Era almeno mezz'ora che la ragazza faceva su e giù per lo stesso tratto di strada. I passanti la guardavano, chiedendosi cosa ci facesse lì, a quell'ora tarda. Era di certo attraente, questa era una certezza assoluta, e aveva un nonsoché di misterioso. Un paio di ragazzi avevano cercato di attaccare bottone, ma la ragazza non ne voleva sapere. Li allontanava sempre con un gesto della mano, e loro subito giravano al largo. Cosa avesse di attraente era ovvio, aveva i capelli scuri e lunghi, gli occhi scuri a loro volta e un fisico da paura. Cosa avesse di misterioso era un'altra storia. Guardandola si aveva l'impressione che ci fosse molto di più di quanto la vista lasciasse vedere. Effettivamente tutti quei Mondani non avevano torno. Isabelle Lightwood stava facendo su e giù per lo stesso tratto di strada da almeno mezz'ora. Sapeva che tutti quei Mondani erano attratti da lei, non poteva farci niente, ma avrebbe preferito non avere quell'effetto su tutti. Avrebbe preferito essere come Clary. Clary era bella, certo, anche fin troppo secondo lei, ma non era certo quello il motivo per cui tutti si innamoravano di lei. Lei aveva un carattere dolce, lei era forte, lei avrebbe fatto di tutto per quelli che amava. Era quello il motivo, lei lo sapeva bene. Lei era tutt'altra storia. Tutti cadevano ai suoi piedi senza conoscerla, senza sapere com'era davvero. A quel punto probabilmente sarebbero tutti scappati a gambe levate. Lei sapeva essere davvero stronza quando voleva, lo sapeva bene. Era da qualche tempo che non riusciva più ad andare d'accordo con nessuno. Primo tra tutti Alec, che cercava solo di proteggerla, ma lei sosteneva che le stesse troppo con il fiato sul collo. Di Maryse era meglio non parlare, ogni volta che la guardava sembrava incredibilmente delusa da lei. Voleva che Isabelle fosse come lei, ma non riusciva a capire che non lo sarebbe mai stata. Non voleva, non voleva essere così fredda e severa. Clary ormai aveva smesso di parlare con chiunque. Da quando stava con Simon sembrava vedere solo lui, e la cosa era reciproca. Anche se, doveva ammetterlo, per Simon era sempre stato così. Lui non vedeva nient'altro che Clary. Per lui esisteva soltanto Clary, avrebbe fatto di tutto per lei. Persino tradire la sua famiglia. E lo aveva fatto. Isabelle si sentiva un'egoista a volte, quando pensava che Clary aveva chiesto una cosa completamente da pazzi a Simon, domandandogli di liberare Camille. Ma a lui non era importato. L'aveva fatto e basta, sperando che Clary lo avrebbe finalmente visto nel modo in cui voleva, senza pensare a cosa avrebbe fatto al suo Clan. A volte Isabelle pensava anche se sarebbe stato meglio se Valentine si fosse tenuto Jocelyn, così Clary non avrebbe avuto bisogno del Libro Bianco e Simon non avrebbe fatto la cazzata più assurda della sua vita. E inoltre, se Jocelyn fosse rimasta addormentata, non sarebbe morta poco dopo. Quindi, per la verità, non c'era assolutamente niente di egoista in quel pensiero. Lei non era forte, incapace di affrontare la delusione di non poter incontrare le Sorelle di Ferro, aveva iniziato a prendere lo Yin Fen, diventandone dipendente. Era soltanto una debole, ma non voleva ammetterlo. Lei era una persona orribile, egoista e insicura, mentre Clary... Clary brillava di una luce tanto forte che accecava anche gli Angeli. Sospirò e decise di andarsene, ormai aveva aspettato anche troppo. Si voltò e sussultò quando vide Raphael appoggiato al muro del palazzo. Il vampiro sorrise. Non era un sorriso vero, era più un ghigno mascherato da sorriso. Isabelle avrebbe voluto urlargli contro, sentendosi una stupida per non averlo sentito arrivare ed essersi fatta cogliere di sorpresa.
-Ti ho spaventata? –domandò, sempre con quel sorriso sulle labbra. La ragazza gli lanciò un'occhiataccia.
