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Tasto il letto per prendere la mano di Tay, ma non la trovo.
Mi sveglio di soprassalto e mi guardo intorno.
Lucy dorme ancora beatamente, ma di Tay non ce n'è traccia.
Inizio a respirare affannosamente.
Salto giù dal letto e inizio a correre per tutta casa.
-Tay-urlo tra le lacrime.
Scendo in cucina, ma qualcosa di solido mi impedisce di entrare.
-Ma che...-
Non fa in tempo a parlare che gli salto addosso, stringendogli le braccia intorno al collo.
-Sei qui. Sei qui-continuo a sussurrare tra me e me per tranquillizzarmi.
-Amore che succede?-
-I-io...non ti ho visto e-e io...pensavo te ne fossi andato-ammetto tra le lacrime.
-Manterrò la mia promessa amore. Te lo giuro-sussurra baciandomi l'angolo delle labbra.
Facciamo colazione in tranquillità fino a quando all'improvviso suonano al campanello.
Il mio battito cardiaco accelera e la vista si annebbia.
-Ti prego, no-singhiozzo stringendomi a lui.
Mi posa una bacio sulle labbra.
-Tranquilla, ok? Qualunque cosa succeda, ricordati che ti amo-
-Rimani qui, va bene?-sussurra accarezzandomi una guancia.
-Ti amo-dico tra le lacrime.
-Ti amo-ripete dandomi un bacio sulla fronte.
Il campanello suona di nuovo.
Non può essere vero. Perché a noi?

Taylor
Apro lentamente la porta mentre Abby mi stringe la maglia dietro la schiena.
Mi farà ammattire prima o poi, non fa mai quello che le si dice, peggio di una bambina.
-Signor Caniff?-chiede un poliziotto.
Annuisco deglutendo.
È ora.
-È in arresto per l'omicidio di Samuel Dickens-
Abby si stringe ancora di più alla mia schiena.
Sento le sue lacrime bagnarmi la maglietta.
-Posso almeno salutare la mia ragazza e mia figlia?-chiedo con la testa china.
Uno dei due poliziotti, quello che sembra più gentile, annuisce.
Mi giro verso Abby e la stringo più forte che posso.
-Tornerò prima che tu te ne accorga, ok? Ti prego non piangere amore mio-dico asciugandole le lacrime.
-Volevo il lieto fine Tay. Con te, con Lucy...-singhiozza.
-E lo avrai, te lo giuro-sussurro al suo orecchio.
Mi stacco da lei e salgo in camera mia e di Abby, andando verso Lucy.
La sveglio dolcemente.
-Pa pà-sorride lei agitando le manine.
-Papà ritorna presto, ok? Fa la brava, non far arrabbiare la mamma, e mangia tutto, mmh?-dico con voce spezzata.
La mia piccola principessa.
-Pa pà-sussurra sull'orlo del pianto.
-Papà ti ama tanto piccolina. Coccola la mamma anche da parte mia, ok? Dalle tanti baci e tanti abbracci che ne avrà tanto bisogno-
La prendo in braccio e la stringo a me.
-Ti amo tanto principessa-
Abby ci raggiunge e infila la testa sotto il mio braccio.
-Signore dobbiamo andare-avvisa il poliziotto.
-Ritornerò presto, promesso-sussurro stringendole per l'ultima volta.
Abby prende in braccio Lucy, che piange urlando "papà".
Sento un tuffo al petto e lotto contro le lacrime per non farle uscire.
Il poliziotto mi ammanetta e mi conduce fuori casa.
-È la prassi-ringhia quasi divertito.
Se non ci trovassimo in questa situazione gli avrei già fracassato la testa.
-Tay, no-piange Abby abbracciandomi fortissimo.
-Si tolga, dobbiamo portarlo via-afferma brusco il poliziotto.
-Vi prego datemi cinque minuti, non posso lasciarla così-prego i due vigili guardando quello che mi ha permesso di andare da Lucy prima.
-No, è tardi-afferma bruscamente lo stronzo.
-Agente Devis, la signorina è molto scossa...lasciamo che il signor Caniff la tranquillizzi un po'-mi sorride con compassione.
-Cinque minuti-ringhia.
Mi allontano un po' dalla macchina prendendo la mano tremante di Abby.
-Amore, ascolta-la chiamo ma lei continua a singhiozzare e a tenermi stretto.
-Ti prego ascoltami piccola-sussurro accarezzandole la guancia con il pollice.
-Non ho fatto nulla quella notte, ok? È stato Jack ad uccidere quel ragazzo quella notte, ne io ne Nash abbiamo colpe. Jack mi ha detto che confesserà tutto, così io e Nash non saremo incolpati. Ti prometto che ritornerò prestissimo Abby. Non vi lascio sole ok?-
-Per di più devo continuare a marcare il territorio con quegli stronzi che ci provano con te. E poi ti avevo detto che avrei ucciso chiunque si avvicinasse a Lucy, e io qui non vedo ancora nessuna vittima-
Ridacchia e finalmente riprendo a respirare.
-Non voglio che tu vada là-
-Sarà per pochi giorni amore. Fai finta che sia partito per lavoro, ok? Promettimi che non piangerai più, che non sarai più triste e che sorriderai anche mentre io non ci sarò-
-Non posso prometterlo...-sussurra.
-Ti prego, non starò tranquillo-
Il poliziotto suona il clacson e io lo maledico mentalmente mentre lo ignoro.
-Ti amo-sussurra in un singhiozzo.
-Ti amo anch'io-dico dandole un bacio a fior di labbra.
