Pareva che i suoi sogni più profondi per quel momento, non si fossero avverati. Il materasso non l'aveva inghiottita e lei ci era ancora sdraiata sopra. Sentì il letto abbassarsi quando Alec ci si sedette sopra a sua volta, mettendole una mano su una spalla, cercando di confortarla. In quel momento lei avrebbe soltanto voluto piangere, avrebbe solo voluto che suo fratello la stringesse come quando erano bambini e lei faceva un incubo. Perché quello doveva essere un incubo. Non poteva crederci. Non era a lei che doveva succedere, non era a lei. Non avrebbe dovuto innamorarsi. E innamorarsi non avrebbe dovuto essere così. Lei era una combattente, lei doveva essere forte. Ma non lo era. Non lo sarebbe mai stata. E questo la spezzava dentro. Poteva fingere, poteva fingere fino a quando voleva. Prima o poi sarebbe crollata. E tutti avrebbero visto com'era debole. E non voleva. Non poteva permetterlo.
-Izzy, ti prego, parlami... –le disse Alec, scuotendola leggermente per la spalla. Lei si levò il braccio dagli occhi e li aprì, guardando il fratello, che non aveva ancora smesso di osservarla con quello sguardo terribilmente preoccupato. La Shadowhunter sospirò, dicendo poi, distogliendo lo sguardo dal fratello e fissandolo sul soffitto.
-Tutto bene. Comincia a diventare un gran casino, là fuori, eh? –Alec aveva probabilmente annuito, lo poteva intuire anche senza vederlo. Il ragazzo era preoccupato per la sorella. Non era da lei comportarsi in quel modo. Non che fosse un animale da festa, come Magnus, ma era strano che andasse in panico per una cosa così banale, come troppe persone. Lei combatteva Demoni da quando era piccola, era forte... Ma pur sempre la sua sorellina, e lui la doveva proteggere. Sentiva che c'era qualcosa che non andava, era così da due settimane. Izzy aveva smesso di mangiare, non curava più il suo aspetto, dubitava persino che dormisse. Se avesse scoperto che era colpa del vampiro, lo avrebbe volentieri ucciso con la sua spada angelica, senza nemmeno lasciargli il tempo di capire quello che stava succedendo. Eppure il problema non sembrava essere lui. Isabelle sembrava... Malata d'amore. Ma questo non era possibile. Quando era con Raphael sembrava felice, irradiava da tutta sé stessa, come un angelo sceso in Terra. Quella sera sembrava così pacifica che forse... Forse era solo una sua impressione, forse Izzy stava davvero bene. Forse era davvero stato un attacco di panico, per quanto sembrasse strano. Forse si era immaginato tutto, forse lei era solo stanca ultimamente, dopo tutto quello che era successo con la Spada dell'Anima. Forse stava male soltanto perché lui non le parlava più, Clary stava sempre con Simon e Jace praticamente non si vedeva. Jace lo poteva capire. Aveva scoperto di non essere il fratello di Clary, ma poi non aveva trovato il coraggio di dirglielo, vedendo quanto fosse felice con Simon, che per giunta era anche diventato un Diurno, bevendo il suo sangue. Lui, dal canto suo, aveva evitato Isabelle perché pensava che lei fosse ancora arrabbiata con lui, per quanto fosse una cosa stupida. Ma era abbastanza sicuro che non lo avrebbe perdonato tanto presto. Clary aveva ricominciato ad essere irritante, dato che stava facendo del male al suo parabatai, e questo lo faceva arrabbiare non poco, anche se la colpa non era della ragazza, a pensarci bene, ma di Jace. Jace si faceva male da solo fin troppo spesso, cominciava a farlo preoccupare. Non era nemmeno alla festa. Ed era il compleanno di Max. Questo era davvero strano. Isabelle sapeva che avrebbe dovuto essere sincera con Alec, lui poteva capire il dolore che lei provava, la pena che non la lasciava dormire di notte. Era stato innamorato di Jace, prima di incontrare Magnus. Sapeva come ci si sentisse a non essere ricambiati, anche se lui aveva cercato di ignorarlo il più a lungo possibile. Lei aveva ceduto subito e ora si comportava in un modo tremendamente patetico e immaturo. Cosa aveva creduto di poter fare? Di poter arrivare alla festa, far ingelosire Clary e poi...? Non aveva nemmeno lontanamente pensato, non aveva voluto pensare, alla possibilità che Clary non si sarebbe ingelosita, che avrebbe soltanto cercato di proteggerla, perché erano amiche. Solo amiche e mai niente di più. Mai. E lei aveva cercato di scacciare quel pensiero ogni momento, ma era la verità. Non aveva e mai avrebbe avuto speranze con lei. Doveva metterci una pietra sopra. Doveva capire che non poteva andare avanti così per sempre... E, per di più, in quel momento le sembrava di aver usato Raphael, di nuovo... Era una persona incredibilmente egoista, che quasi si faceva paura da sola. Tornò al presente e vide che Alec ancora la osservava, ancora preoccupato. Quello sguardo le mise soltanto rabbia, non aveva bisogno di essere compatita. Scattò a sedere sul letto, cercando di mettersi a posto i capelli con le mani. Il fratello lo osservò per qualche secondo, chiedendosi cosa avesse potuto provocare una reazione così improvvisa. Fece il giro del letto e le si sedette accanto, mentre lei ancora combatteva per sciogliersi la sua treccia, che si era completamente rovinata.