-No. –rispose, sorridendo a sua volta. Ormai si erano chiariti già da tempo dopo quello che era successo all'Istituto tempo prima. All'inizio a Isabelle sembrava impossibile per loro tornare ad essere come prima. Effettivamente lo era, dato che lei sapeva di averlo solo usato per il suo veleno, e ne stava davvero male. Ma erano diventati buoni amici, anche se a dirla così non sembrava poter essere vero. –Perché ci hai messo tanto? –lui abbassò leggermente lo sguardo, ma fu questione di pochi secondi. Isabelle sentì le sue iridi scure puntate su di lei.
-Scusa, avevo delle cose da fare. Sono arrivato il prima possibile. –la ragazza scosse la testa. Non importava più di quel tanto. Era contenta che fosse venuto, cominciava a pensare che l'avrebbe ignorata e che non si sarebbe fatto vedere. L'aveva contatto in pieno giorno, e incredibilmente lui aveva risposto subito, senza traccia di irritazione. Le era venuta una stupidissima idea e aveva avuto bisogno di vederlo di persona. Quell'idea non era degna di lei, era una cosa terribilmente patetica. Lei non era patetica. Ma le metteva una rabbia tremenda vedere Clary con Simon, vederla così felice. Aveva cominciato a volere che guardasse lei in quel modo, con quegli occhi luminosi da angelo, con tutto quell'amore... Era patetica. Erano ormai passate almeno due settimane da quando aveva capito di essere innamorata di lei. Non aveva mai capito perché continuasse a pensare a lei così tanto, perché avesse sempre bisogno di vederla, perché pensasse che fosse bellissima... Tutti questi pensieri le facevano venire da vomitare. Quella non era una commedia romantica, non era una tragica storia d'amore. Era soltanto una ragazza con una cotta. Per un'altra ragazza. Che era naturalmente e visibilmente eterosessuale. E che l'avrebbe sempre vista solo come un'amica. Ma poi aveva pensato, che lei aveva capito di essere innamorata di lei quando lei aveva cominciato a non parlare di altro che del suo migliore amico/ragazzo (cosa non completamente vero, ma la gelosia di Izzy faceva il resto), quindi magari poteva farla ingelosire... Chi sapeva se poi non avrebbe... Erano pensieri stupidi per una come lei, una combattente, una Shadowhunter. Lei era così forte in battaglia, non credeva che si sarebbe fatta abbattere dall'amore, ma così era successo. E adesso stava malissimo e si sentiva più patetica e debole di quando ancora prendeva lo Yin Fen. Sospirò.
-Domani... -deglutì, cercando di restare calma, perché si sentiva incredibilmente agitata. Raphael le si avvicinò e le prese una mano, e lei gliene fu grata. Sapeva che il vampiro non avrebbe mai accettato di essere coinvolto in quel "piano", ma in fondo ci sperava. Forse lo avrebbe fatto per lei. –Domani sera ci sarà la festa di compleanno di Max... Mi chiedevo... -lo guardò negli occhi, cercando di cercare le parole adatte. Si sentiva una persona orribile a chiedergli una cosa del genere. Certo, era vero, lui le aveva detto di aver capito che quello che sentiva per lei non era quel tipo di amore, e che gli sarebbe piaciuto restare amici, ma Isabelle non era certa di potergli credere del tutto. Quel vampiro era impossibile da capire. Non ce l'avrebbe mai fatta. A volte diceva delle cose che non erano vere, faceva delle cose per un motivo che non era quello apparente, cercava di essere come non era. Incomprensibile. Come una pagina sulla quale c'era scritto qualcosa che era stata cancellato. Le parole c'erano lo stesso, ma erano impossibili da leggere. –Mi chiedevo se potessi accompagnarmi. Venire con me. –Raphael rimase immobile a guardarla negli occhi per qualche secondo, poi disse:
