CIAOOO
Ecco l'ultimo saluto in questa storia... opiangerò tanto quando cliccherò il tasto COMPLETA....non esiste una faccina in grado di descrivere perfettamente la mia tristezza ma, ahimé!, ogni cosa bella ha una fine...
Veniamo al dunque...
Girl on Fire della Keys la ascolto da un pò e mi fa sempre venire in mente Cora con il suo Jordan, quindi era d'obbligo metterla...Sugar dei Maroon 5, invece, non è una canzone che amo particolarmente ma ha aiutato a farmi ridere mentre cercavo di cimentarmi in questo extra tra gli Sterek.
Questo è un capitolo che potrebbe non piacere.
Mi piace, DA MORIRE, ricreare il capitolo da cose già successe e mi piace farlo in questa storia.
Essendo la prima storia che scrivo in terza persona ho avuto difficoltà a capire il gravoso e intenso lavoro del far combaciare le situazioni, i pensieri e le azioni di entrambi i protagonisti e usare i flashback ha aiutato.
BTW, ecco l'extra promesso.
Io lo adoro!
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE MI HANNO SEGUITA E A CHI HA COMMENTATO!
Grazie di cuore a tutti quelli che hanno fatto questo viaggio insieme a me fin dall'inizio!!!
Alla prossima!!..... e perdonate, come sempre, eventuali errori!
EveroseCAPITOLO EXTRA: GIRL ON FIRE, SUGAR
Respira.
Respira.
Respira.
Cora continuava a ripetersi di respirare, di inalare quanta più aria possibile anche se sapeva che non sarebbe cambiato nulla, non era lei quella che doveva superare l'attacco di panico, non era lei quella che doveva cercare di resistere ed obbligarsi a mandare aria nei polmoni.
Bruciava, si sentiva in fiamme e il battito del cuore le martellava le orecchie mandando in tilt il cervello, però doveva farcela, doveva solo aspettare che a Stiles passasse la crisi.
Forza, Stiles! Andiamo, sai come uscirne.
Era strano condividere le emozioni, i sogni e praticamente tutto ciò che accadeva a Stiles Stilinski per colpa di un suo rito andato male nel bene.
Bene, perché aveva salvato la vita di Stiles.
Male, perché lo aveva legato a lui, in modo semi totale.
E durante il calore era anche peggio.
No, non doveva pensarci, doveva solo respirare - provarci, almeno - e aspettare.
“Ehi!”
No, cazzo, fa’ che non dica a me!
“Ehi, stai bene?”
Poteva essere più sfortunata?
Cavolo, era in un vicolo, agonizzante per una crisi di panico di Stiles, e qualcuno – peggio, un umano - l'aveva notata.
Non aprì gli occhi quando lo sentì avvicinarsi e poggiare un in ginocchio accanto a sé, nemmeno ricordava di essersi seduta per terra.
“Ehi, ragazzina, mi senti? Stai bene? Ti senti male? Vuoi che chiami qualcuno?”
“Cazzo, ma quanto parli?” si lamentò Cora, voltandosi col corpo su un fianco, troppo stanca e provata per essere gentile.
Seguì un silenzio strano, e Cora temette di essere stata troppo aggressiva, ma l'altro tornò alla carica.
“Tu sei Cora Hale.”
E no, la sua non era una domanda, quanto più un motivo che fece scattare la testa di Cora verso di lui, allarmata che conoscesse il fratello, e fu in quel momento che sbagliò.
Non avrebbe dovuto guardarlo negli occhi.
Non avrebbe dovuto innamorarsi al primo sguardo.
Ovviamente, Cora si era comportata da perfetta stronza.
Da quella volta, Jordan Parrish - il suo eroico soccorritore non richiesto - aveva iniziato a girarle attorno come un avvoltoio e lei aveva cercato di evitarlo come la peste.
Le aveva detto che un amico lo aveva mandato a Beacon Hills per vedere come se la passassero lei e ciò che rimaneva della sua famiglia, ma non aveva voluto dire chi era questo fantomatico amico.
Le aveva detto che la trovava incredibilmente bella quanto stronza, urlandole contro il suo disappunto a volte, ma proponendole un invito ogni santo giorno.
Le aveva detto che la sua sarebbe dovuta essere una breve visita, ma che alla fine aveva deciso di utilizzare tutte le sue ferie arretrate per godersi Beacon Hills e la sua compagnia.
“Sono piccola e tu hai molti molto più anni di me. Questo non ti spinge a lasciar perdere?” gli aveva chiesto un pomeriggio nel parco, dopo che lui aveva insistito per una passeggiata.
“Quindi il problema è l'età? Allora ho una minima possibilità di conquistarsi, se il tuo problema è solo quello.”
“Perché, esiste forse un altro il problema?”
Jordan sorrise sghembo. “Dimmelo tu. Se non ti piaccio, sto sprecando il mio tempo. Se, invece, sei solo preoccupata della nostra differenza di età, vuol dire che non ti sono del tutto indifferente e che devo trovare un modo per superare questo piccolo dettaglio anagrafico.”
Cora si morse il labbro e smise di stuzzicarlo.
Lei non poteva concentrarsi sull'amore, anche se aveva il suo lupo interiore che scalpitava dalla voglia di saltargli addosso, e lui non poteva starle vicino con la sua vita complicata dalla costante variabile di nome Stiles.
Eh, no. Proprio no.
L'aveva detto e se l'era ripromesso, Jordan Parrish non avrebbe mai fatto parte della sua vita.
Mai.
Non lo avrebbe mai coinvolto.
Non gli avrebbe mai detto che era innamorata di lui da quando aveva visto i suoi occhi azzurri osservarla preoccupato in quel vicolo.
Non aveva previsto, però, di finire in una situazione pazzesca come quella in cui si trovava al momento.
Era nel bosco, con il Branco, intenti a cacciare e stanare tre omega di passaggio che stavano subendo in maniera troppo violenta l'influsso della Luna piena, creando scompigli e disagi nella città.
Derek aveva dato ordine di catturarli e il Branco si era diviso per stanarli lì, nella riserva, dove li avevano spinti per tenere lontano gli umani, e Cora si era imbattuta in uno di loro.
Stava andando tutto bene, stava lottando contro l’omega ad armi pari e aveva anche segnalato la sua posizione agli altri con un ululato, poi però…
… poi però, si accasciò a terra sentendo un dolore lancinante all'altezza dello stomaco.
STILES!!
Vide l’omega di fronte a lei lanciarle uno sguardo curioso, prima di tornare all'attacco.
Cora chiuse gli occhi in attesa del colpo mentre una nuova fitta di dolore le attraversava il corpo, pregando che Derek o Peter arrivassero in tempo.
E, quando sentì il rumore caratteristico di un corpo che veniva scagliato contro un albero, Cora sospirò sollevata di essere stata raggiunta in tempo.
Di certo, quando aprì gli occhi non si aspettava di trovare di fronte a lei Jordan, completamente avvolto da fiamme infuocate e con dei liquidi occhi color del fuoco, riempire di pugni l’omega fino a fargli perdere i sensi.
Che cos'era?
Un'altra fitta, un altro atroce dolore, questa volta alla schiena, e Cora si ritrovò ad ansimare. “Cazzo, che male….”
“Cora!!” Jordan le fu accanto in un attimo e si inginocchiò accanto a lei, proprio come la prima volta in cui si erano incontrati, e le scostò i capelli del viso. “Sei ferita? Ti ha colpito?” le fiamme alte e ardenti ridotte a piccole fiaccole azzurre.
Cora aveva mille domande per lui.
Cos'era, perché era a petto nudo, perché era nella riserva, ma la sua priorità era andarsene da lì, dal Branco, che non sapeva.
“Jordan, ti prego… portami via…”
Jordan non chiese nulla.
La prese in braccio e corse dalla parte opposta a quella dove sentiva le voci dei componenti del Branco Hale.
La portò nella camera dell'albergo nel quale soggiornava e la fece distendere sul letto.
“Hai bisogno di qualcosa?”
“Solo… solo di tempo…” spiegò Cora, contorcendosi dal dolore.
“Sicura?” Chiese lui, palesemente in ansia. “Non sarò un lupo mannaro, ma sento che stai soffrendo, Cora…”
Amava sentirlo pronunciare il suo nome, anche se non bastò a distrarla dal fatto che lui sapesse della sua vera natura. “Allora sai che guarisco in fretta.”
Jordan la fulminò con i suoi occhi di fuoco umani. “Non sei ferita, Cora.”
I suoi occhi, il suo sguardo e la sua mano che stringeva forte la sua furono troppo.
Nemmeno se ne rese conto, ma una lacrima le scivolò lungo la guancia nello stesso momento in cui, nella sua mente, Stiles aveva cominciato a piangere.
Jordan le spazzò via la lacrima con le dita e avvicinò il viso a quello di Cora. “Parlami.” la supplicò. “Parlami, per favore. Posso aiutarti, voglio aiutarti. Cosa diavolo devo fare per convincerti e per farti capire che sono innamorato di te? Che mi hai conquistato al primo sguardo truce che mi hai rivolto? E che sono abbastanza sovrannaturale da sopportare una lupa mannara?”
Cora rise, rise tra le lacrime, perché Jordan era perfetto, perfetto per lei. “Almeno… almeno posso sapere di quale creatura sovrannaturale mi sono innamorata?”
Jordan rimase sorpreso per un attimo, le sue pupille avevano scandagliato ogni piccola parte del suo viso prima di accompagnare uno splendido sorriso che gli aveva illuminato il volto.
Si chinò su Cora, mani sul viso, e posò le labbra sulle sue.
Le si bloccò il respiro in gola.
Era il suo primo bacio ed era stata così fortunata da darlo al compagno che il suo lupo aveva scelto.
Jordan interruppe il bacio, ma non si allontanò, facendo scontrare le loro fronti. “Segugio Infernale, molto piacere. Ma, per te, sono tutto un altro genere di creatura.”
“E cioè?”
“Il tuo ragazzo.”
Essere la ragazza di un segugio infernale? Una favola.
Chiedere a Jordan di aiutare Stiles? Un'impresa.
Non perché temesse un rifiuto, ma perché era stato estremamente difficile spiegare tutto. Proprio tutto.
Jordan era un uomo fantastico e non si era tirato indietro, anche dopo aver collegato Stiles al suo capo Stilinski e superato lo shock delle informazioni che Cora gli aveva comunicato.
E, quando cominciarono a spogliarsi per fare l'amore per la prima volta, lui….
“Ok, basta così!” esclamò Derek, togliendo gli artigli dalla nuca della sorella, indietreggiando e cercando di mascherare l'imbarazzo che provava.
Non voleva di certo addentrarsi in certi ricordi, gli era bastato vedere l'inizio della loro storia, non gli interessava di certo la fine dato che, a conti fatti, la conosceva.
Aveva provato a chiedere a Cora di raccontargli tutto, e lei era stata brava a distrarlo con la storia di Stiles, ma ora che il suo piccolo umano iperattivo era tornato non c'era più niente che potesse farlo tentennare dal fare una sana chiacchierata con la sorella.
Lei, però, aveva preferito mostrarglielo.
“Ti sei fermato troppo presto, il meglio doveva ancora venire…” lo prese in giro lei e Derek le rivolse il solito sguardo truce che entrambi avevano ereditato dal padre.
“Vorrà dire che me lo farò raccontare da Parrish.”
Perché doveva ancora parlare con lui.
L’uomo aveva dovuto lasciare Beacon Hills per il lavoro e poi era stato occupato con il trasloco perciò non avevano avuto modo di vedersi, ma ora era tornato e Derek aveva tutte le intenzioni di fare quella famosa chiacchierata che gli aveva promesso.
“Ti sta aspettando di là, se con me hai finito.”
Aveva fatto entrare Cora nella stanza degli ospiti e si erano seduti vicini sul letto.
Era stanca e Derek non riusciva a capire il perché e alle sue domande lei rispondeva con il solito ‘tutto nella norma’… lui non le credeva.
“Allora lo raggiungo, prima che torni Stiles. Non voglio che aspetti troppo.”
Per quella sera, Derek e Stiles si erano riservati del tempo da trascorrere insieme, dopo aver finalmente messo in ordine in tutto il caos post-Theo.
Erano passate due settimane da quando avevano fatto l'amore e avevano trascorso poco tempo insieme a causa sua e del suo status di Alpha.
All’inizio aveva preso tempo, mettendo Stiles davanti a tutti, promettendo che avrebbe ottemperato ai suoi doveri una volta guarito il suo compagno e, quando questo era successo, era partito.
La legge dei lupi gli imponeva di girare per tutti i branchi vicini per informarli dello scontro con il Branco degli Alpha, la loro sconfitta e le perdite subite.
Era la loro legge e lui era tenuto a rispettarla, anche se questo aveva comportato un allontanamento temporaneo da Stiles.
“Gli sei mancato molto, ha dato il tormento a tutti, e nessuno del Branco è abituato alla sua parlantina… a parte Scott, ovvio.”
Derek rise, immaginando la scena.
Stiles poteva essere davvero fastidioso.
