Have mercy on me ~ pt.1

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Quel luogo era freddo. Tanto freddo che sembrava una cella frigorifera. Ma a nessuno di loro dava quel tremendo fastidio. Era anche buio, ma nemmeno quello importava. Erano abituati al freddo e all'oscurità. Stavano già dentro di loro, nei loro cuori. Morti, vivi, dannati, non faceva differenza. Al centro della stanza, accanto a un uomo, sdraiato sul pavimento, sotto al quale si stava formando una pozza di sangue scuro e denso, stava una donna, i capelli neri e lunghi, gli occhi più scuri del buio stesso, le labbra molto rosse, le mani insanguinate, seduta a gambe incrociate. Vicina al corpo della sua vittima. I Mondani non ci avrebbero messo molto a scoprire che una di loro era scomparso, e a quel punto sarebbero intervenuti gli Shadowhunters. Ed era proprio quello il loro obiettivo. A quel punto, tutto sarebbe stato molto più semplice. La donna, soltanto guardandola si poteva vedere una certa cattiveria nei suoi occhi, per non parlare de suo sorriso, stava leggendo attentamente una lettera che teneva tra le mani e che stava sporcando di sangue. Lì era scritto tutto chiaramente. Non sarebbe stato difficile, dopotutto. Sorrise, vedendo la firma. Tutta quella situazione la faceva ridere. Poco tempo prima credeva che nessuno si sarebbe mai accorto della sua esistenza, che sarebbe stata soltanto e sempre un'ombra, e ora lui, proprio lui, le scriveva. In fondo alla pagina, stavano scritte due eleganti iniziali: S. M. Lui diceva che ormai erano diventati parte di qualcosa di grande, qualcosa di molto più grande di loro. La sua causa avrebbe portato grandezza agli Shadowhunters. Certo, avrebbe anche eliminato tutti i Nascosti, ma loro sarebbero stati risparmiati. Non che ci credesse davvero, ma le cose che lui diceva erano così piene di convinzione che l'avrebbe seguito in capo al mondo. L'unica cosa a cui lei mirava, era la vendetta. Era da tempo che stava tramando, senza riuscire a venire a capo a nulla. Poi, lui, aveva detto di poterla aiutare, se poi lei avrebbe aiutato lui. E lei lo avrebbe fatto, oh sì. Poteva sembrare qualcosa di stupido, ma lei odiava con tutto il suo cuore quegli Shadowhunters corrotti. Lui avrebbe portato quella razza alla purezza, avrebbe reso il mondo un posto migliore. Le sue erano buone intenzioni. Per questo sarebbe stato disposto a tutto. Anche a uccidere tutti quelli che gli si opponevano. Ripiegò la lettera con un sorriso, e, alzandosi, la posò sul tavolo che le stava accanto, senza curarsi del sangue del Mondano che le macchiava le scarpe. In quel momento si accorse che nell'aria c'era un odore di bruciato. Aspettò qualche attimo prima di voltarsi verso la parete dietro di lei. La magia violetta del portale stava sparendo proprio in quel momento, mentre una figura alta e slanciata superava il varco. La vampira sorrise, chiudendo gli occhi, aspettando di sentire quella voce bassa, roca e stranamente piacevole nella sua mente. Lo stregone non ci mise molto a parlare, scuotendo la testa con aria grave. Aveva paura che lei si sarebbe arrabbiata. Non che potesse fargli veramente qualcosa. Non lei. Ma lui, S. N., lo avrebbe potuto uccidere senza esitazione. La vampira sentì soltanto un sospiro nella sua mente, quindi spalancò gli occhi, che si illuminarono di rabbia.
-Hai fallito. –gli disse. Non era una domanda, era un'affermazione. Non ci poteva credere. Avrebbe dovuto trovare uno stregone meno incapace, ma era stato lui a consegnarglielo, dicendole che insieme sarebbero stati in grado di grandi cose.
"Non ho fallito." disse allora lo stregone, con voce parecchio irritata. Non era quello il termine giusto. Secondo quello che la sua padrona diceva, quello Shadowhunter avrebbe dovuto morire, ma sapeva che lui non l'avrebbe pensata allo stesso modo. La vampira ogni tanto era troppo vecchia per pensare chiaramente, si ritrovava a pensare ogni tanto. Doveva soltanto testare la forza di quello Shadowhunter, di quell'Herondale. Erano andati fin troppo vicini all'ucciderlo. Lui non avrebbe approvato. Diceva che quel ragazzo biondo era troppo prezioso per essere ucciso. Dovevano vedere quanto potesse resistere. "Sai che non dovevo ucciderlo. È la tua voglia di vendetta a parlare." la vampira ci mise tutta la forza che aveva, pur di non voltarsi e spaccare il tavolo in due. Quello stregone era un idiota. Non poteva permettersi di dire quelle cose davanti a lei. Anche se aveva ragione, questo lei lo sapeva bene. Ma non per questo aveva il diritto di dirlo. Doveva tacere, sarebbe stato meglio. Fece per dire qualcosa, ma dalle sue labbra uscì soltanto un suono disgustato. Voltò le spalle allo stregone e fece qualche passo, fino a trovarsi davanti a una porta, che spinse con rabbia, entrando nella stanza. Si lasciò cadere su una delle poltrone in pelle, sbuffando. Lo stregone alzò gli occhi al cielo, ma la seguì. Una volta entrato, raccontò alla vampira tutto quello che era successo. Lui e la ragazza avevano seguito l'Herondale tutta la notte, da quando era uscito dall'Istituto. A un certo punto avevano pensato bene di mandargli contro un Demone, uno dei più pericolosi, uno di