Capitolo 15

18 4 0
                                    

And it's breaking over me,
A thousand miles down to the sea bed,
I found the place to rest my head.
Never let me go, never let me go.
Never let me go, never let me go.
And the arms of the ocean are carrying me,
And all this devotion was rushing over me,
And the question of heaven, for a sinner like me,
But the arms of the ocean deliver me.

(Florence and The Machine- Never let me go)

Passarono giorni e settimane dal mio ultimo incontro con Harvey. Non mi scrisse più. Chissà, forse quest'amicizia e questo legame che si era formato tra di noi si e ormai sciolto. Non immaginavo che durasse così poco. Ma mi e sembrata un'eternità.

Sorseggiai il mio tea mentre guardavo fuori dalla finestra. Un sacco di macchine passavano per strada. I bambini nei viali che giocavano tra di loro e la gente che correva, che faceva una passeggiata o che andava in bici.

E in quel momento sentì come se mi mancasse qualcosa. E non solo in quel momento. Il calore che sentivo prima ora non c'è più, sento solo freddo. E mi manca il calore delle sue braccia, dei suoi abbracci.

Lui è una di quelle persone che quando ti manca lo senti, come se tutto diventasse all'improvviso un po' più spento. A volte quando tutto fa più male vorrei solo l'angolo tra il suo collo e la sua spalla per poggiare la testa.

Ho troppa confusione nella testa. Un'attimo prima me ne pento, penso a Lydia ed a come lui l'abbia tradita con un'errore. E poi penso che sia stata la cosa più bella. Mi sembrava di aver toccato il cielo con un dito, ma allo stesso tempo come se stessi sprofondando con i piedi nel terreno.

Guardai il mio cellulare che era appoggiato sul mio comodino. Ormai è da giorni, settimane che lo sto osservando. Come se aspettassi un suo messaggio. Come se aspettassi qualcosa di irraggiungibile.

Lui è irraggiungibile...

Se chiudo gli occhi, rivedo tutto quello che abbiamo passato. Il primo incontro sul tetto dell'ospedale. Il secondo incontro al parco. Le varie giornate passate insieme. Noi al piano forte. La sua voce angelica. Il nostro litigio e il nostro primo bacio. Il mio primo bacio.

D'istinto presi il cellulare. Andai sulla nostra chat e scrissi:"ciao." Ma non lo inviai, lo salvai bozza.

Poi scrissi:"mi manchi.." ma salvai anche quello in bozza.

Poi scrissi:"Voglio abbracciarti fortissimo, ma non posso...
Manchi tantissimo e non mi frega nulla di quello che è successo, manchi lo stesso." Però salvai anche quello in bozza.

Quella mattina non ebbi il coraggio di scrivergli. Mi sentivo una fifona. Forse perché lo sono...

Dopo un sacco di messaggi salvati in bozza. Decisi di dovermi schiarire le idee. Di dover prendere una boccata d'aria e forse mi avrebbe aiutata.

Quindi mi cambiai e indossai dei leggings, una semplice maglia grigia, converse e mi feci una coda di cavallo alta.

Appena misi piede fuori di casa sentì già l'aria fresca. Mi incamminai e mi diressi verso Starbucks. Appena entrai dentro sentì l'odore di caffè e di dolci che mi fece venire la colina in bocca. Quindi optai per un cappuccino.

Mi sedetti in un tavolo e sorseggiai la mia bibita. Mi guardai attorno e mi sentivo tanto sola, isolata dal mondo. Quasi tutta la gente che era seduta in quei tavoli era in compagnia, di un'amica o di un'amica, del proprio fidanzato o della propria fidanzata o con la famiglia. Io invece mi sentì un po' sola, un po' come sempre.

«Sei sola?» chiese una voce maschile ma non così tanto roca e profonda come quella di Harvey.
Alzai la testa e mi ritrovai Thomas. Era da tanto tempo che non lo vedevo...

WallflowerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora