La prima ad accorgersi dell'assenza di Isabelle, fu Maia. Si sentiva fuori posto, vedendo quanto tutti i presenti in quella stanza fossero legati. La madre di Alec e il suo fratellino si erano precipitati nella stanza, delle espressioni preoccupate, e gli avevano subito chiesto se stesse bene. Il ragazzo aveva risposto di sì, ma aveva paura che Jace si potesse essere fatto male, conoscendolo. Per quanto Maia e il giovane Wayland non andassero per niente d'accordo, negli ultimi tempi la loro relazione era molto migliorata, anche se consisteva soltanto nel lanciare contemporaneamente delle occhiate torve a Simon e Clary. Certo, era grazie a lei se il vampiro si era dichiarato, ma Maia non ne era tanto contenta. Quindi si poteva dire che fosse preoccupata per lui anche lei, soprattutto sapendo quanta sofferenza aveva percepito Alec grazie al loro legame. Doveva essergli successo qualcosa di serio, altrimenti il dolore non sarebbe stato così forte. Poi, c'era Magnus Bane. Appena era entrato nella stanza, accompagnato da lei, era corso dallo Shadowhunter e gli aveva semplicemente stretto la mano, dicendo il suo nome, ma alla lupa era sembrato un gesto tanto pieno d'amore da farle quasi venire da vomitare. Tendeva a disprezzare l'amore, dopo quanto le era successo con... Preferiva non pensarci. Si era portata automaticamente una mano al collo, dove ancora stava e sempre sarebbe restato il segno della sua Trasformazione. Aveva odiato sé stessa per mesi, odiava ancora lui per quello che le aveva fatto... Poi, erano arrivati Clary e Simon. Maia non aveva potuto fare a meno di alzare lo sguardo al cielo, vedendo che i due si stavano tenendo per mano, anche in quel momento. Sembrava che le loro mani fossero state incollate con la colla a presa rapida. Era irritante, terribilmente irritante. Anche loro sembravano terribilmente preoccupati per Alec, ma solo a fare il nome di Jace, la preoccupazione della rossa si era moltiplicata. Probabilmente perché era suo fratello. Probabilmente. La figlia di Valentine era strana. La strega, pensava di aver sentito che il suo nome fosse Esmeralda, ma non aveva capito il cognome, sembrava di origine italiana, era rimasta seduta sul letto di Magnus, ad osservare la scena, con sguardo dolce. Maia supponeva che conoscesse lo stregone da parecchio tempo, considerando che lo guardava come una madre può guardare un figlio. Ora erano tutti riuniti attorno a Alec, che annuiva a tutte le domande che gli stavano facendo. La lupa supponeva che gli stessero di nuovo domandando se stesse bene. Era quasi una cosa fastidiosa, che lo ripetessero così tante volte, come se le cose potessero cambiare da un minuto a un altro. Lei stava appoggiata alla parete della stanza, vicino alla porta, che era socchiusa e lasciava passare tutti i rumori della festa. Tutta quella musica le stava dando alla testa. In quel momento si accorse che qualcuno mancava. Aveva creduto tutto quel tempo che Isabelle fosse seduta sul letto, dalla parte opposta a dove stava Esmeralda, ma, voltando lo sguardo verso la finestra, Maia si accorse che la Shadowhunter non era lì. Non riusciva a ricordare il momento in cui era uscita, non l'aveva vista. O forse sì, ma non ci aveva pensato subito. Doveva essere stato circa quando lei era entrata con Magnus, solo in quel momento aveva voltato le spalle alla porta. Si domandò perché l'avesse fatto. Isabelle faceva parte della famiglia, era lei ad essere fuori posto, eppure era ancora lì. Invece l'altra se n'era andata. Non capiva il motivo. Quando si era scontrata con lei aveva potuto sentire la preoccupazione e la paura nel suo odore, era abbastanza ovvio che volesse un bene dell'anima al fratello maggiore. Eppure non era lì, non era con la sua famiglia, aveva deciso di andarsene. Maia faticava a comprendere gli Shadowhunters, ma forse questo non era qualcosa legato ai Nephilim, faceva parte della natura umana. Lei avrebbe dato di tutto pur di riaverla indietro. Certo, certo, era ancora umana. In parte. Ma faticava a sentirsi tale. Dopotutto era così che ci sentiva a essere un Nascosto. Si era destinati a nascondersi, come diceva il nome. Si era solo dei mostri, mezzi demoni, niente di più. Nessuno di loro sarebbe mai stato di più per i Nephilim. Nessuno di loro si sarebbe mai sentito di più, guardandosi allo specchio ogni mattina. Veniva strappata loro, quella natura umana, senza che potessero farci nulla. Diventavano qualcosa di dannato, qualcosa di escluso dal resto del mondo. Nessuno di loro aveva mai chiesto di nascere, o diventare, così. Era successo. Ma nessuno sembrava capirlo. Li guardavano e vedevano qualcosa di mostruoso, terribile, qualcosa da nascondere. Forse era per quello che venivano chiamati Nascosti. Non tanto perché dovessero vivere tra i Mondani, fingendo di essere perfettamente normali. Si riprese dai suoi pensieri solo quando, oltre al fastidioso suono della musica, si mischiarono altri rumori e un vociare concitato. Cercando di fare il più piano possibile, Maia uscì dalla porta, richiudendosela alle spalle. Notò che la folla si stava concentrando verso il portone d'ingresso. Alcuni domandavano dove fosse il padrone di casa. I rumori, che ora suonavano come delle terribili grida, provenivano da oltre il legno della porta. La lupa si fece strada tra i presenti, decisa ad arrivare fino in fondo a quella storia. Avanzò più oltre tutti gli altri invitati, con l'intenzione di vedere cosa stava oltre quella soglia, quando la porta si spalancò bruscamente. Maia sussultò. Si era preparata a molte situazioni possibili, ma di sicuro non a quella. Jace Wayland stava ancora appoggiato alla porta, che aveva aperto da entrambi i battenti, una spada angelica in pugno, la quale lasciava colare icore demoniaco sul pavimento piastrellato, i suoi occhi bicolore sembravano produrre scintille, da quanto erano colmi di adrenalina, i suoi capelli biondi erano scuriti -Maia non avrebbe saputo definire se da semplice sporcizia, icore demoniaco, o il suo sangue -e la sua frangia gli cadeva, dandogli un'aria ribelle, sul viso. La sua faccia sembrava essere stata brutalmente bruciata, in alcuni punti la pelle era rosa più scuro o addirittura viola-marrone e si staccava. Tutti cominciarono a parlare tra di loro, sembravano terribilmente scossi e sconvolti dal ragazzo che avevano di fronte. Dal canto suo, la lupa avrebbe voluto volentieri ucciderlo. Credeva bene che Alec avesse sentito tutto quel dolore, guardando il suo parabatai. Non aveva idea di cosa fosse successo, ma voleva davvero scoprirlo. Nessuno disse niente ad alta voce, e Jace non si mosse, come nessun altro nella stanza. Solo una Shadowhuter bionda ebbe il coraggio di farsi avanti, avvicinarsi al giovane Wayland e chiedergli cosa fosse successo. Il ragazzo la fissò per qualche secondo senza dire niente, tanto che Maia per un attimo credette che fosse ubriaco. Solo poi, riuscì a trovare la forza di dire qualcosa.
-Q-quel... Quel dannato Demone... -disse, e la sua voce suonò terribilmente distorta dal dolore. Dette quelle poche parole biascicate, lo Shadowhunter perse la presa sulla porta, le sue mani scivolarono, gli occhi gli si voltarono indietro e lui cadde pesantemente a terra, lasciando una traccia di icore demoniaco dove le sue mani erano passate. La spada angelica cadde a terra, perdendo la sua luce, tintinnando.
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« Why? » | Lizzy | Saphael |
Fanfiction[SerieTv~post2x10] ---- "Sceglierei lui. Sempre. Dovessi anche morire. Sceglierei lui. Perché non potrei accettare una vita senza. Lui è come lo Yin Fen. Anche peggio. Il suo cuore fermo è l'unica cosa in grado di far battere il mio." ---- Isabelle...