Ad
Sono passati cinque giorni da quando sono arrivata qui in ospedale.
Ogni giorno Staicy e Drake mi sono venuti a trovare. Mia madre è venuta a trovarmi ma è rimasta solo per un giorno.
L'altro ieri ha bussato alla porta Shawn, che mi ha chiesto scusa portandomi di nascosto un piccolo vassoio con tre pasticcini.
Come potevo non perdonarlo?!Oggi è il grande giorno, torno a casa.
Il Dottor Clark mi ha detto di stare al riposo il più possibile, dato che ci sono state delle complicazioni con la ferita; alcuni punti si sono staccati e quindi ho provato un bruciore fortissimo al fianco per ore interminabili, faticavo anche a inspirare dal dolore.Fortunatamente ho avuto in soccorso dei medici preparati e gentili, che mi sono stati accanto tutto il tempo.
«È pronta signorina Foster?» il dottor Clark mi sorride e indica la porta della mia stanza. «Il suo fidanzato è arrivato prenderla. » Sospiro e cerco di far finta di nulla. Questa storia del fidanzato mi fa sempre strano, soprattutto se si pensa a me e Drake come coppia.
Annuisco «Si, sono pronta. La ringrazio di cuore dottore, le auguro il meglio.» Ci stringiamo la mano ed esco dalla stanza bianca che mi ha ospitato per tutto questo tempo.Vado verso l'uscita e vedo un ragazzo alto con un cappello nero in testa, che gli copre la testa dai folti capelli castani, Drake mi sta aspettando.
Appena si accorge di me, mi viene incontro con passo spedito.
«Aspetta, ti aiuto.» Mi prende la valigia con dentro le mie cose, che Staicy mi ha portato il secondo giorno in cui ero in ospedale e io lo seguo.
«Come ti senti?» Lui si volta verso di me; il freddo gli ha fatto diventare le gote di un rosso ciliegia e alcuni ciuffi di capelli scuri fuoriescono dal cappello, formando dei ricci disordinati sulla sua fronte. «Sto bene, non vedo l'ora di tornare a casa.»
Stringe le labbra e ritorna a guardare la strada mentre striscia la mia valigia per terra.Oggi fa davvero freddo.
Non c'è quasi nessuno alla fermata del bus.
«Arriverà fra circa cinque minuti.»
Mi informa Drake con in mano i biglietti. Ci sediamo sulla panchina che sembra fatta di ghiaccio.
Ho un brivido per il freddo.
«Brr... fa freddino questa mattina!»
Mi frego le mani, cercando di scaldarle anche se non ottengo molto successo.
«Già.» Drake mi guarda perplesso.
Mi concentro sul fatto che non faccia poi così tanto freddo e mi immagino di essere su una spiaggia con il rumore delle onde in sottofondo e il verso dei gabbiani che volano nel cielo azzurro.
Credo che sia così, il mare. Vorrei cosi tanto andarci.
Non desidero una spiaggia tropicale, mi basta sentire l'odore della salsedine e il vento tra i capelli. Gli schizzi dell'acqua sulla pelle e quella sensazione di pace che mi hanno raccontato quelli che ci sono stati.Sento picchiettarmi sul braccio e mi accorgo di aver chiuso gli occhi per immaginarmi al meglio il mio paradiso dei sogni. «Sono un po' grandi, ma ehm... tengono caldo.»
Drake, inaspettatamente, mi porge un paio di guanti neri,ovviamente, felpati. «Oh, grazie. Non importa, andranno benissimo!» Li infilo e sento le mie mani riprendere la sensibilità. In effetti mi stanno enormi, ma è stato davvero un pensiero dolce. Non pensavo che anche lui avesse dei sentimenti. «Credo che sia in ritardo.» Sbuffa appoggiandosi allo schienale ferroso della panchina ghiacciata.
Sospiro e appoggio il mento sul palmo caldo della mia mano, coperta dal guanto scuro e morbido.
«Ti va di mangiare qualcosa che non sia robaccia molle e insapore?»
Drake mi guarda con un sorrisetto. Ho davvero voglia di addentare qualcosa di croccante, dolce...
«Lo prendo come un si.» Mi alzo di scatto e con un cenno del mento lo incinto a fare lo stesso, sperando che mi segua. Non ho la minima voglia di starmene qui fino a quando non mi sentirò più nemmeno i piedi, a meno che lui non mi dia i suoi scarponi.
Ma non credo che si spinga così tanto oltre.«Andiamo, biondina.» Drake si alza e io sorrido soddisfatta di averlo convinto in così poco tempo.
So dove voglio andare, conosco la strada a memoria.
Io e Staicy ci andavamo tutte le mattine, prima di andare a lavorare allo station. Lei prima abitava in questa zona, quindi venivo qui in auto e...
Oddio
La mia auto!
«Drake!» Si volta di scatto, quasi spaventato.
«Cosa?» Spalanca gli occhi e comincia a guardarsi intorno con i pugni serrati.
«La mia auto! Dov'è? Dimmelo!»
Tira un sospiro di sollievo e mi fissa con aria tranquilla.
«È da me. Sta' calma, è al sicuro.»
«Oh, Okay...»
Ritorno a camminare e vedo in lontananza il bar in cui siamo diretti.
Ma perché è a casa sua? Voglio dire, avrebbe avuto più senso se fosse stata da Staicy.
Non capisco che cavolo c'entra questo ragazzo.