-Clary sarà lì, vero? –la mora annuì, mentre il vampiro aggrottò le sopracciglia. L'amore era un diavolo. Non avrebbe mai creduto che Isabelle si sarebbe spinta fino al punto di disperazione da cercare di far ingelosire la Shadowhunter che tanto amava facendosi accompagnare da lui alla festa di compleanno di suo fratello. Se anche solo un'ora prima gli avessero detto che Isabelle Lightwood lo avrebbe guardato negli occhi e lo avrebbe pregato di aiutarla a conquistare Clary Fairchild facendola ingelosire, avrebbe riso. Ma in quel momento avrebbe soltanto voluto non essere lì. Come poteva accompagnarla ad una festa di Shadowhunters? I Nephilim disprezzavano i Nascosti più di qualunque altra cosa, anche se non volevano ammetterlo. Rimase zitto per almeno un minuto, fino a quando Isabelle non si sentì tanto scoraggiata che una lacrima le scivolò lungo la guancia. Raphael avrebbe volentieri ucciso la Fairchild per quello che stava facendo a Isabelle, senza nemmeno saperlo. Ma sapeva che in quel caso la ragazza non lo avrebbe mai perdonato, e non poteva permetterlo. Le voleva bene. Fino a poco tempo prima non avrebbe mai creduto di poter amare ancora qualcuno, in nessun modo. E poi era arrivata lei. L'aveva vista in un vicolo mentre stava cedendo la sua vita ai vampiri e non aveva potuto fare altro che aiutarla. Poi aveva compreso il motivo di un gesto tanto stupido. E non era riuscito a crederci. Non era riuscito a credere che una combattente come lei avesse ceduto a una droga. Non ci aveva potuto credere. Ma era così. E improvvisamente si era ritrovato ad essere ancora utile per qualcuno, qualcuno che non fosse il Clan. Non le avrebbe mai voltato le spalle. Per quanto avesse continuato a ripetersi che quella volta era stato tutto solo per uccidere la Fairchild, sapeva di averle nascosto il cellulare anche perché le voleva bene, anche perché aveva paura che potesse farsi del male, anche se non lo avrebbe mai ammesso a nessuno, se non a lei. Non poteva credere che adesso si stesse facendo uccidere dall'amore. Che si stesse rendendo ridicola solo per guadagnare l'amore di qualcuno che non la meritava. La Fairchild non si meritava Isabelle. Non sapeva nemmeno se ci fosse un motivo, era così e basta. Clary poteva essere tanto brava con le parole, tanto brava con le armi, ma... Quando aveva dovuto pensare a sé stessa, non aveva riflettuto due volte prima di spezzare gli accordi fatti con i Nascosti. Sua madre era stata più importante di tutti. Persino della sicurezza del Mondo delle Ombre. E a cos'era servito? Sua madre era morta, ormai. E a quel punto non si era più potuto tornare indietro. Tutto era stato distrutto. Crollato a terra come un castello di carte.
-Isabelle, senti, io... -la Shadowhunter sospirò e scosse la testa. Gli dispiaceva non poterla aiutare, ma non c'era niente che potesse fare. Se la Fairchild avesse continuato a non vederla, anche dopo aver cercato di farla ingelosire, non sapeva quale sarebbe stata la sua reazione. Si vedeva chiaramente che non era una cosa passeggera. Isabelle sembrava fin troppo irrimediabilmente innamorata della Fairchild. Non era solo una cotta da scuole medie. Era una cosa serie, quasi preoccupante. Da quanto tempo aveva smesso di curarsi del suo aspetto, da quanto tempo non mangiava? Indossava una maglietta troppo larga per lei, sembrava che l'avesse presa in prestito dall'armadio del fratello, e dei jeans strappati; sul viso aveva poco trucco e i capelli erano legati in una coda di cavallo mal fatta. Era sempre bella, ma la sua personalità era incredibilmente dilaniata. Sembrava che non dormisse nemmeno, aveva delle profonde occhiaie che aveva cercato inutilmente di coprire con il fondotinta. Era malata d'amore. Faceva quasi male fisicamente vederla così. L'amore era un diavolo. Colpiva a tradimento, lasciando senza fiato (incredibilmente anche chi, di fiato, non ne aveva). Poteva illuminarti la vita, come un angelo sceso sulla Terra, ma poteva anche strapparti il cuore e tenerlo in mano davanti a te, ridendo beffardo, felice di averti ferito. Amore è sofferenza. Lui lo sapeva bene. Non c'era una versione dell'amore peggiore dell'altra, a differenza delle apparenze. Erano capaci di ucciderti allo stesso modo. Si era ripromesso che non avrebbe mai più provato amore per nessuno, da