capitolo 7

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Ad
«Ciao biondina!»
Drake si siede, o meglio, si stravacca sullo sgabello che dà sul bancone e mi guarda con un sopracciglio alzato e un angolo della bocca alzato.
«Non chiamarmi così»
Lo avverto, dandogli le spalle e facendo finta di mettere a posto la macchina del caffè.
Farei di tutto per poter riuscire a scomparire in un'altra dimensione in questo momento.
Tutto pur di non trovarmi davanti un ragazzino viziato e pieno di pregiudizi da servirmi su un piatto d'argento.
Ma che caspita vuole?
«Pensavo che ti piacesse...»
Si acciglia e finge di essersi offeso.
«Sai che c'è, Drake? Non pensare, okay?»
Gli rispondo per poi servire la ragazza mulatta che è appena entrata nel bar.
«Ehi, cioccolatino, ti offro qualcosa?»
Drake si siede vicino a lei, che fa un risolino imbarazzato, per poi annuire.
Oddio.
«Biondina, due caffè freddi alla cannella per me è questa bella ragazza qui.»
Alzo gli occhi al cielo e mi costringo a non andare da lui e strozzarlo, per poi nascondere il cadavere nel mio armadietto.
Mi irrita, mi irrita da morire.
Mi irrita il fatto che sia così sicuro di sé.
Mi irrita la sua nonchalance che mette in ogni singola mossa che fa.
Mi irrita il suo sorrisetto odioso.
Dio, mi irrita persino come tutte le ragazze che guardi, gli cadano ai piedi come foglie secche in autunno.

«Ecco qui i caffè alla cannella.»
Porto l'ordine al tavolo e spero con tutta me stessa che a Drake vada di traverso il caffè.

«Oh, e questo bel figo chi è?»
Staicy mi bisbiglia all'orecchio, cercando di non farsi sentire.
Le lancio un'occhiata del tipo:
Ti spiego dopo.
Fortunatamente, afferra e non mi chiede più nulla fino a che Drake e "cioccolatino" non si alzano dal tavolo.
La cosa positiva è che il bar ha ricominciato a riempirsi e che quindi Drake non ha incontrato il mio sguardo finché non è venuto alla cassa per pagare.
«Sono quattro dollari e settanta cent.»
Mi sorride e io rimango impassibile.
Estrae il portafogli dalla tasca dei pantaloni, molto lentamente, e fa scivolare sul bancone i soldi.
«Ci si vede, biondina.»
Non rispondo, potrei insultarlo perché ha usato ancora quello stupido ed insopportabile nomignolo da bambini.

La serata è passata più tranquillamente del solito, con le solite persone alla solita ora, che chiedono le solite ordinazioni di ogni solito giorno, nella mia solita vita.
Si, è tutto alquanto monotono.
Faccio per uscire dal bar,quando vedo un foglietto bianco per terra.
Lo avrà perso qualche cliente.
Lo prendo e lo apro: è una poesia.

Ti amo.
Ti amo, più di ogni altra cosa.
Ti amo, anche se non te l'ho mai dimostrato come avrei dovuto.
Ti amo,anche se non potrò mai essere il principe azzurro delle favole che sognavi da bambina.
Ti amo,anche se non te l'ho mai detto.
Ti amo,anche se non sono stato e non sarò mai abbastanza per te.
Ti amo, anche se non potrò mai soddisfarti come avresti meritato.
Ti amo, anche se sono stato un perfetto idiota a lasciarti andare.
Anche se ti ho fatto soffrire a volte e non immagini quanto mi odio per questo.
Ti amo, perché ogni notte sogno te al mio fianco, al posto del cuscino.
Ti amo, perché mi bastava un tuo sorriso per essere l'uomo più felice del mondo intero.
Non so che cosa sia l'amore.
Ma so, per certo, che ti amo.
Non chiedermi come faccia a saperlo, lo sento,lo so e basta.
Ogni volta che pronunciavi il mio nome,
Sentivo il mio stomaco attorcigliarsi e i brividi sulla schiena.
Sarei stato ad osservati per ore.
Come si fa con le opere d'arte;
Le si osserva,da lontano,in silenzio, sorridendo.
Ora mi rimane una tua foto, sai quella che odiavi tanto.
Io , invece , la adoro.
Eri, sei bellissima.
Come lo sei sempre stata.

Rimango a fissare il foglietto per cinque minuti, quelle parole, semplici e spontanee, quasi disperate, mi hanno fatto venire i brividi. Non è finita, ci sono parole e frasi confuse e scarabocchi qua e là.
Ma chi l'ha scritta?
La voce della mia migliore amica  mi fa tornare alla realtà.
Ficco il pezzo di carta nella tasca anteriore dei jeans e la raggiungo.