-Sei sicura? –domandò, mettendole una mano sul braccio. Non riusciva a sopportare di vederla così. La ragazza smise di sistemarsi i capelli e lo guardò dritto negli occhi verdi. Annuì vigorosamente, cercando di convincere più sé stessa che lui. –Se Raphael... -a quel punto Isabelle perse la pazienza. Perché doveva essere colpa di Raphael? Soltanto perché era un vampiro, che aveva visto cose forse più orribili di quelle che aveva visto lei? Perché era così difficile per loro fidarsi di lui? Che cosa aveva mai fatto davvero, a parte cercare di proteggere il suo Clan? Niente. Ma loro continuavano ad accanirsi su di lui, manco avesse aiutato Valentine. Va bene, aveva tentato di uccidere Clary, ma chi non l'avrebbe fatto al posto suo, seriamente? Era la cosa migliore da fare per il Mondo delle Ombre, o almeno così sembrava. Qualcuno avrebbe potuto dire che era semplicemente la più semplice, non quella giusta. Ma forse era entrambe. A volte le cose non erano soltanto giuste o sbagliate, facili o difficili. A volte le cose erano molto più complicate. La Shadowhunter lasciò andare i suoi capelli e si lasciò cadere le mani in grembo, voltandosi bruscamente verso Alec.
-No. Raphael non ha fatto proprio niente. Non deve essere necessariamente colpa sua solo perché è un vampiro. –Alec non disse niente per qualche attimo, incredibilmente stupito dalla risposta di sua sorella. Non era da lei perdere la pazienza in quel modo. Non in quel modo, all'improvviso, e così seriamente. Aveva creduto che Raphael fosse come qualunque altro Nascosto con cui lei usciva occasionalmente, ma non sembrava più così. Forse...
-Lo... Ami? –domandò titubante, sperando che la reazione di Izzy non sarebbe stata troppo violenta. Sperò invano. La ragazza non poteva sopportare il tono scettico con il quale le era stata posta la domanda. Perché era così difficile pensare che lei potesse provare qualcosa di vero per lui? Perché era così difficile pensare che un vampiro potesse amare? Perché per i vampiri era tutto così diverso? Cosa avevano di diverso dagli altri Nascosti? Bevevano sangue per sopravvivere, in quella morte viva. Non l'avevano mai chiesto, dovevano farlo e basta. Nessuno di loro aveva chiesto di diventare quello che era diventato, nessuno aveva chiesto di diventare un mostro. Era semplicemente successo. Forse per molti il trauma della Trasformazione o quello dell'immortalità aveva strappato loro ogni tipo di sentimento, di sensazione, oltre alla luce del sole.
