Don't put the blame on me ~ pt.2

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Fin da quando era piccola, fin da quando aveva ricevuto la sua prima runa, non aveva mai voluto essere la migliore. Aveva sempre e solo essere qualcosa. Aveva sempre voluto essere la Shadowhunter più forte di tutte. E anche una Sorella di Ferro, ma quello era il passato. Ormai da tempo voleva soltanto essere sé stessa, ma tutto questo suo voler essere forte l'aveva cambiata irremediabilmente. Tutti la guardavano e vedevano qualcuno di forte, non qualcuno di vero. Ma non lo sapevano. Si era svegliata presto, quella mattina, potevano essere le cinque come le sei. Si era stupita molto quando non aveva trovato Raphael da nessuna parte. A dire la verità, non aveva trovato nessuno. Be', ormai si era fatto giorno, probabilmente tutti stavano dormendo. Ne aveva approfittato per andarsene, e nessuno l'aveva notata. Appena arrivata all'Istituto, si era cambiata e aveva iniziato ad allenarsi. Non sapeva da quanto tempo lo stesse facendo, non riusciva a smettere, voleva riguadagnare la forza che a causa di una serie di circostanze –lo Yin Fen, l'essere malata d'amore –aveva perso. Si sentì molto fiera di non aver degnato Clary di uno sguardo, vedendola entrare nella sala d'addestramento con la coda dell'occhio. La rossa si era fermata qualche attimo ad osservarla, e poi se n'era andata. Isabelle era stata contenta che non avesse tentato di parlare con lei, avrebbe di sicuro solo detto qualcosa contro Raphael, facendola arrabbiare. Era così concentrata nell'allentamento, che quando una spada fermò il colpo della sua staffa, sussultò. Alzò lo sguardo per vedere chi fosse. Era Lydia. La mora si stupì vedendo che l'altra voleva ancora avere a che fare con lei, dopo come l'aveva trattata il giorno prima. La bionda sorrise, mentre la staffa di Isabelle tornava ad essere una frusta e si arrotolava attorno suo braccio. Entrambe rimasero immobili, non sapendo bene che cosa dire. Isabelle sapeva che avrebbe dovuto scusarsi, sapeva perfettamente di aver trattato l'altra in modo scorretto, facendole credere cose non vere, come forse che fosse arrabbiata con lei o che la odiasse, dopo tutto quello era successo con Meliorn e Alec. Non era così, assolutamente. Non erano le persone come lei che Isabelle odiava, lei odiava le persone che si approfittavano degli altri, che mentivano, che erano crudeli. Per questo, in quel momento, odiava sé stessa. Sapeva di poter essere migliore, ma non riusciva ad esserlo. Lydia non osava aprire bocca, temendo di dire qualcosa di sbagliato, temendo che la mora fosse arrabbiata con lei, che la odiasse. Forse erano pensieri stupidi, ma non poteva fare altro se non pensarci. Dopotutto era stata colpa sua se le avevano quasi tolto i Marchi, soltanto perché aveva una relazione con quel Seelie, Meliorn. D'altra parte era suo dovere informare l'altra Shadowhunter di quanto era successo con il giovane Wayland. Accorgendosi di non aver ancora abbassato la spada, lo fece subito, cercando di trovare le parole adatte per non provocarle uno shock troppo forte.
-Sai... -cominciò, sentendosi una stupida. Nemmeno l'aveva salutata. Isabelle si sentì saltare il cuore in gola. Non aveva idea di cosa Lydia avrebbe detto, ma ne aveva paura. –Sono successe molte cose alla festa, dopo che te ne sei andata. –Isabelle si incamminò verso il centro operativo dell'Istituto, seguita a breve distanza dalla giovane Branwell. Non era tanto sicura di voler sapere cosa di tanto eclatante fosse successo dopo la sua "misteriosa scomparsa". Era comparsa e sparita più in fretta di quella piscina sul terrazzo di Magnus. Annuì, come a dimostrare che stava seguendo il discorso. Lydia la fissò per qualche secondo. Le sembrava che avesse una luce strana negli occhi, non avrebbe saputo definire perché. Era confusa da lei. Un momento sembrava felice, l'altro triste. Un momento sembrava decisa, l'altro insicura. Non aveva idea di cosa le stesse succedendo. Quando era stata trasferita a Idris per essere guarita, non era così. Doveva essere successo qualcosa mentre era assente. Non avrebbe mai trovato il coraggio di chiederle cosa.
-Del tipo? –domandò Isabelle, i suoi tacchi ticchettavano sul pavimento, mentre lanciava uno sguardo agli schermi. Lydia fece un respiro profondo. Era certa che l'avrebbe sconvolta. Lei aveva presto imparato che Jace Wayland era forse il miglior Shadowhunter che fosse mai esistito, e si era fatto ferire in quel modo.
-Del tipo Jace Wayland è entrato dalla porta principale sanguinante, insultando un demone e poi è svenuto sul pavimento. –ok, forse non avrebbe dovuto dirlo in quel modo. Si morse il labbro, reprimendo il bisogno di prendersi a schiaffi da sola per la sua stupidità. Isabelle si fermò bruscamente, voltandosi verso di lei, spalancando gli occhi.
-Jace è ferito? –Lydia annuì lentamente, insultandosi ancora mentalmente. Per l'Angelo, non aveva nemmeno un minimo di tatto. Non era mai stata così, prima di... Prima di perdere John. Prima era stata una ragazza molto dolce, invaghita e sentimentale. E anche ingenua. Poi aveva capito di essere stata stupida. Era così che aveva perso tutto, comportandosi da ingenua, comportandosi da bambina. Perdere John le aveva aperto gli occhi alla realtà. La vita degli Shadowhunters non era semplice, non bisognava ricoprirsi di miele, per poi scoprire che quel miele era sempre stato sangue. Le bugie non facevano bene a nessuno. Per questo era stata incredibilmente felice quando quello stregone aveva fatto la sua comparsa al matrimonio. Non avrebbe mai sopportato di vedere Alec infelice a causa sua. Anche lui meritava di essere felice, non poteva prendere tutto il peso del mondo sulle sue spalle, cosa che chiaramente faceva. Era contenta che avesse seguito il cuore e non quello che i suoi genitori volevano. Anche lei lo avrebbe fatto, al suo posto. Anche lei lo aveva fatto. Vide che Isabelle si stava dirigendo verso l'Infermeria, quindi la fermò, prendendola per un braccio. La ragazza la guardò, un'espressione interrogativa dipinta sul volto. Lydia la lasciò andare, imbarazzata, dicendo:
-Bane ha detto che deve riposare. –Isabelle si convinse a non spostarsi solo perché l'altra aveva nominato Magnus, si fidava dello stregone. Sospirò, sentendosi una stupida per essersene andata quando aveva visto che Alec stava male. Avrebbe dovuto intuire che Jace non sarebbe stato messo meglio, anzi, che forse sarebbe stato peggio.
-Cosa è successo? –domandò, cercando di non mostrare il panico nella sua voce. Lydia le raccontò in poche parole quello che lo Shadowhunter aveva raccontato quando si era ripreso. Era stato attaccato da un demone Manx, uno di quelli con la pelle ustionante e in grado di sputare acido, e fin lì, niente di troppo incredibile. Ma poi, se n'era trovato d'avanti un'orda. Allo stremo delle forze, quando rimaneva soltanto un demone, il più duro da uccidere, capendo che non avrebbe avuto la forza di sconfiggerne un altro, aveva iniziato a correre, raggiungendo il palazzo dove Magnus abitava. Era arrivato fin di fronte alla porta del suo appartamento, poi, con le ultime forze che gli rimanevano, aveva sconfitto l'ultimo demone, che era riuscito a ustionargli il viso. Era entrato dalla porta, sconvolgendo tutti i presenti, svenendo poi sul pavimento dell'entrata. Magnus era stato attirato dall'improvviso silenzio, Clary era caduta in panico, vedendo il biondo ferito in quel modo, gli altri Lightwood avevano subito portato Jace nella stanza di Magnus, incredibilmente preoccupati. Il vampiro amico della Fairchild se n'era andato poco dopo, e non era più ricomparso. Qualche ora prima Jace si era risvegliato, e aveva raccontato loro tutto, la voce roca, il volto distolto dal dolore, nonostante gli avessero applicato molti Iratze. Poi, quando era riuscito ad alzarsi in piedi, Bane aveva aperto un portale e avevano portato il giovane Wayland lì. Isabelle si sentì stupida per non essere stata con loro, la sua famiglia. Si sentì stupida per aver pianto fino a quando non aveva più avuto lacrime, per essersi sentita così stanca, per essersi addormentata così in fretta. Ma, almeno, adesso si sentiva riposata e in forze. Fece per fare altre domande a Lydia, per avere più dettagli sull'accaduto, quando Victor Aldertree fece la sua comparsa nella stanza. Si diresse deciso verso di lei, lisciandosi i vestiti immacolati.
-Lightwood. –disse, con incredibile freddezza nella voce. Isabelle avrebbe voluto tirargli un pugno in faccia. Lui, si permetteva di essere freddo con lei, quando era stato proprio lui a renderla dipendente dallo Yin Fen? La ragazza strinse i denti, mentre l'uomo si voltava verso Lydia e salutava anche lei. Sollevò un poco le sopracciglia quando tornò a rivolgersi a lei.
-È almeno dall'altro ieri che non ti vedo, dove sei stata? –la Shadowhunter ce la mise tutta per non scoppiargli a ridere in faccia. Lontano da te, avrebbe voluto rispondere, ma decise che era meglio farlo con classe.