«Secondo me gli piaci.»
Staicy chiude la porta dello Station a chiave e mi guarda sorridendo.
Si riferisce a Drake.
Dopo che le ho raccontato di ieri sera, non fa altro che parlare di lui.
Anche lei ha insistito che andassi a quella festa, ma non ho ceduto.
Ho avvisato Shawn che, dolce com'è, mi ha rassicurato dicendomi che non c'era nessun problema e che nemmeno lui ci sarebbe andato.
A volte mi chiedo come possa essere amico di un ragazzo come Drake.

Drake...ho dovuto mettere da parte l'orgoglio e "darla vinta" a lui.
Ma non voglio creare casini e tornare alla mia vecchia vita.
Sarò una "nonnetta" e lui un bambino felice. Fine della storia.
Non me importa di ciò che pensa lui.
Giusto? Giusto.
«Cosa? Ti senti quando parli?»
Faccio una faccia schifata e continuo.
«Non gli piaccio, non voglio piacergli. Lo hai visto?»
Mi affianca mentre camminiamo verso la fermata del bus che ci riporterà a casa.
«Si, eccome se l'ho visto!»
Le do una spallata amichevole e lei ridacchia
«Smettila! Non è il genere di ragazzo con cui mi vedo assieme.
E poi, credo che ci siano già in fila ottantasette ragazze pronte per lui.»
Lei alza le spalle poco convinta, ma non mi va di parlare di lui,non mi va di approfondire la conversazione.
Sono solo curiosa di scoprire chi ha scritto quella bellissima poesia.
Non so nemmeno io il perché, ma non accenno a Staicy del foglietto misterioso che ho trovato allo Station.
Credo sia una cosa intima.
Qualcosa di molto importante per il proprietario. È un segno di dolore e di malinconia, non voglio rendere pubblici i sentimenti dell'autore.
Nemmeno io avrei dovuto leggerli.

«Domani pomeriggio mi tocca lavorare con Jasmine.»
Staicy sbuffa e finge di spararsi alla tempia con le dita della mano.
Sbuffo e le metto una mano sulla spalla.
«Mi dispiace.»
I genere non sono una di quelle ragazze che parla male degli altri alle loro spalle, dico sempre in faccia come la penso. Nei giusti limiti ovviamente, ma glielo dico.
Jasmine,invece, è un caso a parte.
È carina, ma irritante da matti.
Trova sempre il pelo nell'uovo e riesce sempre a farmi evaporare la pazienza come se fosse una pozza d'acqua al sole nel mese di agosto.
Non le va mai bene nulla di quel che io e Staicy facciamo e cerca sempre una scusa per fare quello che vuole.
Ci prova sempre con ogni singolo ragazzo che entra nel bar e loro, da esseri umani maschi e idioti quali sono, stanno sempre al gioco.
Non la sopporto.
«Se ti va faccio un salto da te domani, così evito che tu la uccida.» ridacchio.
«Non me la sentirei di venirti a trovare in galera.»
Staicy sbuffa in una risatina e mi complimento per essere riuscita a farla ritornare di buon umore.
Di solito succede il contrario, perciò mi sembra giusto che qualche volta io ricambi il favore.

«Buonanotte,biondina.» Staicy mi dà un bacio sulla guancia e io la fulmino con lo sguardo.
Cavolo, adesso anche lei con quel nome stupido.
Mi fa pensare a Drake quando lo sento, e non voglio pensare a lui.
Ridacchia.
«Ehi,mi farai un buco in faccia se non la smetti subito!»
Mi rilasso e sorrido.
«Salutami Toby quando arrivi.»
Lei smette subito di ridere e io scendo con finta nonchalance dal pullman.
Mi volto verso il finestrino e noto che mi sta facendo il dito medio.
Rido.
Le mando un bacio e lei scuote la testa, quando il mezzo sbuffa e riparte, scomparendo nel buio della città addormentata.

Ho bisogno di una doccia.
Di una doccia calda che mi sciolga tutti i pensieri inutili che si stanno già facendo strada nella mia mente.
Non riesco a non pensare a chi possa aver scritto quella poesia.
Magari è Carlo, il ragazzo timido e taciturno che viene al bar alle 15.40 spaccate ogni giorno.
O magari è Stuart, l'hippie simpatico con i capelli biondi raccolti in una coda disordinata che ordina sempre i fagioli e il pane tostato a colazione.
E se invece il foglio appartenesse ad un turista che non rivedrò mai più?
Come faccio a restituirglielo?
Troppe domande, nessuna risposta.
Non riesco a fare a meno di pensare a quale volto possa avere lo scrittore della poesia e di quale sia l' esperienza che lo ha segnato così a fondo.

E poi ci sono IoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora