Guren si svegliò con una strana sensazione di appiccicoso agli occhi.
Quando si inumidì le labbra, secche come se non toccassero acqua da anni, sentì un vago sapore salato sulla lingua.
Si tirò su, puntellandosi sui gomiti. Norito, accanto a lui, dormiva ancora sonoramente.
Gli ci volle qualche secondo per capire che aveva pianto durante il sonno. E si vergognò un po', erano poche le volte in cui aveva pianto, gli tornava in mente il giorno della morte di suo padre e si ricordò che anche quella volta Shinya era stato il primo a stargli accanto, a consolarlo, a dirgli "Fermo là, stiamo arrivando".
Non gli aveva dato retta quella volta, aveva fatto di testa sus come ogni singola volta nella sua vita, eppure il ragazzo dai capelli candidi s'era presentato comunque alla sua porta, con un videogioco e i loro amici, per tirarlo su di morale.Nuove lacrime iniziarono a pizzicargli gli occhi. Se li sfregò, agitato, quasi con violenza.
Non voleva piangere di nuovo, gli bastava quella notte.Aveva nella mente sprazzi confusi del sogno che continuavano ad alternarsi, ripetendosi sempre uguali.
Ancora, riusciva a sentire sulla pelle il vento tiepido che soffiava quando lui e Shinya si erano abbracciati.Si passò una mano sul volto, come se con quel gesto potesse cacciare via tutta la stanchezza che, nonostante il sonno, continuava a restargli incollata addosso.
Si alzò in piedi, lentamente, come se il peso del mondo intero coi suoi dolori gli gravasse sulle spalle e lui ne fosse schiacciato.
Barcollò fino alla cucina malmessa, con la ferrea intenzione di farsi un caffè forte. Voleva risvegliarsi, scuotersi, e il gusto amaro del caffè nero sortiva sempre in lui quell'effetto benefico.
Un buon caffè per rimettersi in sesto, pensava; niente di meglio. Nelle persone che conosceva il caffè suscitava nervosismo e agitazione... Shinya compreso. Su di lui aveva l'effetto contrario, lo riportava alla realtà con il suo gusto forte e deciso, e col suo aroma che sembrava provenire da terre così esotiche e lontane lo calmava.Usò il metodo occidentale, più rapido e semplice.
Riempì il fondo della caffettiera di acqua, e con gesti misurati ed esperti aggiunse il caffè in polvere nel filtro. Avvitò il sopra velocemente e senza far scivolare la polvere e mise l'oggetto di latta sul fornello da campo, che si accese dopo qualche secondo.Calcolò che dovessero essere circa le sei del mattino. Il sole non era ancora sorto, ma di si vedevano già i primi raggi che timidi sbucavano in lontananza, tingendo di un celeste più chiaro il cielo blu scuro della notte.
Rimase a guardare l'alba mentre il caffè borbottava sul fornello.
Il cielo passò dal blu ad un azzurro striato di nuvole chiare, e man mano che il disco giallo del sole si alzava, altri tenui colori - il rosa, il lilla, e poi un tranquillo giallo, e infine il delicato arancione e il fiammante rosso, andavano a dipingere l'orizzonte, come in un perfetto e tranquillo dipinto.
Pian piano il sole sorse completamente, iniziando con estrema lentezza il suo percorso verso il placido Ponente, e continuando a donare colori al cielo col suo rosso accecante.Che la natura potesse avere quei colori sorprese Guren, che di albe ne aveva viste molte, ma che non si era mai soffermato su nessuna come in quel momento.
La caffettiera lanciò un fischio acuto, segno che il caffè era ormai pronto.
Guren si alzò e spense il fuoco. Prese una tazza di latta che giaceva sul tavolo e si verso il caffè pronto. La tazza si scaldò subito tra le sue mani, e Guren provò una intima soddisfazione nel veder scivolare nella sua tazza così il liquido scuro.
Non lo zuccherò, altro gesto che lo rendeva strano agli occhi degli altri, ma che per lui voleva dire non alterare il sapore originale del suo caffè.Si sedette accanto alla finestra, continuando a guardare il cielo che andava schiarendosi.
Al primo sorso, una sensazione di freschezza lo pervase.
Al secondo, la sua mente annebbiata si schiarì abbastanza da permettergli di pensare, e non solo di compiere azioni meccanicamente.
Al terzo, ricordò improvvisamente la seconda lettera di Shinya. Il suo contenuto. Le parole che avevano descritto così tragicamente quell'infanzia crudele che il ragazzo aveva taciuto per tutto quel tempo, sempre con un sorriso sulle labbra.Guren, al solo ripensarci, sentiva una stretta al cuore, una morsa d'acciaio che non lo lasciava andare, nemmeno dopo che aveva invertito la direzione dei suoi pensieri.
Gli faceva male il cuore al solo pensare al dolore di Shinya.
Sentiva una strana sofferenza al pensiero, unita alla rabbia dell'impotenza; perché ciò che è successo è ormai successo e lui non poteva più farci nulla e non poteva riscrivere il passato, non poteva confortare il ragazzo dagli occhi azzurri perché non era lì con lui e chissà per quanto tempo non ci sarebbe stato, finché non lo avesse trovato, e lui non poteva fare assolutamente niente in quel momento, col suo caffè in mano e è un dolore sordo al cuore. Poteva solo dispiacersi per l'amico in silenzio, struggersi per lui, mordersi il labbro nel tentativo quasi vano di non far cadere una lacrima.
Non poteva parlarne con nessuno. Pensò alle parole semplici con le quali Shinya aveva descritto gli anni del suo inferno, pensò a quanto dolore gli avessero trasmesso, pensò che tutti quei sorrisi che il ragazzo aveva sfoggiato per otto anni erano completamente finti."Avrei tanto voluto saperti stare accanto come meritavi" pensò. "Invece tu non ti sei fidato, non mi hai raccontato nulla, sono o non sono il tuo migliore amico? Dannazione, Shinya, quante volte ti ho detto di contare su di me, per qualsiasi cosa, di raccontarmi se avevi un peso sulle spalle, 'che tanto io sono qui per te, posso ascoltarti, posso aiutarti, se solo tu me lo permettessi... Perché non mi hai detto nulla?"
Solo a pensarci sentiva un bruciante senso di sconfitta.
Shinya non aveva contato su di lui. Non fino a quel momento.
Normalmente non si sarebbe sentito così male... eppure, l'idea che avesse fallito come amico non riusciva ad andargli giù.In un angolo recondito della mente venne formulato il pensiero che forse, non era colpa sua, ma era Shinya che aveva voluto tenersi tutto per sé, magari erano ricordi troppo dolorosi per essere raccontati, ma lui non ci badò.
-Shinya...- mormorò a bassa voce, con una tristezza infinita.
-Ti meriti di meglio. Ti sei innamorato di un perdente.-Restò sulla sedia a finire il suo caffè, sconvolto da un turbine di pensieri riguardo il ragazzo.
Poi, una frase gli attraversò la mente, veloce come una freccia."E allora una piccola fata dai capelli cinerei mi apparve. E anziché guarirmi, rigirò il coltello nella piaga."
Capelli cinerei... fata.
Così si era definita lei la prima volta che si erano visti, all'età di cinque anni, nel bosco sulla montagna della prefettura di Aichi, lì dov'era situata la residenza degli Ichinose.Posò la tazza sul tavolo, prese la sua katana e uscì dalla porta, veloce.
Si allontanò di qualche metro, finendo in un punto abbastanza lontano dalla casa.
Si assicurò di non essere alla portata di vista, e sguainò la nera lama, che rilucette ai tenui raggi solari che piano penetravano tra gli alberi.
La guardò, freddo.-Mahiru, vieni fuori.-
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Gureshin || Back to the past
FanfictionBastano poche cose per far sentire Guren a casa. La pioggia, il caffè, e un sorriso. Il sorriso di Shinya. Eppure, in una fredda sera d'inverno, tutto scompare. Shinya svanisce nel nulla, lasciando un'unica traccia, un filo d'Arianna, che potrà ric...