Era preoccupato per Jace. Clary era passata dall'Infermeria, parecchio tempo prima, e lui aveva finto di star dormendo. Ora lo stava osservando, mentre dormiva veramente. Erano successe troppe cose strane alla festa della sera prima, e l'entrata di Jace era stata la peggiore. Clary aveva urlato, aveva pianto. Aveva visto l'espressione di Simon, aveva capito come si sentiva in quel momento. La storia d'amore tra Jace e Clary faceva male a tutti, ma più di tutti a loro. Jace non le aveva ancora detto di non essere suo fratello, e Alec dubitava che lo avrebbe fatto tanto presto. Certo che no, lui era convinto che lei e Simon fossero una bellissima coppia e che si amassero alla follia. Se solo avesse visto come la rossa aveva reagito quando lo aveva visto steso a terra, avrebbe cambiato idea... Avrebbe potuto dirglielo lui, ma sapeva che il suo parabatai lo avrebbe guardato con espressione vuota, senza credergli fino in fondo. Sapeva che non sarebbe mai stato felice senza la ragazza, lui lo poteva sentire. C'erano così tante preoccupazioni per lui, specialmente in quegli ultimi tempi. Jace non si vedeva quasi mai, Clary stava sempre con Simon, non riusciva più a parlare con Isabelle, c'era una nuova Shadowhunter all'Istituto, Aldertree era tornato ed era ancora più noioso di prima, sua madre stava malissimo e continuava a non mostrarlo, suo fratello era ancora troppo piccolo per capire, stavano sparendo Mondani quasi a vista d'occhio, Valentine non voleva parlare, la Spada dell'Anima era scomparsa... E adesso Jace era ferito in infermeria, con la pelle del viso distrutta. Si passò una mano sul viso, sospirando. Credeva che prima o poi sarebbe esploso. Era sempre stato così per lui, dato che era il fratello maggiore. Si caricava da sempre il peso del mondo sulle spalle. Credeva di poter salvare tutti, ma non ci riusciva sempre, e questo lo faceva sentire terribilmente responsabile. Per risolvere almeno quello che stava succedendo con Izzy, dato che non poteva parlarle, visto che lei non voleva ascoltarlo, mandando Clary e Simon a prenderla all'hotel DuMort e a portarla all'Istituto anche a forza. Doveva davvero parlare con lei. Se non poteva farla ragionare poteva almeno costringerla a trovare una soluzione. Anche usando metodi che non gli piacevano per niente. Chiuse gli occhi, sperando che i due si sbrigassero, altrimenti sarebbe crollato. Poi, una voce. Credette improvvisamente di trovarsi un paradiso. Sembrava che qualcuno lo avesse liberato da ogni sua preoccupazione. In quel momento non esisteva niente se non quella voce, che pronunciava solo il suo nome, con un tono che lo avrebbe sempre fatto uscire di testa.
-Alexander... -sentì una delle mani di Magnus scivolare sulla sua spalla e sorrise, debolmente. Poteva sopportare ogni tipo di giornata orribile, con quello stregone al suo fianco. Non si era mai sentito come si sentiva con lui, in tutta la sua vita. Certo, durante il loro primo vero appuntamento era caduto dalle scale atterrando sul pianerottolo di faccia, ma in fondo era quello il punto. Era sempre terribilmente serio con tutti, con Magnus non poteva essere altro che impacciato. Prima di incontrarlo credeva che non avrebbe mai trovato l'amore, dato che era stato così stupido da innamorarsi del suo parabatai. Che era molto etero. E anche se non lo fosse stato, i parabatai non possono provare quel tipo di amore. Eros. Pensandoci quella era l'unica cosa positiva che aveva portato Clary. Gli aveva fatto conoscere Magnus. E Alec le sarebbe sempre stato grato per questo. Ma aveva portato anche cose orribili, per la maggior parte. Per esempio, aveva spezzato il cuore di Jace. Lui era l'unico che potesse saperlo, il giovane Wayland si era aperto solo a lui. Dopotutto era così che doveva essere. Loro erano parabatai, erano più che fratelli. Dove andrai tu, andrò anch'io. Dove morirai tu, morirò anch'io. Non erano legati dal sangue, ma dall'anima. Erano un'anima sola in due corpi. Senza smettere di sorridere, aprì gli occhi, prese la mano di Magnus. Aveva le unghie pitturate di nero con anche troppi glitter. Quella sua mania per il glitter lo divertiva più di quanto volesse ammettere. Aveva visto il povero Presidente Miao subire i suoi esperimenti, e ritrovarsi il pelo coperto di brillantini. –Stai bene? –gli domandò lo stregone, usando un tono di voce dolce e preoccupato allo stesso tempo. Alec non si accorse subito che gli era stata posta una domanda. Gli era venuto improvvisamente un grande sonno. Avrebbe soltanto voluto appoggiarsi a Magnus, sentire il suo profumo, e addormentarsi al suono del suo respiro... Chiuse di nuovo gli occhi, cercando di non addormentarsi davvero. Se Isabelle fosse arrivata, sarebbe anche stata arrabbiata, non c'era dubbio, non sarebbe stato il massimo essersi addormentato. Magnus sorrise dolcemente. Quel Nephilim sarebbe stata la sua rovina. Lo amava in un modo assurdo, era sicuro che in tutti quei secoli, con tutte le diciassettemila relazioni che aveva avuto, non avesse mai amato nessuno come amava