Drake
Il pullman arriva in orario, io e Ad ci affrettiamo a salire a bordo e, appena dentro, le porte si chiudono alle nostre spalle. Stranamente non c'è il solito autista, Mark, credo sia questo il suo nome; al suo posto è seduto un uomo molto più anziano, avrà almeno settant'anni, probabilmente morirà guidando autobus e ancora più probabilmente, sarà una fine molto simile a quella che farò io, se non mi do una svegliata.
«Vuoi una mano?» Ad mi porge una mano e mi fa segno di passarle la valigia, ma io scuoto la testa e lei cede al primo colpo, anche se un po' scocciata. Da quanto ho capito non le piace essere aiutata, anche per le cose più banali, come portare una valigia; non l'ho ancora inquadrata, ma credo che sarà più difficile di quanto pensi.
È molto riservata, non si apre con nessuno e figuriamoci con me, che per lei non sono proprio nessuno. Per ora mi basta sapere che lei sia al sicuro.
«Drake, posso chiederti una cosa?» Ad volta il viso verso di me e mi guarda con occhi curiosi: okay, ho paura di cosa mi possa chiedere. «Dipende da quale domanda vuoi farmi» Sorrido, anche se sono serio. «Perché di colpo sei così gentile con me?» Devo ammettere che non mi aspettavo una frase del genere, credevo che mi chiedesse le solite cazzate, come "qual è il tuo colore preferito?" Oppure "ti piacciono i bambini?"
In effetti ha ragione, sono sempre stato uno stronzo da quando mi ricordo e ora con lei mi comporto in modo totalmente differente da qualche tempo fa. Sinceramente non lo so nemmeno io, forse perché mi sento in colpa per quello che le è successo, è grazie a me se Chris l'ha quasi uccisa, se ora lui non la lascerà mai più in pace fino a quando non raggiunge il suo scopo, ovvero farmi soffrire come quella notte, come quando ha fatto del male a quella ragazza, quella bellissima e intelligente ragazza che non dimenticherò mai.
«Perché è faticoso essere sempre stronzo, sai? Ho bisogno di una tregua a volte.» Mi gratto la nuca e lei annuisce senza aggiungere altro, meglio così.
Ad si è voluta sedere sul sedile vicino al finestrino, infatti non distoglie mai lo sguardo dalle nuvole che ricoprono il cielo grigio e dalle persone che vede sulla strada; chissà a che cosa pensa, cosa prova. Io non provo nulla a vedere degli estranei che camminano, alcuni con una meta precisa, altri giusto per occupare un altro pomeriggio libero, magari andando al supermercato senza comprare nulla, solo per vedere quella cassiera giovane che fa sempre dei bei sorrisi ai clienti. Non me ne è mai fregato nulla degli altri, quindi non vedo perché iniziare ora, è troppo tardi ormai.
«Ad, posso chiederti una cosa io, adesso?»
Lei volta la testa e lascia le sue fantasie sul vecchietto che porta a spasso il cane e porta i suoi occhi chiari su di me. «Prego.»
Sorride e io mi schiarisco la voce con il colpo di tosse più finto che abbia mai fatto.
«Questa notte io voglio che tu fermi a casa mia e di Shawn.»
In realtà suona più un'affermazione che una domanda, ma in effetti è proprio un ordine che voglio darle.
Cerco di moderare il tono in modo che capisca ciò che intendo, spero che non abbia frainteso altrimenti sarebbe un problema. Un problema bello grosso.
Fa una smorfia e capisco che, sfortunatamente, non ha afferrato.
«Voglio dire, saresti più al sicuro se riammessi a dormire con noi, al posto di stare sola di notte.»
«Oh, ehm...»
Credo che abbia le idee più chiare ora, almeno spero.
In che cazzo di casino l'ho coinvolta?
Esita prima di aprire bocca.
«Devo passare da casa a prendere alcune cose, mi accompagni?»
Mi si rilassano le spalle e finalmente arriviamo alla fermata.
Faccio per prendere la valigia, ma Ad è più veloce di me e mi anticipa, posando la mano sulla maniglia.
La guardo storto ma lei si limita a farmi un occhiolino di sfida.«Non abito molto lontano, giusto una quindicina di minuti a piedi.»
Mi informa continuando a strisciare la valigia a passo spedito davanti a me.
Annuisco e la seguo, non sono mai stato in questa parte della città, cioè ci sono stato raramente. Ricordo che venivo a trovare Eleonor, una ragazza con cui sono stato due o tre volte, che abitava da queste parti; ci siamo divertiti parecchio anche se è durato poco, a quanto pare è una ragazza a cui piace spassarsela, ma non posso biasimarla, anche a me piace farlo.
Ora sto vedendo Tryna, carina e anche molto brava a letto; ma credo che la scaricherò a breve.
Mi viene da ridere a pensare a quale potrebbe essere la sua reazione quando glielo dirò, potrebbe iniziare a strillare come una gallina, ma gliel'ho già sentito fare in altre situazioni, non so se mi spiego.«Eccoci qui, casa dolce casa!»
