Drake
Ma perché la gente non si fa mai gli affari suoi?
Non ero già abbastanza in difficoltà, vero? No, quel tipo doveva anche dire ad Adelia che Staicy è andata a raccontargli che io sono il suo fidanzato.Per lo meno lei sta bene.
Giuro che se, anche per sbaglio, intravedo Chris per strada lo ammazzo. Sul serio.So che è stato lui, dopo quel biglietto.
Quel bastardo la pagherà. Per questo, per Lydia, per tutto. Non ho più dodici anni.
Da quella notte in California, non dormo senza che la sua faccia di merda e le urla di quella ragazza non siano perfettamente stampate nella mia mente, come un tatuaggio indelebile che rimane stampato sulla pelle in eterno.
È sempre come la volta in cui ero nella cantina dei miei. Mi sento come un bambino pieno di paura.Non riesco a sopportare che ce l'abbia fatta un'altra volta.
Vorrei solo essere arrivato in tempo e averlo fermato prima che potesse anche solo guardarla.
Vorrei essere arrivato lì con il coraggio e la rabbia che ho accumulato durante tutti questi anni e spappolargli la faccia contro il muro.Ma non ci sono riuscito. Lui è scappato, di nuovo e Dio solo sa dove potrebbe essere in questo istante, mentre Ad è qui su un cazzo di lettino di questo merda di ospedale; ed è tutta colpa mia.
Se non l'avesse vista con me la sera in cui siamo usciti con Shawn, non sarebbe riuscito a metterle le mani addosso. Non saprebbe nemmeno della sua esistenza, dato che questa ragazza passa la sua vita in quel locale.
Ma lui c'era.
Era lì.
E io non me ne sono accorto.
***
Sto tornando a casa da Shawn, che questa notte non ha fatto altro che vomitare e lamentarsi con mugugni incomprensibili.
Il pullman è pieno di gente e mi chiedo che cosa ci faccia in giro alle dieci di sera di giovedì.
Mi tocca andare a sedermi in fondo e così cerco di mantenere l'equilibrio tra una curva e l'atra. Non mi piace spostarmi in pullman, ma la macchina non posso permettermela. Certo, potrebbero pagarmene una parte i miei, ma non intendo fare sborsare loro un solo centesimo e dargli questa soddisfazione. Non voglio il loro aiuto e basta. Non ho bisogno di loro è mai ne avrò.
Cazzo, anche quando avevo dieci anni mi arrangiavo da solo.
«Mi posso sedere qui?»
Una ragazza indica il posto vicino al mio e io annuisco.
Ha i capelli scuri, color ebano e gli occhi sono nascosti dietro un paio di occhiali con le lenti molto spesse. Non riesco a definire il loro colore, dato che non incrociamo mai lo sguardo fino a quando arriva la mia fermata che, a quanto pare, è anche la sua.Mi incammino per il viale buio che conduce all'appartamento scassato in cui abito da troppo tempo e, per quanto mi impegni, non riesco a non vedere il viso pallido e sofferente di un'altra ragazza innocente, Adelia, impresso nella mia mente e sulla mia coscienza.
Cerco di distrarmi con un po' di musica. Tiro fuori il groviglio di fili in cui si sono trasformate le mie cuffie nere stando in tasca e le connetto al mio smartphone.
Oh, I'm a mess right now
Inside out
Searching for a sweet surrender
But this is not the end.Chiudo gli occhi per assaporare quelle parole, che sembrano appositamente scritte per me e la voce del cantante, Ed Sheeran, mi trasportano in un altro mondo privo di casini e delusioni in cui purtroppo sono dovuto crescere.
Non so come farei senza la musica, sarei più triste, forse più arrabbiato con tutti, con me stesso.
Fin da bambino mi piaceva comporre dei versi di canzoni o poesie, riuscivo a passare ore e ore su quella scrivania bianca laccata nella mia camera doppia, con nella mano sinistra una matita e la mente persa in me stesso.I miei pensieri erano capaci di attutire anche le urla dei miei genitori mentre, quotidianamente, litigavano per qualche stronzata come la paga della domestica: mio padre ci andava a letto e, ovviamente, avrebbe tanto voluto darle qualche centinaio di dollari in più, credendo che mamma fosse così tanto stupida da non capire perché si trattenesse così tanto al lavoro ogni sera.
Per non parlare delle occhitine che lui e Grace, così si chiamava la domestica, si lanciavano ogni volta che si incrociavano nei corridoi o in giardino o in sala da pranzo.Ridacchio al pensare quel periodo della mia vita.
A volte mi ricapita di pensare a tutto quello che ho vissuto e mi sento preso in giro da tutti.
Da tutte le ragazze che ho portato a letto e il giorno dopo non le trovavo più al mio fianco; tutto ciò che vedevo quando aprivo gli occhi era un biglietto che diceva sempre le stesse cazzate: erano un po' brille, erano state bene con me, ma non potevano lasciare il loro ragazzo per una sera di follia, era meglio che non mantenessimo i contatti e bla bla bla...