Scompigliò i capelli alla sorella e scese dal letto per lasciare la camera e raggiungere il vice sceriffo.
Aprì la porta, ma si voltò un attimo prima di uscire. “Un'ultima domanda, Cora, poi giuro che non interferirò più con la tua vita.”
La vide osservarlo ad occhi socchiusi. “Dimmi pure, fratellone.”
“Non dubito dei tuoi sentimenti perché so che il lupo non sbaglia…” ammise, pensando a Stiles. “... ma lui? Sei certa che ti ami?”
Cora non distolse lo sguardo. Non tergiversò. Non pensò. “Lui mi ama con ogni fibra del suo essere, Derek. Puoi starne certo.”
Stava per scoprirlo.
Lo avrebbe chiesto anche a lui, a costo di risultare ostile.
Annuì alla sorella e uscì dalla camera.
Scese le scale e raggiunse l'enorme salone del suo loft, trovando Jordan Parrish in piedi vicino alla grande vetrata, intento a godersi il panorama.
“Potevi anche accomodarti…” gli disse Derek, indicando il divano e scendendo gli ultimi scalini. “... Non sono così maleducato.”
“Grazie, ma preferisco stare in piedi.” rispose Jordan, voltandosi verso Derek e incrociando le braccia. “Avanti, chiedimi quello che vuoi, così poi posso andare da Cora.”
Derek davvero non capiva l’odore di Parrish.
Era fremente di aspettativa, impaziente come un cagnolino alla prima uscita o come un lupo alla sua prima caccia.
“Non riuscite proprio a stare lontani? Per più di cinque minuti? Fate quasi impressione!”
Jordan negò con la testa. “Non so spiegartelo. Davvero.” confessò, spostando lo sguardo altrove. “È come se tornassi a respirare solo quando le sto accanto.”
Derek avrebbe tanto voluto dargli del pazzo, insultarlo e trattarlo talmente male da spingerlo ad andarsene abbandonando una volta per tutte la sua sorellina, invece si ritrovò ad annuire perché sapevadannatamente bene quanto fosse destabilizzante e potente quella sensazione di cui parlava il vice sceriffo.
“Cora ti ha marchiato.” riprese a parlare, d'accordo con lui sul fare in fretta e togliersi quel dente. “È poco più che una ragazzina, ha avuto un passato difficile e ne ha viste troppe, quindi mi scuserai se sono così scettico su voi due.”
“Posso capirlo.”
“Sei più grande e sei in continuo movimento, non ho ancora capito bene il tuo ruolo in tutto lo schifo in cui ti ha trascinato Cora e non conosco bene il genere di creatura che sei e…” alzò gli occhi al cielo, per calmarsi e smetterla di elencare solo lati negativi. “... senti, ti farò una sola domanda e pretendo una risposta sincera, ma prima devo assolutamente dirti una cosa.”
“Ti ascolto.”
“Hai salvato Stiles. Ti ringrazio.” ed era dannatamente sincero. “Lo hai rivestito per aiutare John. Hai aiutato Cora, hai aiutato me, hai davvero fatto ciò che farebbe un membro del Branco e devo ringraziarti per questo. Sono sincero.”
“Ti credo. Non servono poteri particolari per questo.”
Derek annuì, in silenzio.
“Qual è la tua domanda, Derek?”
Pensò bene alle parole da usare, prima di aprir bocca. “Cora è legata a te per sempre. Non amerà più nessun altro e mi ha assicurato sulla sincerità dei tuoi sentimenti a livello umano. Perciò la mia domanda è per la parte sovrannaturale di te…” inspirò forte e sperò di ricevere la certezza che cercava. “Come segugio infernale hai un qualche metodo che ti permetta di unirti ad una persona in maniera definitiva?”
Vide gli occhi azzurri dell'uomo di fronte a lui socchiudersi e le sopracciglia aggrottarsi. “Mi stai chiedendo se anch'io posso lasciare una specie di marchio, come voi lupi?”
Derek annuì e subito dopo l'altro sbuffò una risata ridicola. “Sono un segugio infernale, Derek.” rispose, guardandolo dritto in faccia. “Il mio marchio è la morte, trovo cadaveri e li assicuro al Nemeton quindi no, non credo di avere un marchio che mi convinca ad amare tua sorella per tutta la vita e francamente non ne ho proprio bisogno.” si avvicinò piano a Derek, un passo dopo l'altro. “Io amo Cora. Da morire. Letteralmente. Lei è convinta che io l'abbia salvata e abbia salvato Stiles, ma in realtà è lei che ha salvato me. Lei è il mio presente e il mio futuro e per la sua felicità ti sarei molto grato se tu accettassi la nostra relazione e fossi felice per noi. Lo merita, dopo tutto quello che ha subito per aver salvato la vita del tuo compagno.”
Jordan Parrish era davvero un combattente.
Lo aveva affrontato senza distogliere mai lo sguardo, risoluto e con gli occhi fiammeggianti a sfidarlo in silenzio, e Derek non poté non credere ad ogni singola sillaba pronunciata da quello che doveva iniziare a catalogare come cognato.
Allungò la mano per stringerla in un gesto di tregua e futura amicizia.
Doveva proprio ammettere che sua sorella aveva scelto un bravo e carismatico ragazzo.
“Benvenuto in famiglia.”
L'altro lo squadrò per diversi secondi, poi accettò e ricambiò la stretta di mano, senza commentare o forse voleva farlo, ma il rumore del portone del loft che veniva aperto li fece voltare quasi in contemporanea.
Sulla soglia c'era Stiles.
Li osservò sorpreso per qualche secondo, poi capì e con gli occhi felici mimò un fischio di approvazione prima di serrare le labbra.
“Ho interrotto qualcosa per caso?”
Derek aprì bocca per rispondere, quando la voce e i passi della sorella lo anticiparono.
“Per niente, stavamo stavano andando via, vero Jo?”
L'uomo annuì, dando una mano alla sua compagna e alzando l'altra in segno di saluto.
“Cora, non devi andar via solo perché sono arrivato io…” tentò Stiles, allontanandosi appena dalla porta ma venendo raggiunto subito dalla ragazza pallida. “Dio, ma stai bene?”
“Tutto nella norma.” e Derek fece roteare gli occhi perché era la terza volta che sentiva quella frase. “E sì. È meglio che andiamo via. Non ho alcuna intenzione di sentirvi scop…”
“Cora!” Derek la richiamò giusto in tempo per non sentirla dire porcherie su lui e Stiles, che tra l'altro stava arrossendo di brutto.
“Noi non.. non faremo… non…” e aveva preso a balbettare, ovviamente.