quelli in grado di sputare acido e con la pelle tanto calda da ustionare, tanto per vedere come si sarebbe difeso. Lo Shadowhunter si era battuto con coraggio, uccidendo il demone senza tanti pensieri. Allora, avevano deciso di vedere cosa avrebbe fatto invece con un'orda di Demoni dello stesso tipo. A quel punto le cose avevano cominciato a precipitare. Il ragazzo era stato ferito al viso da uno dei Demoni, ma aveva continuato a combattere. Poi, con grande stupore dei due, aveva cominciato a correre, e sembrava proprio che avesse una meta precisa. Così lo avevano seguito. Si era infilato in uno dei palazzi di Brooklyn, seguito a breve distanza da un ultimo Demone. A quel punto, lo stregone e la ragazza si erano fermati, stupiti dalla forza dell'Herondale. Aveva fatto tutta la strada praticamente barcollando, il viso bruciato, i vestiti rovinati dall'acido. E non si era fermato, nemmeno un secondo, nemmeno per riprendere fiato. Era stato incredibile. Cominciava a capire cosa intendesse lui quando diceva che quello era forse il miglior Shadowhunter di tutti i tempi. Diceva che era puro, l'unico davvero puro, scelto dagli angeli stessi per proteggere i Mondani. La vampira si mise una mano sul viso, quando lo stregone finì il racconto. Avrebbe potuto evitare di parlare con tanta ammirazione di quello stupido giovane che non aveva idea di cosa stesse facendo. Non le erano mai piaciuti gli Herondale. Erano terribilmente irritanti, lei lo sapeva bene. E dire che quel ragazzo credeva di essere un Wayland, o qualcosa del genere. Ogni parte di lui, ogni cosa che aveva sentito su di lui, gridava Herondale. Ma, no, no, lui non ci avrebbe mai creduto. Alla fine di quella storia, avrebbe riso. Non sapeva nemmeno perché, ma era certa che avrebbe trionfato.
-Ishmae, evita di... -prima che potesse finire di parlare, la porta si aprì di nuovo ed entrò la ragazza, mangiando una mela, senza un minimo di grazia. Fece qualche passo nella stanza e si lasciò cadere nella poltrona gemella a quella dove stava seduta la vampira.
-Evita di fare cosa? –domandò, biascicando, un pezzo di mela in bocca. La vampira storse la bocca, quella ragazza era insopportabile. Ma sfortunatamente doveva sopportare anche lei, dato che era stata inviata e consigliata da lui. Avrebbe voluto urlarle contro di essere un po' più regale, ma sapeva che non sarebbe assolutamente servito. Decise allora di ignorarla e di rivolgersi di nuovo allo stregone.
-Evita di parlare di quello Shadowhunter lodandolo in quel modo. Lo sai che i Nephilim ci odiano. –Ishmae rispose che lo sapeva perfettamente, ma questo non cambiava le cose. Quell'Herondale aveva davvero qualcosa di incredibile. Guardandolo veniva una controversa voglia di baciarlo e allo stesso tempo ucciderlo. Cosa che non aveva assolutamente senso, ma non ci si poteva fare niente. La vampira si voltò verso la ragazza, che aveva finito di mangiare la mela e ora si stava leccando le dita. Sperò seriamente che se le fosse lavate. Le domandò perché ci avesse messo più tempo dello stregone ad arrivare. La ragazza alzò le spalle e disse che aveva seguito il vampiro, avendolo visto uscire dallo stesso palazzo nel quale era entrato l'Herondale. Non che avesse scoperto qualcosa di tremendamente eclatante, sapevano già tutto su di lui, però aveva finalmente trovato il suo punto debole. Una certa bellissima Shadowhunter dai capelli neri. La vampira sorrise, e i suoi canini brillarono per un attimo alla fievole luce della lampada precariamente appesa al soffitto. Avrebbe voluto mettersi a saltare euforica, come un bambino Mondano a Natale. Quel vampiro era praticamente tutto quello che le serviva per la sua vendetta. E presto, molto presto, lo avrebbe visto soffrire. Le sarebbe piaciuto in un modo terribilmente assurdo. Avrebbe giocato con la sua mente, lo avrebbe costretto a soffrire le pene dell'Inferno per quello che aveva fatto. Be', certo, anche l'altro vampiro avrebbe avuto la sua parte. E anche lo stregone. Poteva quasi sentire la loro sofferenza. Era l'unica cosa in grado di renderla più euforica del sangue. Sarebbe stato bellissimo. Si accorse che Ishmae e la ragazza la stavano fissando, come se fosse pazza. Non che non lo fosse, certo. Ma era comunque irritante. Soffiò nella loro direzione, scoprendo i denti. I due si guardarono, per niente impressionati. Sorrise, decidendo di ignorare il lor scetticismo.
-È il momento di procedere con il piano -annunciò, e i suoi occhi si illuminarono in modo cattivo, quasi diabolico. Gli altri due sorrisero a loro volta. Tutti loro stavano cercando vendetta e l'avrebbero ottenuta, oh sì, l'avrebbero ottenuta. La vampira era quella più euforica. Avrebbe finalmente smesso di vivere nell'ombra, avrebbe finalmente smesso di non essere nessuno. Presto tutti avrebbero sentito parlare di lei. Presto tutti avrebbero avuto paura di lei. Senza sapere che dietro di lei stava una mente molto più grande. E cattiva. Così convinta di fare del bene che avrebbe portato tante sofferenza quanto una persona con quelle intenzioni. Oh, ci sarebbe stato da ridere. Ci sarebbe stato davvero da ridere.

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