Un mucchio di stronzate.Le prime volte ci stavo male, davvero male. Magari al mio risveglio, dopo aver letto quei pezzi di carta coperti di bugie, passavo interi minuti a piangere e a chiedermi cosa avessi di sbagliato.
Poi , una mattina, non ho pianto.
Mi sono semplicemente alzato dal letto disfatto e mi sono fatto una doccia bollente per poi andare al lavoro come se nulla fosse, come se fossi la persona più normale del mondo.
Come se quella ragazza non mi avesse ferito come le altre.
In realtà lo aveva fatto, ma ero diventato duro come la roccia privo di sentimenti.Drake, il ragazzo di pietra.
Così pensavo di intitolare un libro con la mia autobiografia, ma mi sono reso conto che a nessuno importa della mia vita incasinata. Ho lasciato perdere.Apro la porta di casa mia e vedo Shawn che dorme sul divano con la bava alla bocca.
Con il cellulare in mano mi avvicino di soppiatto al mio amico e, senza che lui se ne accorga, gli scatto una foto.
Non si sa mai, potrebbe sempre servire.Rido sotto i baffi e vado nella mia camera.
Butto il mio zaino di pelle sul letto e abbasso la musica.Apro il cassetto del comodino e...
Ma che cazzo
Non c'è.
Io l'avevo messa qui, ne sono sicuro, più che sicuro.Guardo negli altri cassetti, sotto il letto, nella camera di Shawn, in bagno, in cucina.
Nulla.
Dov'è!
Ci stavo lavorando da mesi a quella poesia, l'avevo dedicata a lei.
Ci tengo moltissimo.
Non posso averla persa, non posso.Faccio mente locale di tutti i posti in cui potrebbe essere finita o di tutte le persone che potrebbero leggerla.
Mi scoppia la testa.
Mi viene voglia di spaccare qualcosa o peggio, qualcuno.
Voglio solo urlare dalla frustrazione che ho accumulato durante queste ore strazianti.Mi siedo sul letto e mi prendo la testa fra le mani.
Faccio lunghi respiro e cerco di calmarmi.
Non voglio avere degli attacchi di rabbia; non riesco a controllarli e va sempre a finire male:
Tutto diventa buio, sento caldo e sudo, per poi risvegliarmi da quel limbo e tornare alla realtà, quindi mani distrutte, coperte di sangue e la barista che mi prega di andarmene.Ogni maledetta volta succede questo.
Non so per quanto tempo riuscirò a controllarmi.
La mia gamba fa su e giù rapidamente, quasi fosse una specie di tic nervoso.Nessuno sa dei miei attacchi.
Nessuno si è mai accorto dei lividi o delle ferite sulle mani che mi procuro quasi ogni sera. Eccetto Adelia.
Mi ha quasi scoperto.
Mi ha visto per due minuti e si è accorta che qualcosa non andava. Mi ha lasciato senza parole.Sospiro e decido di fare una doccia.
Una doccia calda e rilassante, che mi sciolga la tensione e mi massaggi i muscoli.
Vado in bagno e apro l'acqua.
Quando ha raggiunto la temperatura, una leggera nebbia di vapore infesta il bagno e io entro nel mio paradiso.Sto sotto l'acqua bollente per circa mezz'ora e, prima che diventi fredda , la chiudo e con un asciugamano mi strofino i capelli; li dovrei tagliare, ma mi piacciono così.
Mi avvolgo alla vita l'asciugamano bianco e mi ispeziono allo specchio appannato.La barba si presenta come un leggero velo sottile sul mento e sulle guance, è ancora troppo presto per raderla di nuovo.
Il sole di marzo, per pallido che sia, mi ha fatto spuntare qualche lentiggine sul naso e sugli zigomi, come quando ero bambino.
Ho gli occhi arrossati e le labbra secche. Sono stanco. Troppo stanco anche per dormire.Con addosso solo i boxer mi avvio in camera da letto e comincio a sistemare il casino che ho fatto per cercare la mia amata poesia.
Mi infilo sotto le coperte e cerco di prendere sonno, anche se so che anche sta notte la passerò in bianco.
Ho la testa che è come un tornado, pieno di informazioni, preoccupazioni, idee, sogni...
Tutto incastrato in un immensa confusione indecifrabile.Mi volto verso il comodino e vedo il biglietto che Chris mi aveva lasciato attaccato alla porta.
Spero che tu abbia imparato la lezione.
Lei non sarà l'ultima.
Rassegnati, non riuscirai mai a togliermi dalla tua mente.
Io sono sempre qui.
-C
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E poi ci sono Io
RomanceAdelia Foster è la classica ragazza piena di difetti, che se ne sta per conto suo tutto il tempo, con un libro in mano e la testa altrove. Decide di dare una svolta alla sua vita ed abbandonare New York per trasferirsi tutta sola nella grande Seattl...