Cora gli scoccò un sonoro bacio sulla guancia. “Non devi vergognarti, so che sarà così. In fondo, non vi vedete da due settimane e mio fratello puzza di frustrazione.”
“Cora…” la minacciò Derek a denti stretti, ma fu Jordan quello che la spinse verso l'uscita mormorando frasi di scuse.
I due sparirono in pochi secondi - con Jordan che spingeva un infantile Cora fuori dal loft - lasciando i due amanti da soli.
Derek e Stiles rimase a fissarsi per quanto? Dieci secondi?
Si mossero all'unisono, rapidi e desiderosi di toccarsi, e non fecero nemmeno in tempo ad abbracciarsi che le loro bocche erano già incollate in un bacio per nulla casto.
Si divorarono le labbra a vicenda, aggrappandosi l'uno all'altro, voraci con la bocca e con le mani che sembravano tentacoli e tentavano di arrivare dappertutto.
Fu Stiles il primo a staccarsi. “Hai… hai parlato con Cora?”
“Mh mh” Derek si riappropriò delle sue labbra.
“E anche… anche con Parrish?”
Derek scivolò sul suo collo, lambendo la pelle e gustandosi quel sapore forte e frizzante e gioendo nel sentire la ruvidezza dei nei sulla lingua. “Ho avuto le risposte che volevo.”
Stiles spostò le mani tra i suoi capelli, quel birbante sapeva quanto quando lui amasse sentire le sue dita stringergli le ciocche e grattare la cute. Lo prese in braccio e Stiles ancorò le gambe attorno ai suoi fianchi.
“Quindi non sei arrabbiato per il bambino?”
Derek fermò i propri passi, bloccandosi a metà strada verso il letto.
Stiles gli aveva parlato dritto nell'orecchio, perciò era impossibile che avesse sentito male.
Bambino?
Quale bambino?
Cora…?
“N-non… non te l'ha detto…”
Derek lo guardò negli occhi.
Gli era mancato guardarli, specie ora che erano tornati brillanti come un tempo, ora che quella foschia fatta di ricordi mancanti era svanita e poteva perdersi in quel color ambra liquido.
“Mi aveva promesso che avrebbe cercato il momento giusto per dirtelo.... non sai quante volte ho provato a convincerla e ti giuro che, se non era per il Nemeton, nemmeno lo avrei saputo...”
Perché si stava giustificando?
Per un bambino? Sul serio?
Dio, adesso capiva il malessere della sorella!
Sarebbe diventata una madre… stava per costruire una famiglia con Jordan, ecco il perché del loro rapporto e la frenesia dell’uomo.
Da quanto tempo era incinta?
“Sei arrabbiato, vero? Mi dispiace, non dovevi saperlo così e non da me…”
Non era arrabbiato.
Come poteva esserlo?
Quel bambino era un nuovo inizio.
Un inizio per la famiglia Hale.
“Perché non me l'ha detto?” Sussurrò, continuando a guardare Stiles negli occhi, che assottigliò lo sguardo e si perse a decifrare il suo viso.
“Sei felice…” constatò e sorrise, posandogli la mano su una guancia, i tratti del viso addolciti e Derek gli sorrise di rimando.
Sì, era felice.
Il suo Branco e la sua città erano al sicuro, sua sorella sarebbe diventata una madre e Stiles, il suo adorato compagno, era lì tra le sue braccia.
Derek Hale stava scoppiando di felicità.
Coinvolse Stiles in un bacio dolce, dolcissimo, che in breve tempo tornò ad essere burrascoso e passionale come erano loro due.
Riprese a camminare e, raggiunto il letto, lasciò la presa sul suo umano guardandolo caderci in mezzo.
“Stronzo!” scherzò Stiles, ridendo e cercando di mettersi seduto, ma Derek lo riportò giù col suo corpo impedendogli qualunque movimento e riprendendo a baciarlo con foga.
Aveva in mente un bel modo per festeggiare.
~~~~~~~~~~~~~
“De-Derek…”
Stiles stava capitolando, la bocca rovente dell'Alpha gli stava sciogliendo ogni neurone a suon di leccate e risucchi e morsi e baci eDio, lui stava cercando in tutti i modi di tenere la voce bassa. “Derek… ci… ci sentirà…”
Derek lasciò andare il suo membro, turgido e bisognoso, per risalire con la lingua lungo tutto il suo busto e baciarlo. “Ha due anni, Stiles…” disse, dandogli tanti piccoli baci a stampo lungo il collo e ridendo. “Non ha ancora sviluppato i suoi sensi da licantropo e ci sentirà solo se alzi troppo la voce.”
Umano o licantropo, il piccolo nipotino di Derek dormiva in camera, innocente e ignaro di avere uno zio pervertito, che aveva deciso di utilizzare la scrivania nella camera degli ospiti - che Stiles aveva trasformato in un piccolo laboratorio per i suoi studi da emissario - come letto per fare l'amore.
Aveva buttato giù tutto quello che c'era sopra per fare spazio al suo corpo, gli aveva strappato la maglietta e rotto la cintura, con una fretta e un ardore che aveva mostrato poche volte e alla quale Stiles non riusciva mai ad abituarsi.
“Non mi fermerò solo perché Dylan sta dormendo. E tu sei nei guai perché non sei mai in grado di dire no a Cora.”
Non poteva dargli torto.
Non sapeva rifiutare un favore a Cora, neanche il più piccolo.
Era il suo modo per ripagarla del male indiretto che aveva subito a causa sua, anche se era stato grazie a quello che lei e Jordan si erano trovati.
Tanto per cambiare, quel giorno gli aveva chiesto di tenere il loro piccoletto di due anni perché c'era una potente Luna piena e lei aveva paura di ferire suo figlio.
“Ha un marito che può occuparsene.” Derek riprese ad occuparsi dell'erezione di Stiles, risucchiandola in quelle labbra avvolgenti e usando la mano libera per togliergli pantaloni ed intimo di dosso in un colpo solo. “Ed io ho bisogno di te. Questa luna aumenta il mio bisogno… e lo sai.”
Oh, eccome se lo sapeva!
Quelle lune avrebbero finito con l’ucciderlo.
Erano particolarmente grandi e potenti e inibivano ancora di più il lato umano dei nati lupi.
Scott, ad esempio, non si riduceva come Derek, non si sentiva costantemente sottoposto a sbalzi di umore notevoli, aumento della libido e comportamento tipicamente lupesco.
Era sereno e passava la nottata stretto a Kira senza il minimo problema, a differenza di Peter, Cora e Derek - Malia si salvava solo perché era per metà coyote - che faticavano a limitare i loro atti animaleschi nei confronti dei propri cari.
