondo non volevo che i fatti miei girassero così liberamente.
Lei assottigliò per un attimo gli occhi smeraldini.
« Diciamo che le voci girano »
Restò sul vago, chiaro segno che chiunque glielo avesse detto, volesse restare anonimo. E c'era una sola persona che lo sapeva.
« Emma »
Mormorai roteando gli occhi. Certo, non poteva tenere la bocca chiusa! Avevo bisogno di pace e di privacy e lei me me ne aveva privato. Le avrei parlato più tardi, ora dovevo sistemare la ragazzina.
« No, non è stata lei. C'è stata comunque una fuga di notizie, ma la mia fonte tu non la conosci »
Affermò la ragazza. Sapeva mentire benissimo, degna di una star di Hollywood, se non avessi conosciuto bene mia sorella le avrei anche potuto credere.
« Comunque diciamo che potrebbe esserci la possibilità che io voglia andare lì, ma tu che cosa vuoi? »
Le chiesi ignorando la menzogna di prima, stare ancora a discutere con lei, avrebbe solo accresciuto la mia voglia di solitudine e riposo, tralasciando il pianto.
« Semplice, aiutarti. Ho una persona cara nel Luogo e non ho potuto dirle addio come si deve »
Rispose in imbarazzo, come se per lei dimostrare di avere un cuore ed un lato tenero fosse una vergogna.
Notai come anche una come lei, che sembrava non rispettare nessuna regola, evitasse di nominare il vero nome del Luogo.
« Quindi anche tu tieni a qualcuno »
Constatai sospirando. Anche il più duro dei cuori ha un punto debole, come un punto sensibile che se viene anche solo sfiorato, scaturisce una serie di emozioni a catena. Forse lei sapeva come si ci sentiva.
« Non sono un mostro »
Rispose a tono, ma ormai mi ci ero abituata. Avrei potuto incenerirla in pochi istanti e condannarla ad atroci sofferenze, avrei dovuto, secondo le mie stesse leggi, ma qualcosa in lei mi impediva di farlo.
« Questo lo vedremo... »
Mormorai a bassa voce, non per vergogna o per nascondere qualcosa, sapevo che a quella vicinanza quella ragazza avrebbe potuto sentire anche il più flebile dei sussurri, ma perché ci stavo ancora riflettendo su.
« Allora? »
Chiese lei spazientita dopo secondi che sembrarono interminabili, nessuna delle due aveva fatto un passo, eppure il discorso sembrava chiuso.
« Allora che? »
Domandai a mia volta cercando di capire. Perché non era ancora andata via?
« Vuoi alzarlo il sedere e andiamo in guerra contro tutte le leggi, o vuoi rimanere lì a piangere come una bambina che ha perso il suo giocattolino?! »
Chiese con lo stesso tono di un ufficiale dell'esercito davanti ad un soldato inesperto e senza voglia di lavorare, la scena risultava quasi comica. Sbattei un paio di volte le palpebre perplessa di fronte a quella ragazzina ancora nel fiore degli anni, sicuramente non aveva superato i diciott'anni. Prima o poi le avrei chiesto se aveva utilizzato la tecnica del mutaforma dei dannati oppure se fosse morta realmente a quell'età, ma non era di certo ancora il momento.
« Jack, non era un giocattolino... E comunque... Io sono già in piedi! »
Esclamai mostrando le mie gambe dritte. Quella ragazza era intelligente, come poteva anche solo pensare che io fossi seduta? Era cieca per caso?
« No, non lo sei! »
Rispose lei, estremamente convinta. A questo punto, o era stupida o era cieca...
Ero in piedi, di fronte a lei, le gambe nemmeno un po' piegate, cosa le passava per il cervello? Unicorni? In fondo le piacevano così tanto... Magari era davvero pazza, una ragazza che non ha retto il peso della maledizione!
« Stupida! »
Stupida? Lo aveva detto davvero? Lei? A me?! A quel punto ero sempre più confusa e sempre più convinta di aver solo sognato il tutto.
« Non nel senso fisico! Tu ti devi alzare dalla poltrona-scudo che ti sei creata dopo la scomparsa di chi tu sai per evitare di fare qualsiasi cosa e quindi di subire conseguenze, e lottare! Alzati, abbandona il tuo castello fondato sull'indifferenza! »
Esclamò come se fosse una cosa ovvia.
Ora era tutto più chiaro, ma quella ragazza un fondo di pazzia lo aveva comunque.
« Ci penserò... Piuttosto dimmi il tuo nome »
Le risposi, avevo bisogno di tempo, non era facile alzarsi. Forse per lei lo era, lei era una persona forte, determinata e... Anche un po' strana, magari per lei era più semplice.
Ma per me, che avevo perso quasi tutte le persone più importanti della mia vita, sembrava ci fossero dei macigni ai miei piedi che non mi lasciavano alzare, come delle catene che non mi permettevano di volare.
« Pensa in fretta. Il mio nome è Jennifer, ma per i nemici è Jen »
Rispose quasi fiera lei. Nome abbastanza comune, mi aspettavo di peggio, molto peggio.
Pensa in fretta.
Sembra quasi facile...
« Ok Jen, addio! »
La salutai spingendola leggermente fuori, per poi chiudere di fretta la porta perché non rientrasse.
Nessuno mi avrebbe aiutato ad alzarmi, nessuno.Angolo autrice
Secondo capitoloo! Scopriamo che Miky è sempre più depressa e poco intenzionata a compiere nuove avventure😞
Finalmente un nuovo personaggio🎆✨
Jen o Jennifer ( in realtà viene chiamata anche in altro modo ma se ve lo dicessi sarebbe uno spoiler su chi è lei, quindi è già un indizio ciò che ho scritto, se lo scrivete nei commenti e indovinate non vi rispondo solo perché non voglio spoilelare ), a me sta simpatica ( a voi? ) E sicuramente sarà fondamentale per smuovere questa Michela come dice lei un po' "seduta".
Vi manca Jack? A me siii😭😭😭
Miky, con tanta dolcezza e calma, MUOVITI.
Ho pubblicato presto perché questo capitolo era lì pronto da settimane ormai ( ho iniziato questo libro prima di finire l'altro ) e non potevo più aspettare anche perché ogni volta che lo rileggevo aggiungevo e toglievo cose quindi ora basta resta così.
Come avrete capito non sono brava nei finali dei discorsi quindi...
Ciao!❤Ah no niente aspettate.
Tra un capitolo e l'altro ci sarà uno stacco temporale (si dice così? Boh...)
Quindi non sarà come l'altro libro in cui l'inizio di un capitolo era direttamente il continuo del precedente ma ci sarà un intervallo di tempo indeterminato.
Dovevo dirvelo prima? Emh... Ops(?)😂😅
Sorry😭
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Non so se tornerò da te
ParanormalMichela, dalla sua morte, ma soprattutto dalla scomparsa di Jack, non è più la stessa. Ora, è diventata una persona aggressiva, triste e con un vuoto incolmabile dentro. Da quando ha abbandonato definitivamente la così detta superficie, è diventata...