«Ciao Amanda!»
La ragazza dai capelli rosa esce dal bar ed io e la mia migliore amica ricambiamo il saluto.
Si sono fatte già le 18.00 ed io e Staicy stiamo pulendo il bar. La campanella appesa alla porta dell'ingresso trilla, facendoci sobbalzare. «Ehm...scusate, siete in chiusura? Vorrei solamente un sandwich...se non disturbo,chiaramente.» un ragazzo alto, magro, con i capelli ricci e di un arancione carota, con moltissime lentiggini sul suo splendido viso, che gli incorniciano alla perfezione gli occhi verdi, fa un passo avanti verso Staicy, che sta pulendo il tavolino più vicino all'entrata. «Ciao, sono rimasti solamente i sandwich al tonno, se ti vanno bene.» Dico in tono cordiale al rosso che ho a qualche passo di distanza. « Oh, certo. Va benissimo! Scusate se sono arrivato troppo tardi.» dice abbassando lo sguardo, sulle sue scarpe di vernice. « Non preoccuparti!» fa Staicy sorridendo dolcemente «Quel tavolo non l'ho ancora pulito, accomodati pure lì.»dice indicando il tavolino in fondo alla sala. «Grazie,che gentili!» Il ragazzo va a sedersi sul tavolo indicato da Staicy e resta zitto fin quando gli servo ciò che ha ordinato. «Ecco qui il tuo panino!» esclamo, porgendogli il piatto di carta su cui è poggiato l'ordine. « Come devo chiamarti?» gli chiedo, cercando di nascondere l'imbarazzo. Sono sempre stata timida con gli estranei, figuriamoci con un ragazzo bello, misterioso e che mi incuriosisce molto. «Shawn, mi chiamo Shawn. E tu sei...» dice facendomi capire di finire la frase al posto suo. «Oh, io sono Adelia, ma puoi tranquillamente chiamarmi Ad!» lo informo porgendogli la mano, esitante. «Piacere Ad! Sono felice di averti conosciuto!» stringe la mia mano sorridendomi. Gli restituisco la stretta e il sorriso « Piacere mio, Shawn!».
Staicy, dopo aver finito di riporre tutte le posate e le tazzine pulite dell'armadietto, ha preso la sua roba e ha salutato me con un bacio sulla guancia e Shawn con un cenno del capo e uno dei suoi smaglianti sorrisi. Dopo aver passato quasi un'ora insieme a quel ragazzo ho scoperto che ha un anno in più di me, abita insieme ad un altro ragazzo a pochi isolati dal mio appartamento e fa uno stage in un ufficio come giornalista. Ci siamo scambiati i numeri prima di lasciare il bar e credo che andremo d'accordo, molto d'accordo, dato che anche lui è appassionato di libri classici, soprattutto di "Orgoglio e Pregiudizio". Sono felice di aver trovato una persona tanto interessante! Ci siamo dati appuntamento al parco domani pomeriggio, per poter passare ancora un po' di tempo insieme e parlare di ciò che ci piace. Sono davvero impaziente.
Chiudo la porta cigolante e decido di prendere il pullman per tornare a casa, perché sono davvero troppo stanca per camminare per quindici minuti al buio, per di più.
Ho sempre avuto una strana inquietudine per le strade deserte la notte.
Una volta arrivata alla mia fermata, salgo le scale che conducono all'ingresso del mio appartamento.
Appena tiro fuori le chiavi dalla tasca dei pantaloni,mi squilla il cellulare: è Shawn. Accetto la chiamata e porto il telefonino all'orecchio, cercando di aprire la porta con una sola mano. «Ehi, Shawn! Ti manco già?» scherzo «Ciao Ad!» Esclama «Ehm, volevo chiederti se domani posso portare un amico con me, al parco.»dice con un tono insicuro « Oh, beh certo che puoi! Non conosco molte persone e mi farebbe piacere conoscere questo tuo amico.»confesso. Mia madre ha ragione, devo trovare una compagnia di amici, comportarmi da ventenne quale sono. «Bene, allora. A domani Ad, buonanotte!» dice Shawn dolcemente. « Buonanotte, a domani!» ricambio il saluto e riattacco. Mentre parlavo con il mio nuovo amico, sono riuscita ad aprire la porta d'ingresso del mio vecchio appartamento. Salgo le scale e mi butto sul letto, sgualcendo il lenzuolo viola che avevo accuratamente riordinato questa mattina. Mi spoglio, e mi sciolgo la coda di cavallo, pettinandomi i lunghi e folti capelli: dovrei tagliarli, ma non ho mai tempo per andare dal parrucchiere o da qualsiasi altra parte che non sia il bar o il supermercato, davanti casa.Infilo una maglietta a tinta unita bianca e mi rannicchio sotto le coperte. Comincio a pensare alla splendida giornata che ho passato, grazie a Shawn e il suo tenero e dolce viso.
