Noah

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-"Mi sembra un ottima idea!" dissi pensando al tatuaggio.

Avevamo già fatto una pazzia una volta, e questa era per una buona causa. La nostra bambina.
Mi dava una sorta di senso di pace, sapere di essere sul divano con la ragazza di cui ero sempre stato perso, e avere a pochi metri di distanza il proprio angelo addormentato.

-"Mi spieghi cos'avevi quando sono entrato?" chiesi cambiando argomento.

-"Devo proprio dirtelo?" mi rispose nascondendo un sorriso.

-"Si, devi!" dissi in inglese.

-"Beh ecco.. da quando siamo qui, non abbiamo ancora dormito insieme.. ehm si, insieme si, ma non in quel senso.. hai capito no?"

-"Non nasconderti.." le sussurrai prendendole il viso, "Non hai niente di cui vergognarti.. Non so dirti come andrà sta notte, ma tu non devi sentirti a disagio.."

-"Non lo sono.. sto benissimo quando ci sei tu.."

-"E così dovrà sempre essere.. Non farò mai niente che possa nuocerti.. Ho una voglia matta di fare l'amore con te, ma non insisterò.." ammisi.

-"Lo so Noah.. è solo che da un lato vorrei che lo facessi, mentre dall'altro mi serve tempo, e ho paura di deluderti.."

-"Mi hai regalato Audree, non puoi deludermi!" esclamai abbracciandola forte.

Quella notte non accadde nulla: si addormentò guardando un film, e la misi a letto portandocela in braccio. Nel bel mezzo della notte Audree si era svegliata piangendo, e l'avevo presa nel letto con noi, per non far alzare Celeste.
Mi voleva già bene, questo è certo, ma in certi momenti, era sua madre che voleva.

Passarono un paio di settimane, dove la routine, prese il sopravvento: casa, università e Audree. Non mi lamentavo, ma con Celeste eravamo in stallo. Il fatto poi che si avvicinassero le vacanze del Thankgivings, mi rendeva nervoso.
Da quando avevo saputo della bambina, non avevo più rivisto i miei genitori; vedevo abitualmente i miei fratelli, ma mi rifiutavo di tornare a casa.
Celeste ci teneva a passare le vacanze a casa di David e Sharon, ed essendo a Brooklin, non me la sentivo di lasciare soli i miei fratelli in quel periodo che in teoria doveva essere di festa.

Audree mi chiedeva spesso degli altri suoi nonni, ma io cambiavo argomento: non avrei permesso a niente e a nessuno di far del male alla mia bambina, o di insultare sua madre.
Celeste aveva provato a rassicurarmi e a dirmi che se volevo, avrebbe lasciato che la portassi a conoscere i miei genitori, ma non volevo.

Soffrivo per questo, perchè per quanto li odiassi erano pur sempre i miei genitori, nonchè nonni di Audree.

Svuotai la testa da questi pensieri, e pensai a superare l'esame di biologia. Era un test difficile ma avevo studiato: mi impegnai e una volta finito, mi buttai lo zaino sulle spalle e uscii da scuola. Il risultato l'avrei saputo al rientro dalle vacanze.

Raggiungi Celeste da Starbucks e bevemmo un caffè tranquilli, organizzando le vacanze.

-"Stasera passa Ale a prenderci e staremo dai miei.. tu quando ci raggiungi?" mi chiese soffiando sul suo caffè.

-"Tra un paio di giorni direi.. avevo promesso a C.J che l'avrei aiutato a sistemare camera sua, e a ridipingerla, poi vi raggiungo.. Proverò a passare dai miei ma non garantisco di poterci restare.." dissi sconfitto.

-"Sai che casa nostra è sempre aperta. Se te la vedi brutta, un posto si trova." mi rassicurò stringendomi le mani.

-"Lo so Cel.. siete favolosi.." dissi commosso, poi aggiunsi, guardando l'orologio:"E tra poco andiamo a prendere nostra figlia cosi la saluto!"

-"E io? Non mi saluti?" mi disse sbattendo le ciglia.

Mi scattò qualcosa dentro. Erano settimane che resistevo.
Non risposi. Lasciai i soldi sul tavolo, la presi per mano, e la trascinai nel mio appartamento, che era il più vicino.
Rimase in silenzio per tutto il tragitto, e quando la spinsi in ascensore, mi fissò e mi chiese:"Cosa stiamo facendo?"

-"Ti saluto.." le sussurrai prima di premerla contro la parete dell'ascensore e di baciarla.

Si aggrappò a me, stringendomi le natiche e mordendomi il labbro inferiore.
Amavo il suo modo di concedersi con tutta sè stessa.
Le infilai una mano tra i capelli mentre con l'altra scesi tra le sue gambe.
Era poco educato, ma in quel momento non mi interessava.

Arrivammo al 15 piano, il mio, e uscimmo. Non le tolsi le mani di dosso nemmeno mentre incespicavo per aprire la porta.
La presi in braccio e la portai nella mia camera.
Chiusi a chiave la porta e fu solo quando mi girai verso il letto che sbiancai.

-"Ma che succ.." iniziò a dire Celeste guardandomi interrogativa.

Le morí la frase in bocca nel momento in cui seguì il mio sguardo.

Il mio letto era ricoperto di petali di rose e al centro c'era quella matta della mia coinquilina completamente nuda.
Celesta inziò a scalciare per scendere, mentre io ero letteralmente pietrificato.

-"Ma che cazzo fai?" le chiesi furioso.

-"Pensavo che dopo l'ultimo esame volessi.. diciamo festeggiare.." rispose Emily coprendosi alla meglio.

-"E cosa ti ha fatto pensare che volessi festeggiare con te? Ti ho detto chiaro e tondo che sono tornato con Celeste, e che è lei che voglio." affermai arrabbiato.

-"Si certo, lo vuoi adesso. Ma quando se ne andrà di nuovo? Correrai di nuovo nel mio letto!"

-"Non succederà mai. Se non vuoi andartene tu, mi cercherò un altro posto dove andare!"

Nel trambusto, non avevo visto che Celeste era sparita. Sbattei il pugno contro al muro, e le corsi dietro, senza preoccuparmi d'altro.
Uscii, e vidi l'ascensore fermo: doveva aver preso le scale.
Mi scapicollai per recuperare il vantaggio che aveva, ma fallii. Bastarono pochi istanti, e non la vidi più: era scomparsa tra la folla.
Da tanta era l'adrenalina che avevo in corpo, tornai su all'appartamento di corsa, ed entrai sbattendo la porta.
Mi diressi in camera sperando che Emily avesse levato le tende; ma non fui così fortunato.

Ero esasperato, e soprattutto triste; difatti anche se non c'entravo nulla, chissà cos'era parso a Celeste.

Senza dire una parola, presi un borsone e ci infilai dentro di tutto: sarei tornato seduta stante dai miei, a costo di non rivolgergli la parola pur di riprendermi la mia donna. Vidi con la coda dell'occhio Emily sogghignare, e giurai che gliel'avrei fatta pagare.

Fuori dal palazzo, chiamai C.J e gli spiegai la situazione: ovviamente era imbufalito anche lui.
Chiamai un taxi e mi diressi nel posto che più temevo: casa dei miei genitori.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 19, 2017 ⏰

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