Il signore abbozza un mezzo sorriso e mi fa entrare nella macchina.
Vedo Abby scoppiare di nuovo a piangere così punto lo sguardo in avanti per non guardarla.
Fa così male vederla soffrire.
Quando sento la macchina partire inizio a sentire un nodo in gola.
Poso le mani sulla faccia mentre lacrime calde scivolano lungo le mie guance.
Tutti i nostri ricordi si sovrappongono nella mia mente, annebbiandola.
Il primo giorno di scuola.
Quando l'ho difesa da Samuel Wilkinson, chissà che fine ha fatto quel coglione.
Mi ricordo che la prima cosa che pensai fu "quanto cazzo è bella" e poi la seconda "che culo fottutamente perfetto"...lo so che non è molto carino da dire ma sono sempre un ragazzo io eh.
Poi mi ricordo della prima volta che ci siamo parlati a casa di Nash.
Il giro in moto, aveva così tanta paura di salirci sopra che per poco non prendemmo l'autobus.
Il giro in spiaggia, con il rumore delle onde in sottofondo.
Poi l'incontro, ricordo nitidamente la sua espressione preoccupata e al contempo delusa.
La rissa con Samuel fuori dal cerchio, le parole che disse quella sera mi fecero desiderare ardentemente di ucciderlo e se lei non mi avesse fermato sicuramente sarebbe successo.
Poi festa dove hanno fatto l'estrazione. Ero così contento di poter passare un anno con lei, solo che ero troppo stupido per capire che l'amavo.
I baci a casa mia, durante il film.
La pizza.
Poi ci fu un altro incontro, speravo che lei avesse capito i miei sentimenti dopo i baci, ma non fu così e quando la vidi parlare con Samuel scoppiai come una bomba.
Non le parlai fino a casa, poi finimmo sotto le coperte a fare l'amore per la prima volta.
Niente sesso, solo amore. E con questo intendo baci lenti sulla bocca, sul collo, sulla pancia, sulla schiena, i morsi sulle labbra, le nostre mani intrecciate, occhi dentro occhi.
Intendo abbracci talmente stretti da diventare una cosa sola, i corpi incastrati e le anime in collisione, le carezze sui graffi, i vestiti tolti insieme alle paure, i baci sulle debolezze, sui segni di una vita che fino a quel momento era stata un po' sbagliata. Intendo le dita sui corpi, creare costellazioni, inalare i profumi, i cuori che battono insieme, i respiri che viaggiano allo stesso ritmo, e poi sorrisi, sinceri dopo un po' di tempo che non lo erano più.
Ricordo quando Samuel la drogò, ricordo la rabbia e la paura.
Rabbia perché lui aveva osato toccare la mia Abby e paura per quello che le sarebbe potuto succedere.
Poi Gilinsky, lui è stato l'inizio della fine.
È riuscito a separarci per un po' di tempo, ma non per sempre.
Poi la telefonata di Christy, la festa, i suoi capelli colorati e il piercing.
Quasi sorrido al ricordo, dimenticandomi momentaneamente della realtà.
L'incidente. Le due settimane più brutte della mia vita.
Non sentire la sua voce, non poter più baciare quelle labbra perfette, era una tortura.
Però, se potessi tornare indietro, rifarei tutto ciò che ho fatto, perché tutto mi ha portato a Lucy e alla mia famiglia.
Assomiglia così tanto alla mia Abby. Con quel nasino rosso all'insù, le guanciotte rosee e le labbra piene.
Da me ha ripreso gli occhi però, sono blu come il cielo di notte.
Anche il carattere è tutto della mamma. Non si è persa niente la mia sdentata. È testarda come un mulo, e le uniche cose che fa sono dormire e mangiare.
Non è per niente un'amante del brivido come il papà, ma forse è meglio così.
Non vi nego che vorrei avere un mostriciattolo che corre per casa con cui parlare di cose da uomini, e magari dopo tutto questo casino ne parlerò ad Abby.
-Siamo arrivati-tuona il poliziotto alla guida.
Mi fanno scendere dalla macchina, portandomi verso l'entrata della caserma.
È ora.
Prendo un grande respiro e cammino verso la struttura nella quale starò finché non si svolgerà il processo.
-Agente Sparks, Agente Davis-li saluta un altro poliziotto toccandosi la visiera del cappello.
-Jefferson-rispondono in coro i due che mi tengono il braccio.
-Cella numero 3-continua il poliziotto che mi sta simpatico.
Il tizio gli allunga delle chiavi.
-Lo porto io-afferma lui guardando quello che mi pare si chiamasse Davis.
Quest'ultimo annuisce per poi andare verso gli uffici.
-Vieni con me-ordina.
Quando siamo davanti alla cella, prima che riesca ad entrare mi blocca.
-Non dovrei farlo, ma...la sua ragazza era distrutta e, visto che ho passato una situazione simile, ragazzo, voglio aiutarti-sussurra il tipo.
Dio grazie.
Sorrido.
-Potrai chiamarla ogni giorno e, fin quando non avrai il processo, potrai uscire cinque ore ogni domenica-
Lacrime iniziano a scivolarmi sulle guance mentre il mio sorriso si allarga.
-Non sa quanto la ringrazio-dico non sapendo cosa aggiungere.
Sta facendo così tanto per me.
Mi da una pacca sulla spalla e mi fa cenno di entrare.
Mi chiude dentro e prima di andarsene mi sorride.
Tra poco le rivedrò.

365 days//Taylor_CaniffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora