capitolo 11

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Ad
Bip. Bip. Bip.
Dove mi trovo?
Cosa è successo?
Ahi,la testa fa un male pazzesco. Le tempie mi pulsano e la fronte sembra fatta di metallo da quanto è rigida.
Lo stomaco brucia e non riesco a muovere le gambe.
Cerco di togliermi i capelli dal viso, mi danno fastidio, ma è come se avessi un macigno sulle mani che mi impedisce qualsiasi movimento.
Ma che diavolo!
Respiro a fondo e cerco, lentamente, di aprire gli occhi.

«Cosa...» Ho la gola secca,non riesco a parlare. Deglutisco. «Cosa è successo?» Tossisco.
Ho gli occhi socchiusi, faccio fatica persino a respirare.
Mi costringo a fare un piccolo sforzo e apro le palpebre.
Sento come se avessi due enormi lividi viola al posto di esse.
La luce abbagliante del sole mi infastidisce. Non riesco a mettere a fuoco nulla di quello che si trova attorno a me. Sento solamente un bip qualche volta è delle voci soffuse e confuse che provengono da qualche parte.
Sospiro, ma mi maledico per averlo fatto. Un dolore che non avevo mai provato prima, mi infiamma il petto e mi lamento con un mugolio strozzato e rauco.
«Oh, si è svegliata signorina Foster!»
Un tizio vestito con un camicie bianco mi si avvicina e sorride.
Non riesco a mettere a fuoco il suo viso, ma capisco che ha un'espressione gentile.
Questo mi tranquillizza, almeno un po'.
«È stata fortunata, se non fosse stato per quel ragazzo non credo che starei qui a chiacchierare con lei ora.» Mi strizza l'occhio e mi viene un groppo in gola.
Che ragazzo?
Sarei morta senza di lui?
Dio, che casino.
«Facciamo un controllo.»
Afferma, per poi appoggiarmi uno stetoscopio sul petto nudo.
È imbarazzante mostrarmi in questo modo ad un estraneo, ma non ho nemmeno le forze per sbattere le ciglia quindi lo lascio fare.
Il rumore metallico dei macchinari mi fa tornare alla mente io suono della cintura del ragazzo che mi ha aggredito. Strizzo gli occhi e volto la testa; stringo forte la coperta in due pugni e il mio respiro accelera.
Bip,bip,bip,bip...
«Shh... è tutto okay, Adelia. Rimanderemo il controllo a dopo, d'accordo?» L'uomo cerca di rassicurarmi ed io lo guardo. Mi accarezza la guancia e prendo coraggio.
«La prego, mi dica che cos'ho.» Stento a riconoscere la mia voce,da quanto è rauca.
«Senta, cercherò di essere sincero» sospira e mi guarda negli occhi. «È stata davvero tanto fortunata. Non pensavamo potesse sopravvivere.» Sorride debolmente, ma io resto impassibile. «È stata pugnalata al fianco ed è rimasta incosciente per diverse ore. » Una lacrima mi riga il viso, ma non riesco ad asciugarmela, dato che la mia mano non risponde ai comandi. «Quell'uomo ha tentato di strangolarla, fortunatamente il ragazzo è arrivato in tempo.» Alza un lato delle labbra e gli si forma una ruga vicino agli occhi.
«Ha chiamato l'ambulanza che l'ha portata qui, all' UW Medical Center. È stata sottoposta ad un intervento, per la pugnalata.» Mi mostra un vaso di fiori e una lettera ancora sigillata, appoggiati al tavolino davanti a me. «E durante il suo soggiorno qui, le hanno portato questi.» Mi porge la busta e io cerco di alzare il braccio per afferrarla e questo, inaspettatamente, si muove; me la rigiro fra le mani.C'è solo scritto Adelia sul retro, non ho la minima idea di chi potrebbe essere il mittente.
«Quando potrò andare a casa?» Sospira e guarda una cartella verde.
Alza un sopracciglio e fa una smorfia con le labbra. «Fra poco, mercoledì sera la dimetteremo.» Riporta il suo sguardo su di me. «Ma deve promettere che non farà assolutamente nessuno sforzo.» Ha un'aria severa ed io annuisco.
«Bene, devo occuparmi di una persona ora. Ci vediamo dopo, all'ora di cena.» Sorride un'ultima volta, per poi uscire e lasciarmi sola nella stanzetta bianca.
Decido di aprire la busta e riconosco subito la grafia di mia madre, così tonda e ordinata.

Adelia. Tesoro.
Mi hanno contattato dall'ospedale per dirmi che sei stata operata e che le tue condizioni non sono delle migliori. So che cosa ti è capitato in quel vicolo e so che a quel ragazzo devo tutta la mia vita, per averti salvata.
So che cosa ti starai chiedendo:
Perché mia madre non è qui con me?
Non sai quanto mi senta in colpa per non essere al tuo fianco, ma purtroppo non mi lasciano lasciare il paese.
Appena ho saputo di te, mi sono precipitata dal mio capo per comunicargli che me ne sarei andata, ma non ha voluto saperne.
Mi dispiace, non sai quanto
Vorrei tanto abbracciarti e dirti che ti voglio bene.
Verrò in città questo weekend.
Ti amo, piccina mia.
Mamma.

Stringo le labbra in una linea sottile e ripiego la lettera.
In effetti mi manca mia madre, è da più di due settimane che non la vedo, ci sentiamo solo per telefono. Ho provato a dirle di provare a  scaricare Skype, ma dice che lei e la tecnologia sono due mondi opposti.
Sorrido al ricordo di mia madre quando le regalai il suo primo smartphone. Lo guardò come se fosse un extraterrestre e non riuscì nemmeno a tenerlo in mano. Mi manca molto.

Cerco di mettermi seduta e analizzare per bene la situazione in cui sono finita.
Il fianco mi brucia, ma è sopportabile. Alzo la camicia da notte azzurra e bianca e noto che appena sotto le costole ci sono dei punti di sutura coperti da un grande cerotto che mi copre quasi mezza pancia.
Chiudo gli occhi per un istante e mi assale il panico.
Sarei potuta morire se non fosse stato per il mio "salvatore" misterioso. Ha detto il dottor Clark. Credo che si chiami così, dato che sulla targhetta sul suo camicie,c'era scritto Christopher Clark.
Chi è stato a salvarmi la vita?
Shawn?
No, era troppo sbronzo anche per fare pipì da solo, figuriamoci per lottare contro quel tizio così grande e forte.
Potrebbe essere stato Drake, ma ne dubito. Ricordo di aver sentito la sua voce, ma potrebbe essere stata la voce di chiunque. Ero presa dal panico, insomma ho pure chiamato mio padre!
Dio, la testa ha ripreso a pulsare più forte di prima, perciò decido di smettere di pensare .
Ho la gola secca, vorrei tanto un bicchiere d'acqua fresca...
Non mi sembra il caso di alzarmi viste le mie condizioni; chissà se hanno avvisato Staicy o Shawn o il Signor Smith, il mio capo.
Mi guardo intorno e vedo una cordicella rossa con un campanello disegnato sopra.
Potrei chiamare qualcuno e chiedere da bere.
Allungo il braccio per cercare di afferrarlo, ma è troppo lontano.
Ma perché non ho le braccia più lunghe?
Ci riprovo, ma nessun risultato.
Sbuffo e appoggio la schiena sul morbido cuscino bianco che odora di candeggina e lattice, tipico odore di ospedale.
Sono le 18.21, tra poco è ora di cena. Aspetterò per bere.
Riprendo la lettera di mia madre che avevo appoggiato ai miei piedi e la leggo una seconda volta, immaginando il suo bel viso.
La piego  a metà e la infilo nella busta.

«Dov'è? Ditemi in che stanza si trova!»
Una voce squillante e agitata proviene da fuori dalla porta della camera.
Una voce troppo familiare, quella di Staicy.
Ridacchio in silenzio appena sento i medici pregarla di abbassare il tono e calmarsi.
«No che non mi calmo! Devo vederla, adesso!»
Dei passi veloci si avvicinano e la porta si spalanca.
Mi volto di scatto e una folata di profumo mi invade le narici.
«Oh mio Dio, stai bene?»
Staicy corre verso di me mi abbraccia così forte da farmi male.
«Ahi, fa' piano!»
Mi lamento.
Lei subito si ritrae e si scusa.
Sospira e mi guarda come si fa con un cucciolo indifeso.
Rido.
«Non guardarmi così!»
Le premo una mano contro gli occhi lei sorride debolmente.
«Shawn mi ha chiamato sta mattina presto e mi ha raccontato tutto.»
Ritorno seria e le si spegne il sorriso dal viso appena incontra i miei occhi.
«Non riesco a credere che avrei potuto perderti.»
Gli occhi le diventano lucidi si copre il naso e la bocca con le mani.
Scuoto la testa e le sorrido.
«Ma non mi hai persa, sono qui.»
Non voglio pensare a cosa sarebbe successo se quel tipo avesse avuto la meglio su di me.
Sono viva, sto bene. Tutto quello che conta é questo.
Sospira e sorride.
«Hai ragione, scusa se-» si blocca e il suo sguardo si posa sul mio comodino.
«Che c'è?»
La guardo e un'espressione maliziosa appare sul suo viso tondo.
«Chi te li ha mandati?» Indica un enorme mazzo di gigli bianchi, i miei fiori preferiti.
Corrugo la fronte. «Non sei stata tu?» Ero convinta che fossero da parte di Stacy. Mia madre è fuori città e non conosco altre persone che potrebbero avermi mandato dei fiori, quelli che preferisco per giunta.
«Secondo me hai un ammiratore segreto » Alza e abbassa le sopracciglia, come fa sempre e prende un bigliettino dal bouquet.

E poi ci sono IoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora