capitolo 12

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Ad
Scusami, sono un idiota.
Spero tanto che tu stia bene.
So che non vorrai nemmeno vedermi ma se ti va telefonami, arriverò di corsa.
Ti voglio bene.
-S

Il biglietto è da parte di Shawn, come anche i fiori. Chi avrebbe potuto mandarmeli se non un ragazzo sdolcinato come lui?
Quindi è stato Shawn a chiamare l'ambulanza e ad allontanare quel ragazzo orribile.
È anche vero che nulla di tutto ciò sarebbe accaduto, se non fosse andato alla festa come mi aveva detto e se non si fosse ubriacato come un dannato.
«Chi è "S" ?»
Staicy mi guarda da dietro il biglietto che mi ha strappato di mano.
«Ricordi il rosso dell'altra sera?»
Sorride e il viso le si illumina.
Come quando un bambino scarta il regalo di Natale e scopre che ha ricevuto proprio la macchinina che desiderava.
«Chiamalo!»
Strilla e si mette a guardarsi intorno in cerca del mio cellulare.
Appena lo vede me lo porge e io lo afferro.
Non ho voglia di parlare con Shawn.
Voglio solo dimenticare questa notte, la più brutta di tutta la mia vita.
Credo che resterà nella mia testa per sempre e la ricorderò come la notte in cui tutto quanto, tutta la in vita, la mia esistenza, mi sono sembrati inutili e senza uno scopo preciso.
Ho vent'anni e non ho mai visto il mare. Non sono mai stata a pescare, non ho mai visto un tramonto in spiaggia.
So che tutto ciò può sembrare insignificante,ma per me sono esperienze da fare, da vivere.
«No» scuoto la testa e mi metto seduta, mentre Staicy aggrotta la fronte, su cui si formano delle leggere rughe d'espressione. «Tesoro, non voglio dirti io cosa fare, ma credo che dobbiate chiarire tutto questo casino.»
Mi si siede accanto e mi accarezza la guancia. È un gesto così semplice e materno. Una carezza, un contatto dolce e spontaneo con qualcuno che tiene a me nello stesso modo in cui tengo a quella persona. Ecco cosa mi serviva.
Sorrido.
«Hai ragione. Ma lo farò dopo, okay?» sospiro e avverto un dolore alle costole. «Voglio solo riposare adesso.»
Annuisce e mi stendo sul lettino bianco e sterilizzato, mentre la mia migliore amica mi rimbocca le coperte sopra le spalle. «Non sei obbligata a stare qui. Puoi tornare a casa, se vuoi. Me la cavo da sola»
Mi dispiace che Staicy debba stare in questo postaccio a causa mia.
Scuote la testa e mi scosta una ciocca di capelli dal viso. «No che non te la cavi da sola. Sto qui. Con te. »
Sorrido e chiudo gli occhi. Dormire mi farà solo bene.

***

«Sta dormendo.»
Una voce sussurra a poca distanza da me.
Sembra quella di un uomo. È calda e leggermente roca. So per certo che non è quella di Shawn, lui ha un tono molto più squillante di questo.
«Sto qui solo finché non si sveglia.»
«Si... ok. Ciao»
Dei passi si avvicinano ma io tengo ancora gli occhi chiusi. Sono ancora assonnata per aprirli e capire qualcosa. Mi sento toccare la mano.
La sua è così calda; mi accarezza le dita e la parte superiore della mano con dei movimenti delicati, quasi mi dovesse ferire con una mossa sbagliata. Il suo contatto mi procura un piacere indescrivibile. Mi sto scaldando non solo la mano, ma il cuore. Mi sento avvolta da una sicurezza che mai avevo provato. Mi sento come sotto una coperta morbida e calda, che mi protegge da tutte le cose brutte di questo mondo così disastrato.
Così apro gli occhi.
Sbatto le palpebre per riuscire a mettere a fuoco la persona che mi sta davanti. Capelli scuri, occhi bassi sulle nostre mani e un piercing sotto il labbro inferiore. Ecco di chi si tratta.
«Drake» Ho la gola secca perciò fatico a parlare e quello che mi esce dalla bocca sembra più un verso roco.
Lui alza gli occhi su di me e lascia la mia mano. Tutto ritorna freddo e la mia coperta è svanita. Drake mi si accovaccia davanti al viso. È così alto da arrivare perfettamente all'altezza giusta anche da semi seduto. «Ehi, biondina. Come stai?» Alza gli angoli della bocca e utilizza un tono così preoccupato e dispiaciuto, che esito sul fatto che si tratti proprio del ragazzo scorbutico e superficiale che ho incontrato poco tempo fa. Sorrido e lui sospira, forse di sollievo, ma non voglio illudermi.
Mi limito ad osservare i suoi lineamenti del viso, così marcati e perfetti. Gli occhi sono fissati su di me e appena sotto ad essi,ci sono due occhiaie molto profonde e scure.  I capelli arruffati mi fanno venire voglia di spettinarlo ancora di più. Poi arrivo alle mani, le sue. Sono grandi e consumate, come se avesse lavorato per tutta la sua vita. Ma mi soffermo su un loro particolare: le nocche. Sono insanguinate, le croste non si sono ancora formate, ciò significa che le ferite sono freschissime. Mi metto seduta e lui si alza per aiutarmi. Ma che gli prende?
Da quando è così gentile con me?
«Attenta. Fai con calma»
Mi spinge delicatamente sulla schiena per tirarmi su e, una volta seduta, gli prendo le mani e passo piano il pollice sulle ferite. «Che hai fatto?» Il mio tono è severo e lui serra la mascella.
Deglutisco e chiudo gli occhi per un secondo per poi riaprirli. «Drake, ti prego rispondi.» Sospira e ritira le mani callose e grandi il doppio delle mie nelle tasche dei pantaloni. «Nulla che ti debba importare.» Il suo sguardo è pietrificato e la bocca gli si arriccia. Non voglio farmi gli affari suoi. So che lui è un tipo così, uno di quelli che non esita ad essere il primo a tirare un pugno a qualcuno. Non mi devo preoccupare, probabilmente ogni sera va al bar solo per partecipare alle risse e prendere a calci un tipo che non conosce nemmeno.
«Perché sei qui?» La risposta è più che ovvia, ma non si è mai certi sulle decisioni di Drake. Lo conosco appena, forse troppo poco per sapere cosa pensa e come si comporta, ma credo di averlo inquadrato; più che bene, oserei dire.