Sembra strano come un gesto così semplice e spontaneo come può essere il sorriso di un estraneo, possa migliorarti la giornata.
Faccio un lungo sospiro.
Chiudo gli occhi e cerco di dormire.Papà mi prende la mano, mentre camminiamo nel boschetto vicino a casa. La mamma sta preparando la cena ed io e mio padre abbiamo deciso di andare a fare una passeggiata. "-Giochiamo a nascondino?"- chiedo facendo gli occhi dolci, sapendo che lui non sa resistere, quando lo faccio. "- E va bene,"- concede "- ma non ti devi allontanare troppo,amore. Sai cosa penso riguardo all'andare in giro da soli nel bosco."- Mi raccomanda, protettivo come sempre. "- Affare fatto! Conto io per prima, tu va' a nasconderti, ma non barare!-" lo ammonisco, gesticolando e guardandolo storto. "- Certo, tesoro. Su, comincia a contare!"- dice facendomi cenno di girarmi verso un albero. "- Se non mi troverai,-" dice sorridendo "- fammi un fischio!"- Io ti troverò, ti trovo sempre!"- mi vanto,facendo finta di non sapere cche in realtà, è lui che si fa trovare, di proposito. "-Va bene, allora vado a nascondermi!"- dice papà allontanandosi verso gli alberi.
"- ...quarantanove, cinquanta!"- esclamo finalmente "- Sto venendo a cercarti, papà! Che tu sia pronto oppure no!"- recito la solita frase, per poi incamminarmi verso il solito nascondiglio di mio padre, ma questa volta, non c'è. Allora provo ad arrampicarmi sopra un masso molto alto, provando a vedere se riesco ad intravedere i suoi capelli biondi, che fuoriescono da qualche cespuglio: nulla. Si è fatto tardi e nel boschetto, per quanto di giorno possa essere incantevole, di notte si trasforma in un luogo inquietante, soprattutto per una bambina di nove anni. "-Papà,papà!"- chiamo a voce spezzata "- D'accordo, hai vinto tu. Sei più bravo di me, ma ora devi uscire dal nascondiglio,ho paura del buio!"- continuo a chiamarlo, ma invano. Sono disperata, impaurita. Papà mi ha lasciato sola, in un luogo pauroso, buio, sconosciuto. Ad un tratto sento la voce della mamma "- Adelia, tesoro, posso parlarti? È una cosa uhm.. da... da grandi, ecco...riguarda papà, lui..."- la mamma sta piangendo e non capisco perché, ma intuisco che non è niente di buono "- Ad,papà dovrà restare in ospedale per un po'. Sta... dormendo e..."- mia madre sospira, mentre una lacrima le riga la guancia "- dormirà per molto?"- chiedo, ingenuamente "- si,per tanto,tanto tempo. Sappi che anche se non può dirtelo ora, lui ti ama e lo farà sempre!"- Una barella, con un corpo sopra coperto con un lenzuolo, fin sopra il viso passa davanti a noi. Sull'etichetta del lettino, c'è il nome di mio padre: Robert Foster.Mi sveglio nel letto, madida di sudore e con il cuore in gola. Quell'incubo, quel fottuto incubo. Lo stesso di tutte le notti, non mi lascia scampo.
...SPAZIO AUTRICE...
Ciao a tutti/e♡
Siamo al secondo capitolo, spero che vi abbia incuriosito!Qual è la vostra canzone preferita e che cosa vi torna alla mente quando la ascoltate?
Fatemelo sapere scrivendolo nei commenti. In questo modo potrò ascoltare quelle che mi consigliate♡
Un bacio, al prossimo capitolo.
Vi voglio bene,
Mati.

STAI LEGGENDO
E poi ci sono Io
RomanceAdelia Foster è la classica ragazza piena di difetti, che se ne sta per conto suo tutto il tempo, con un libro in mano e la testa altrove. Decide di dare una svolta alla sua vita ed abbandonare New York per trasferirsi tutta sola nella grande Seattl...