lui. Lui gli era subito entrato nel cuore, con quegli occhi azzurri e quei capelli neri. Forse non sarebbe mai riuscito a dirgli tutte quelle cose, ma forse Alexander lo sapeva. Era difficile vivere una vita eterna. Pochi potevano capire come ci si sentisse. Uno di questi pochi era Ragnor. Era stato terribile vederlo morire, vederlo privato di quella vita infinita che avrebbe dovuto vivere... C'erano delle persone che aveva dato per scontato che sarebbero rimaste con lui per sempre, per sostenerlo quando qualcuno moriva. Eppure nessuno di loro era invincibile. Potevano morire, come ogni comune mortale. Ogni tanto Magnus pensava che prima o poi anche Alexander se ne sarebbe andato, portandosi dietro tutta la gioia che aveva dentro, e anche un pezzo del suo cuore. Tutti gli avevano portato via un pezzo di cuore, ma sentiva che quello che il suo bel Nephilim avrebbe portato via sarebbe stato più grande. Lui era entrato nella sua vita e l'aveva sconvolta, solo con la sua presenza. A volte rideva, pensando a quanto lui gli ricordasse un certo ragazzo, un certo Herondale. E rideva ancora di più pensando a quello che avrebbe detto vedendo il suo cognome. Lightwood. Lightworm. Quelle volte avrebbe voluto correre alla città di ossa e raccontarlo a fratello Zaccaria. Ma sapeva di non poterlo fare. E poi, da quando quel certo Herondale era morto, quasi un secolo prima, Jem aveva perso un po' della sua gentilezza. Un pezzo del suo cuore se n'era andato con quello che era stato il suo parabatai... Alexander non aveva ancora risposto alla sua domanda, teneva gli occhi chiusi. Magnus avrebbe dato di tutto pur di rivedere quegli zaffiri, in quel momento. Aveva paura del momento in cui si sarebbero chiusi e mai più riaperti. Certo, lo Shadowhunter aveva solo vent'anni, ma combatteva quasi giornalmente contro demoni e vari... Alec si riscosse. Si era quasi addormentato. Che stupido. Lanciò un'occhiata a Jace, che stava ancora dormendo, e poi rivolse il suo sguardo allo stregone, che lo guardava con dolcezza. Per l'Angelo, quanto lo amava. E ce ne aveva messo di tempo ad ammetterlo a sé stesso. Aveva cercato fino all'ultimo di mantenere alto l'onore della famiglia, ma quando Magnus aveva varcato la soglia, durante il matrimonio, non ci aveva più visto. Aveva dovuto andare da lui, aveva dovuto baciarlo. O probabilmente non avrebbe più ripreso a respirare. Si accorse solo in quel momento che probabilmente lo stregone gli aveva fatto una domanda, e aspettava una risposta. Lasciò andare bruscamente la sua mano, senza nemmeno sapere perché.
-Sì, sì... Sono preoccupato per Jace, tutto qui. –ma non era "tutto qui" e Magnus lo sapeva alla perfezione. Quel ragazzo si caricava di continuo il peso del mondo sulle spalle. Ma non poteva reggerlo tutto il tempo, prima o poi sarebbe crollato. Lo stregone avrebbe voluto chiedergli di andare da lui, di smetterla di preoccuparsi almeno per quella sera. Ma sapeva che sarebbe stato inutile, quel ragazzo sapeva essere testardo quando voleva. Così, decise soltanto di salutarlo, dicendo che sarebbe tornato il giorno dopo per vedere come stava Jace.
-Ormai è tardi, Alexander. Credo che tornerò a casa, ma domani tornerò. –Alec si voltò verso di lui, lo sguardo triste, come se si sentisse in colpa. Sapeva che Magnus avrebbe voluto che andasse da lui, lo voleva anche lui, ma doveva ancora parlare con Isabelle, com'era suo dovere, dato che era il fratello maggiore. Lo osservò soltanto per qualche attimo, gli occhi verdi alla luce delle lampade. Gli chiese se voleva che lui andasse con lui, ma lo stregone indicò il giovane Wayland steso sul letto con una mano, dicendo che sarebbe stato più utile lì, con la sua famiglia. Alec gli sorrise, felice che lui capisse. Magnus si voltò verso la porta e fece per andarsene, ma il Nephilim lo chiamò e lo fermò, afferrandolo per un braccio. Prima che lo stregone potesse accorgersi di quello che stava accadendo, l'altro catturò le sue labbra per un bacio da togliere il fiato, sembrava che la fine del mondo fosse prossima. Quando si separarono, i capelli di Alec sparavano in tutte le direzioni ed erano pieni di glitter. Magnus rise, baciandolo un'ultima volta, lentamente e dolcemente, prima di andarsene. Lo Shadowhunter rimase fermo a fissare il vuoto, sorridendo come un cretino. Nessun'altro al mondo gli avrebbe mai portato tanta gioia quanto il sommo stregone di Brooklyn. Rimase immobile dove si trovava, senza riuscire a smettere di sorridere, fino a quando da dietro le sue spalle non giunse una voce assonnata:
-Trovarvi una stanza, voi due? –Jace lo stava osservando, gli occhi bicolore arrossati dal sonno e i capelli aggrovigliati, un ghigno sul viso.
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« Why? » | Lizzy | Saphael |
Fanfiction[SerieTv~post2x10] ---- "Sceglierei lui. Sempre. Dovessi anche morire. Sceglierei lui. Perché non potrei accettare una vita senza. Lui è come lo Yin Fen. Anche peggio. Il suo cuore fermo è l'unica cosa in grado di far battere il mio." ---- Isabelle...