31/12/2016

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È da qualche giorno che resto rintanata in camera ed esco solo per mangiare qualcosa e andare in bagno.
Mi lascerei volentieri morire di fame, giusto per farla pagare a Elisabete e lasciarle a vita il senso di colpa.
Nonostante siano tre giorni che continuo con questo comportamento (forse un po' infantile) Elisabete non è tornata sui suoi passi, non me ne devo stupire, è tosta quanto me.
Ma io non mi voglio arrendere, prima o poi mi lascerà andare! O forse no?
E pensare che stasera c'è la festa, e io sarò qui bloccata a casa.
Se Elisabete non mi farà andare, io non uscirò da questa stanza, a costo di litigare o fare brutta figura!
Adesso ho di nuovo una crisi di pianto, al pensiero che 'sta sera le mie amiche andranno a divertirsi alla festa e io sarò bloccata in casa a deprimermi e a far nulla.
Mentre singhiozzo rumorosamente sento qualcuno che bussa alla porta.

《Pal? Sono Micaela. Mi fai entrare?》
《So chi sei. Vieni.》

Micaela entra e storce il naso.

《C'è un tanfo assurdo in questa stanza... aspetta che apro la finestra... si muore》dice cercando di dirigersi dall'altra parte della stanza, cosa che le risulta piuttosto difficile essendo la camera così incasina, con vestiti e oggetti sparsi ovunque.

Dopo aver spalancato la finestra, si siede sulla sedia accanto la mia scrivania e mi fissa

《Allora? Come mai stai facendo tutto 'sto bordello?》
《Perché tua madre non mi vuole lasciar uscire 'sta sera!》
《Pal, non fraintendere, ma non mi sembra un poi così grande problema... alla fine sareste voi tre, non è nulla di incredibile... nel senso, non ci perdi granché, a mio parere...》
《Oh Mic, fosse quello il problema!》
《E allora qual è?》
《...》
《Dai parla. Non dirò nulla ad Elisabete, te lo giuro》
《Una mia compagna ha organizzato una mega festa di Capodanno, un evento E-PI-CO, e io me lo perderò!》
《Seria?》
《Sì! Avevo pure comprato un vestito... era tutto pronto!》
《E così tu ora non puoi andare alla festa...》
《Già...》
《Pal...》
《Eh》
《Riesci a fingerti malata?》
《Ma che...》
《Allora?》
《Sì, ovvio che ci riesco... ma come mai?》
《Ci penso io. Se ti chiedono qualcosa, tu hai mal di testa, hai giramenti e ti viene da vomitare. Ok?》
《Ok... ma...》
《Lascia fare. Mettiti le coperte e fai come ti ho detto.》
《D'accordo.》

Micaela chiude la finestra ed esce dalla stanza, dirigendosi in cucina da Elisabete. Riesco a sentire ciò che si dicono.

《Mamma?》
《Dimmi tesoro》
《Credo che Paloma non stia bene... mi sembra sbattuta dice di avere molto mal di testa》
《Starà fingendo, giusto per farcela pesare.》
《No mamma, devi credermi, non sta facendo finta! Sta male davvero!》
《Bah...》
《Vieni a vedere se non ci credi!》
《Ho da fare》
《Ma ti prego! Non hai due secondi per riuscire a venire a vedere come sta?!》
《E va bene, arrivo》sbuffa

In quel momento mi concentro, penso a tutte le cose che odio di me stessa e della mia vita, a tutte le ingiustizie e ai torti subiti, ai sensi di colpa... un'infornata di mai na gioia, insomma.
E scoppio in lacrime.

《Micaela dove sei? Ho mal di testa... mi sento scoppiare》dico singhiozzando quando le sento arrivare
《Visto mamma? Sta male veramente! Sta pure piangendo!》esclama Micaela
《Oh cielo... Paloma...》mormora stupita Elisabete avvicinandosi a me

Fingo un conato di vomito, che spaventa Elisabete

《Aspetta! Ti porto il catino!》esclama correndo in bagno e tornando poco dopo
《Come hai fatto a ridurti così?! Non sei nemmeno uscita!》
《Magari ha mangiato troppo poco in questo giorni... queste forme influenzali prendono più facilmente quando si è deboli》suggerisce Micaela
《Sì... sarà così. Ma non mi sembra abbia la febbre...》dice Elisabete tastandomi la fronte
《Fammi sentire... no mamma, secondo me ce l'ha. Gliela misuriamo?》
《Sì... pensaci tu, che io ho il cibo sul fuoco, poi si brucia tutto... il termometro è nella cassetta del pronto soccorso.》
《Ok, faccio io.》

Mic ritorna poco dopo col termometro

《Sai fingere bene... brava. Sei pure riuscita a piangere!》
《Visto che roba? Vabbè, ma vogliamo parlare di te? Sei un'attrice nata!》
《Beh, diciamo che me la cavo.》
《Micaela...》
《Sì?》
《Cosa stai architettando? A mia insaputa, per giunta...》
《Ah! Vedrai...》
《Dimmelo!》
《Aspetta...》
《Che ci farai con quel termometro?》
《Ti misuro la febbre...》
《Peccato che io di febbre non ne abbia...》

Come per magia, dalla tasca estrae un accendino.

《Dove l'hai preso quello?!》chiedo basita
《Mmm... ha molta importanza adesso?》
《No però...》
《Ecco.》

Avvicina l'estremità del termometro all'accendino, e lo accende.
Dopo averlo fatto scaldare un po', controlla la temperatura segnata e lo spegne.

《Resta qui, e continua a fingerti malata.》
《Ok》

Micaela esce dalla stanza e corre da Elisabete

《Mamma!》la sento dire
《Cosa c'è?》
《Paloma ha 39.7 di febbre!》
《Oh cielo! 39.7?!?!》
《Sì...》
《Mio Dio...》

Elisabete viene subito in camera mia, con espressione angosciata.

《Oh povera... povera Paloma...》
《Cosa succede, tesoro?》chiede mio padre arrivando nella stanza
《Guardala! Ha 39.7 di febbre! Sta malissimo!!》
《Mi spiace, proprio stasera doveva succedere!》dice mio padre guardandomi con compassione
《Ma come facciamo per gli ospiti?! Fra poco arrivano e gli diciamo che Paloma è in queste condizioni...》esclama impanicata Elisabete
《El, tesoro, calmati. Paloma potrà benissimo restare in stanza e riposarsi. Intanto le daremo una tachipirina, starà subito meglio. E poi non possiamo annullare tutto! Ricordati che verranno anche i miei genitori.》cerca di calmarla mio papà
《Ma sì difatti mamma! Durante la cena verrò a controllare come sta. D'accordo?》
《Sì... ma...》prova ad obbiettare la mia matrigna
《Dai El, andiamo a finire di preparare tutto, gli ospiti arriveranno fra meno di un'ora, dobbiamo sbrigarci. Dai tu i medicinali a tua sorella, Micaela?》
《Sì, ovvio, andate pure!》
《Ok... grazie Mic》mormora un po' dubbiosa Elisabete e si fa condurre fuori dalla porta da mio padre.

Micaela chiude la porta a chiave.

《Adesso mi spieghi che vuoi fare.》dico in tono fermo

《Allora, intanto vestiti.》
《Me lo dici?!》
《Calmati. Il piano è molto semplice. Adesso vado in soggiorno a distrarre mamma e papà, e tu sgattaioli fuori dalla porta.》
《Ma pensi sia così semplice? Mi sentiranno di sicuro.》
《Ma va, ti pare? Non ti sentirà nessuno, se farai piano.》
《Ma cadrò sicuramente con 'sti tacchi...》
《Le scarpe te le infilirai quando sarai uscita, così a piedi nudi fai meno rumore. Miraccomando, devi fare assoluto silenzio.》
《Scusa, ma la mamma non verrà a controllare ogni tanto come sto?》
《Cercherò di venirti sempre a controllare io, per quanto possibile... alla peggio farò un fantoccio di cuscini.》
《E come farò domani mattina? A tornare, dico.》
《Ci penseremo poi. Muoviti adesso.》
《Sì, sì.》

Finisco di prepararmi mentre Micaela aspetta impazientemente. Dopo poco sono pronta, e mettiamo in atto il nostro piano.

《Allora, pronta? Io ora vado ad aprire la porta di casa, sperando che non se ne accorgano, così tu poi devi solo aprirla per riuscire a passare. Poi mi dirigo in soggiorno e li distraggo, tu intanto esci, CON CAUTELA, guai a te se fai casino. Poi io vado a richiudere la porta. Dai, ce la possiamo fare.》
《Speriamo... grazie davvero.》
《Di niente.》

Micaela va ad aprire la porta, e va nel salone. Sento che aumenta il volume della tv, per depistare i nostri genitori e non farmi scoprire, e comincia a parlare animatamente.
A quel punto esco dalla stanza, cercando di non fare il minimo rumore, trattenendo il respiro. Qualsiasi suono potrebbe tradirmi in questo momento, e devo evitare che accada.
Attraverso il corridoio e riesco ad uscire di casa. Mi infilo le scarpe e mi dirigo giù il più presto possibile, ho un bel po' di piani da fare, e non devo fare casino. Inoltre continuo a traballare su 'sti fottuti tacchi.
Però ce l'ho fatta. Oddio. Anzi, ce l'abbiamo fatta. Tutto merito di mia sorella.

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