Ciaooo
Mi duole annunciare che... il prossimo è l'ultimo capitolo... ebbene sì, siamo arrivati alla fine di questa avventura!
Questo capitolo è più breve, e me ne scuso, perché è collegato al prossimo e se non lo separavo veniva davvero trooopoo lungo...
cmq... questo e il prossimo sono autoconclusivi, poi posterò un extra all'interno della storia e un'anteprima per la nuova che ho in mente...perciò, non sparirò per chi volesse continuare a seguirmi.
Non vi rompo oltre, Buona lettura e perdonate, come sempre, eventuali errori!
Baci
EveroseCAPITOLO 16 : My Dark Side
"Portalo sul Nemeton, corri!"
"Cazzo, Derek, datti una mossa!"
"Cora, cos'ha intenzione di fare?"
"Lascia fare a Lydia e Jordan. Non metterti sul loro cammino."
Stiles sarebbe morto.
Se si fossero trovati nel bosco da solo, Stiles sarebbe morto.
Derek non aveva percepito il battito debole anche se presente del suo cuore, i suoi sensi erano ancora ridotti a quelli di un umano ubriaco, se non fosse stato per l'arrivo tempestivo di Lydia che era come finita in trance e aveva portato Stiles sul Nemeton, aiutata da Jordan trasformato completamente nel Segugio Infernale.
Jordan aveva avvolto Stiles con le sue accecanti fiamme blu e rosse e Lydia gli aveva tenuto la testa, direzionando un suo urlo di banshee verso l'umano privo di sensi.
Non aveva idea di cosa fosse successo, ma Stiles era miracolosamente guarito.
Al posto di cinque fori sanguinanti c'erano delle cicatrici, piccole e quasi invisibili.
Solo che Stiles non si era svegliato, perciò Derek decise di tornare a casa di Chris, con l'approvazione di tutto il Branco.
Raggiunsero la casa in poco tempo, Boyd portò in braccio Stiles senza mai chiedere il cambio, Scott aiutò Derek a camminare e non cedette il posto a nessuno, Peter carezzò la schiena di Lydia per tutto il tempo che la tenne svenuta tra le sue braccia e Isaac e Cora sostennero un Jordan privo di forze, ma sveglio e pieno di rassicurazioni verso la sua compagna preoccupata.
Avevano fatto del loro meglio, tutti.
Non era stato semplice, una delle battaglie più difficili che avessero combattuto da soli, ma Derek era fiero del risultato che avevano ottenuto senza di lui.
Come Alpha, dovette ammettere, non era stato il massimo.
"Mi dici come stai?" Chiese Scott all'improvviso, mentre aiutava Derek a stendersi sul divano della sala comune. "E come hanno fatto a catturarti?"
Derek guardò negli occhi il suo migliore amico.
Gli raccontò che si era risvegliato in un luogo sconosciuto, al buio e legato ad una sedia, mani e piedi stretti in una morsa dolorosa di corde intrise di strozzalupo, che ancora gli bruciavano.
Se ci pensava bene, non riusciva nemmeno a ricordare dove lo avevano catturato, era solo certo che fosse avvenuto mentre si trovava in forma di lupo.
Si dava ancora dello stupido per avergli permesso di catturarlo e di rinchiuderlo in un cavou di Adularia.
Aveva apprezzato che l'emissario che si era occupato di legarlo lo avesse lascito a petto nudo, infilandogli i jeans che aveva portato al collo mentre era un lupo.
Poi però era arrivato Theo, che lo aveva deriso e provocato, torturandolo psicologicamente.
Alla fine, per rendergli la prigionia ancora più insopportabile, aveva cominciato a parlare di Stiles.
"Stiles ha lingua davvero lunga, lo sai? Riesce davvero a fare magie... e la sua pelle, mmhh, persino quando gli ho tagliato i polsi sembrava morbida..."
Gli aveva ringhiato ed era riuscito a fermare le sue chiacchiere a stento, con l'Adularia che aveva cominciato a fare effetto sul suo corpo.
Si era trovato in trappola, prigioniero di quelli che lo volevano morto, deriso dal bastardo che aveva violentato il suo compagno e per di più alla fine si sarebbe trasformato in una bomba pronta ad esplodere, ferendo chiunque provasse ad intralciarlo.
Derek ricordava bene di aver sperato di non essere trovato, non voleva venir trovato da nessuno, men che meno da Stiles, perché era certo che lui sarebbe stato più in pericolo di tutti gli altri.
E poi Theo aveva tirato fuori il profumo.
Quello che aveva usato su di lui per farlo litigare con Stiles.
Lo aveva preso e glielo aveva spruzzato addosso, di nuovo.
Derek aveva provato a sottrarsi, inutilmente a dire il vero, e non aveva potuto far altro che subire passivamente quel miscuglio di stimoli e le provocazioni dell'Alpha.
E Derek ricordava tutto, purtroppo.
Ricordava il disagio, la fatica, la vergogna e il dolore.
Ma non ne voleva parlare con nessuno, nemmeno con Scott, preferiva occuparsene per conto proprio, in solitudine, com'era abituato a fare.
"Alla fine ha avuto quello che si meritava." Gli confidò Scott, allungandogli una maglietta e sedendosi accanto a lui.
Derek se la infilò, amareggiato. "Chi ha dato quei proiettili a John?"
"Chris." Confessò l’altro, stringendo le labbra. "Non ha potuto evitarlo, non dopo che lo sceriffo gli aveva mostrato le foto di Stiles in ospedale. Lo ha convinto ad aiutarlo a vendicarsi."
Lo capiva e comprendeva anche il desiderio di proteggere l'unico parente rimasto in vita, ma di certo non si aspettava un risvolto del genere. "Ha dato di matto quando ha visto Stiles a terra. Credo abbia visto Theo ferirlo e..."
"... e si è deciso ad intervenire, sì, lo credo anch'io." Scott confermò le sue ipotesi, sorridendo tristemente. "L'aria intorno a voi era satura di ogni tipo di emozione esistente, è bastato seguire quella scia per trovarvi, anche se in ritardo."
"Non preoccuparti." Derek non voleva sentire il senso di colpa impregnare il suo beta.
Non doveva, si era comportato correttamente, lui non avrebbe potuto fare di meglio e glielo disse.
Scott gli sorrise, poi si allontanò per permettergli di riposare.
Stiles era al sicuro nella stanza che aveva già occupato in precedenza, saggiamente lasciato alle amorevoli cure di Melissa, dandogli il tempo necessario ad assimilare tutto quello che era successo e a riprendersi dall'attacco che aveva subito.
Derek voleva fare lo stesso, ma metà del Branco voleva parlare e l'altra doveva essere curata, non poté far altro che mettere da parte se stesso e Stiles per un po' e ricoprire il suo ruolo di Alpha, ora che la battaglia era terminata.
E ci riuscì.
Per i primi dieci minuti.
Poi Kira e quelli del Branco che stavano bene lo cacciarono dalla sala comune per spedirlo nella camera di Stiles.
A detta loro, l'aiuto non mancava e Theo era fuori circolazione, per cui Stiles era libero da ogni pericolo.
"Vuoi fare il bravo Alpha? Pensa al tuo compagno." Gli suggerì Erika, sdraiata per metà sul corpo di Boyd mentre lui le rompeva un polso attivando la guarigione per una brutta ferita alla gamba. "Ha pensato lui a tutto e lo ha fatto con due iniezioni di non so cosa Melissa gli abbia dato, per affrontare Deucalion. Quando è andato nel bosco con Scott era un guerriero e quando si è svegliato dopo aver toccato il Nemeton era uno zombie. Ci credo che non si è ancora ripreso."
Derek non ne sapeva niente.
Era convinto che, qualunque cosa Stiles avesse fatto col Nemeton, non avesse avuto ripercussioni su di lui.
Lanciò uno sguardo a suo zio Peter, disteso su un divano, rilassato tra le braccia di Lydia, che gli accarezza la testa stancamente adagiata sul suo grembo.
"Non guardare me." Ribatté atono senza nemmeno aprire gli occhi. "Io odio quell'albero. Lui ha attirato Deucalion qui la prima volta, causando problemi a non finire e il casino nel quale tu e quel dannato ragazzino siete finiti."
E silenzio, non aggiunse altro, forse avrebbe avuto più fortuna con Deaton, ma il buon emissario al momento era occupato a cercare cancellare le tracce di Theo assieme a Chris, perciò chiese a Lydia.
La ragazza negò col capo. "Non ho risposte, Derek. Non ho la più pallida idea di cosa sia successo prima, so solo che ho sentito un richiamo da parte del Nemeton, un ordine tassativo di portargli Stiles e curarlo. Non ero io a sapere cosa fare, era quel maledetto albero."
Quindi, doveva aspettare per forza Deaton.
Una spiegazione logica a tutta quell'assurdità poteva trovarla solo lui.
Spostò gli occhi su Cora, cercando e trovando nella sorella l'appoggio di cui aveva bisogno.
"Non posso dire niente sul Nemeton perché il loro legame supera di molto quello che ho creato io, ma Stiles sta bene. È sveglio e calmo, potresti chiedere direttamente a lui. Ti sta cercando, tra l'altro, dovresti andare."
Ovvio che lei sapesse prima di chiunque altro che Stiles era sveglio e che lo cercava.
Probabilmente, il ragazzo non aveva nemmeno pronunciato il suo nome ma solo pensato, e Cora lo aveva percepito.
La sorella doveva aver intercettato i suoi pensieri e si sporse per parlargli. "Non è come pensi. Il mio legame con Stiles non esiste più. So che ti cerca perché me l'ha detto Melissa."
Derek sbarrò gli occhi.
Quanto poteva essere forte il potere di quell'albero millenario per poter spezzare un legame antico di sangue come quello che aveva creato Cora?
Non volle pensarci, perciò inspirò forte e annuì, partendo verso la camera del ragazzo.
Non gli interessava sapere davvero cosa era capitato tra Stiles e il Nemeton, voleva solo stare con lui, in realtà.
L'ultima volta, se escludeva la battaglia, aveva confessato di amarlo.
Potevano partire da lì o da qualsiasi argomento Stiles preferisse, l'importante era che fossero ancora qualcosa.
Li sentiva, i cambiamenti.
Sentiva che era cambiato qualcosa.
Doveva solo scoprire cosa e sapeva che, con Stiles, era meglio andare per gradi.
Specie ora che sapeva che non avrebbe mai ricordato i loro undici anni passati insieme.
Stiles si era cambiato e indossava la sua amata felpa rossa.
Aveva sorriso indossandola, perché si era immaginata la scena di Lydia che costringeva Jackson ad accompagnarla a casa sua per prendergli un cambio.
Aveva espressamente chiesto di avere la sua felpa rossa.
Era il suo tesoro più prezioso, regalo del padre, e si sentiva sempre meglio quando la indossava.
In quella camera faceva davvero caldo e aveva evitato di tirar su la cerniera per non soffocare.
Si guardò allo specchio, cercando di non soffermarsi troppo sul suo corpo e decise che era meglio indossare un'altra t-shirt.
Si stava agitando.
Doveva calmarsi, non doveva mostrarsi troppo debole o provato da tutto quello che era successo, non voleva far preoccupare nessuno, soprattutto Derek.
Chiuse gli occhi ed inspirò a fondo, cercando di concentrarsi una, due, tre volte, ma il volto di Theo gli invase la mente.
Spalancò gli occhi e boccheggiò, il cuore un tamburo martellante che echeggiava nelle orecchie.
Potevano aver vinto quella battaglia e messo al riparo tutta Beacon Hills, ma se non riusciva a cancellare il volto di quel bastardo dalla sua mente c'era poco da festeggiare.
Doveva mettersi in testa che era finita, per sempre.
Theo non sarebbe venuto a cercarlo, quella su cui si stava preoccupando non era una possibilità ma unacertezza.
Eppure, le ultime parole che gli aveva rivolto avevano solo avuto il potere di mandarlo in confusione.
Si tolse in fretta la felpa e la t-shirt e le lanciò a terra, poi si passò le mani tra i capelli e li tirò forte.
"Fanculo.."
Nonostante cercasse di pensare positivamente e sapesse di essere al sicuro, non riusciva proprio a rilassarsi e i pensieri incoerenti che gli invadevano la mente diventarono ricordi, ricordi di quel maledetto giorno nella palude.
Di colpo, sentì di nuovo le sue mani addosso, le braccia tirare e i polsi bruciare e il dolore, le spinte violente... cazzo, continuava a dirsi di aver superato tutto, ma non era così; era una ferita ancora aperta e sanguinante e doveva pensare a ricucirla in fretta anziché compiangersi, doveva smetterla e basta.
Deaton lo aveva avvisato che il Nemeton avrebbe amplificato molte sue attitudini, scavando nella sua mente e riportando a galla tutta l'oscurità che celava, e Stiles si era reso conto che era vero, che ciò che aveva lasciato in sospeso non poteva più restare tale.
Non era più solo un emissario.
E, per essere un buon guardiano, doveva liberarsi del suo unico vero problema: Theo.
Oltre a scoprire com'erano andati davvero i fatti.
Melissa si era rifiutata di parlare dello scontro, gli aveva solo assicurato che stavano tutti bene e che non doveva preoccuparsi di nulla, ma quando aveva fatto domande su Theo aveva sorriso tristemente, e gli aveva accarezzato una guancia.
"Theo è morto. Non conosco i dettagli, ma se posso essere sincera mi sento davvero sollevata al pensiero che quel maniaco sia morto."
Anche Stiles si era sentito sollevato alla notizia della sua morte.
Talmente sollevato, che non aveva trovato più parole da pronunciare, troppo felice di essere finalmente libero di non avere più paura.
Talmente felice, che aveva chiesto di restare da solo, per riassaporare il silenzio senza il timore, la tranquillità di pensare in solitudine senza tremare ad ogni rumore.
Oh, sì. Stiles era felice. Molto.
Un bussare lieve lo distolse bruscamente dai suoi pensieri e borbottò di entrare senza alzare la voce, tanto era inutile con tutti esseri dotati di super udito.
Derek fece il suo ingresso in silenzio e Stiles dimenticò di essere a torso nudo.
Furono gli occhi sgomenti del lupo a ricordarglielo.
Si guardò in giro come se si aspettasse che qualcuno gli lanciasse magicamente una maglietta, in imbarazzo per l'ennesima figuraccia, e dal nulla apparve davvero una maglietta.
Quella di Derek, che se l'era sfilata e gliel'aveva lanciata per poi distogliere li sguardo.
Tutto ciò a cui fu in grado di pensare Stiles mentre se la infilava era: dolce.
Tutto di Derek era dolce.
Con piccoli gesti, lo faceva sempre sentire importante e prezioso e Stiles si scioglieva come un ghiacciolo sotto al sole del 15 di agosto ogni santa volta, perché era troppo abituato ad essere svalutato e usato che trattato in quel modo destabilizzante e dipendente.
Derek sembrava stare meglio, finalmente.
Nessun odore particolare arrivò alle narici di Stiles e il colore della pelle del lupo era tornato ad una tonalità ragionevolmente accettabile.
Derek non lo stava guardando, per concedergli un po' di privacy mentre si vestiva, e Stiles notò che il suo profilo somigliava molto a quello dello zio.
Peter lo aveva lasciato senza parole, nel.bosco.
Sembrava un tipo apposto e suo padre gli aveva parlato davvero bene di lui, ma doveva essere una persona davvero particolare se era il compagno di Lydia.
Aveva ucciso Deucalion senza pensarci troppo a lungo, senza preoccuparsi di sacrificare l'oro dei suoi occhi per il blu elettrico di chi uccideva un innocente perché purtroppo, crudele o meno, Deucalion era umano e impossibilitato a difendersi quando Peter lo aveva trafitto a morte.
S'infilò la maglia senza smettere di guardarlo. "Come stanno gli altri?"
Derek sollevò lo sguardo su di lui, gli occhi insicuri e dal verde spento. "Se la cavano anche senza di me."
Derek annusò l'aria intorno a lui e si accorse che Stiles profumava di aspettativa ed ansia.
Nessuno gli aveva detto ancora di come era stato distrutto il Branco degli Alpha né che suo padre aveva ucciso Theo per lui.
Ricordò la paura che aveva attraversato gli occhi di Stiles quando aveva creduto che fosse morto qualcuno di loro.
Avrebbe dovuto rispondergli allora, ma era stanco e parlare gli cera costato uno sforzo non indifferente.
Rimediò.
Gli raccontò tutto, dello scontro e di come la coppia Alpha del Branco di Deucalion avesse tentato di uccidere i gemelli per aumentare il loro potere e vincere senza problemi.
Peccato non avessero fatto i conti con uno zio molto incazzato, dei beta forti e veloci e una banshee devota che voleva vendicare il suo amante ferito e due suoi amici.
Lydia era stata la carta vincente.
Nessuno di loro aveva mai avuto a che fare con una banshee e il vantaggio che avevano ottenuto gli aveva garantito la vittoria.
Non volevano uccidere nessuno, ma la coppia di Alpha, difronte alla sconfitta, aveva preferito la morte e si erano uccisi a vicenda, costringendo il Branco a seppellirli nella riserva, aiutati dai gemelli che avevano chiesto un armistizio, almeno finché non decidevano dove e quando andarsene.
Stiles aveva ascoltato tutto, facendo domande di quando in quando e Derek notò un profondo orgoglio negli occhi del suo umano.
Poi fece la fatidica domanda:
"E Theo?"
Derek vacillò, irrequieto, alla fine sarebbe stato lui a dirgli la verità e non John.
"Theo è morto." Gli aveva risposto sinceramente e sperò non si agitasse troppo.
Gli aveva detto la verità per indurlo a credere alla bugia che pronunciò subito dopo.
"Ho dovuto ucciderlo. Ti aveva ferito e io... non ci ho visto più."
Stiles non diede segnali di ansia o di attacco di panico o di qualunque altra cosa facesse pensare ad un imminente crollo di nervi.
Eppure, sarebbe stato naturale.
Era la fine di un incubo, un nuovo inizio per lui, niente più paura, niente più guardarsi le spalle... invece, Stiles lo fissava come se dubitasse di lui.
"Non mi credi."
E non era una domanda.
Stiles non mosse un muscolo.
"Credo alla morte di Theo." Melissa lo aveva preceduto. "Non credo sia stato tu."
Il lupo aggrottò le sopracciglia e Stiles sorrise, avvicinandosi lentamente a lui. "Devi essere fiero del tuo Branco, Derek. Sono tutti eccezionali."
Derek rimase sconcertato da una frase simile, incomprensibile alle sue orecchie per il contesto del loro discorso. "Certo, magari hanno qualche problema a tenere le mani lontane dal tuo telefono o le orecchie lontane dalle nostre conversazioni, per non parlare del fatto che parlano a voce troppo alta e li ho sentiti
chiaramente discutere su quanto sia stato ingiusto che Theo sia morto colpito da un proiettile di strozzalupo, non possiamo pretend..."
"Stiles!" Derek lo richiamò alla calma e Stiles scattò sul posto. "Ho capito."
Stiles strinse le labbra, maledicendo la sua ansia collegata alle corde vocali ma felice di aver messo a disagio Derek, e indicò al lupo il letto per sedersi.
Avrebbe preferito due sedie o il pavimento, ma erano in una camera da letto e Derek aveva lo sguardo troppo stanco per meritare di stare scomodo a terra per colpa dei suoi problemi.
Si accomodò a bordo letto e Derek lo imitò rispettando il suo spazio, anche se vedeva lo sforzo che stava compiendo.
Il suo intero corpo era teso come una corsa di violino, le sue mani erano ancorate al materasso e stringevano spasmodiche, il volto costretto verso il muro che evitava di guardarlo.
Stiles fece dondolare le gambe. "Dobbiamo parlare e devo spiegarti molte cose, ma credo ti faccia bene sfogarti prima. Sembra che tu stia per vomitare."