Mi guarda, mette una mano dietro la nuca e, attenzione attenzione, arrossisce.
Chi sei tu e cosa hai fatto a Drake?!
«Volevo... volevo vedere come stavi»
Si schiarisce la voce, che dall'imbarazzo è diventata roca e profonda, sembra quasi che avesse sussurrato.
Cavolo, è proprio bello con le gote rosse e gli occhi che balzano ovunque pur di non incontrare i miei.
Mi viene da ridere; non lo avevo mai visto in queste condizioni. Devo contenermi però, non vorrei spezzare l'incantesimo del "ragazzo imbarazzato e dolce" in cui si é trasformato. Perciò mi limito a dire «Sto bene, grazie. Mi dimetteranno mercoledì.»
Fa di si con il capo si morde il labbro inferiore, come se stesse ragionando.
A che cosa sta pensando?
«È stata Staicy a farti entrare?»
Ora che ci penso i medici non potrebbero averlo fatto entrare in questa stanza senza il consenso dei miei genitori, ma dato che Staicy ha finto di essere mia cugina, potrebbe benissimo aver convinto i dottori che Drake fosse un mio parente. Non mi stupirei, lei ha delle doti d'attrice veramente notevoli; a volte ci casco pure io.
Fa di nuovo di si con il capo ma sta volta sorride.
«Si, da oggi sarò tuo cugino Adam di secondo grado.»
Ridacchio. Come sospettavo.
«Io...»
Drake non termina la frase e qualcuno bussa alla porta.
«Ehm... Avanti»
Drake mi guarda ma non riesco a capire cosa prova, dato che appena il dottor.Clark entra in camera, lui sorride a mo' di saluto e fa un cenno col capo. «Signorina Foster, ecco qui la sua cena!» Clark spinge un carrellino di metallo rovinato vicino al mio letto e poggia sul comodino due piatti di carta coperti da un coperchio di plastica bianca.
Chissà cosa mi tocca mangiare...
Spero che almeno sia commestibile.
«Prima, però, dobbiamo fare una visita veloce, per vedere come sta.»
Annuisco e il dottor Clark procede.
Mi prova la pressione, mi ascolta il battito cardiaco, mi fa dire aaaaa con un bastoncino di legno che preme sulla mia lingua... insomma tutte cose che avevo già sperimentato. E per tutto il tempo Drake rimane al mio fianco e osserva tutti i movimenti del dottore.
«Ora controlliamo la ferita.» Il dottor Clark sorride molto professionalmente e io annuisco. Tiro su, fino alle costole, la camicia da notte e lui comincia fare il controllo.

«Bene, molto bene direi!» Esclama entusiasta il dottore, mentre di alza in piedi. Mi ricompongo e sorrido. «La ferita è in perfette condizioni e lei è sana come un pesce.»
Sono davvero contenta di questa piacevole scoperta, mi sono tolta un peso. Se le cuciture si fossero infettate o la ferita fosse peggiorata, sarei dovuta restare qui per molto più tempo. «Adelia, ora mangi ne ha bisogno.» Mi strizza l'occhio. «Il suo fidanzato Adam può restare qui con lei fino alle otto e mezza.»
Fidanzato?
Drake mi ha detto che lui era mio cugino.

«

Ehm.. d'accordo, la ringrazio Dottor Clark..»
Dopo averci sorriso, il dottore si chiude la porta alle spalle e io mi volto verso Drake, che è paonazzo, di nuovo.
«Fidanzato eh?» Non mi trattengo, scoppio a ridere come una bambina e Drake fa lo stesso.
Gli faccio segno di sedersi accanto a me è lui obbedisce.
«Che cosa mi stavi per dire, prima?»
Sono curiosa.
«Non ricordo... probabilmente era una stronzata.»
Annuisco e porto alla bocca una forchettata di quella che dovrebbe essere pasta al burro, ma che sembra un panetto di pane crudo.

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