capitolo 16

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Ad
Quando finalmente riprendo fiato e poso lo sguardo su Drake, lui sta fissando lo schermo del suo smartphone. Sembra impietrito, è sbiancato in volto e ha gli occhi sgranati; si limita a tenere in mano il cellulare che vibra e a starsene lì fermo, come se fosse un bambino a cui hanno appena rivelato che babbo natale non esiste.
Dovrei chiedergli che cosa gli prende, ma non credo che mi risponderebbe cafone com'è. Ma,ahimè, la mia stupida curiosità ha la meglio come sempre; mi avvicino con cautela perché non l'ho mai visto in questo stato e, di conseguenza, non ho la minima idea di come possa reagire né di cosa fare. Gli tocco il braccio che non regge il telefonino, ma non si smuove di una virgola.
Benissimo.
Passiamo al piano B: interazione orale.
Faccio ancora un passo verso di lui e mi ci posiziono davanti con una nonchalance che non sapevo di poter sfoderare, come il mio sorrisetto da "non voglio sapere che cosa ti prende, ma lo voglio sapere subito" stampato in viso, anche se temo che tra poco Drake mi possa chiedere se ho le coliche intestinali.
Faccio un bel respiro e mi invento qualcosa da dire, qualcosa che non sia troppo indiscreto ma non è semplice.
Opto per la prima cosa che mi viene in mente. Anche se non credo che sia una buona idea.
«Ti viene da vomitare?»
Subito dopo mi tiro uno schiaffo mentale e mi do della cretina da sola.
Ma,nonostante la mia frase da perfetta idiota, ottengo quello che voglio: Drake posa lo sguardo su di me e io congelo al contatto visivo tra noi.
Non so il motivo di questa mia reazione, non voglio nemmeno saperlo, ma accade.
La mia mente non risponde più ai comandi, i miei arti non si muovono come vorrei che facessero e i miei occhi non si scollano dai suoi.
Ha uno sguardo penetrante, quegli occhi blu che ti scavano dentro e le ciglia lunghe come quelle di un bambino sono irresistibili.
Il cellulare ha smesso di squillare, ma nessuno dei due ha intenzione di interrompere questa specie di sfida a quattr' occhi. Non ho assolutamente intenzione di essere la prima a mollare, non voglio che tutto questo finisca a causa mia.
Entrambi non diciamo nulla, ma è come se stessimo affrontando un discorso che dura minuti interi senza fiatare. Ad un tratto sento un sospiro sul viso, un aroma di menta mi avvolge e Drake sbatte le palpebre velocemente, per poi abbassare lo sguardo sulle sue Vans nere e sorridere. Deglutisco e aggrotto la fronte, anche se lui non mi può vedere. «Che succede?» Gli chiedo, infine. Gli scompare il sorrisetto e alza la testa; la luce fioca del sole gli fa brillare gli occhi e gli illumina la pelle del viso, riesco anche a vedere qualche lentiggine sul suo naso.
«Nulla. Dai, muoviti.»
Mi gira le spalle e comincia a camminare con passo spedito. Faccio lo stesso, ma cammino più lentamente per non raggiungerlo più di tanto.
Non lo capisco. Non lo capisco proprio perché cavolo faccia così con me e con tutti. Sembra quasi che non voglia sembrare buono agli occhi degli altri, come se questo fosse un difetto. E forse, in fondo, lo è: essere troppo buono con le altre persone è un difetto bello e buono. Ci sono persone che, come me, cercano sempre di andare incontro agli altri. Il fatto è che tocca solo ai buoni fare tutta la strada, lunga o corta che sia, mentre la parte di persone da raggiungere non muove nemmeno un piede .
Quindi si, essere buoni è un difetto, ma non agli occhi degli altri, lo è per loro stesse perché quando capiscono che non tutti hanno questo difetto, purtroppo è sempre tardi.
Drake ha accelerato, perciò sono costretta a fare lo stesso per non perderlo di vista.
Ho ancora in tasca i suoi guanti neri e credo proprio che li tirerò fuori per indossarli, fa più freddo di prima e sono davvero caldi. Li infilo e sorrido nel vedere quanto mi stiano enormi.
Sto quasi correndo per stare al suo passo, con le gambe lunghe che si ritrova un suo passo equivale a due dei miei. Quanto vorrei poter leggere nella sua testa tormentata, capirlo; qualcosa che non fa nessuno da troppo tempo.
«Hai intenzione di rimanere qui fino a sta notte?» Drake gira solo la testa e mi urla quella frase mentre continua a fare dei passi ancora  più lunghi, quasi lo facesse  apposta per farmi accelerare di nuovo. «E tu hai intenzione di essere così strano per tutto il tempo?»
Dico quelle parole con un sorrisetto in faccia, da compiaciuta. Non lo sopporto quando fa così.
Bipolare.
Non mi risponde purtroppo, quindi faccio una corsetta per svoltare l'angolo ed entrare in quella maledetta stradina che mi ricorda quello che per me è stato l'inferno.
Sento un brivido lungo la schiena quando imbocco, dopo attimi di esitazione, il viale scuro. Lo stomaco diventa un foglio di carta, si assottiglia e sento un dolore atroce alla ferita ormai guarita.
Sento ancora il respiro di quell'uomo sul collo e le sue mani sul mio corpo.
Mi fermo di scatto e cerco di respirare con tutta la calma del mondo.
Sento le guance rigate di lacrime, non mi ero accorta di star piangendo.
Nella mia testa è tutto buio, confuso, non capisco più nulla.
Non puoi lasciare che vinca lui.
Nella mia mente risuona questa frase che continuo a ripetermi da quando ho cominciato a fare gli incubi su quell'uomo è ad avere ancora più paura di stare sola al buio.
Drake è a qualche metro da me, si deve essere accorto che non lo stavo più seguendo. Muove le labbra ma non capisco cosa dice, non sento nulla. Con la manica mi asciugo gli occhi e ispiro.
Comincio a camminare verso di lui che appena lo raggiungo mi mette una mano sulla schiena, come se volesse spingermi. Mi sento sorretta da lui e, un passo interminabile dopo l'altro, arriviamo all'appartamento.
Salire le scale è stata un'impresa e dato che non c'è nemmeno l'ascensore mi sono dovuta fare coraggio e sono riuscita ad arrivare alla porta anche con le gambe tremanti.
«Devo fare una telefonata, tu cambiato pure e ehm... insomma fai un po' quel cazzo che ti pare.» Drake fruga nella tasca dei pantaloni e prende il suo iPhone, poi mi indica delle lenzuola pulite nel suo armadio e mi mostra le cose di cui potrei avere bisogno. Dopodiché si incammina sul piccolo balcone che dà sulla strada e si accende una sigaretta.
Mi guardo in torno e decido che dormire sarebbe un'ottima scelta, come sempre.
Mi stendo sulle lenzuola che sanno vagamente di fumo e menta mescolati insieme.
Chiudo gli occhi e cerco di non ascoltare la strana conversazione di Drake al telefono.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 23, 2018 ⏰

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