Lydia non poteva proprio stare accanto a Peter, se non voleva rischiare di ritrovarsi incinta di almeno otto gemelli in una sola notte a causa dall'istinto del lupo che tentava ogni volta di ingravidarla per continuare la stirpe degli Hale.
Cora tentava ogni volta di trascinare suo figlio in una tana, nel bosco, per poi andare a caccia per lui e forzarlo a mangiare selvaggina appena uccisa.
Derek… Derek, semplicemente, si annullava completamente per amare, venerare e viziare il proprio compagno, facendogli regali, cucinando per lui e amandolo solo e soltanto con la parte più animalesca di lui.
Questa era, a conti fatti, la terza luna.
Alla prima, Stiles aveva capito che qualcosa non andasse nel lupo quando lo aveva trovato intento a cercare di far entrare dalla finestra della sua stanza un orso gigante di peluche, con un cuore enorme e le parole TI AMO scritte sopra.
E lo aveva mandato a casa dopo che aveva cominciato a leccarlo ovunque e dicendo chiaramente che come pegno d'amore si sarebbe negato l'orgasmo.
Alla seconda, Derek gli aveva ricoperto il corpo di sushi e avevano così provato il Nyotaimori per grande gioia del lupo… prima di catapultarlo nel magico mondo del sesso con un Derek Hale totalmente selvaggio e senza freni.
Prima di quel momento e con quelle lune in special modo, Derek non era mai arrivato fino in fondo e Stiles aveva temuto fosse perché si sentiva troppo euforico e in quei casi il controllo non era propriamente a portata di mano, ma quella sera....
Non dimenticherà mai quella sera.
Un altro scalino.
Un altro passo nella loro relazione.
Stiles aveva interrotto lo sproloquio inusuale di Derek su quanto i suoi modi fossero rudi, lo aveva accarezzato e guardato dritto negli occhi, cercando di tranquillizzarlo.
“Derek, tu ti trattieni sempre… spiegò Stiles, allungando una mano verso di lui, toccandogli un bicipite. “Di solito, sei sempre così preoccupato di farmi male, di farmi ricordare che non ti lasci mai andare con me e io ho sempre paura che tu non sia mai davvero soddisfatto del nostro rapporto…”
“Mi sento insicuro sulle mie azioni, ma non sui miei sentimenti, Stiles.” affermò, più a sé stesso che a Stiles. “Ti ho perso e ritrovato e rincorso per così tanto tempo che niente potrebbe mai farmi sentire insoddisfatto… ti starei accanto anche se tu fossi etero, solo per gustarmi ogni giorno il tuo odore. E credevo sapessi perché cerco sempre di non esagerare, al di là di questa luna, che davvero pesante da gestire e che aumenta il mio già immenso bisogno di te…”
“Certo che lo so, ma …” le parole gli morirono in gola.
Come poteva dirgli che era stanco di sentirsi come se fosse fatto di vetro?
Che voleva sentirlo davvero, come aveva solo sognato quando lo rincorreva per le vie del bosco?
“È vero, mi trattengo.” ammise il lupo, sospirando frustrato. “Spesso. È un problema per te?”
“Solo se lo è per te.” gli rispose di rimando, Stiles. “Voglio dire, io sto bene, sono andato da uno psicologo e ho ripreso in mano la mia vita, tutto pur di costruirmi un futuro felice con te, ma tu continui a toccarmi come se stessi per spezzarmi e la cosa mi fa sentire leggermente fragile ed incapace ed io non sono così. Vuoi fare l'amore con me? Lo voglio anch'io. Perché deve essere così difficile? ”
Derek afferrò Stiles per le spalle e fissò gli occhi ai suoi. Stiles poté notare che erano lucidi. “Perché non capisci quanto è difficile per me certe volte, Stiles, tu non capisci!” la stretta sulle spalle aumentò e la voce era arrocchita dall'emozione. “Normalmente non te lo chiederei nemmeno, ma ho bisogno di te adesso, anche se ho paura che… ho costantemente paura di commettere un errore e che tu possa ricordare e smettere di respirare per quindici fottuti minuti e che mi rifiuti, chiedendomi di andarmene o – peggio! - trasformarmi in un lupo per evitare di essere toccato da me, e so quanto il mio comportamento ti ferisca, ma non sempre sono sicuro di tutto ciò che faccio!”
Stiles perse un battito quando vide Derek serrare gli occhi, come se si stesse sforzando di non perdere il controllo, come se facesse fatica a parlargli ad un tono più che civile.
Poteva vedere nei sui occhi, ancora vivido, il ricordo di quel momento in macchina che aveva segnato per sempre il suo amato lupo.
Sperava avesse superato quel timore.
Sperava non si colpevolizzasse più.
Non voleva essere ferito o ferire Derek a sua volta, voleva solo smettere di amarsi a metà, voleva rompere dell'ultima barriera tra loro due, soprattutto ora che anche il suo sensibile Alpha provava lo stesso ardente desiderio.
Gli prese il volto tra le mani e con il pollice raccolse quella lacrima traditrice. “Non accadrà mai più.” gli promise, occhi negli occhi. “E sai perché lo so? Perché ti amo. Perché conosco il tocco delle tue mani e il sapore della tua bocca. Perché so che, anche fuori controllo, non mi feriresti mai. Perché sono io il primo a volerti amare totalmente, che voglio scoprire ogni lato di te, anche quello più selvaggio. Sei un lupo, Derek, so quanto siete territoriali e possessivi… e io amo il lupo tanto quanto amo l’uomo.”
Derek socchiuse gli occhi, godendosi le carezze di Stiles sul viso e inalando il profumo dolce dell'amore che il suo umano gli stava mandando.
Non avrebbe voluto intavolare una simile conversazione, odiava quelle lune che lo trasformavano in un disastro, senza neanche lasciargli il tempo di capire quanto male stesse reagendo o quante persone stesse ferendo.
Le odiava, eppure ogni volta cercava il suo compagno come supporto.
“E se dovesse andare male?” domandò, posando le mani su quelle di Stiles. “Se dovessi superare il limite? Se non fossi in grado di fermarmi?”
L'umano sorrise. “Allora ti riporterei indietro. È uno dei compiti più belli che spetta ad un compagno.”
Col senno di poi, Stiles dovette ammettere che all’inizio si era preoccupato che Derek potesse avere ragione.
Non aveva mai visto il suo Sourwolf così audace e spinto ed era certo che avrebbe finito con il rovinare il momento al minimo accenno un po’ più violento di quel lato sconosciuto del suo compagno, magari con uno dei suoi flashback traditori.
