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-Shinya! Siamo solo noi due! Dammi una mano, dai!- urlò Guren, carico di borse, borsoni e zaini.
L'altro lo ignorò bellamente, continuando a camminare sul terreno ricoperto d'erba smeraldina.
-SHINYAAAAA-

Finalmente, il ragazzo si fermò e rispose.
-Eheheh, Guren- gridò dal basso.
-Pensaci tu, che io non posso mica sforzarmi la schiena.-

Saltellò via, entrando dentro il casolare abbandonato.
Guren osservò il punto dove prima c'era l'amico.
-Ma vaffanculo.- sbottò, ammollando tutte le valigie per terra.
-Se non vuoi aiutarmi, allora gli zaini rimarrannò là dove sono!- gridò, scendendo la collina a passi pesanti.
Entrò nella casa dalla porta lasciata spalancata.
-Dannazione, almeno chiudila! Entrano le zanzare!- sbraitò, guardandosi intorno.

Qualcosa lo colpì sulla testa. Emise un gemito di dolore e si portò la mano al punto colpito.
Shinya sorrideva dall'alto del secondo piano, appoggiato alla balconata, con una pigna in mano.

-Non ci sono le zanzare in ottobre, idiota!- disse, senza nascondere il divertimento.
-Smettila di prendermi a pigne in testa.- bofonchiò Guren, guardandolo di sbieco. -E vai a prendere le valigie, sfaticato!-
-Nemmeno per sogno!- proclamò Shinya, scendendo però le scale e andandogli vicino. Gli posò una mano sulla spalla.

-La casa è sicura?- chiese Guren, distrattamente.
-Certamente. Ho appena controllato. Cosa pensavi ci facessi, lì su?-
-Non saprei... Aspettavi il momento giusto per lasciarmi una pigna?-
Shinya rise.
-Anche!-
Guren sorrise.
-Andiamo a portare dentro i bagagli?- tentò, ancora una volta.
-Nemmeno per sogno, lo fai tu. Ordini dall'alto.-
-...Ma va' al diavolo!-

Zaini e valigie, alla fine, rimasero abbandonati nel prato dietro la casa.

Camminavano l'uno di fianco all'altro, Guren con la mano stretta attorno all'elsa della sua spada.
Dovettero aggirare l'intero lago, prima di arrivare a quella cittadina che si scorgeva dal loro alloggio momentaneo e che erano stati mandati ad ispezionare.

Cosa dovessero trovare, di preciso, per Guren era un mistero.

Shinya fischiettava una melodia allegra, e Guren non seppe ricollegarla a nessuna canzone sentita nella sua vita.
Il viso dell'amico era rilassato, più del solito.
Guren sorrise. Se Shinya era felice, puramente e sinceramente felice, riusciva a trasmettere la sua felicità anche a coloro che gli stavano attorno.
Era una cosa così particolare e bella, pensava Guren. Gli schiariva la mente e lui riusciva ad essere sereno, almeno per poche ore.

Chissà cosa stava pensando ora il ragazzo, pensò Guren, per essere così allegro.

I rumori del bosco circostante e dell'acqua che sciabordava riempivano l'aria ancora incredibilmente calda dell'autunno.
L'amico continuava a canticchiare.

-Shinya?- chiese.
-Sì?-
-Posso domandarti che canzone è?-
-Certo che puoi.-
-Mi prendi in giro?-
-Certo che no, chiedi pure, non farti scrupoli.-
Guren sospirò.
-Che canzone è? Non l'ho mai sentita.-
-Ignorante. È musica d'alta qualità. Troppo alta per te.- sorrise Shinya.
-Non te lo dico.-
-Okay.-
-Ma!- Shinya sembrava deluso.
-Dovresti arrabbiarti come un bambino e urlare "Ma io sono grande abbastanza da saperlo, dimmelo!"-
-Dio, sei proprio una rottura di scatole.-
Shinya rise cristallinamente.
-Questa conversazione mi ricorda qualcosa...- mormorò, così a bassa voce da non riuscire nemmeno a farsi sentire da Guren.

-Shinya...-
Il moro afferrò il braccio del cecchino, fermandolo dalla sua camminata disinteressata.

Due cancelli divelti giacevano ai loro piedi, semicoperti dalle foglie che erano iniziate a cadere.
Il muro a cui essi erano attaccati un tempo correva fin dentro al bosco, mentre continuava per qualche metro all'interno del lago. Ed cadeva a pezzi.

Gureshin || Back to the pastDove le storie prendono vita. Scoprilo ora