-I miei affari non la riguardano, Aldertree. –l'uomo storse le labbra, cosa che fece sentire Isabelle terribilmente soddisfatta. Quell'arrogante Shadowhunter che seguiva alla lettera le regole del Clave, senza nemmeno pensare se fossero giuste o meno, era davvero irritante. Lui era una persona con il potenziale per essere odiata. Insopportabile so-tutto-io, faccia da schiaffi, cervello di un criceto obeso. Il giorno in cui gli avrebbe dato una frustata in faccia sarebbe presto venuto, ne era certa.
-No. –disse, con un tono che non le piacque per niente. Suonava di più come un "ed eri ancora con quel vampiro". Isabelle non aveva idea di come facesse a saperlo, ma probabilmente aveva intuito che per colpa della sua stupida droga, aveva dovuto trovare un modo per farsi disintossicare. Bastardo. Quell'uomo era stato la rovina dell'Istituto di New York. La ragazza non vedeva l'ora che qualcuno capisse che razza di uomo era e lo ritrascinasse dal Clave. Quel qualcuno avrebbe fatto meglio ad essere tutti, considerando che un paio di loro non potevano fare assolutamente niente. Be', certo, se non fosse stato per lui, Isabelle e Raphael non avrebbe istaurato un legame così forte, avrebbero continuato a essere solo una Shadowhunter e un vampiro, in due mondi completamente diversi ma allo stesso tempo identici. Aldertree riprese a parlare, cosa che irritò parecchio Izzy. –Visto che non hai di certo potuto saperlo, volevo avvertirti che manderanno un giovane Shadowhunter direttamente da Idris. Dovrà vivere con noi, quindi tenta di non spaventarlo subito con i tuoi "gentili modi". –dicendo quelle due ultime parole, mimò delle virgolette con due dita. Isabelle gli avrebbe volentieri lanciato un'occhiata assassina, ma si trattene. Fece per rispondere, quando la porta si aprì, ed entrò correndo una ragazzina, sui circa tredici, quattordici anni, con una borsa sulle spalle. Quel posto diventava sempre più affollato ogni giorno che passava. La mora guardò con calma la ragazzina dirigersi verso di loro. Aveva i capelli biondi legati in una coda alta, e gli occhi erano azzurri, non proprio dello stesso colore di quelli di Jace, ma comunque bello. Le ricordava stranamente qualcuno...
-Margot! Cosa ci fai qui? –esclamò una voce accanto a lei. La ragazzina raggiunse Lydia con due balzi, sorridendo come se fosse Natale.
-Lyly! –disse con un urletto, abbracciando la Shadowhunter, che sorrise. Isabelle non l'aveva mai vista sorridere in quel modo, non aveva mai visto i suoi occhi illuminarsi in quel modo. Capì perché la ragazza sembrava familiare. Doveva essere la sorellina di Lydia. Le osservò, mentre un sorriso le si formava sulle labbra. Riuscì persino a dimenticarsi della pedante presenza di Aldertree, vedendo tutta quella felicità. Sentì l'improvvisa mancanza di Max e Alec, come un buco nello stomaco. Aveva un assoluto bisogno di riallacciare i rapporti con la sua famiglia. Doveva smetterla di scappare.
-Per l'Angelo, sei tu lo Shadowhunter che doveva arrivare! –esclamò Lydia, realizzando.
-Perché non me lo hai detto, stupidina? –domandò, dandole un buffetto su una guancia. Margot sembrò imbronciarsi, mentre diceva alla sorella che ormai non era più una bambina, che poteva benissimo evitare di trattarla in quel modo.
-Perché volevo che fosse una sorpresa. –disse, con aria superiore. –E poi, sono proprio in tempo per il tuo compleanno. –Isabelle domandò a Lydia quando fosse il suo compleanno e lei rispose che avrebbe compiuto ventidue anni tre giorni dopo. La mora non avrebbe mai pensato che il compleanno dell'altra fosse così vicino a quello di Max. Lydia rise di nuovo, dicendo alla sorella che avrebbe dovuto parlare con il Capo dell'Istituto, e che poi lei l'avrebbe accompagnata nella sua stanza. Margot annuì vigorosamente, sorridendo, e seguendola dietro ad Aldertree. La bionda lanciò un ultimo sguardo ad Isabelle, sorridendo dolcemente, e lei si sentì terribilmente in colpa per come l'aveva trattata la sera prima. In un attimo, prese una decisione. Andò a farsi una doccia, si cambiò, mettendo i vestiti più normali che riuscì a trovare nel suo armadio. Con più normali intendeva non i suoi vestiti normali. Dopodiché, uscì, sperando che nessuno l'avesse notata. Sapeva che Raphael avrebbe voluto ucciderla, dato che a quell'ora del giorno stava sicuramente dormendo, ma Isabelle aveva bisogno di lui, quindi alla fine avrebbe ceduto. Sperava che non avrebbe appiccato un fuoco nell'Hotel, perché uccidere tutto il Clan dei vampiri di New York con la sua cucina, non le sembrava una cosa molto eroica da fare.

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