-Sì, Alec, lo amo! –esclamò, quasi ringhiando, incapace di credere che fossero davvero tutti così stupidi, persino suo fratello. –È così impossibile pensare che io mi possa essere... -solo in quel momento si accorse che il viso di Alec era distorto dal dolore. Gli si precipitò accanto, mentre lui cadeva sul pavimento, quasi incapace di respirare. Tutta quello che avevano detto in precedenza passò in secondo piano, ora erano un fratello e una sorella e avevano bisogno l'uno dell'altra. –Cosa sta... Alec! –lui le afferrò un braccio e cercò di parlare, senza risultato, perché dalle sue labbra uscì solo un gemito di dolore. Isabelle fece per alzarsi, per andare a cercare Magnus, l'unico che potesse davvero aiutare in quel momento, ma il fratello non ne volle sapere di lasciarla andare. Cercò di nuovo di parlare e questa volta riuscì a pronunciare una parola, prima di arrendersi e urlare dal dolore:
-J-Jace... -Izzy si alzò di scatto e corse fuori dalla stanza, scontrandosi con Maia, che teneva in mano un bicchiere che si ruppe cadendo a terra. La lupa mannara le chiese cosa stesse succedendo, aiutandola ad alzarsi e lei spiegò velocemente l'accaduto, cercando di restare calma. Doveva assolutamente trovare Magnus. Lei e Maia si divisero, per cercare lo stregone. Sfortunatamente nessuna delle due trovò subito chi che stava cercando. Magnus sembrava misteriosamente scomparso. Mentre si faceva strada tra gli invitati, Isabelle sentiva il panico salire. Sapeva che nessuno avrebbe mai sentito le grida di Alec, con tutta quella musica e quel vociare, ma lei le sentiva ancora, come se fossero state marchiate a fuoco nelle sue orecchie. Stava iniziando a perdere le speranze, quando qualcuno la afferrò per un braccio. Voltandosi si trovò davanti un'attraente donna sulla trentina, con la pelle, gli occhi e i capelli molto scuri. Appariva di circa trent'anni, ma guardandola meglio ci si accorgeva che il suo volto non aveva età. Stava per dirle di lasciarla andare, che la situazione era più grave di quanto potesse sembrare, ma la donna non lo fece. Anzi, la guardò negli occhi e le disse:
-Forse posso aiutare. Sono una strega. –Isabelle tirò un sospiro di sollievo e senza pensarci due volte condusse la donna versa la stanza di Magnus. Alec aveva smesso di gridare e di contorcersi, era sdraiato a terra, praticamente immobile, coperto di sudore dalla testa ai piedi. La sorella si sedette accanto a lui e gli prese una mano, chiedendogli se stesse bene. Lui annuì piano, ma disse anche che non aveva mai sentito così tanto dolore. La guardò negli occhi, e Isabelle vide che i suoi erano pieni di paura e dolore. Le disse anche che aveva paura che Jace fosse morto, non riusciva a trovare il coraggio di guardare la runa parabatai. E che non sentiva più niente. Forse solo perché gli mancavano le forze, ma era preoccupato. La Shadowhunter gli disse di stare tranquillo e gli alzò di poco la maglietta, sentendosi le mani tremare. Con un sospiro di sollievo vide che la runa parabatai non si era dissolta. Lo disse ad Alec che sorrise molto debolmente. Poi domandò alla stregona se poteva ridargli forze. In quell'esatto momento, entrò Magnus correndo, seguito a breve distanza da Maia. Lo stregone si inginocchiò accanto ad Alec e gli prese una mano.
-Alexander. –disse solo, ma la sua voce era colma di apprensione e di amore. Lo Shadowhunter gli strinse la mano di rimando, mormorando il suo nome. La strega sorrise. Era evidente che conoscesse Magnus piuttosto bene, considerando il modo dolce, quasi da madre, che gli rivolse. Isabelle si sentì improvvisamente di troppo. Uscì lentamente dalla stanza, cercando di fare il più piano possibile. Non voleva che qualcuno la vedesse andarsene. Quando ebbe oltrepassato la porta, aumentò il passo, sperando di confondersi tra la folla. Fatto qualche metro, vide sua madre e Max precipitarsi nella stanza di Magnus, seguiti a breve distanza da Simon e Clary, mano nella mano. Non riusciva a capire perché si sentisse così. Loro erano la sua famiglia e lei...Continuava a ignorarli, non voleva parlare con loro. Non voleva che capissero quale fosse il suo problema. Le avrebbe fatto troppo male vedere la delusione nei loro occhi, mentre scoprivano che era una ragazza terribilmente debole, anche se tentava di nasconderlo. Non voleva mostrare loro le sue debolezze. Li vedeva sempre più distanti, si vedeva sempre più distante da loro. Non sapeva cosa fosse successo. Avrebbe dato di tutto pur di tornare bambina, poter essere ancora felice, poter avere ancora una vera famiglia. Perché non l'aveva più. Non aveva la minima idea di quello che fosse successo, ma sentiva una strana freddezza quando era con loro, come se fossero cambiati. Certo, erano successe tante, troppe, cose da quando era arrivata Clary, ma non riusciva a credere che quella ragazza così dolce fosse la causa di un tale distaccamento, di un tale cambiamento. Lei non aveva fatto assolutamente niente. Non era la verità. Ma, negli ultimi tempi, Isabelle tendeva a confondere realtà e fantasia, verità e bugie. Clary aveva davvero distrutto la sua famiglia. Aveva portato Jace a innamorarsi di lei, per poi ucciderlo quando avevano scoperto di essere fratelli. D'altra parte, era grazie a lei che Magnus e Alec si erano incontrati. Questa era una cosa positiva. Ma per altro, aveva anche ferito Alec, e questo la faceva ancora imbestialire, a volte. Si sentì male di nuovo, ma questa volta la stanza cominciò a vorticare, diventando una massa scomposta di luci, persone, musica e vociare. Ma quel vociare, aveva un senso. Nessuno stava davvero dicendo quello che sentiva. Eppure sembrava tutto così vero. Sentiva la voce di Alec, di sua madre, di suo padre, di Max, che le dicevano che era una ragazza debole e una Shadowhunter debole, che l'avevano delusa. Che avevano creduto che lei potesse essere qualcuno, ma poi avevano visto la vera lei e avevano capito che era debole. Debole e stupida. Che nessuno l'avrebbe mai amata davvero, che loro non lo facevano. Le venne da piangere. Avrebbe voluto urlare, avrebbe voluto liberare il dolore che sentiva dentro, ma non avrebbe mai potuto. Quel dolore era stupido, non avrebbe dovuto sentirlo. Doveva essere forte, non poteva cedere a delle stupide paure. Sentì la voce di Jace, che l'accusava di aver peggiorato ancora la situazione, innamorandosi come una stupida di Clary. Le diceva che lei era sempre stata stupida, che lui l'aveva capito subito, anche se non aveva osato dire nulla, perché era la sorella di Alec. Avrebbe voluto uccidere qualcuno. Ma non sarebbe servito a nulla. Soltanto a causarle sensi di colpa inutili. No, un demone non sarebbe bastato. Aveva bisogno di qualcuno di vivo, di umano. Avrebbe voluto prendere il primo Mondano che le fosse passato davanti e spezzargli il collo con la sua frusta. Sentire le sue ossa spezzarsi. Ne sarebbe stata felice, oh, tanto felice. La voce di Clary giunse all'improvviso, e la sentì tanto forte e colma di tante emozione che credeva che i vetri si sarebbero spezzati, sotto la pressione di tutta quella sofferenza, tutta quella delusione, tutta quella paura. La rossa le stava dicendo che era una stupida. Che non poteva credere che l'avesse fatto. Soltanto perché si era pateticamente innamorata di lei. Senza essere ricambiata. Perché una come Clary avrebbe dovuto amare una come Isabelle? Lei era ancora un angelo, ma la sua luce si stava spegnendo. Improvvisamente riuscì a vedere Clary, lì, davanti a lei. Per un attimo pensò che fosse la vera lei, ma poi comprese che era soltanto nella sua mente, vedendo che la ragazza non stava in piedi sul pavimento, fluttuava. Ed era in lacrime. Le disse che non poteva credere che l'avesse fatto davvero, solo perché era gelosa. Che lei lo amava, che non poteva credere che proprio lei, che era sua amica, l'avesse ucciso. Che non poteva credere che avesse ucciso Simon. In quel momento Isabelle avrebbe voluto morire. Avrebbe voluto mettere fine alla sua inutile vita. Prima che potesse fare davvero del male a qualcuno. Non sapeva da quanto tempo fosse ferma in quel punto. Avrebbe voluto scappare, ma sembrava che le sue gambe si fossero fatte di pietra. Avrebbe voluto correre via, ma non riusciva a muovere un passo. Avrebbe voluto scoppiare a piangere, ma era al centro della sala. Dove si stava svolgendo una festa. Di compleanno. Per il suo fratellino. La stanza non voleva smettere di vorticare. Ogni secondo che passava si sentiva sempre peggio. Quando si sentì scivolare inevitabilmente verso il pavimento, che aveva ottenuto gravità propria, non oppose resistenza. Voleva soltanto... Non sapeva che cosa volesse. Forse morire. Forse solo dormire. Quando ormai era certa che sarebbe svenuta, cadendo a terra e che avrebbe attirato l'attenzione di tutti, sentì delle braccia che l'afferravano. Vide tutto farsi nero. Quando riprese conoscenza, sentì la musica attutita e il vociare era scomparso. Si accorse di essere seduta sul pavimento, appoggiata alla fredda parete del corridoio, all'esterno dell'appartamento di Magnus. Alzando lo sguardo incontrò gli occhi di Raphael, accovacciato davanti a lei, che la osservava preoccupato. La Shadowhunter sorrise debolmente. Non aveva parole per ringraziarlo. Se lui non l'avesse aiutata, sarebbe svenuta e la sua famiglia avrebbe capito che c'era qualcosa che non andava. Le labbra del vampiro di curvarono leggermente verso l'alto, ma niente di più. Isabelle sapeva che era colpa sua. Era lei che aveva insistito, era lei che aveva voluto che lui venisse con lei. Quello che lui aveva guadagnato erano probabilmente soltanto il disappunto di Maryse e la rabbia di Clary. Non poteva credere di essere così egoista. Non poteva... Voleva piangere, voleva soltanto piangere... Non ce la faceva più a resistere, non ce la faceva più. Aveva più bisogno di piangere che di respirare, in quel momento. Si accorse che le lacrime le stavano scivolando copiosamente lungo le guance solo quando Raphael le mise dolcemente una mano sul viso, asciugandolo con il palmo.
-Isabelle... -le disse, se possibile ancora più dolcemente. La ragazza si sentì ancora peggio di prima. Nessuno sembrava rendersi conto di quanto quel vampiro fosse in grado di essere dolce. Lui era fatto così. Quando non lo conosceva ancora bene, vedeva soltanto un ragazzo morto da così tanto tempo che nemmeno riusciva a ricordarsi quanti anni avesse quando la sua vita, la sua vera vita, era finita. Aveva visto qualcuno di freddo, capace solo di odiare. Incapace di amare, incapace di sorridere. Forse incapace di sentire qualcosa. Ma poi, aveva visto che quello era solo il modo in cui appariva. In realtà era tanto gentile e dolce da fare male, ma tentava di nascondere quel lato di sé. E lo aveva mostrato a lei, la persona che meno lo avrebbe meritato. Dopotutto, forse era destino. Lui era un angelo caduto e lei era un angelo che stava precipitando. Avevano bisogno l'uno dell'altra. Raphael non le chiese se stesse bene, come chiunque altro avrebbe fatto, perché sarebbe stato ipocrita. Era ovvio che non stesse bene. Non stava bene per niente. E sì, poteva essere evidente, ma qualcuno avrebbe potuto avere il coraggio di domandarglielo lo stesso. La Shadowhunter non riusciva a mettere insieme le parole, si sentiva incapace di pronunciare una frase. Tentò di dire qualcosa, ma dalle sue labbra uscì solo un singhiozzo. Allora, il vampiro si alzò in piedi e le offrì una mano, dicendole:
-Vieni, ti porto dalla tua famiglia. –Isabelle scosse freneticamente la testa, come una bambina capricciosa. Non poteva andare da loro, non poteva. Sapeva che probabilmente Raphael aveva ragione, che avrebbe dovuto stare con loro, che avrebbe dovuto provare a riallacciare i rapporti, ma non voleva. L'espressione di lui rimase impassibile, non batté ciglio. –Allora, all'Istituto. –la Shadowhunter scosse di nuovo la testa, sentendosi una stupida. Non era da lei non riuscire a parlare, ma sembrava non poterci fare assolutamente niente. Raphael le propose l'unico altro luogo possibile, sperando che avrebbe accettato, dato che non avrebbe saputo dove andare altrimenti. Gli faceva male vedere Isabelle, la sua Isabelle, in quello stato. Credeva che accompagnarla lì sarebbe servito. Quando l'aveva vista, aveva pensato che fosse bellissima con quell'abito, che sembrava tornata l'Isabelle Lightwood di sempre. Ma ora vedeva di nuovo quella ragazza spaventata dai suoi sentimenti, spaventata da quello che avrebbero potuto pensare gli altri, la sua famiglia, vedendo che stava male. Faceva male, faceva male quasi fisicamente. Lui sapeva, era certo, che lei fosse una ragazza forte, anche se lei continuava a negarlo. –Possiamo andare al DuMort. –la ragazza annuì, accettando la sua mano e facendosi aiutare ad alzarsi. Non voleva stare con nessun'altro, in quel momento. Solo con lui. L'unica persona che aveva visto com'era davvero, come stava in quel momento, male, e aveva deciso di aiutarla. Il cuore di lui poteva anche essere fermo, ma era l'unica cosa che faceva ancora battere il suo.
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« Why? » | Lizzy | Saphael |
Fanfiction[SerieTv~post2x10] ---- "Sceglierei lui. Sempre. Dovessi anche morire. Sceglierei lui. Perché non potrei accettare una vita senza. Lui è come lo Yin Fen. Anche peggio. Il suo cuore fermo è l'unica cosa in grado di far battere il mio." ---- Isabelle...