I Know I'm A Wolf

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Capitolo 3: I Know I'm A Wolf

NO.
No. No. No. No. No. No. No.
Assolutamente NO.
Ma stavano scherzando?
Quello era un gruppo di amici che si appellava a Branco o Famiglia,  davvero?

Non avevano fatto altro che parlare di cose che avevano capito SOLO loro, interagendo con lui come se SAPESSE e pretendendo da Stiles risposte sensate.

Ma. Anche. No.

Non era disposto a sembrare ancora lo scemo del gruppo, quello diverso da poter prendere in giro sempre e dovunque.
Stiles meritava di più.
E a nulla erano servite le parole di scusa e incoraggiamento di Scott.
Cose come 'ma davvero non sai nulla?' O più semplicemente 'scusa, sono solo troppo abituati ad essere sinceri' .
Ma che cosa voleva dire??
Di che diavolo stava parlando?

Da quando aveva detto del lupo, Stiles si era sorbito le peggiori battute sull'animale, a detta loro perché lo conoscevano bene, e situazioni immaginarie in cui il lupo era violento e autoritario per poi diventare coccoloso davanti ad un ragazzino, come il più grande dei miracoli.
E, ciliegina sulla torta, quando aveva chiesto spiegazioni si erano tutti schierati dalla parte del loro leader.
Chiedilo al nostro Alpha, avevano detto.

Sì , perché quel gruppo era un Branco, e un buon Branco non ha un capo... ma un Alpha, come i lupi.

Perché usare simili termini se poi non ci pensavano due volte a prendere in giro probabilmente l'unico lupo della città?

Mentre ci meditava sopra, Stiles raggiunse casa, stanco e pensieroso.
Voleva solo buttarsi sul letto e riposare almeno dieci minuti, ma qualcuno non era d'accordo.
Il suo cellulare vibró, mostrando un numero sconosciuto al quale Stiles risposte con titubanza.
"Pronto?"

"Me lo auguro." Sibiló una voce infuriata.

Stiles restò in silenzio per pochi secondi, poi decise di avvisare il tizio che aveva sbagliato numero.
E non osava essere nei panni del ricercato.

"Col cavolo che ho sbagliato. Io sto aspettando Stiles Stilinski, il nuovo volontario. Quindi, signor Stilinski, ce la fa a raggiungere il canile in dieci minuti o devo venire a prenderla di peso?"

Oh, merda!

Si era completamente dimenticato del volontariato.

Balbettó un arrivo subito per poi correre alla jeep e guidare verso il canile.
Cavolo, se quello era il suo responsabile era in guai grossi.
Non si erano ancora conosciuti e già veniva odiato.
Ottimo. Davvero perfetto.

Sfrecciò sull'asfalto a più non posso e riuscì a raggiungere il cancello del canile nel tempo che gli era stato concesso.

Quando entrò, con il fiatone e il cuore a mille che gli pulsava tanto da sentirlo  nelle orecchie, aspettó con timore l'arrivo del proprietario di quella voce roca e arrabbiata con la quale aveva parlato.

"Smettila! Ti ho già detto che era il mio modo di ringraziarlo!"

Quella voce roca si stava avvicinando da un angolo della casetta in legno posizionata davanti alle prime gabbie - per fortuna vuote, del canile - ma era più arrabbiata e il tono che stava usando più alto e Stiles sospettó fosse al telefono, dato che in giro non c'era nessun altro a parte lui.

"Dí a tutti di smetterla o al prossimo incontro spezzerò le ossa a ognuno di loro. A turno. Tutte - le - ossa."

E riattaccó nel momento esatto in cui entrò nel suo campo visivo.
Ok, se quello che era un semplice operatore del canile, Stiles era un Dio greco.

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