Non avvenne.
Stiles aveva gestito bene il lato animalesco di Derek.
Quel lato che, in teoria, avrebbe dovuto spaventarlo… no?
Quello che Derek aveva sempre controllato per paura di ferirlo, che normalmente non avrebbe dovuto piacergli.
Solo che quel lato di Derek a Stiles gli era piaciuto e gli piaceva ancora.
Molto.
Ma era scomparso.
Era spuntato in quella luna per poi non riapparire più e Stiles si sentiva triste a riguardo, perché Derek era stato così disinibito, senza pensieri, senza paura di fargli male o sbagliare qualcosa, che Stiles si era sentito trascinato dalla sua euforia e dal suo furore come non gli era mai successo.
Provava sempre una grande tenerezza nel vedere l’impegno di Derek nel non spingersi mai oltre, nell’evitargli il minimo flash o dolore che lo facesse star male, ma Stiles si era ripreso alla grande, aveva parlato con qualcuno di quello che aveva subito, aveva dato un nome al suo dolore e aveva imparato a superarlo, vivendo appieno la sua vita.
Non avrebbe mai dimenticato, ma non avrebbe più permesso al passato di condizionare il suo presente.
Ed era per questo che, mentre era inerme e gemente sotto l'attacco passionale di Derek, Stiles si abbandonava totalmente, lasciando il lupo libero di fare di lui ciò che voleva… e, quella sera, aveva una richiesta per il suo Sourwolf.
“Derek…” tirò alcune ciocche dei capelli del lupo per richiamare la sua attenzione, senza successo. “Derek… aspetta…”
Quella parola funzionava sempre.
L'Alpha abbandonò il petto di Stiles.
Smise di tastarlo e morderlo ovunque potesse, per alzare la testa e guardarlo. “Cosa c'è?”
Stiles gli sorrise, incoraggiante. Era già preoccupato di aver esagerato. “Hai ragione.” Gli disse. “Avrei dovuto dire no a tua sorella e avere questa serata tutta per noi… è per questo che ho chiesto a mio padre di venire qui e tenerlo d'occhio al posto nostro.” vide gli occhi del lupo lampeggiare di gioia, e Stiles si sentì un po' in colpa per ciò che aveva in mente. “Ma ad una sola condizione, Derek.”
Il diretto interessato si allontanò di poco per poterlo guardare meglio. “Che condizione?”
Oh, Stiles sapeva che sarebbe stata un'impresa ardua convincere il suo dolce e irrequieto lupo, ma lo avrebbe costretto ad ascoltarlo fino alla fine.
Erano mesi che meditava un'occasione del genere: parlare ad un lupo coi sensi ottenebrati. Gli donava tempo e modi di persuaderlo come voleva.
“Di ascoltarmi. Devo dirti una cosa, ma vorrei farlo a casa mia. Per ora, rimandiamo tutto a dopo. Mio padre arriverà da un momento all'altro e noi andremo a casa mia per gestire la tua luna… ok?”
Derek assottigliò lo sguardo, squadrando il suo umano e facendosi mille domande, ma poi guardò oltre di lui e mostrò un mezzo sorriso. “Quindi, il rumore che ho sentito poco fa era tuo padre che entrava nel loft?”
Stiles sbarrò gli occhi e subito spinse il lupo lontano da sé. “Cazzo! Perché non me l'hai detto prima?”
Derek non poteva evitare di ridere. Assieme ai ricordi, Stiles aveva ritrovato anche il suo brutto vizio ad imprecare.
“Dici che ci ha sentito?” Gliel'aveva chiesto, ma Derek sapeva che non gli interessava davvero. Guardò il suo compagno raccattare la maglia e la cintura rotte e tenere con una mano i jeans che si era rimesso, pur sapendoli strappati. “Mi aiuti a vestirmi? Ci tengo a non farmi trovare come se mi avessero appena…” Stiles si morse la lingua giusto in tempo.
Stava per usare davvero una pessima metafora.
Derek negò col capo alzando gli occhi al cielo, tanto sapeva che era irrecuperabile.
Uscì dalla stanza, tornando poco dopo con un cambio di fortuna preso dalla loro camera.
Stiles si infilò tutto velocemente. “Niente mutande?”
“Se vuoi che nella foga del momento io distrugga le tue amate mutande di Batman, le uniche che hai nel loft tra parentesi, bene. Vado a prendertele.”
Stiles mise le mani avanti. “Sai che ti dico? Ottima idea. Chi ha bisogno di mutande? È qualcosa di talmente superfluo che dovrebbero eliminarle dal mercato.”
Ed era una gioia per le orecchie sentire il suo sarcasmo, Derek non faceva che riderci sopra pensando a quanto gli era mancato. “Andiamo, prima che tuo padre venga a cercarci.”
Non fecero nemmeno in tempo a chiudere la porta di casa Stilinski che subito si ritrovarono incollati, le bocche congiunte e i piedi che cercavano di percorrere a memoria il tragitto che portava alla Camera di Stiles.
In qualche modo riuscirono a far le scale e si staccarono solo dopo aver superato la soglia di quella stanza incasinala.
Derek si tolse la giacca di pelle, Stiles la maglia, e si rituffarono l'uno tra le braccia dell'altro, pelle contro pelle a baciarsi, impazienti.
L'Alpha mise le mani sotto le ascelle di Stiles, lo issò e lo lanciò sul letto, per poi sovrastarlo con il proprio corpo e riprendendo possesso di quelle belle labbra rosse e lucide.
Le mani di Stiles erano simili a tergicristalli, si muovevano frenetiche sulla schiena di Derek, inarcando la schiena per far scontrare i loro bacini e godersi la frizione che ne scaturiva.
L'Alpha era impaziente e caotico, lo era sempre con quella luna, e Stiles non poteva che esultare perché avrebbe avuto meno difficoltà a spingere il lupo a fare ciò che voleva.
“Derek…” lo chiamò, tra un bacio e un altro “ Derek, ho… voglio chiederti una cosa…”
“Dopo.” soffiò sulle sue labbra, prima di abbandonarle e scendere sul collo.
“So già che non ci sarà un dopo…” lo supplicò, digrignando i denti per un morso sulla giugulare.
Derek interruppe i baci, mettendosi seduto tra le gambe di Stiles e guardandolo con circospezione. “Stiles… vuoi davvero che mi fermi? No, perché io ho tutta l'intenzione di fare l'amore con te per tutta la notte. Ne ho davvero bisogno, perché sono otto giorni che non ti tocco e… mi costa già un certo sforzo controllarmi con questa luna, non mi servono altre distrazioni… a meno che tu non voglia...”