«Ehilaaa... terra chiama Ad! Psss, passo, nessun segnale; ripeto nessun segnale positivo!»
Drake fa il verso di un'esplosione con la bocca e poi finge di morire.
Ma che cavolo...
Mi metto a ridere come una scema, mi sembra di tornare bambina.
Quando l'unica cosa che ti importa è divertirti, senza avere preoccupazioni se non quella di decidere che principessa essere per giocare con le amiche.
«Ma si può sapere che fine ha fatto Drake? Quel tipo scontroso e antipatico, l'hai visto?»
Lui mi sorride e indica un punto all'orizzonte con il dito.
«Si, è andato da quella parte!»
Entrambi ridacchiamo ed entriamo nel caldo locale che non ho mai dimenticato.«Sediamoci lì, vieni.»
Conduco Drake al tavolo vicino alla vetrina, il preferito mio e di Staicy.
Ci sediamo e lui comincia a guardarsi intorno curioso. È davvero un bel locale, semplice ma ad effetto.
Delle piccole bottiglie di vetro verde fungono da lampadina, attaccate al soffitto; ci sono anche dei quadri che rappresentano dei fiori stilizzati,una margherita, delle rose viola...
«Bello qui, davvero. Bella scelta biondina .»
Faccio con la mano un inchino e lui ride tra i denti.
«Ehilà ragazzi! Cosa vi porto?»
Il cameriere ci sorride e poi ordino per entrambi: due cioccolate calde e due muffin ai lamponi.
Il ragazzo ha dei simpatici occhietti castani e i capelli a spazzola sono sotto il berretto giallo dell'uniforme.
«Bene, torno subito»
Annuisco e lui, con passo svelto, torna alla sua postazione dietro il bancone di legno chiaro.
«Come ti senti?»
Drake mi scruta e mi accarezza la mano, che ormai è tornata un pezzo di me; qui c'è un calduccio molto piacevole.Sorrido «Bene, sta tranquillo ormai il peggio è passato. È stata anche colpa mia, sono stata una stupida.»
Sospira e abbassa gli occhi.
«Quanto vorrei che fossi tornata da me.»
Mi mordo il labbro inferiore.
«Si, anche io vorrei essere tornata da te.»
Alza lo sguardo e lo tiene incollato al mio per un po'.«Che c'è?»
Alzo un lato della bocca e lui sbatte le palpebre.
«Cosa?»
«Perché mi guardi così?»
«Non lo so, io osservo bene tutto quello che mi interessa,mi viene spontaneo. Scusa.»
«Non c'è da chiedere scusa.»Sospiro e lui si tranquillizza.
Ma guarda tu questo Drake, gentile e spontaneo. Mi piace questa sua versione, davvero molto.
Spero che non ritorni come prima, rovinerebbe tutto.«Ecco a voi!»
Il ragazzo del bar ci porta le ordinazioni e lo ringrazio con un sorriso silenzioso.
«Forza, assaggia e dimmi se ti piace.»
Porgo a Drake la tazza di cioccolata fumante e lui si avvicina uno dei due muffin.
Ha tutto un profumo meraviglioso, non so quanto possa resistere ancora.
Fosse per me, mangerei anche tutto quello di Drake.
Scarto il muffin e lui fa lo stesso.
«Mmh»
Drake fa un mugolio e capisco che gli piace, molto.
Alzo le sopracciglia compiaciuta e, con la bocca piena, annuisco come per dire «Te l'avevo detto».
***In dieci minuti abbiamo già divorato tutta la nostra colazione e devo dire che con lo stomaco pieno si sta davvero molto meglio.
Abbiamo deciso di aspettare ancora qualche minuto prima di alzarci e tornare alla fermata: il prossimo pullman passerà fra mezz'ora, quindi tanto vale rimanere al caldo ancora per un po'.«Biondina»
Drake mi picchietta la mano con l'indice.
«Dica»
«Quella notte ehm...» si massaggia la fronte e capisco che è turbato.
«Insomma, il tuo aggressore ti ha detto qualcosa a proposito di una certa Lydia?»
Corrugo la fronte e cerco di ricordare,ma non mi sembra di aver mai sentito quel nome.
Scuoto la testa.
«No, non credo. Perché me lo chiedi?»
Alza le spalle e si gratta la testa dai folti capelli.
«No, non importa. Tranquilla.»
Stringo le labbra in una linea sottile e fingo che mi abbia convinta, quando è palese che non sia così.Non fa niente, non ho voglia di continuare a ricordare quella notte.
Preferisco restare nel dubbio piuttosto di farmi tornare alla mente il volto di quel uomo orrendo.Ci alziamo e Drake fa di tutto pur di offrirmi la colazione e io lo lascio fare.
Appena apro la porta del bar, una ventata di aria gelida mi punge il viso.
Drake mi affianca e ci incamminiamo verso la fermata del bus.
Nessuno dice nulla, restiamo in silenzio. Si sente solo il rumore dei nostri passi e dei nostri respiri che diventano nuvolette appena escono dalla bocca.
«Adelia»
«Si?»
«Scusami.»
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E poi ci sono Io
RomanceAdelia Foster è la classica ragazza piena di difetti, che se ne sta per conto suo tutto il tempo, con un libro in mano e la testa altrove. Decide di dare una svolta alla sua vita ed abbandonare New York per trasferirsi tutta sola nella grande Seattl...