Ad pronuncia quelle parole quasi con senso ironico e io sorrido. Sono curioso di sapere che aspetto ha casa sua.
Lei apre la porta e mi fa cenno di entrare.
«Vado di sopra a prendere alcune cose, fa come se fosse casa tua.»
«Va bene. Non metterci troppo»
Mi fa una boccaccia e poi scompare al piano di sopra.
È molto diversa da come la immaginavo: non è ordinata tanto quanto pensavo e le pareti non sono coperte da carta da parati con gli unicorni e i fiorellini.
Ha un odore molto piacevole, credo sia anche quello di Ad; sembra fiori con una punta di menta, mi fa impazzire.
Comincio a guardarmi in giro ma non vedo nulla di interessante, tranne qualche foto di lei da bambina: stessi occhioni azzurri e coda bionda, solo in un corpicino più piccolo.
Salgo le scale e sento Ad che fruga da qualche parte. Arrivo in corridoio ma non la vedo. «Ad, posso?» Non risponde, perciò vado in una stanza a caso, la sua camera da letto e mi siedo sopra il materasso con le lenzuola viola. Anche questo ha lo stesso odore di tutta la casa; c'è una pila di libri sistemati sul comodino tra cui Cime Tempestose, da cui spunta un foglio che ha un aria famigliare. Così decido di sfilarlo dalle pagine e spalanco gli occhi, appena capisco di cosa si tratta : la mia poesia.
Come cazzo fa ad avercela? Dove l'ha presa?
Merda, e se sa che l'ho scritta io?
Non so cosa fare, se la portassi via, si accorgerebbe che non c'è più e potrebbe sospettare di me, ma non posso lasciarla qui.
Dio, odio essere indeciso.
Sento dei passi dirigersi verso la stanza e così ficco la poesia in tasca.
«Fatto, ho preso tutto. Possiamo andare.»
Cerco di rimanere impassibile, anche se è alquanto difficile e mi alzo dal letto.
«Ce ne hai messo di tempo.»
Lei sbuffa ma non aggiunge altro e entrambi ci dirigiamo al piano di sotto.
***
Mi sembra che Ad mi stia osservando. Forse mi ha visto mentre nascondevo la poesia, ma anche se non la conosco so che non sarebbe rimasta in silenzio. Sento i suoi occhi perforarmi il fianco destro, ma appena giro il mio sguardo verso di lei noto che ha la testa bassa su i suoi piedi mentre camminano a ritmo con i miei. Perfetto cazzo, ora ho anche le allucinazioni.
Continuo a toccarmi la tasca destra per paura che il foglio possa uscire ed attirare la sua attenzione, sarebbe una cosa fottutamente imbarazzante doverle spiegare cosa ci fa quella poesia nei miei pantaloni.
Forse dovrei parlargliene e minacciarla perché non lo dica a nessuno, ma non mi convince questa opzione. La cosa migliore da fare è continuare a fingere che io non sappia nemmeno dell'esistenza di quella poesia, almeno fino a quando regge questa mi sembra la scusa che potrebbe funzionare perché , diciamocelo, è l'unica che mi sia venuta in mente.
«Drake, che cos'è?»
Ad mi guarda i pantaloni e mi viene una fitta allo stomaco. Merda, lo sapevo.
«Che c'è?»
Mi tasto i fianchi tentando di sembrare più ingenuo possibile, ma non credo di riuscire a scampare ai suoi occhioni azzurri.
Alzo lo sguardo e la vedo mentre trattiene una risata, premendosi le dita sulle labbra. Aggrotto la fronte, non capisco cosa ci sia da ridere.
«Hai... ecco tu...» Tenta di parlare senza scoppiare a ridere, ma questa situazione a me non fa nemmeno sorridere.
Mi guardo di nuovo i pantaloni e noto, con grande piacere, di avere una grande macchia scura che mi copre tutto il culo. So che probabilmente non dovrei essere sollevato al fatto che in questo momento sembra che io mi sia pisciato addosso ma almeno, per quanto impossibile possa sembrare a questo punto, la mia dignità è ancora intatta.
Come ho fatto a non accorgermi di essermi bagnato?
Forse è successo quando mi sono seduto su quella panchina mentre lei si è allacciata le scarpe.
Non lo so, so solo che Ad ride così forte che sembra che da un momento all'altro potebbe collassare davanti ai miei occhi.
Mentre cerco di capire che cosa rispondere mi vibra il telefono nella tasca sinistra, così mi affretto a tirarlo fuori; magari Shawn si chiederà dove siamo finiti, ma appena leggo il display illuminato ho una fitta al petto: Cassandra Queen, mia moglie.

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E poi ci sono Io
RomanceAdelia Foster è la classica ragazza piena di difetti, che se ne sta per conto suo tutto il tempo, con un libro in mano e la testa altrove. Decide di dare una svolta alla sua vita ed abbandonare New York per trasferirsi tutta sola nella grande Seattl...