Lui e Derek non erano una classica coppia.
Litigavano. Facevano pace. E litigavano di nuovo.
Si conoscevano troppo.
Troppo bene e da troppo tempo per non farlo, ma erano inseparabili e non erano mai seriamente arrabbiati l'uno con l'altro.
Erano davvero fatti l'uno per l'altra e litigare anche su una cosa come il lasciarsi andare fare del sano sesso era la prassi.
Pesante? Sì.
Discutibile? Anche.
Ma erano Stiles e Derek.
Erano arrivati a quel punto, convivendo nel weekend e creandosi uno spazio nelle rispettive case, proprio perché si erano sempre detti tutto.
Derek fece scorrere le mani lungo le braccia di Stiles, su fino a raggiungere la nuca e a carezzare con la punta delle dita i capelli selvaggi del suo umano.
Occhi negli occhi, consapevole che bastava poco, bastava quel piccolo gesto per farlo cedere del tutto.
“Devi fermarmi…” ansimò contro il suo orecchio, prima di morderglielo. “Se è davvero così importante ciò che devi dirmi, devi fermarmi adesso, Stiles… fallo o vado avanti… e non mi fermerò.”
Stiles sapeva che ne era capace, ma se ne fregò perché aveva già deciso che potevano parlare benissimo più tardi.
Al novanta per cento avrebbero finito col litigare, quindi decise di godersi quei bollenti momenti insieme.
Gli baciò la punta del naso e Derek lo prese come il segnale per continuare.
Ripresero da dove si erano interrotti e Stiles si ritrovò a pensare al fatto che il suo impetuoso amante non scherzava quando diceva che si tratteneva.
Era arrivato davvero a rinunce assurde pur di farlo stare bene, meritava una nottata di pura passione e di libertà.
Una volta, Derek gli aveva confidato che aveva diverse fantasie su loro due e che aveva passato molte notti solitarie ad immaginare quanto sarebbe stato appagante soddisfarle tutte, ma poi aveva scoperto di Theo e aveva accantonato tutto.
Stiles intendeva esaudire tutte le fantasie a cui Derek aveva solo accennato.
Allungò il viso per baciare Derek, che non si tirò indietro, rispondendo subito al bacio.
Con le mani che vagavano ovunque, frenetiche, Derek cominciò a spogliare Stiles degli ultimi indumenti rimasti, il tutto senza smettere di baciare Stiles.
Oh, lo stava divorando.
La lingua non smetteva di ondeggiare da una parte all'altra, le labbra succhiavano, i denti mordevano.
E le mani, armate di artigli, aveva squarciato i jeans di Stiles, lanciandoli via e passando poi alle scarpe, che fecero la stessa fine.
Stiles aprì gli occhi a fatica quando sentì l'erezione di Derek ustionargli il bacino.
Quando si era svestito?
Quando?
Non se n'era accorto.
Artigliò le lenzuola quando gli prese l'erezione in bocca, cominciando a torturarlo con la lingua intorno alla cappella, alternando morsi ad affondi e usando l'altra mano per scivolare lungo i glutei per stuzzicare l'anello di muscoli.
Stiles spostò subito le mani tra i capelli dell'Alpha, tirandoglieli, e Derek emise un ringhio gutturale che lo fece eccitare ancora di più.
Puntò lo sguardo su di lui e Stiles notò che gli occhi erano di un brillante rosso cremisi.
Gli strattonò più forte i capelli, costringendolo ad abbandonare il suo membro per baciarlo perché niente, niente era più bello che baciare Derek.
L'altro rispose con più trasporto del solito, Stiles gemette ad un morso più forte sul labbro e mollò la presa sui capelli.
Derek ne approfittò per afferrare Stiles per i fianchi.
Lo voltò in malo modo, pancia al materasso e gli fece piegare le ginocchia, esponendo così i glutei piccoli e sodi.
“Ma come cavolo fai ad avere nei ovunque?” sbottò Derek, ad un soffio dall'apertura, toccandola con l'indice in un punto lì vicino. “Sai che ne hai uno anche qui? Ed è dannatamente eccitante…”
Stiles rabbrividì di piacere, quando cominciò a prepararlo con le dita.
Si sentiva morire.
Era troppo eccitato e Derek era proprio come lo voleva: disinibito, passionale.
Da quando avevano fatto l'amore per la prima volta, avevano provato diverse posizioni e lo aveva sempre preparato, ma Derek non lo aveva mai fatto mettere a carponi, mai, nemmeno quando erano incastrati in maniera troppo scomoda per riuscire a farlo bene.
Ora, invece, quegli occhi rossi e lo stato in cui era Stiles erano una prova lampante che era il lupo a dominare l'umano, per la seconda volta.
“Torna qui, Stiles.” lo rimproverò Derek, risalendo la schiena con la lingua e mordendolo in mezzo alle scapole. “Sento gli ingranaggi impazziti del tuo cervello.”
Ad un ulteriore morso, questa volta sul collo, dell'Alpha, Stiles sospirò di aspettativa e decise di buttare benzina sul fuoco.
“Forse non ti stai impegnando a sufficienza, Sourwolf… se ho tutto il tempo di pensare.”
Era stato uno stronzo, vero, ma Derek aveva sempre adorato la sua parte stronza, fin dalle medie e Stiles amava provocarlo fin da quando era all'asilo.
Avvertì distintamente le dita del lupo artigliargli con forza i fianchi e rilasciare un grugnito di disapprovazione.
In risposta alla sua provocazione, Derek si sistemò meglio e lo penetrò con un'unica, perfetta spinta.
Stiles spalancò la bocca in una grande O muta, stringendo spasmodicamente le lenzuola per reggere quell'intrusione improvvisa che non si sarebbe mai aspettato dall'Alpha.
“Mi sto impegnando abbastanza, ora, Mischief?”
Le spinte rudi e l'uso del suo nomignolo provocarono in Stiles una resa assoluta.
Derek si stava spingendo dentro di lui furiosamente, come se da quell'atto ne dipendesse la sua vita, e Stiles avvertiva gli artigli grattare la pelle dei fianchi, e immaginò il volto del lupo trasformato.
Nonostante il piacere che gli scuoteva il corpo e la vergogna che il rumore indecente del bacino del lupo contro le sue natiche gli scatenava, Stiles riuscì a voltarsi per poter vedere il volto di Derek, trovandolo effettivamente con tutte le sue fattezze da licantropo.
Avrebbe voluto dirgli quanto lo trovasse bello così selvaggio, ma la voce lo aveva abbandonato e il cervello rifiutava di pensare a qualunque cosa mentre tutti i suoi sistemi nervosi erano concentrati sull’enorme piacere che stava provando.
“Stiles…” sebbene a doppio timbro, la voce di Derek era dolce e confortante.
L'Alpha si piegò un po’ di più su di lui, spingendo ancora più a fondo e più forte, aumentando l'attrito della carne e facendo urlare oscenamente Stiles come non mai.
Vennero insieme, come sempre, e il lupo si lasciò ricadere su di lui, ansimandogli nell'orecchio. “Dio, sono stato un animale…”
Stiles si sarebbe preoccupato di quella frase se non avesse sentito del divertimento nella sua voce, invece si beò del calore del lupo e cercò di regolarizzare il respiro.
“... ma se è servito per sentirti urlare in quel modo, allora ne è valsa la pena.”
“Questo è da animali!” Tentò di dargli un pugno, ma il peso dell'altro lo bloccava contro il letto e le sue forze erano state annullate dal recente orgasmo. “Non smetti mai di prendermi in giro!” si lamentò.
Derek rise di gola, gli baciò una spalla e si alzò per andare in bagno.
Stiles sapeva che era andato a ripulirsi e che sarebbe tornato con un panno bagnato per pulire anche lui. Lo faceva sempre.
“Hai detto che volevi dirmi qualcosa.” come da copione, Derek rientrò e si mise seduto accanto a lui per togliergli di dosso le tracce di sperma. “Sembrava importante.”
Mentre si godeva la dolcezza dei gesti di Derek, Stiles incrociò le braccia e ci poggiò sopra il mento per prepararsi a parlare, sperando di riuscire nell'impresa che si era prefissato. “Da uno a dieci quanto sei legato al tuo loft?”
Derek fermò per un attimo la mano che stava ripulendo il sedere di Stiles, poi riprese. “Non ne ho idea. Forse cinque, ora che una stanza praticamente è tua.”
L’Alpha gli fece cenno di girarsi e Stiles lo fece, mettendosi un po’ più vicino a lui per farsi pulire meglio ed evitare la macchia sul lenzuolo. “E se, ipoteticamente, ti chiedessi di lasciarlo, lo faresti?”
“Ipoteticamente?”
“Mh, mh.”
“Senza pensarci due volte.” ed era vero, perché per Derek l'unica vera casa che aveva mai avuto era quella che aveva diviso con i genitori e le sue sorelle.
Dopo l'incendio, Cora si era presa un appartamento tutto per sé e Peter aveva il suo spazio personale, perciò Derek aveva cercato e scelto quel loft perché era abbastanza isolato e aveva spazio sufficiente per le riunioni e gli allenamenti con il Branco.
Per il resto, non lo considerava affatto una casa. “Vorresti che cercassi un posto migliore?”
“A dire la verità, ne ho già uno in mente.” e Stiles ci provò, più di una volta, a non mordersi il labbro per l'agitazione.
“Tu verrai con me?” chiese, finendo di pulirgli lo stomaco e posando la pezza sul comodino.
“Ehm… Sì.”
“Ottimo. Quando?”
“Non mi chiedi nemmeno che posto è?” si tirò su a sedere guardandolo stupito, stentava a credere che fosse così semplice.
“Non ha importanza il luogo, l'importante è che ci sia tu.”
E Stiles si sentì sciogliere e se ne fregò altamente che il lupo potesse sentire il suo tumulto interiore.
Era quello che più amava di Derek.
Il suo continuo non preoccuparsi di dimostrare quanto lo amasse e quelle frasi dette senza pensare, impulsive, dettate unicamente dal suo bisogno di stargli accanto, mandavano Stiles fuori di testa.
“E non mi dispiace la presenza di tuo padre. Adoro lui e adoro la vostra casa. Sarà bello vivere qui.”
Stiles spalancò gli occhi e smise di respirare, fissando interdetto il lupo di fronte a lui che gli sorrideva dolcemente.
Quando aveva capito che voleva chiedergli di trasferirsi lì?
Come lo aveva capito?
Era davvero così prevedibile?
“Non fare quella faccia, Stiles…” lo riprese Derek. “... era ovvio che parlassi di casa tua. Non dovresti essere così sconvolto.”
“Invece lo sono.” obiettò, mordendosi le labbra. “Non capisco come poteva essere scontato che mi riferissi a casa mia.”
“Perché non abbandoneresti mai tuo padre.” spiegò Derek, passandogli piano una carezza sul braccio e con gli occhi da cucciolo. “Non dopo quello che avete passato… non per un appartamento a venti minuti da casa, tormentandoti continuamente sulla sua salute, sulla sua dieta… se è solo e triste o in compagnia…”
Stiles sentì gli occhi riempirsi di lacrime e non ne capì il motivo.
Non aveva senso, non avrebbe dovuto piangere per una cosa del genere, lo sapeva ma non riuscì a fermare la prima lacrima né quelle che seguirono.
Derek gli fu subito accanto, abbracciandolo stretto e facendolo accucciare contro il proprio petto per tranquillizzarlo. “Ssh… va tutto bene, Stiles…”
“D-Derek, br- brutto…” quell'uomo era la sua rovina. Aveva capito tutto prima e molto meglio di lui. “Cazzo, odio piangere…”
“Colpa mia che so come renderti felice.”
Quella che credeva sarebbe stata la peggiore serata della sua vita con la peggiore delle litigate si era rivelata in realtà uno dei momenti più belli da conservare nella scatola dei bei ricordi.
Derek gli aveva promesso di costruirne sempre di nuovi, per il loro presente e il loro futuro a discapito del passato, e stava mantenendo la parola data regalando a Stiles sprazzi di felicità continui.
Era bello essere amato da un lupo, anche se Alpha, coglione lunatico e Sourwolf...
“Quindi, ti faccio spazio in camera? Papà ha detto che, se vogliamo, ci dà la sua.” Cercò il suo sguardo senza staccare la guancia bagnata dal suo petto caldo.
“Non glielo permetterei mai. Va bene questa, è così piena del nostro odore che potrei viverci tutta la vita.”
“L'idea era quella, in realtà.” E sogghignò, furbo, come la volpe che era.
“Questo perché sei un dannato ragazzino iperattivo e possessivo.” E gli punzecchiò il naso con un dito, sorridendogli.
“Derek, te l'ho già detto una volta : sono il tuodannato ragazzino iperattivo e possessivo.”
FINE
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Shadow Preachers
FanfictionL'incontro con un grande e bellissimo lupo nero dagli accattivanti occhi rossi cambierà per sempre la vita di Stiles Stilinski. Tra incontri fugaci e scontri violenti, Stiles e Derek finiranno con instaurare inevitabilmente un legame indissolubile...