Derek accennò un sorriso. "Hai sempre saputo come tirarmi su di morale."
"Dono di natura, suppongo." Stiles cercò di metterlo a proprio agio perché era chiaro il motivo per cui non aveva ancora detto il nome di chi aveva ucciso Theo: quell'informazione poteva non piacergli.
D'altronde, però, anche lui aveva da dire cose delle quali magari Derek stesso non sarebbe stato contento.
Lo sentì sospirare. "Ho paura tu possa avere un attacco di panico, se solo oso dire la verità. Sono solo stanco di vederti star male. Non lo sopporto davvero più."
E io sono stanco di essere considerato debole, pensò Stiles, ma evitò di dirlo a voce alta, Derek era già abbastanza teso, e in più aveva chiara in mente un'idea di cui potesse essere stato.
Piegò la schiena e poggiò i gomiti sulle ginocchia, mani unite.
"Quando mio padre ha avuto un infarto a causa di tutto ciò che aveva scoperto su di me, gli feci fare una promessa. Gli dissi che, semmai Theo fosse riapparso nella mia vita, avrebbe dovuto vendicarmi. Avrebbe dovuto ucciderlo. Avevo paura che il senso di colpa, prima o poi, avrebbe finito con il portami via l'unica persona importante per me."
Vide Derek far scattare gli occhi su di lui e incrociare le sopracciglia, l’ombra di un ricordo saettare nei suoi occhi. "Allora non stavi scherzando quando mi hai detto che tuo padre progettava di uccidere Theo."
"No." Stiles non capì se la sua era una domanda o meno, ma continuò. "Il punto è, Derek, che se ora mi dirai che è stato mio padre ad ucciderlo, io... io non starei male, anzi. Lui era l'unico... l'unico che poteva ucciderlo senza pagarne le conseguenze. Non ho mai desiderato fossi tu quello costretto ad un simile atto. Mio padre è un poliziotto e si sentiva già maledettamente in colpa, nonostante io passi ogni giorno a ricordargli che non è responsabile di nulla. Va bene così, credimi."
Vide l'Alpha spostare lo sguardo, abbassarlo sul pavimento e riflettere.
Avrebbe pagato per sapere quali pensieri stessero attraversando quella bella testa di lupo in quel momento.
"Quindi, posso pronunciare le parole 'È stato tuo padre'senza problemi?"
Annuì. "Lo hai appena fatto, Derek."
L'altro sbuffò una risata nasale e continuò a fissare il pavimento davanti a sé, prima di riprendere a parlare e a fare la domanda che Stiles sentiva morisse dalla voglia di fare.
"Cosa sei, ora?" Domandò, titubante. "Voglio dire... tu... il Nemeton.."
"Sono sempre Stiles." Rispose, sicuro di sé. "Forse con qualche potere da guardiano in più, ma sono sempre io. Quando... quando ho toccato il Nemeton per la prima volta, ho visto un ricordo del passato, il momento in cui sono stato scelto come guardiano dell'albero."
Derek girò il capo verso di lui. "Si può sapere ora che diavolo hai chiesto, quel giorno, per arrivare ad essere scelto? È un chiodo fisso per me e Scott, ci ha davvero fatto impazzire." Esclamò, imitando una testa che esplode con le mani, mentre parlava.
Stiles trattenne un sorriso per non imbarazzarlo. "Non ho chiesto nulla. Ho sacrificato qualcosa e questo ha riattivato il Nemeton. Io ho..."
Si fermò.
All'improvviso, gli sembrava inopportuno rivelare questo proprio a Derek, non voleva di certo fargli pesare la sua scelta.
L'altro lo fissava, in attesa.
"All'inizio, ero andato lì con l'intento di chiedere di rivedere mia madre. Avevo delle domande e delle... cose da dirle, però poi... poi ho chiesto che tu fossi sempre al sicuro e quando l'ho pensato, senza neanche accorgermene mi sono ritrovato a desiderare di proteggerti. Mi è bastato pensare 'Se mai la sua vita fosse in pericolo, proteggi Derek, prendi me al suo posto.' ... e il Nemeton si è risvegliato, quando ti ho difeso da quei cacciatori, perché per lui quello era un sacrificio. Lo scambio equivalente perfetto. Una vita per una vita. Quando ti ho protetto da Theo..." Derek lo guardava incredulo, gli rivolse un sorriso confortante. "... beh, diciamo che ha usato il mio sacrificio per amplificare i suoi poteri."
Stiles sperò di essere stato chiaro, non era semplice spiegare ciò che aveva visto, era anche abbastanza imbarazzante, ed era solo l'inizio. "Dobbiamo a lui la vittoria, lui mi ha mostrato come fermare Deucalion."
"Ma ne hai pagato il prezzo."
Derek non aveva dimenticato lo scambio di battute che si erano scambiati Stiles e Deucalion, dopo aver terminato il rito.
Sarà anche stato debole, ma non sordo.
Stiles abbozzò un sorriso. "Non è grave come sembra."
Lo era.
Per Derek lo era.
Non tanto per i ricordi, ma perché gli sembrava che loro due fossero destinati ad essere incompleti. "Quello che mi hai detto... durante l'eclissi... te lo ricordi oppure..."
Derek aveva abbassato il tono di voce, risultando quasi roco e insicuro, e Stiles si era sbrigato subito a rassicurarlo, addolcito da quello sguardo perso.
"Ogni parola." Confessò, fissandolo dritto negli occhi. " L'eclissi ha annullato lo scudo e io ne ho approfittato per dirti ciò che sentivo davvero, perché per rendere Deucalion umano io ho sacrificato la mia memoria. Non riavrò mai più indietro quei ricordi, non ricorderò più la tua famiglia, mia madre... niente. Gli unici ricordi che il Nemeton mi ha restituito sono quelli del suo risveglio e di quando Deucalion è stato accecato, e sono entrambi ricordi che preferirei non ricordare, sinceramente."
Comprensibile, valutò Derek, dato che quel giorno era morta anche sua madre.
"In realtà..." Stiles si massaggiò la punta del naso con l'indice, nervoso. "Prima che tu fossi catturato io... avevo trovato un modo per riavere la memoria."
Derek si accigliò. "Che modo?"
"Non ha più importanza, ormai, non credi?"
Derek era restio a lasciar perdere, ma Stiles lo guardò con tristezza ed una punta di imbarazzo che gli imporporò le guance.
"Stiles, io ti ho quasi perso..." bisbigliò, angosciato, allungando una mano per toccargli il viso, senza però farlo davvero. "Vorrei... vorrei che la smettessimo di nasconderci le cose, vorrei che... che cominciassimo a costruirci un futuro contando l'uno sull'altro, basato sull'amore e sulla fiducia." Fissò quelle iride color caramello, le vide lucide di lacrime trattenute e di una tristezza infinita. "Ti prego, non voglio più essere quello che non sa. Voglio sapere tutto. Voglio... Voglio ripartire da zero. Con te."
Derek abbassò la mano e rimase in silenzio, attendendo la reazione di Stiles.
Dopo diversi minuti, abbandonò l'idea di ricevere una risposta e capì che aveva fatto il passo più lungo della gamba, perciò spostò gli occhi sui propri piedi.
Stiles, intuendo la sua frustrazione, si allungò per guardarlo negli occhi e Derek lo notò, ma non ricambiò lo sguardo, così fu costretto a soffermarsi troppo a lungo su quel torso nudo.
La pelle, i muscoli e le ossa in rilievo dell'Alpha erano dannatamente attraenti come un'enorme calamita fatta di testosterone e sex appeal e Stiles non riuscì a continuare a parlare, troppo distratto da quel petto e quella schiena.
Quella schiena...
Ora sapeva che, anche se non le vedeva perché guarite, la pelle ricoperta da quel tatuaggio nascondeva cicatrici che avevano ferito il lupo molto più a fondo della carne.
Con un'audacia che non credeva di possedere, passò l'indice da una spalla all'altra, completamente in trance, immaginando quanto avessero dovuto sopportare da solo.
Lui era un nuovo, ulteriore peso.
Era giusto?
Era giusto continuare a farlo scivolare nel suo marciume, lui così buono e importante per tutti quelli che occupavano la casa?
Tolse il dito e si alzò per riafferrare la felpa che aveva lanciato prima, poi tornò ad occupare il suo posto.
Si tolse in fretta la maglietta e la restituì a Derek, non intendeva contaminarla ulteriormente, non con tutto lo schifo che mille docce non riuscivano a lavare via.
Anche da morto, Theo aveva ragione: non avrebbe mai superato i suoi traumi e Derek non meritava un compagno incompleto.
Si piegò per infilare la felpa quando si sentì toccare la schiena.
Derek lo stava toccando.
Leggero come una piuma e con un delicato polpastrello, ma lo stava toccando.
"Come hai fatto a nasconderle?"
E, cazzo!, non voleva che le vedesse da così vicino, ma non ci aveva proprio pensato.
Si unimidí le labbra e roteò il capo, esitante. "Non è stato facile." Sussurrò, alzando le braccia per finire di vestirsi, solo che Derek gli bloccò il movimento, lasciandolo con le braccia a mezz'aria, continuando ad esaminargli la schiena.
Stiles non trovò da nessuna parte il coraggio di voltarsi e osservare l'espressione che il suo viso doveva avere mentre gli guardava le cicatrici.
Cos'avrebbe trovato?
Pietà?
Orrore?
Disgusto?
Derek gli lasciò le mani e posò di nuovo la punta delle dita sulla schiena martoriata di Stiles. "Hai altri segni?"
Invisibili? Quanti ne voleva!
Visibili? Fortunatamente, solo quelli.
Negò col capo, sciolse la presa e torse il braccio per spostare la mano del lupo dalla sua pelle. Bruciava.
Derek non glielo permise.
"Ti va di raccontarmi com'è andata?"
Derek non gli aveva mai fatto davvero pressione per sapere del suo passato.
Aveva posto domande e sofferto la frustrazione dell'assenza di risposte, ma non lo aveva mai costretto a parlare.
