Noah

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Avrei giurato che mi sarebbe ricapitato prima o poi. Era troppo bello per essere vero, il non aver avuto ricadute recenti. Per fortuna non ero solo, perchè l'ultima volta che mi era successo, mi ero fatto una notte in prigione.
Maledii mentalmente, e per la millesima volta mio padre, per avermi obbligato, ed instillato l'amore per la patria e la sua protezione.

"Pff! Patria! Bandiera! Nazione! Missione di pace! Tutte stronzate!" pensai amaramente.

Come ogni americano, rispettavo il mio paese, ma da quando ero tornato dall'Afganistan, avevo cambiato visione su molte cose. Ero stato uno dei pochi fortunati a far ritorno a casa, dopo una missione fallimentare, e nulla avrebbe potuto cancellare dalla mia mente certe immagini.
Era questo che mi accadeva: bastava un rumore, una luce particolare, o un'immagine, e io ripiombavo in quell'incubo; senza riuscire ad accorgermi che la realtà non era quella che avevo davanti.

Adesso che avevo una bambina, ero ancora più terrorizzato, perchè non potevo prevederne ne la causa scatenante, ne le mie reazioni. Ero bravo a seppellire questo mio lato, e a non pensarci, ma purtroppo faceva parte di me.

-"Vuoi parlarne?" mi chiese Celeste guardandomi negli occhi.

-"Non lo so.."

-"Sono qui per te.. E cosa più importante, sono qui CON te.." disse evidenziando la penultima parola.

-"Lo so, e ti ringrazio.. Ma non saprei da dove iniziare.."

-"Da dove vuoi.. Ma prima vieni con me.." disse alzandosi dal divano, prendendomi per mano.

Mi guidò nella sua stanza, e mi disse:"Spogliati.."

-"Eh?" le chiesi come se fosse impazzita.

-"Dai Noah, non fare il pudico.. Ho visto tutto di te.. Via la camicia e i jeans!" disse sorridendomi.

Restò a fissarmi, e alla fine le ubbidii, facendo cadere a terra i jeans e la camicia. Rimasi in boxer e la fissai, incerto sul da farsi.

-"Ora aiutami.." disse mettendosi di spalle, per farsi slacciare il vestito.

Le abbassai la zip fino al fondoschiena, e la fissai incantato, mentre si toglieva i tacchi e il vestito, rimanendo in perizoma. Prese una maglietta dal cassettone, e se la infilò.
Venne poi verso di me, fissandomi la spalla, ma non disse nulla. Mi prese per mano, e mi condusse sul letto. Tirammo giù il piumone, e ci sdraiammo vicini. Allungai la mano, e feci in modo che venisse tra le mie braccia. Appoggiò il viso sul mio petto, e con iniziò a tracciarvi delle linee immaginarie cin le dita.

-"Rilassati.." mi disse baciandomi lo sterno.

-"Ok.." dissi chiudendo gli occhi.

Mi rilassai con le sue carezze, e il suo respiro caldo. Mi estraniai dal mondo, e buttai fuori il male che avevo dentro.

-"Non avrei mai voluto andarci.. Ma mio padre aveva tanto insistito.. E in cuor mio speravo di riuscire finalmente nell'impresa di farmi accettare da lui.."

-"Andare dove?"

-"In missione in Afganistan.."

-"Non lo sapevo! Aspetta! Tu hai fatto il servizio militare?" mi chiese appoggiandosi su un gomito per guardarmi, giocando con le medagliette che avevo al collo.

-"Si.. Per due anni.." dissi sistemandole dietro l'orecchio una ciocca di capelli che aveva davanti al viso.

-"Non ne avevo idea.. Non te ne avevo mai sentito parlare quando stavamo insieme.."

-"Infatti.. Perchè non era una cosa che volevo fare.. Ma quando sei partita, non sapevo più cosa volevo dalla mia vita, e la voglia di essere amato dai miei genitori, ha sopraffatto i miei desideri. Non pensavo certo di essermi assicurato un posto all'inferno.."

The second chanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora