Più tardi, lesse l'ultima parte della lettera.
Di nuovo nel presente, la forte carica emotiva di quelle parole aveva lasciato Guren con una terribile desolazione nell'anima. Ma nonostante fosse un sentimento così triste, c'era una qualche traccia di dolcezza, un sottile calore che mitigava il freddo che sempre di più sentiva nelle ossa. Solitudine. Solitudine schiacciante, e vecchie, tenere parole ritardatarie come uniche compagne.Le ultime frasi lasciavano una traccia così vaga, eterea, da sembrare praticamente inesistente.
E Guren si sentiva completamente perso.So che sei ancora con le due ragazze, diceva. E solo per questo, Guren si era sentito terribilmente in colpa. Aveva completamente ignorato l'avviso di Shinya di continuare da solo, e ora il senso di colpa gli rodeva l'anima.
Non ti preoccupare, aggiungeva subito, come a cercare di calmare l'agitazione che era presa a Guren, ma inutilmente. Non sono arrabbiato, né deluso. Tranquillo. So che avrai avuto le tue ragioni, non avere timore. So che mi vuoi bene comunque. Non faresti mai niente per farmi del male.
Ma... presto succederà qualcosa. E quello ti ricondurrà da me, in un modo o nell'altro.
Ti amo, eh. Penso che ormai tu lo sappia.Cosa stavano a significare quelle parole? Cosa voleva dire che sarebbe presto successo qualcosa che avrebbe indicato la traccia da seguire?
"Perché sei così dannatamente contorto?!" aveva inveito Guren nella sua mente.
Però si fidava di Shinya. Ciecamente. Perciò... Giunse alla conclusione per niente rassicurante che, se qualcosa doveva accadere, sarebbe accaduto. Altrimenti Shinya sarebbe arrivato a salvarlo.Si era sorpreso, in quel momento, in quegli istanti, a ripensare vagamente a tutto quello che aveva passato in quel mese.
A tutte le lettere che aveva trovato.
A tutte quelle emozioni nascoste di cui non era mai stato a conoscenza.
Tutti i sentimenti di Shinya racchiusi in fogli di carta che, uno dopo l'altro, lui aveva collezionato. Un universo intero tradotto in carta ed inchiostro.Shinya gli aveva raccontato di tutti i momenti tristi. Sia quelli che lo riguardavano personalmente, sia quelli in cui aveva fatto da spalla su cui piangere.
«A volte mi sento spiazzato, aveva scritto. Solo. Come se non avessi nessuno accanto e dovessi affrontare ancora tutto da sola. Come se non avessi mai avuto amici. Però poi alzavo lo sguardo e al mio fianco c'eri tu, con le tue sopracciglia aggrottate e i tuoi occhi ametista severi. E mi dicevo, sorridendo tra me e me: "Sono proprio fortunato, invece."»
«Piango spesso, anche se non sembra. So controllarmi in pubblico. Ma mi è capitato, per interi periodi della mia vita, di chiudermi la porta alle spalle e di crollare sul pavimento, sciogliendomi in mille piccole lacrime lucide. La mia stanza buia mi dava conforto. Ed è quasi ridicolo, non trovi? Così terribilmente freddo percepivo il mondo intorno a me che quattro pareti e l'oscurità erano le mie uniche consolatrici. Ma poi c'eri tu. Come una luce nel buio. E mi hai guidato fuori da quel terribile vortice, via.»
«Oh Guren, sì, sì che tenti di essere forte. Ma sai che non ci riesci, con me, e mai ci riuscirai. Ti conosco forse troppo bene. Sono stato con te troppo a lungo per non riconoscere quel segno di stanchezza sul volto, quel leggero cambio di espressione che determina l'esasperazione. Quando non ce la fai più. E io, sempre, lo sai, sempre, ci sono. E ci sarò per sempre. Ogni volta che ne avrai bisogno, capito? Che tu lo voglia o no. Che io ti dia fastidio o no.»
Aveva anche descritto, con immensa dolcezza, quei rari momenti in cui erano felici, e spesso lo erano insieme.
«Guren, quell'ombra di sorriso sul tuo volto la colgo sempre. E ogni volta, mi colma il cuore di gioia, sapere che sei contento e lo sei accanto a me.»
«È bello avere qualcuno con cui condividere la propria felicità, dico davvero. E io stesso quel qualcuno l'ho trovato. Ed è una piccola certezza, sapere che ci sarà sempre. O almeno lo spero. Per ora c'è. E spesso, è il motivo della mia muta allegria. La sua sola presenza. Tu, Guren.»
E spesso, troppo spesso, l'aveva ringraziato.
«Grazie, Guren, di rimanere accanto questo povero animo spezzato. Grazie di aggiustarmi ogni volta.»
«Grazie, per essere sempre te stesso. Non ti sei mai lasciato cambiare da niente e da nessuno. In fondo, in ogni momento, sei sempre tu. Il tu che io amo.»
«E grazie ancora, Guren, di star leggendo queste parole, di assecondare i miei infantili capricci. Senza di te, ormai... Sarei probabilmente già andato.»
E poi, quelle tenere e sincere dichiarazioni, che struggenti erano presenti in ogni lettera, pronte a scaldare con la loro infinita e tiepida sincerità, il cuore infreddolito di Guren.
«Probabilmente continuerò a ripetertelo per il tempo che mi resta, ma in questi momenti mi sento talmente colmo di felicità che ho voglia di gridarlo al mondo intero. Ti amo, Guren!»
«Non lo so, non lo so davvero. Sono solo a conoscenza del fatto che probabilmente io ero destinato ad innamorarmi di te, e che nonostante tutto accanto a te mi sento completo. Come se fossi il compagno della mia anima.»
«E forse chissà, magari mi odierai dopo, ma sono felice già così. Era da tempo che questo segreto mi pesava come un macigno sul petto. E ora che lo sai, ti sono semplicemente grato di avermi ascoltato.»
«Non credo sia possibile amare una persona più di quanto io ami te. Però, immagina solo che sia possibile. Quel qualcuno che ama così intensamente potrei essere io ora.»
«Ehy, io credevo di non trovare più nessuno dopo Mahiru. Di essere destinato a condurre un'esistenza solitaria. Ma tu sei con me, no? Allora, a che serve temere? Posso sconfiggere qualsiasi demone, con te al mio fianco »
«Sai, il mio posto è accanto a te in ogni caso. Dove mi sento al sicuro. Dove sono io. Accanto alla persona che mi conosce palmo a palmo. Accanto a te, dove il cuore mi batte pieno di vita. Dove riesco a sorridere sinceramente.»
Lentamente, Guren aveva realizzato qualcosa. Era come se sentisse un piccolo germoglio crescergli nel petto, rafforzandosi parola dopo parola.
Aveva imparato a conoscere ed apprezzare lati dell'amico che gli erano sconosciuti.
Aveva ammirato la sua forza e la sua insistenza, trovando nuovi sensi, sempre diversi, alle sue parole.
C'erano aspetti del carattere del cecchino che forse, Guren amava anche più di prima.
Aveva trovato la bellezza nel dolore, la dolcezza nella tristezza, l'amore germogliato in mezzo all'odio, e tutto nasceva dal cuore pulsante di Shinya.
E tutto questo lo lasciava senza fiato.Aveva incominciato a pensare a lui come a qualcosa di più di un amico, e si meravigliava lui stesso di questo.
Si domandava "Come sono arrivato a questo?" e non riusciva a darsi una risposta. E risposta non c'era; ma c'è forse una spiegazione all'amore?Aveva il batticuore ogni volta che raggiungeva un nuovo posto e sfiorava la carta sottile di un'altra lettera, e sorrideva teneramente al pensiero immaturo che anche Shinya aveva calcato quella terra e sfiorato quella carta.
Era tornato ai tempi della sua adolescenza, e si riscopriva il ragazzino innamorato che non era mai stato.
Nemmeno con Mahiru.Ed era per quel motivo, per tutte quelle nuove emozioni di cui era quasi spaventato, che in quel momento preciso non si sentiva più in grado di continuare in compagnia di Shigure e Sayuri.
Si era girato di colpo, consapevole di aver aspettato anche troppo per pronunciare quelle parole.
Eppure alla fine le aveva dette, con una strana ansia.
-Mi dispiace, io... credo proprio che da qui in poi continuerò da solo.-
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Gureshin || Back to the past
Fiksi PenggemarBastano poche cose per far sentire Guren a casa. La pioggia, il caffè, e un sorriso. Il sorriso di Shinya. Eppure, in una fredda sera d'inverno, tutto scompare. Shinya svanisce nel nulla, lasciando un'unica traccia, un filo d'Arianna, che potrà ric...