Forse, era per questo che decise di accontentarlo.
Forse.
"È successo a scuola." Stiles inspirò a fondo, cercando di resistere all'impulso di allontanare il lupo e di non tremare per quelle carezze su quei solchi così sensibili. "Facevo parte di una squadra e un pomeriggio, dopo gli allenamenti, io e un altro compagno abbiamo fatto tardi nelle docce. Era stata una sessione lunga e faticosa e avevamo entrambi temporeggiato sotto l'acqua calda. Poi lui è uscito e io l'ho visto e... ho avuto un'erezione. Capisci? È stato il momento più imbarazzante della mia vita e..." cominciò a gesticolare, dimentico di Derek dietro di lui che nel frattempo aveva piegato una gamba per stare più comodo e toccargli meglio la schiena. "Non avevo detto a nessuno di essere gay, nemmeno a mio padre, così gli avevo chiesto di mantenere il segreto e lui aveva accettato."
Qualcosa nel tono di Stiles disse a Derek che aveva mentito e le parole che seguirono lo confermarono.
"Peccato che dal giorno dopo non abbia fatto altro che tormentarmi con stupidi atti omofobi assieme al suo gruppetto di amici."
Bullismo omofobico: atti stupidi e degradanti da parte di etero verso gli omosessuali.
Insulti, litigi e a volte azioni violente.
Ne aveva sentito parlare, ma a Beacon Hills non era mai successo nulla del genere perché esisteva la tolleranza.
Forse, non valeva lo stesso per New York.
"Nessun insulto mi ha mai dato fastidio davvero, non sono così debole, li ho sopportati per molto tempo senza problemi." Un altro respiro profondo. "Tranne la sera che mi sono rifiutato di diventar la loro puttana e si sono divertiti a legarmi alla jeep e a bruciarmi la schiena con le loro sigarette. Tutto sotto suggerimento di Theo, ovviamente, che quel giorno scelse di aiutare loro e non me."
Derek non fiatò e non mosse un muscolo, ma gli occhi divennero subito rossi.
Aveva notato come Stiles aveva cambiato tono e come avesse accelerato alla fine, quando era arrivato a parlare di Theo.
Con un rapido gesto prese la felpa di Stiles e la gettò via, poi lo spinse di pancia sul letto per poter vedere meglio con i suoi occhi di lupo quello che poco prima aveva solo sfiorato.
Quelle cazzo di cicatrici.
Stiles aveva profonde bruciature di sigaretta su ogni lembo di pelle che non fosse costeggiato dai nei.
Era uno scempio.
Quella non era più la schiena che ricordava.
Tornò a sfiorare ogni solco, desideroso di cancellarlo, incapace di capire come si potesse arrivare a tanto.
"Perché non me l'hai detto subito? Perché non me l'hai detto quel giorno, in macchina? Ti avrei capito, avrei agito diversamente, avrei..."
Stiles si girò appena, non poteva muoversi più di tanto con Derek sopra di lui, ma si sporse a sufficienza per guardare il lupo negli occhi. "Guardati, Derek! Sei quasi del tutto trasformato solo vedendo la mia schiena, come pensavi che avrei potuto dirtelo in un momento come quello?"
Derek ritrasse gli artigli e scosse la testa per tornare umano e quando accadde si sedette accanto a Stiles, prendendosi la testa tra le mani.
Aveva ragione, non era lucido, non abbastanza per continuare a ricevere informazioni su quello che aveva subito, ma abbastanza per ricordarsi di una cosa che aveva visto fare dalla madre.
Una cosa che poteva aiutare Stiles.
Si voltò a guardare Stiles, che nel frattempo si era messo seduto e cercava di coprirsi il busto con le braccia. "So che sei a disagio, ma vorrei provare una cosa. Potrei... permettimi di fare qualcosa per te, Stiles. Per favore."
Stiles tentennò.
Aveva altro in mente, dovevano parlare, dovevano riposare, non avevano il tempo di dedicarsi a loro stessi in un atteggiamento intimo come quello che credeva avesse in mente il suo lupo, ma Derek aveva l'aria distrutta e sembrava tormentato da qualcosa, quindi accettò.
"Dopo mi ascolterai?" Domandò, sospirando. "È importante."
Lo vide annuire e invitarlo con una mano a piegare la schiena in avanti.
Stiles seguì le indicazioni e decise di mettersi più comodo sedendosi al centro del letto e suggerendo a Derek di piazzarsi dietro di lui.
Quando furono sistemati, sospirò in attesa, aspettando la prossima mossa di Derek.
Non si aspettò di sentire la sua lingua su una cicatrice e sussultò, agitandosi immediatamente e cercando di respingere Derek.
L'Alpha gli artigliò i fianchi con forza, bloccandolo. "Stiles, rilassati, non è quello che pensi. Sto cercando di aiutarti.”
Si fermò al suono di quel mormorio implorante, imponendosi di fidarsi di lui, anche se tutto il suo corpo fremeva dalla voglia di cacciarlo.
Derek leccò tutte le sue cicatrici, una per una, soffermandosi a lungo, e quando Stiles sentì gli artigli solleticargli i fianchi si voltò per guardarlo in viso e confermare il suo dubbio.
Derek era completamente trasformato e le vene del suo viso erano in rilievo e nere, come se gli stessi assorbendo il dolore, anche se Stiles non stava affatto soffrendo.
"Cosa..." non riuscì a finire la frase. La lingua umida di Derek, precisa e letale, gli toglieva il respiro e gli annullava il cervello, cancellando pensieri e ricordi, obbligandolo ad appoggiare la testa all'improvviso pesante e confusa sul materasso, ben nascosta dalle braccia.
Era l'unico che riuscisse a fargli quell'effetto, l'unico capace di trasformare la sua vergogna in desiderio. Potente desiderio.
Un desiderio che si affacciava ogni volta che Derek lo sfiorava, anche solo con lo sguardo.
Non importava quanto si sentisse segnato da Theo, Derek lo fissava sempre con amore e non smetteva mai di tentare un approccio, scossa o meno.
Lo poteva capire, dopo l'incidente con quel profumo era in costante ricerca di perdono da parte sua e Stiles non gli aveva ancora detto che l'aveva perdonato l'attimo dopo averlo visto impalato a morte da uno dei gemelli.
Era stato quello il momento in cui si era reso conto che poteva odiare Derek, ma non poteva allontanarsi da lui né permettergli di morire, specie per colpa sua.
In realtà, Derek poteva ferirlo in mille modi, Stiles lo avrebbe amato, sempre, e quello era un pensiero reale e profondo, di certo proveniente dal suo subconscio che cercava di gridare a gran voce il legame che li univa.
Non si accorse nemmeno che Derek aveva terminato e stava respirando rumorosamente, sotto sforzo.
"Stai bene?" Gli chiese, girandosi un po' per guardarlo in faccia.
"Dammi un minuto..." soffiò l'altro, sudato, piegando le ginocchia e poggiandoci sopra i gomiti per massaggiarsi le tempie. "Perché, intanto, non ti guardi allo specchio?"
Stiles lo scrutò per un attimo, indeciso. "Non amo molto gli specchi."
Derek sbuffò una risata dal naso. "L'ho.notato.”
Era davvero affannato, come dopo una lunga corsa, così decise di dargli ascolto e lo lasciò riprendersi, mentre lui si dirigeva rapido verso lo specchio del bagno.
Quello che vide lo lasciò senza fiato.
Le cicatrici erano sparite.
La pelle della sua schiena era di nuovo liscia e i nei erano tutti al loro posto e tutti sani, senza segni o abrasioni, nulla.
Una normale, sanissima, schiena.
Non la toccò nemmeno, preoccupato di stare sognando, ma i suoi occhi non riuscivano a spostarsi dallo specchio.
"Come... come ci sei riuscito?"
Non ricordava un potere simile nei lupi, non lo aveva letto neanche nel libro di Peter, ne era sicuro, allora che diavolo aveva fatto?
"Una volta ho visto mia madre farlo su mia sorella Laura..." spiegò il lupo. "... quando ancora non eravamo in possesso dei nostri poteri di lupo e lei ci curava così, diceva che poteva farlo solo con chi avesse un legame... speravo funzionasse, non l'avevo mai fatto prima..."
Derek aveva un tono sorpreso e stanco, non si rendeva conto del gesto che aveva appena compiuto.
Aveva cancellato un momento bruttissimo, il primo ricordo orrendo dell'arrivo di Theo nella sua vita, l'inizio di tutto... Stiles si sentì in qualche modo pulito.
"N-non... tu..." ma perché balbettava sempre quando era nervoso? Perché non riusciva a ringraziarlo per bene? "Derek, io... Dio!"
Derek lo raggiunse quando lo vide coprirsi la bocca con le mani, guardandosi allo specchio con occhi lucidi ancora totalmente increduli. "Va tutto bene. È normale quello che provi."
Stiles fissò il lupo, grato del potere più utile e invadente dei licantropi, perché era davvero senza parole e felice e incredulo per potersi spiegare.
Derek alzò le braccia per togliergli le mani dalla bocca e Stiles si stupì per essere di nuovo indifeso, senza scudo. "È normale sfogarsi."
E Stiles sospirò rumorosamente, dando il via libera alle lacrime, lasciando che tutto il dolore e la rabbia che aveva provato ogni singola volta che si guardava allo specchio - ricordando ogni singolo istante di quella sera - svanissero nell'abbraccio caldo che Derek gli offrì quando lo vide accasciarsi.
"G-grazie..."
Quello di Stiles era stato poco più di un sussurro pronunciato sul suo corpo, assorbito dal suo petto, ma investì Derek totalmente, scuotendogli le membra e facendogli vibrare il cuore.
Quel grazie era più importante e profondo di qualunque ti amo.
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Shadow Preachers
FanfictionL'incontro con un grande e bellissimo lupo nero dagli accattivanti occhi rossi cambierà per sempre la vita di Stiles Stilinski. Tra incontri fugaci e scontri violenti, Stiles e Derek finiranno con instaurare inevitabilmente un legame indissolubile...