quando sua madre era morta. I suoi fratelli lo avevano dimenticato, non gli era rimasto più niente. Nessuno. Certo, voleva bene al Clan. Erano loro la sua famiglia, voleva loro più bene di quanto non mostrasse, ma... Aveva cercato di espellere ogni sentimento di amore, ma poi... Aveva ceduto. Avrebbe voluto uccidersi per essere stato così stupido. Aveva sentito ogni secondo che quell'amore gli avrebbe spezzato il cuore già fermo. Ma aveva cercato di ignorarlo. Aveva cercato di fingere che non fosse lì, quel sentimento. Aveva cercato di non cedere. Ma poi... Poi era stato proprio quell'amore a cedere. Era crollato. Gli aveva preso il cuore e lo aveva mangiato di fronte a lui, senza pietà. Quando cominciava a credere che non avrebbe mai più sentito niente, aveva incontrato Isabelle in quel vicolo. L'aveva vista come la salvezza da quella voragine e si era aggrappato a lei con tutte le forze. Accecato dal suo dolore e dal sangue angelico, aveva creduto di amarla in quel senso. Ma non era mai stato vero. Era stata solo la speranza di scappare da qualcosa da cui non era mai fuggito. Non riusciva nemmeno a guardare Isabelle negli occhi, si allontanò da lei e fece per andarsene quando lei gli gridò dietro l'unica cosa in grado di fermarlo:
-Simon! Sai che Simon sarà con lei! –si immobilizzò, incapace di guardare la Shadowhunter. Certo che lo sapeva che lui sarebbe stato alla festa. Con la Fairchild. La ragazza per la quale quello stupido aveva tradito il suo Clan, la sua famiglia. Magari Simon poteva continuare a mentirsi e a dirsi che aveva liberato Camille solo per aiutare Jocelyn. Ma la verità era un'altra. Era così pazzamente innamorato della Fairchild che non ci aveva pensato due volte prima di voltar loro le spalle. Era vero però, lo aveva fatto anche per risvegliare la madre della Fairchild. C'era una parte di Raphael che avrebbe voluto perdonarlo, ma un'altra che avrebbe voluto piantargli un paletto nel cuore. Quel ragazzo era stata la sua rovina. Lo odiava per quello che aveva fatto al Clan. Per quello che gli aveva fatto. Tornò lentamente da Isabelle. Sollevò un sopracciglio.
-Questo dovrebbe convincermi a venire con te? –domandò scettico, pur sapendo che era una bugia. Quello lo avrebbe sempre convinto. Anche se avrebbe preferito non lo facesse. Si odiava per essere così stupido. Odiava Simon per essere stato così stupido. Odiava la Fairchild per aver fatto innamorare Isabelle. Odiava Isabelle per essersi innamorata della Fairchild. Odiava l'amore per essere così dannatamente controverso. Bellissimo e doloroso allo stesso tempo. Isabelle non gli rispose nemmeno. Raphael sospirò inutilmente e chiuse gli occhi. Non lo stava facendo per Simon, lo stava facendo per Isabelle. Non gli importava assolutamente nulla di Simon, ma gli importava di Isabelle. Non lo stava facendo per lui. Lo odiava. Con ogni fibra del suo corpo morto. –E va bene, Isabelle. –lei sorrise e lo abbracciò. Il vampiro sorrise a sua volta e si sentì incredibilmente felice. Aiutare le persone che amava gli metteva gioia. Anche quando si trattava di cucinare per la sua sorellina, per quanto lei non si ricordasse di lui.
-Grazie, grazie, grazie! Non so cosa avrei fatto senza di te. –Raphael sperava che quel "piano" non avrebbe solo peggiorato la situazione. Isabelle si meritava felicità. Al contrario di molti. Al contrario di lui.
-E, dimmi, dov'è questa festa? All'Istituto? –Isabelle assunse un'espressione tra il preoccupato e il divertito, cosa che fece un po' preoccupare Raphael.
-Uh... A casa di Magnus. –Raphael si passò una mano sul viso, mentre Isabelle cominciava a ridere.
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« Why? » | Lizzy | Saphael |
Fanfiction[SerieTv~post2x10] ---- "Sceglierei lui. Sempre. Dovessi anche morire. Sceglierei lui. Perché non potrei accettare una vita senza. Lui è come lo Yin Fen. Anche peggio. Il suo cuore fermo è l'unica cosa in grado di far battere il mio." ---- Isabelle...